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Autore: Mala Mela    13/01/2009    3 recensioni
I will say another quiet prayer:
People are sinners, Lord, they make mistakes

[Gloomy Sunday - Rezso Seress]
« La prego Tsunade-hime, si fermi! ».
«No, non posso. Vuoi che Dan muoia? Eh? ».
Gli occhi della ragazza si erano fatti lucidi di lacrime, quasi vitrei.
« Lo sto salvando. Dan guarirà, è tutto a posto » disse nuovamente.
« Tsunade-hime, la prego… » e le si avvicino, cercando di allontanarla dal corpo esanime.
« Va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene » continuò a cantilenare lei. « Va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene, va… »
[DanTsunade - Tsunade Centric]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gloomy Dunsay - titolo provvisoio -

 The world has ended

 

 

 

 

The world has come to its end, hope has ceased to have a meaning

Cities are being wiped out, shrapnel is making music

Meadows are coloured red with human blood

There are dead people on the streets everywhere

I will say another quiet prayer:

People are sinners, Lord, they make mistakes...

 

The world has ended!

 

 

(Gloomy Sunday - Rezso Seress)

 

 

« Io… non voglio ancora morire » sospirò Dan, steso a terra. Il temporale che li accompagnava fin da quando avevano lasciato Konoha non accennava a smettere, la pioggia sembrava non volergli dare tregua.

« …ho una montagna di cose da fare » continuò con voce debole.

« Dan, non parlare! » gridò Tsunade, china su di lui. Gli altri due shinobi della Foglia erano in piedi accanto a loro, le espressioni stanche e tese.

Gli organi interni di Dan erano stati gravemente compromessi, lo sapeva bene Tsunade. Non c’era più speranza.

« Io non posso morire adesso » sussurrò ancora lui, mentre un rivolo di sangue gli colava dalle labbra, mischiandosi con la pioggia.

« Non temere » si sforzò Tsunade, simulando un quanto mai falso sorriso, cercando di suonare più incoraggiante possibile. « Ho fermato l’emorragia, ti salverai ».

Dan chiuse gli occhi, rallentando ogni funzione vitale.

« Non temere » ripeté Tsunade, rivolta a se stessa. « Ti salverai, andrà tutto bene ».

Gli altri shinobi si guardarono. Il più anziano si mosse verso di lei.

« Tsunade-hime… » tentennò. « Temo non ci sia altro da fare.

Lei scosse la testa con vigore.

« No, no, non è vero » ribatté tenace come una bambina capricciosa, mantenendo le mani sopra il ventre di Dan. « Vedi il mio chakra? Lo sto curando ».

« La prego Tsunade-hime, si fermi! ».

«No, non posso. Vuoi che Dan muoia? Eh? ».

Gli occhi della ragazza si erano fatti lucidi di lacrime, quasi vitrei.

« Lo sto salvando. Dan guarirà, è tutto a posto » disse nuovamente.

« Tsunade-hime, la prego… » e le si avvicino, cercando di allontanarla dal corpo esanime.

« Va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene » continuò a cantilenare lei. « Va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene, va… » sentì le forze mancare e lo sguardo le si appannò, rendendo tutto più scuro, sfocando fino al nero. Il nulla.

 

 

Si guarda attorno spaesata. I detriti fluttuanti nell’aere le danzano attorno alla testa, come una corona.

Pezzi di legno e stucco e schegge di vetro rimanevano sospesi a mezz’aria, galleggiavano ovunque privi di gravità, mentre la cenere le offuscava la vista e le entrava negli occhi, facendoli lacrimare.

Dove sono?

Cosa succede?

Si chiede Tsunade, la ma sua voce è sorda, spezzata. Alle sue orecchie non giunge altro che un grido strozzato e sofferente. Non riesce a respirare: quell’insistente pulviscolo le entra in gola e scende, giù, fino ai polmoni, privandola dell’aria.

Dove sono? Domanda nuovamente.

È nel luogo dove il tempo ha fine, ma mai ha avuto inizio.

Tsunade scuote la testa. No, quella deve essere Konoha. Chiude gli occhi, si ripara: non dovrebbe essere lì. Ricorda la foresta, e i rumori dello scontro e la pioggia, gelida e incessante. Che altro? Dove sono gli altri shinobi? Dove sono gli alberi? Dov’è la battaglia?

È nel luogo dove i morti cantano e danzano con i vivi.

Rapidamente di asciuga le lacrime. Deve cercare i suoi compagni, erano diretti al Villaggio del Fulmine ma qualcosa è andato storto. Una spia, ecco. Certamente una spia ha comunicato i loro movimenti, per questo a un miglio dal Villaggio sono stati attaccati.

Lentamente tutto le torna in mente, come gli spezzoni rovinati e opachi di un vecchio film. Coperti dai rumori del temporale, i nemici li avevano sorpresi alle spalle ed un ninja di Konoha era caduto.

Si porta una mano alla tempia, quasi riesce a vedere il suo volto, a ricordare il suo nome…

Dan.

Spalanca gli occhi e il suo cuore aumenta improvvisamente le pulsazioni. Mani e giubbotto sono macchiati di sangue, lo sente ancora scivolare lungo gli avambracci, sotto il ritmico battere del temporale.

Eppure non è ferita. Quel sangue non è suo.

Dan.

Cerca di riscuotersi, muovendo freneticamente le mani davanti al volto, cercando invano di scacciare i detriti che le danzano innanzi. Si muove a tentoni nella nebbia, tenta di ignorare il liquido rosso che -ora- le sembra imbrattare ogni cosa. Deve pulirsi, pensa, deve trovare dell’acqua.

Pulita, non come quella di prima. Non come quella che cadeva nella foresta, dalle gocce sottili e dolorose che come spilli infilzavano la pelle. 

Corre per le strade deserte, supera le case abbandonate e poi, girando un angolo, vede un prato che non ricorsa si trovasse lì prima d’ora. È il campo dove lei, Jiraya e Orochimaru si allenavano quando erano ancora dei giovani genin. Ma l’erba… l’erba pare aver assunto lo stesso colore delle sue mani, dei suoi abiti.

È impregnata di sangue.

Tsunade fa una smorfia e si porta una mano alla bocca, cercando di placare il senso di nausea che la sta assalendo. Si tappa anche il naso, ignorando la puzza di morte che aleggia ovunque.

E i cadaveri giacciono lungo le strade,

Muove qualche passo incerto, pestando quei fili così insistentemente scarlatti. È certa che ci sia un fiume, da quelle parti. Probabilmente corre ad est del prato, ma al momento non è nemmeno sicura se esistano un nord, un sud o un ovest.

Comincia a spostarsi, senza una meta, verso il folto degli alberi, cercando inconsciamente di allontanarsi il più possibile dal centro cittadino che, comunque, non è più visibile. Poi, un rumore.

Acqua che scorre.

Improvvisamente di fronte a lei compare un corso d’acqua, ampio e profondo. Non è il modesto torrente che ricordava, è più impetuoso e…

Questa volta non riesce a trattenere un conato di vomito, si piega in due e poi si inginocchia a terra. Lo stomaco le fa male, come se avesse appena ricevuto un forte pugno.

Tossisce un paio di volte, poi torna a guardare il fiume.

È anch’esso color sangue, come a perseguitarla e ricordarle qualcosa. Un errore, forse.

E il fiume la chiama, invoca il suo nome. Tsunade si avvicina, si accosta alla riva e si sporge verso l’acqua. Supera l’orrore e il disgusto allungando una mano verso quel liquido, ne muove appena la superficie. Il suo riflesso si spezza, si fa tremolante ed incerto, ma continua a chiamarla.

Tsunade.

L’immagine di Dan ferito le danza nella mente, offuscandole ogni senso. Lo stomaco continua a dolerle, mentre la testa le gira furiosamente, fino a farle perdere l’equilibrio.

È un attimo e si trova ad annaspare contro la corrente. I freddi mulinelli la trascinano sott’acqua, poi la riportano in superficie. Cerca di incamerare più aria possibile, pronta ad affrontare l’ennesima forza che la spinge verso il basso. Agita furiosamente le braccia e le gambe, prova in tutti i modi a raggiungere una delle due sponde, ma il suo sforzo si rivela vano.

Non è colpa sua, pensa egoisticamente. Non è colpa sua se è ancora viva, se respira -ancora per poco-, se in quel deserto di sangue lei è sola.

Però ha lasciato che Dan morisse.

E piange.

Siamo peccatori, singhiozza. Commettiamo sbagli.

Mentre il fiume la trascina sempre più giù, sempre più giù, sempre più giù.

 

 

 

« Tsunade-hime, per fortuna si è svegliata ».

« Che spavento ho preso! » la raggiunse la voce di Shizune.

Tsunade si riscosse dal suo torpore, sbattendo più volte gli occhi. Riconobbe l’ospedale di Konoha dalle luci fredde e dalle pareti bianche.

« …si » mormorò.

« Come sta, Tsunade-hime? » chiese nuovamente Shizune.

« Sto… sto bene » esalò, cercando invano di sedersi. « Dan? Lui è… morto? ».

Il silenzio che seguì quella domanda fu più che eloquente.

 

Siamo peccatori. Commettiamo sbagli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_______________________

Ehm… sto zitta che è meglio.

 

 

 

 

Mela

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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