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Autore: Impossible Prince    22/06/2015    4 recensioni
Cronaca giornalistica scritta da Rocco Petri, sul #NoBlondDay, una manifestazione volta ad impedire a coloro che hanno i capelli biondi di diventare allenatori Pokémon.
Genere: Demenziale, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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#NoBlondDay di Rocco Petri
Da "Corriere di Fiordoropoli"
 
«Vogliono insegnare ai nostri bambini che essere biondi è una cosa giusta. Nella classe di mio figlio è arrivato un bambino biondo e lo trattano come una persona normale. Noi siamo contrari a questi modo di vivere da biondo. I biondi non devono essere allenatori di pokémon!
Appaiono biondi nelle incisioni fatte nei templi di Nevepoli?
No!
Appaiono per caso persone bionde nelle incisioni braille della Sala Incisa?
No.
Kyogre è un biondo?
No, è blu.
I pokémon non si comprano e i biondi non devono averne diritto» tuona dal palco l’ex showgirl Loretta Coltellina, “la più amata dai Repubblicani”. Un tempo caratterizzata da una folta chioma bionda, oggi Loretta si schiera contro i biondi e partecipa al #NoBlondDay, una manifestazione contraria ai diritti delle persone bionde.
Sono tanti, tantissimi in piazza, circa cento persone e manifestano con striscioni e bandiere anche del partiti di estrema destra.
Appena giunto in piazza due bambini con i capelli rossi e un paio di occhiali con la montatura del medesimo colore mi danno un volantino che spiega contro quello per cui manifestano. Un volantino stampato su carta plastificata rosa, intestato con un nastro fucsia con scritto in nero “#NoBlondDay”.
Il principale obiettivo è combattere la “lobby bionda”, ovvero tutte quell’insieme di associazioni che esercitano pressioni sul Parlamento affinché i diritti dei biondi non vengano rimossi o modificati. Il loro nemico numero uno è la ANCB (Associazione Nazionale Capelli Biondi), un’associazione che secondo loro “persegue obiettivi che sono molto distanti dai reali bisogni delle persone bionde perseguendo finalità politiche ed economiche che vogliono incrementare il potere nelle mani dei biondi, tra cui quello di diventare di diritto Campioni della Lega Pokémon”.
Già, perché queste novantanove persone (nel frattempo che detto l’articolo a Chatot, una bambina è andata al bar a comprarsi un gelato) hanno un’attenzione particolare la carriera di allenatori di coloro che hanno i capelli biondi.
Riesco ad avvicinare Luigi Audinifo, un uomo sulla trentina. Capelli castani, unti, una barba lunga e occhi azzurri. Ex parlamentare del Partito Democratico, lasciò il movimento in contrasto con l’intera assemblea nazionale che non voleva mettere in programma la discussione sulla reale opportunità di far iscrivere al partito le persone bionde. Quando gli si fece notare che anche lui, in passato, aveva i capelli chiari come il grano, lanciò il suo Machamp che cominciò a demolire la sala dove si stava tenendo la riunione.
«Audinifo, mi spieghi come mai è importante che i biondi non diventino allenatori di pokémon» gli chiedo mentre i suoi occhi si soffermano per un po’ troppo tempo sul colore della mia capigliatura. Quando si accerta che non ho capelli di un colore a lui sgradevole, comincia a rispondermi: «Vede, caro Rocco,  l’allenatore ha una grande influenza sui propri pokémon. Essere biondi non è naturale, è un problema chiaro che va curato e che è molto semplice risolvere. Al giorno d’oggi esistono varie colorazioni per capelli, volendo, una persona può farsi i capelli anche color arcobaleno, ma sarebbe meglio evitare altrimenti si diventa froci».
«Al massimo possiamo dire che si può venire identificati come “omosessuali”, non come “froci”» gli faccio notare. Mi guarda stizzito, poi fa finta di niente e riprende a parlare.
«I capelli castani, neri, rossi o grigi, che sono naturali, permettono quindi al pokémon di comprendere quello che è reale e quello che non lo è.
A lei piacerebbe che un pokémon cominciasse a combattere l’aria proprio durante un match importante? No, questo però potrebbe avvenire, anzi, ci sono degli studi effettuati dalla nostra associazione, se l’allenatore che possiede il suddetto pokémon ha i capelli biondi allora il giallo può portarlo a non riconoscere più la realtà dalla fantasia e quindi si confonde.
Noi non vogliamo che i pokémon vivano in una realtà frammentata, fragile, confusa e precaria».
Mentre stavo ponendo la mia seconda domanda, sulla coerenza di invitare a farsi i capelli arcobaleno (palesemente falsi) piuttosto che biondi, il caro Luigi è dovuto salire sul palco abbandonandomi in mezzo alla piazza.
«Siamo un milione!» grida appena raggiunge il microfono, e la folla esulta come gli avvocati di Berlusconi quando ricevono la notizia che l’ex Presidente del Consiglio Italiano è indagato nuovamente dalla magistratura.
Riesco a raggiungere Loretta Coltellina, non senza fatica, che stava insegnando ai più piccoli i passi di un famoso brano di cui attualmente non mi viene in mente il nome.
«Hey Loretta, posso farti un paio di domande?»
«Certo, Rocco, prima però facciamoci un selfie» dice prendendo in mano il nuovo iPhone. Sullo sfondo ha una foto di lei, da giovane. Ha i capelli biondi.
Scattiamo una foto e poi mi permette di intervistarla.
«Allora Loretta, chi lo dice che le persone bionde non possano allenare?».
«Lo dicono i pokémon. Riescono a farsi allenare solo da coloro che non hanno i capelli biondi. Inoltre coloro che hanno i capelli biondi non hanno comportamenti sani. Tendono ad essere violenti, schizofrenici, aggressivi nei confronti dei pokémon che hanno la cute gialla. Vogliono essere sempre loro al centro dell’attenzione e maltrattano coloro che hanno la pelle di colore acceso».
«E’ per questo motivo che oggi siete qui a manifestare contro i diritti delle persone?».
«Esattamente, noi manifestiamo contro qualcosa, come i comunisti manifestavano contro i fascisti. E sai perché dico fascisti? Perché siamo contro questo pensiero unico che impone il rispetto per le persone bionde».
«Tu non rispetti i biondi, Loretta?».
«Sono favorevole all’unione civile delle persone bionde, ma non penso che queste debbano adottare la carriera di allenatore».
«Non basta la buona volontà e una buona strategia per essere allenatori, quindi?».
Mentre pongo questa domanda, la piazza incomincia a saltare sulle note di “Chi non salta un biondo è, è”.
«No, non basta la buona volontà e la strategia e ci sono studi clinici che la nostra associazione porta avanti che dimostrano questa cosa. Questi due elementi sono fondamentali, sono una sorgente. In particolare, un allenatore biondo e un pokémon, anche se legati da forti sentimenti e dotati di una incredibile amicizia, non possono godere dello stesso rapporto che hanno gli allenatori con i capelli mori e i rispettivi pokémon. Il pokémon del biondo non avrà tutto ciò di cui ha bisogno per maturare la propria identità e della propria potenza, che è un elemento imprescindibile per il loro benessere. Non potendo offrire l’immagine vissuta dalla realtà che i capelli diversi da quelli biondi possono offrire, resterebbe un profondo vuoto nell’identità del piccolo, una fragilità che si ripercuote su tutta le sue evoluzioni».
Loretta mi saluta, non prima di chiedergli un motto per questa manifestazione, «Il biondo è così vintage, fuori moda», folla continua a saltare mostrando alcuni segni di cedimento fisico per il fiatone.
Parlo con altra gente, alcuni sono contrari anche al matrimonio tra persone bionde, per altri andrebbero rinchiusi in “centri di parruccheria” fino a che non capiranno che è contro natura essere biondi.
Una signora sui sessanta mi dice che esser biondi è come esser sterco di Darkrai.
Rimango fino al tardo pomeriggio, quando il sole tramonta trasformando il cielo azzurro in un cielo arancione; il tramonto della civiltà del nostro popolo, quello, è già cominciato da anni.
   
 
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