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Autore: Cladzky    23/06/2015    6 recensioni
Una versione ponyzzata di "nel 2000 non sorge il sole". Smith è un hater come tanti, che vanno in giro per il web ad insultare e commentare in malo modo i brony. Ma non sa che essi hanno ben più potere di quanto sembri.
Vorrei precisare che non ho nulla contro i brony (io stesso lo sono) e per quanto non riesco a tollerare gli hater, questo racconto non è fatto per insultarli, ma una semplice parodia del capolavoro di Orwell.
Genere: Drammatico, Parodia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Si trovava in un ampia stanza bianca, seduto su una panchina in ferro. La stanza si sarebbe detta vuota se non fosse per quattro panche disposte a croce, un palo con quattro teleschermi che monitoravano la stanza e delle scale, sotto la porta blindata di entrata.
Sbatteva nervosamente lo zoccolo sul pavimento, in preda all'ansia e al disagio. Sapeva perché era lì, ma gli sembrava troppo poco per essere prelevato e "pronto ad essere riabilitato". Tutto quello che aveva fatto era insultare qualche idiota che si guardava quel programma per bambine.
I suoi occhi marroni caddero sulla porta, che con uno scatto, si aprì, scivolando di lato. Ne uscirono tre persone: Un agente della psicopolizia, che sorreggeva sul dorso un traditore come lui, dal manto marrone e di mezza età, seguiti da un ufficiale, entrambi in uniforme. L'agente scaricò il pony, facendolo cadere rovinosamente per le scale. Smith corse da lui. Aveva la criniera nero carbone, occhi azzurri, ma terribilmente sbiancati e arrossati e come cutie mark un orologio. Era Clock Parson, suo vicino di casa.
Lo fece sedere su una panchina, mentre gli psicopoliziotti, nella loro uniforme grigia, osservavano la scena, con sguardo insofferente e severo.
-Parson, che ti hanno fatto?- Chiese visibilmente sconvolto Smith.
-Non mi impiccheranno vero?- Fu la sua risposta, dopo aver scosso la testa per il dolore. Smith rimase di stucco.
-Conoscono la mia fedeltà- continuava intanto l'amico, con sguardo per nulla preoccupato, ma quasi curioso.
-Perché hanno arrestato anche te? - disse Smith, interrompendo il suo discorso.
-Io cercavo solo di fare il mio dovere - rispose malinconicamente il prigioniero -E non sapevo di avere il male proprio dentro di me.
Smith si allontanò un poco da lui, forse timoroso.
-Mi hanno detto che mentre dormivo parlavo. "abbasso Lauren Faust, abbasso", dicevo. Pensa: proprio mia figlia mi ha denunciato.
Ora Smith senza nasconderlo più di tanto, si alzò e si allontanò un poco dalla panchina. Come poteva sua figlia averlo denunciato alla psicopolizia per un fatto così insignificante?
-6748 Smith W!
Al richiamo della sua targhetta di riconoscimento, il pegaso dal manto ocra si voltò verso la porta. L'unicorno in uniforme da ufficiale, dalla carnagione rosa chiaro lo scrutava dall'alto della scalinata, senza muovere un muscolo, neanche un ciuffo della sua criniera viola a striature bluastre. Notando che Smith si limitasse ad osservarla, senza nulla da dire, se non comunicargli il suo sguardo di paura e timore negli occhi, l'ufficiale continuò il suo discorso.
-Sei desiderato nella stanza 103 - Poi dando un occhiata all'agente al suo fianco ordinò -Prendetelo!

***
 
La stanza era buia, se non per una lampada scialitica, che illuminava il tavolo su cui era seduto come un esperimento da laboratorio. Evidentemente tutto lì era fatto in modo da farlo sentire oppresso. Provò a guardarsi intorno, agitando la sua criniera verde, che gli ricadde su un fianco, mordendosi il labbro per l'ansia. Una voce improvvisa lo fece trasalire.
-Sai dove ti trovi Smith?
Con gli occhi sgranati e le pupille rimpicciolite fissò l'interlocutore, che si materializzava dall'oscurità. Era l'ufficiale donna di prima. Ora che poteva osservarla meglio, notò che il suo cutie mark era un uguale matematico.
-Al ministero dell'amore - Rispose disorientato il pegaso, quasi sottovoce.
L'ufficiale tirò fuori da un taschino una scatola di sigarette, sfruttando la magia del suo corno e lo avvicinò a Smith, nel gesto di chiedergli se volesse favorire, forse cercando di farselo amico. Il pegaso dal manto ocra però rifiutò l'offerta.
-Sono l'ufficiale o'Connor - Cominciò l'unicorno, accendendosi una sigaretta -Sai perché certa gente viene portata qui?
-Per farla confessare - replicò pieno di paura e imbarazzo l'hater.
-Ma non ci crederai - Esclamò chiudendo gli occhi in un espressione di calma e rilasciando il fumo della sigaretta, che si diresse verso il volto del pony, facendolo tossire.
-No, penso proprio di no- Rispose tra un colpo di tosse ed un altro, con un tono ora particolarmente irritato -Per punirla?
-No! - Disse con tono duro l’agente, troncando le sue parole -La portiamo qui per curarla. Chiunque portiamo qui non può andarsene se non è del tutto guarito.
-Mh... - Mugugnò Smith, non del tutto convinto -Mi sarei aspettato qualcosa di peggio.
o'Connor riaprì gli occhi di scatto e strizzando le palpebre in uno sguardo severo, spegnendo la sigaretta sul pavimento, aprì la bocca e dopo una breve pausa di respiro parlò.
-Quello che devi ficcarti in testa Smith è che noi non facciamo martiri. Ricordi le persecuzioni religiose del passato? Sono fallite, avevano il compito di sradicare le eresie e le hanno rafforzate. Noi non commettiamo questo errore: Noi non distruggiamo l'eretico, lo convertiamo. Lo obblighiamo a dire la verità - Mentre diceva questo, cominciò a girare intorno al tavolo.
-Perché preoccuparvi di me? - Lo interruppe seccato il pegaso.
L'ufficiale si fermò davanti a lui e sorridendo riprese, avvicinandosi a lui.
-Tu sei una macchia Smith, una macchia che deve essere cancellata. Ti renderemo vuoto, ti porteremo dalla nostra parte - Si appoggiò con le zampe anteriori al tavolo. Il pegaso indietreggiò, recuperando la paura di prima.
-Ti riempiremo di noi stessi, ti riempiremo d'amore, amore sincero per Twilight Sparkle, Pinkie Pie, Applejack, Fluttershy, Raimbow Dash e Rarity - Piegò la lampada, in modo che la luce gli arrivasse in viso -Mai più sentirai l'amore, l'amicizia, la gioia di vivere, l'onestà, il coraggiò, la curiosità, l'allegria.
Ti convertiremo non solo in apparenza, ma sinceramente. E quando confesserai, sarà di tua spontanea volontà. Ti convertiremo col cuore e con l'anima. Prima di cominciare, hai delle domande?
Smith ci rifletté su.
-I clopper esistono?
-Questo non lo saprai mai Smith - Tagliò corto o'Connor, puntandogli uno zoccolo - E ciò dimostra che la tua memoria potrebbe essere difettosa, se dubiti di un fatto del genere!
Il pegaso cominciò seriamente ad odiarla.
-Per esempio - continuò l'unicorno rosa -In passato hai affermato che tempo fa è esistita una serie televisiva, chiamata "vola, mio mini pony", e che era una stronzata pazzesca. Sei sicuro che sia mai esistita?
Smith capì subito che era una domanda a trabocchetto. Ma decise di rispondere normalmente.
-Sì.
L'ufficiale della psicopolizia inarcò un sopracciglio, visibilmente irritato.
-Voglio la verità Smith! Devi dirmi cosa credi di ricordare!
-Io l'ho trovata su internet quella serie. Esiste! - gridò il pegaso dalla criniera verde.
Attimi di attesa e paura. Paura per le conseguenze di quel grido. Finalmente, abbassando lo sguardo sconsolata, la psicopoliziotta ordinò ad agenti invisibili nel buio:
-Riportatelo nella sala di contenimento.

***

-D'accordo Smith, il primo incontro non è andato bene- Prese parola o'Connor, mentre camminava nell'oscurità -E sinceramente spero per te che questo vada meglio.
Si trovava un'altra volta nella stanza 103, ancora sul tavolino e ancora con la lampada scialitica in volto, che lo portava a socchiudere gli occhi, disturbati da tanta luce.
-Ieri ti avevamo dato da leggere un volantino con trama e personaggi di "my little pony"- Continuò imperterrita l'ufficiale -Sapresti dirmi qualcosa sulla serie, quindi?
-Mi dispiace - Disse Smith esibendosi in un falso inchino -Purtroppo temo che quel foglietto abbia fatto un bell'incontro con l'acqua del cesso- ridacchiò, ma nascondendo un certo nervosismo.
La psicopoliziotta digrignò i denti. Poi recuperata una certa calma, non volle darla vinta così facilmente a quel traditore e continuò la procedura, come da protocollo, ma ormai l'hater capiva di aver fatto centro.
-Quindi, devo presumere che credi ancora che quella vecchie serie sia esistita.
-Mi pare di averti già risposto ieri a questa domanda.
L'unicorno, lo fulminò con un occhiataccia, ma fu questione di un attimo, che dopo si calò il berretto da membro della psicopolizia sul viso, assumendo un aspetto tutt'altro che amichevole.
-Smith, forse tu non ti rendi conto della tua posizione. Se non ti adatterai a questo sistema perfetto, non uscirai mai da qui. Devi smettere di combattere contro chi non hai speranze di vincere. Devi diventare vuoto e lasciarti riempire.
Il pegaso si sdraiò comodamente sul tavolo e fissando con aria sbarazzina l'agente, esclamò:
-Farmi riempire di cosa? Di merda?
L'ufficiale saltò sopra il tavolo, con un tonfo spaventoso e non diede neanche il tempo a Smith di rendersi conto che gli puntò in fronte il corno, illuminato da una non promettente aurea rossa viva.
-D'accordo Smith - Cominciò con tono di minaccia o'Connor, fissandolo negli occhi, con la sua iride viola -Ti darò un ultima possibilità di dare una risposta sensata oggi, e se non la sfrutterai, da domani sappi che per te sarà un inferno!
Il pegaso indietreggiò di qualche passo, ma sentendo il bordo del tavolo, non potè andare oltre.
-Allora- Riprese l'ufficiale, sempre tenendolo sotto tiro con il corno -Le protagoniste del cartone sono sei. Se Lauren Faust dice che sono sette, quante ce ne sono?
-Cosa?! - Questa domanda non aveva senso alle orecchie di Smith.
-Hai sentito bene, traditore! Quante ce ne sono? - Ribatté o'Connor, avvicinandogli il corno tanto da potergli tastare la fronte.
La mente del pony color ocra avrebbe voluto disperatamente dire sette, ma non se la sentiva di dargli ragione. Dopotutto lui era un hater, non poteva darla vinta.
-Sei...
Per qualche nanosecondo l'unicorno rosa sembrò assumere un espressione di furore, pronto  a scagliargli una magia di distruzione in mezzo alla fronte. Ma a Smith bastò sbattere le ciglia e ritrovarsi davanti una giumenta di nuovo calma ed impassibile, con il corno non più illuminato di rossa ira.
-Portatelo via.
***
 
Smith stava riconsiderando seriamente il suo quoziente intellettivo. Se prima gli incontri si svolgevano semplicemente con lui seduto su un tavolo e una signora che gli rivolgeva delle domande, ora si trovava nella stanza 102, legato a pancia in giù ad un lettino da laccetti di plastica, con la testa circondata da uno strano arnese metallico, simile ad una coppia di grossi auricolari, costretto a guardare in direzione di uno schermo che ricopriva l'intera parete davanti a lui.
-Ti avevo avvertito Smith - Disse una voce a lui ormai nota, a fianco del lettino -Non hai preso al volo quell'opportunità e ora ne stai affrontando le conseguenze.
-Ti prego- borbottò il pegaso, per quanto la museruola glielo permettesse -La situazione è già abbastanza ridicola. Vuoi metterti anche tu in mezzo?
-Domineremo la tua mente - Continuò indisturbata -Faremo in modo che il nostro pensiero diventi il tuo. Prima di cominciare, rispondi ad una mia semplice domanda: Quante sono le protagoniste se Lauren Faust dice che sono sette?
Smith sbuffò.
-Fottiti.
-Intensità uno zero! - Gridò subito dopo ad un operatore nell'ombra, alzando uno zoccolo per sottolineare l'ordine.
-INTENSITA' UNO ZERO!- Rispose di rimando una voce elettronica.
Un fastidioso fischio si propagò per i timpani di Smith. Era simile ad un fischio di proiettile continuato e non accennava a smettere, disturbando le operazioni mentali del pegaso, che cominciò a divincolarsi, cercando di sollevare le ali legate anch’esse al materasso.
-Alt!
All'ordine il fischio cessò improvvisamente e il pegaso sbatté più volte gli occhi per il fastidio nel cervello.
-Sarà meglio che impari ad essere più umile- Lo rimproverò la psicopoliziotta -Come vedi abbiamo strumenti per soggiogare anche le rocce.
Smith si sentiva incredibilmente ridicolo, già solo per il fatto che era in una posizione alquanto scomoda, con la coda verde al vento, si aggiungeva anche che poteva essere punito per ogni mancanza di rispetto, neanche fosse un bambino.
-Ora procederemo con un trattamento intensivo di materiale inerente allo show- Continuò o'Connor -Prima ti faremo ascoltare "join the herd", poi passeremo ai primi due episodi della prima stagione, in seguito un ripasso dei nomi dei personaggi. Possiamo cominciare quando vuoi.
-Bell'onore- Ironizzò il pegaso.
-Intensità due zero!
***
 
RISULTATI DELLA RIEDUCAZIONE DEL SOGGETO WILSOM SMITH.
1) PRIMO GIORNO
-Il soggetto non sembra voler collaborare.
-Nessun risultato positivo.

2)SECONDO GIORNO
-Il soggetto non sembra voler collaborare.
-Nessun risultato positivo.

3)TERZO GIORNO
-Il soggetto cede e comincia a collaborare.
-Apprezza Join the herd.
-Detesta i primi episodi.
-Sembra aver sviluppato un discreto interesse per il personaggio Nightmare Moon.
-Si ricorda la maggior parte dei personaggi, esclusi Rarity e Fluttershy.


Si attendono ulteriori sviluppi...
***
 
 -Prima che tu entri nella stanza 101 - Lo avvertì l'ufficiale della psicopolizia -Sappi che questa è una terapia d'urto. Lì dentro troverai ogni genere di insulto a ciò che più ti è caro.
o'Connor e Smith si guardarono qualche secondo.
-Penso di poter sopportare-  Affermò con falsa sicurezza il pegaso.
-Questo è ciò che dovrai evitare- Lo apostrofò la psicopoliziotta.
Detto questo, illuminò il suo corno e con un semplice incantesimo di telecinesi, digitò sul tastierino numerico il codice di accesso. La porta in ferro si aprì con un movimento laterale, rivelando uno stanzino vuoto, eccetto per un laptop sul pavimento.
-Tutto qui?- Chiese confuso Smith.
-E' ben più di quel che sembra- Gli rispose indifferente l'ufficiale -Allora, non entri?
Smith sentiva puzza di imbroglio lontano un chilometro, ma non avendo altra scelta, entrò al passo di trotto. Appena tutte e quattro le zampe furono entrate la porta alle sue spalle si chiuse di colpo, lasciando la stanza nel buio. Il portatile era acceso.
Un segnale visivo lo avvertì che aveva ricevuto un email. Entrò in internet e aprì la posta elttronica.
Era un insulto a Metal Gear Solid.
-Cosa? Oh no...- Il pegaso aveva capito cosa di ciò che ama sarebbe stato preso in giro.
MGS fa skifo xché la storia nn si capisce.
-Stai scherzando spero...
La grafica fa schifo al ca##o!
Perché Ingranaggio Metallico (Ho il traduttore automatico scusate) Dice che è invulnerabile e poi bastano due missili Spigarda ad abbatterlo?
Nn so kos è ma cmq fa skifo!

Smith stava per cominciare a piangere, poi lesse l'ultimo messaggio.
A Snake non gli si vedono gli occhi e ha i piedi a papera.
-NOOO!!
Il pegaso si buttò contro la porta, tempestandola di colpi.
-Fatemi uscire! Non posso sopportare questi hater di merda!
-Quindi ammetti di aver sbagliato? - Chiese una voce, proveniente da un microfono nascosto da qualche parte -Hai capito come ci sentiamo noi Brony ogni giorno per colpa di persone come voi?
-Sì, va bene, va bene, avete ragione, ma fatemi uscire!
La porta, così come si era chiusa si riaprì e Smith, in preda ad un pianto isterico, si gettò al collo dell'ufficiale o'Connor, bagnadogli le spalle dell'uniforme grigia con le sue lacrime. Per un attimo l'agente della psicopolizia rimase irrigidito, osservando nella sua solita, ma apparente insofferenza l'ex hater. Poi, socchiudendo gli occhi e appoggiandogli uno zoccolo sulla spalla lo rassicurò.

-Tranquillo Smith. E' tutto finito...
 
   
 
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