Film > Il gobbo di Notre Dame
Segui la storia  |       
Autore: Stella cadente    27/06/2015    7 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VIII.
Segreti e sospetti
 

Nina
 
Eymeric aveva un’aria meravigliata. Mi guardava con quei bellissimi occhi verdi spalancati, senza dire una parola.
Io ero un fascio di nervi; sentivo il cuore battere a mille. Me lo ricordavo: gli avevo fatto vedere il mito della sirena in una copia del Liber Monstrorum di Frollo, e gli avevo detto tutto ciò che sapevo in proposito, dalle prime leggende risalenti all’antica Grecia fino ai giorni nostri.
Sirena.
Era questo che ero. In poche parole, un mostro, qualcosa che avrebbe dovuto rimanere nei libri di mitologia al posto che esistere realmente.
«Sì» annuii. «Capisci adesso perché non posso mai uscire? Se gli altri mi vedessero sarebbe la fine.»
Lui continuava a guardarmi senza dire niente.
«Non andartene, Eymeric» lo supplicai «non ti farò del male. Ti prego» continuai «non mi lasciare.»
Il ragazzo si rilassò un pochino, poi sorrise e disse, riacquistando il suo solito tono scherzoso:
«E chi ha parlato di lasciarti?»
Sorrisi.
«Quindi tu… » fece, ricomponendosi. «Sei una… sirena
Gettai uno sguardo alla mia coda, che riluceva alla luce della luna.
«Ehm... sì» dissi.
Lui ridacchiò.
«Perciò mi stai dicendo che la mia amica è una creatura mitologica?» chiese, rivolgendomi uno dei suoi irresistibili sorrisi.
Risi anche io, vedendo che non era scappato via di corsa. Sentivo che un enorme peso era volato via dal mio stomaco. Non mi ero mai sentita così leggera e spontanea con qualcuno.
Era bellissimo.
«Esattamente» assentii io, improvvisamente tranquilla.
Silenzio.
«Nina» mi chiamò Eymeric.
«Sì?» feci timidamente.
«Posso raggiungerti in acqua?» chiese, allegro.
Mi lasciai andare ad un sorriso liberatorio, mentre sentivo i miei occhi brillare.
«Certo» dissi, senza pensarci due volte.
 
 
****
 
Eymeric mi nuotava accanto, con i capelli neri mossi dall’acqua che andavano in ogni direzione. La luce della luna si riverberava sulla superficie del lago e negli occhi verdi del ragazzo, facendoli scintillare.
Io sprizzavo felicità da tutti i pori. Nuotavo facendo ondeggiare la coda e invitando il mio amico a seguirmi. Accelerai e lo lasciai indietro, lanciandogli un sorriso giocoso.
Lui fece una faccia imbronciata, ma poi mi raggiunse abilmente.
E mi prese per mano, come per stringere un patto indissolubile.
Finalmente ero libera. Libera di essere me stessa, libera di non avere segreti, di non fare sotterfugi, di non nascondermi. Con Eymeric non ce ne era bisogno.
Non più, ormai.
 
Agitai una mano facendola volteggiare, e un piccolo fiotto d’acqua scaturì dal mio palmo, zampillando come una fontana in miniatura.
«Tu sai fare anche questo?» fece Eymeric, con gli occhi spalancati.
Sorrisi.
«Ebbene, sì» dissi, giocosa.
E condussi l’acqua a pochi centimetri dal suo viso, prima di spruzzargliela in faccia e ridere della sua espressione sorpresa.
 
 
«Quindi è per questo che Frollo non ti lascia uscire?» mi chiese Eymeric la mattina dopo, nella nostra stanza della cattedrale. Sul far del giorno avevamo iniziato ad avviarci verso le stanze della Chiesa, in modo che non mi vedesse nessuno.
La mia tutrice si raccomandava sempre: in effetti, dovevo riconoscere il fatto che avesse ragione. Non capitava tutti i giorni di vedere una ragazza tramutarsi in pesce; gli altri non mi avrebbero mai accettata per quella che ero.
Ero fuori dal comune, e Frollo mi aveva sempre detto quanta avversione avesse la gente per il diverso: mi avrebbero bruciata su un rogo e lei stessa avrebbe dovuto pronunciare la condanna, dal momento che era l’Inquisitore Supremo della Corte di Giustizia.
Se qualcuno avesse scoperto il mio segreto, lei non mi avrebbe difesa.
«Allora?» fece il ragazzo.
«Mh?»
«È per questo che Frollo non ti lascia uscire?»
Annuii.
«Mi dice sempre che il mondo esterno è rischioso.»
Lui sembrò pensarci su.
«Potrebbe anche apprezzarti però.»
Mi voltai verso di lui, stupita da ciò che aveva appena detto.
«Che stai dicendo?»
«Che potresti anche meravigliare tutti. In senso positivo, ovviamente.»
«Io non credo» ribattei.
«Beh, a me piaci» disse il ragazzo, con una convinzione che mi fece arrossire. «E solo perché Frollo ti dice che sei un mostro, non significa che sia vero.»
Eymeric mi aveva fatto domande sulla mia natura per tutta la mattina e ora eravamo di nuovo a guardare la Senna dall’alto, mentre il sole di mezzogiorno splendeva sfolgorante nel cielo terso.
Mi ero sorpresa a raccontargli tutto, ma proprio tutto della mia storia; non credevo che sarebbe esistito qualcun altro, a parte la mia tutrice, in grado di accettarmi. Sapevo che Eymeric era attratto dal diverso, ma non immaginavo che lo fosse a tal punto.
«Ti ringrazio» mi limitai a dire.
Lui mi sorrise, come spesso faceva.
«E di che cosa?»
 
 
«Buongiorno Nina» mi salutò Frollo quel pomeriggio, come sempre, non appena entrò nella mia stanza.
«Salve, signora» ricambiai, sforzandomi di non sembrare tesa.
Lo ero, effettivamente. Ma non potevo far sì che lei se ne accorgesse in qualche modo. Si sarebbe scatenato il putiferio.
«Dormito bene?»
Deglutii appena. Perché mi aveva fatto quella domanda?
Decisi di non pensare troppo e di rispondere subito, per far sì che non si insospettisse.
«Sì signora, vi ringrazio. Perché?»
«Hai un’aria un po’provata, ragazza. Le occhiaie non sono difficili da notare» disse solo, guardandomi storto.
Osservando bene la mia tutrice in viso, constatai che anche su di lei – soprattutto su di lei – erano ben visibili i segni della stanchezza: sotto gli occhi arrossati aveva due segni bluastri, e la pelle bianca era talmente tesa da sembrare fatta di carta.
Ma per quale motivo Claudie Frollo avrebbe dovuto essere stanca?
Decisi di non chiederglielo: temevo che sarebbe andata su tutte le furie.
«Beh» mi affrettai a dire «in effetti ho dormito, ma non benissimo. Mi sono svegliata numerose volte» aggiunsi, cercando di essere credibile, o quantomeno di sembrarlo.
La donna storse impercettibilmente le labbra fini e mi guardò come a voler cercare qualcosa di cui neanche lei aveva la certezza. Conoscevo quell’espressione: significava che qualcosa non le tornava.
«Davvero?»
Il suo tono adesso era cambiato d’un botto. Si era fatto più cupo, come se stesse insinuando qualcosa.
«E... come mai?» aggiunse.
«Non lo so» feci candidamente, sperando che mi credesse.
Lei sembrò essersi tranquillizzata per un attimo, ma poi mi trafisse con lo sguardo e chiese, senza troppi giri di parole:
«Perché ho la netta sensazione che tu mi nasconda qualcosa?»
«N... non saprei signora» balbettai.
Silenzio.
«Avrai senz’altro notato, Nina» cominciò «che sono molto stanca a causa del mio lavoro. Sai qual è la faccenda, ragazza? Un certo zingaro mi è sfuggito da sotto il naso, esattamente dopo la Festa dei Folli. E non solo» aggiunse.
Silenzio. Quelle pause che faceva cominciavano ad inquietarmi.
«Tu, se non sbaglio» proseguì «sei sparita proprio in quel momento.»
Io la fissavo, ancorata al pavimento da quegli occhi freddi e penetranti.
«Ne sai qualcosa?»
Formulò la domanda lentamente, quasi volesse imprimermela bene in testa, di modo che io non potessi sfuggirle cercando di aggirarla.
In quel momento lo sguardo della mia tutrice mi sembrò acquistare un bagliore folle, schizzato, improvvisamente interessato in maniera quasi morbosa a quella che avrebbe potuto essere la mia risposta.
E la cosa mi turbò profondamente.
Pregai Dio mentalmente che me la mandasse buona, almeno per quella volta, e che lei non capisse che stavo mentendo.
«No, signora. Perché dovrei?»
Frollo restò a guardarmi per qualche istante che mi parve immenso, sempre con quell’espressione ossessiva sul volto bianco, ma in un attimo si rilassò e ritornò al suo solito atteggiamento freddo e composto.
La calma prima della tempesta, pensai.
Invece dalla sua bocca uscì solo un neutro:
«Molto bene. Devi scusarmi, questa storia mi sta dando alla testa» concluse. «Pranziamo.»
 
 
 
«Tutto bene?»
Eymeric mi guardava con aria apprensiva, quella sera.
«Sì… sono solo un po’ preoccupata» risposi, sovrappensiero.
«E perché mai?» chiese lui, con quella sua aria curiosa e gentile.
«Mi sento in pericolo per via di Frollo. Non so cosa succederebbe se scoprisse che ti nascondo qui.»
Eravamo di nuovo nel chiostro di Notre-Dame, sdraiati sul prato del giardino a guardare le stelle che brillavano in cielo come piccoli diamanti. Cercavo di rilassarmi, ma non ci riuscivo. Ero troppo in pensiero per quello che sarebbe potuto accadere; per qualche motivo sentivo che non avrei potuto nascondere il mio amico ancora a lungo.
Per un po’ Eymeric non seppe cosa dire. Se ne stava a guardare il cielo, le braccia brune incrociate sul petto muscoloso.
«Dovrò andarmene tra qualche giorno.»
Mi arresi a quella frase, che però mi colpì come un pugno nello stomaco.
Non volevo che se ne andasse; era diventato quasi indispensabile per me. Era così bello stare in sua compagnia, a ridere, scherzare e parlare come se ogni volta non bastasse mai.
Non volevo tornare alla solitudine della cattedrale. Ma dovevo pensare prima di tutto a ciò che era meglio per lui.
Lo guardai: i suoi occhi verdi scrutavano il cielo come a volerci trovare dentro una risposta, qualunque essa fosse. Aveva un’aria leggermente imbronciata, che mi fece sorridere appena.
«Forse hai ragione» mi imposi di dire, nonostante volessi l’esatto contrario.
«È un peccato però» fece lui, senza distogliere lo sguardo dalla distesa scura del cielo.
«Perché?» chiesi.
Si girò verso di me, e quell’istante in cui suoi occhi si scontrarono con i miei mi provocò un brivido.
«Io non voglio andarmene, Nina.»
«Devi, invece.»
Non sapevo dove avevo trovato il coraggio – o forse l’idiozia – di dire quelle parole.
D’improvviso Eymeric riacquistò la sua solita aria spensierata.
«Verrò a trovarti» fece, con determinazione.
«Ma Frollo ti sta cercando, non voglio che tu metta a rischio la tua vita per me, e poi...» 
«Allora verrò dopo il tramonto» mi interruppe lui.
«Ma io... io...»
Non feci in tempo a finire la frase che il ragazzo mi avvolse in un affettuoso abbraccio e mi stampò un dolce bacio sulla tempia.
Mi sentii arrossire visibilmente.
«Ehm... d’accordo» balbettai.
Restammo così abbracciati per non so quanto tempo, a goderci l’una la presenza dell’altro, un po’ persi nei nostri pensieri, un po’ persi nel contatto ravvicinato che stavamo avendo.
Era un momento perfetto. Mi sentivo protetta, al sicuro.
Finché non udii una voce dire in modo sarcastico:
«Signori, scusate il disturbo, ma ho una denuncia da fare.»
E vidi il viso furbo e ironico della recluta della mia tutrice.
  


Salve!
Primo capitolo dal punto di vista di Nina :) finalmente cominciamo ad inquadrare meglio questo personaggio che, udite udite, ha anche poteri magici sull'acqua.
Per gran parte del capitolo vediamo di nuovo come procedono le cose tra lei ed Eymeric, ma c'è anche una visita pericolosa da parte di Frollo, che comincia ovviamente a sospettare.
E poi... il finale.
Ebbene sì. Olympe li ha beccati.  Cosa credete che succederà, adesso?
Spero, come sempre, che vi sia piaciuto.
Alla prossima,
Stella cadente
PS Piccola nota al testo: il Liber Monstrorum, per chi non lo sapesse,  era una specie di bestiario medievale sulle creature fantastiche risalente all'ottavo secolo. In questo libro le sirene vengono descritte per la prima volta come creature con il busto di donna e la coda di pesce (al contrario delle sirene greche, che avevano la testa da donna e il corpo da rapace).
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Il gobbo di Notre Dame / Vai alla pagina dell'autore: Stella cadente