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Autore: Nicholas_    27/06/2015    2 recensioni
Prima che l’americano avesse terminato la frase, Arthur si era reso conto delle sue intenzioni. Alfred lo amava, ma non era pronto a rivendicare il loro amore davanti all’intera cittadinanza [...]. Non gli era sembrata più una questione che interessava i diritti di una minoranza all’interno di una nazione, ma una faccenda privata tra lui e il suo fidanzato.
[UsUk | Arthur!Centric | In occasione della legalizzazione delle nozze gay negli USA]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le sei del mattino e tutto taceva a Londra, eccezion fatta per il fornello che sfrigolava sotto il pentolino colmo d’acqua nella cucina di Arthur. L’uomo ne afferrò il manico servendosi di una presina e ne versò il contenuto in una teiera di porcellana doveva aveva precedentemente posizionato un infusore ricolmo di foglioline secche e profumate.
Arthur posizionò la teiera e una delle tazze del servizio su un vassoio lucente, e infilato lo smartphone nella tasca dei pantaloni si diresse in soggiorno. Poggiò il vassoio sul tavolino di noce e sedette sul divano, rilassandosi alla vista del delizioso arredamento vintage illuminato dalla prima luce della mattina.
Dopo aver controllato che il tempo necessario fosse trascorso sull’orologio da polso, Arthur si versò una tazza di the ed estrasse lo smartphone dalla tasca; aspettando che il the si raffreddasse a sufficienza, avrebbe letto le notizie dei giorni precedenti. Nonostante l’inglese reputasse fondamentale essere informato quasi in tempo reale su quanto succedeva nel mondo, specialmente per la sua posizione di rilievo nei confronti di questo, aveva lasciato passare ben una settimana senza toccare un quotidiano o ascoltare un telegiornale.
L’ultimo che aveva letto era stato una copia del New York Times del venerdì precedente, e aveva causato un litigio dai toni talmente accesi che l’inglese aveva trascorso i sette giorni seguenti barricato in ufficio col wi-fi rigorosamente spento e nessuna intenzione di pensare a qualcosa che non fosse lavoro.
Il venerdì precedente Arthur era a casa di Alfred, e si era alzato dal letto su cui avevano appena fatto l’amore quando era inciampato in un mucchio di fogli che contribuivano a ingombrare il pavimento della stanza: la copia del New York Times di quel giorno, per l’appunto. L’inglese l’aveva raccolto e aveva iniziato a sfogliarlo mentre si dirigeva in bagno, seguito dallo sguardo di divertita incredulità di Alfred. Quando era tornato, teneva il quotidiano aperto su un articolo in particolare; affianco alla fotografia di una bandiera arcobaleno, la giornalista si domandava tra i piccoli caratteri di stampa se la nuova legge sui matrimoni omosessuali sarebbe stata approvata.
“Cosa dirai?”, aveva domandato Arthur mettendolo davanti agli occhi del fidanzato.  Alfred aveva aggrottato le sopracciglia dietro gli occhialetti.
“Non lo so.”
Arthur l’aveva guardato eloquentemente. La giudicava un questione seria, un cambiamento importante nel progresso culturale della civiltà, e forse ancora di più per loro. Alfred avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto avere bene in mente le argomentazioni da porre a favore, i punti da elencare per moltiplicare il consenso nei confronti della sua...
“Non guardarmi così, dire di sì sarebbe giusto, ma una gran parte dei cittadini...” Alfred aveva indicato i tweet omofobi riportati come testimonianza sotto l’articolo, “e sono cittadini americani anche loro!”
Prima che l’americano avesse terminato la frase, Arthur si era reso conto delle sue intenzioni. Alfred lo amava, ma non era pronto a rivendicare il loro amore davanti all’intera cittadinanza; probabilmente non l’avrebbe fatto finché non avesse avuto la certezza che nessun cittadino avrebbe avuto da ridire. Perché è un cagasotto, aveva pensato con una volgarità a lui completamente estranea. Non gli era sembrata più una questione che interessava i diritti di una minoranza all’interno di una nazione, ma una faccenda privata tra lui e il suo fidanzato.
“Già, nel caso qualcuno dovesse avere la capacità e la passione per garantirti questo diritto”, Arthur aveva calcato il –ti con la voce, “potrai provare a sposare uno di loro.”
Se n’era andato, sconvolto dalla delusione, insensibile alle grida di Alfred che gli correva dietro.
Neppure adesso, seduto a mente fredda davanti a una tazza di the, avrebbe saputo dire con esattezza se con quella frase avrebbero determinato la loro rottura o meno. Lui non aveva cercato Alfred, e questo aveva desistito dal parlare alla segreteria telefonica il sabato sera. Arthur non aveva ascoltato nessuno dei messaggi.
L’inglese bevve un sorso di te, e portò gli occhi allo schermo dello smartphone. Aggrottò le sopracciglia confuso, vedendo decine di arcobaleni: nelle piccole immagini che affiancavano i link alle news, sovrapposte alle fotografie degli utenti, tra un Congratulazioni! e l’altro... Arthur scorse velocemente la bacheca di Facebook, cercando una descrizione che giustificasse il fenomeno, finché un improvviso vociare non gli fece intuire che, nello scorrere, doveva accidentalmente aver premuto play su un qualche video. L’inglese tornò su alla ricerca di questo, e quando lo trovò, resto senza parole.
Obama, sulla destra, aveva appena finito di parlare e stava cedendo il suo posto al microfono a un ragazzo biondo, per una volta ben pettinato e con le lenti degli occhiali lucide, Alfred senza ombra di dubbio, il suo Alfred.
Non aveva ancora terminato il suo discorso che Arthur era già balzato in piedi, aveva infilato in portafoglio nella tasca dei pantaloni e ora si precipitava fuori dalla porta a rotta di collo, sulle ultime parole di quello che, probabilmente, sarebbe presto diventato più che un fidanzato.
“... le nozze gay sono diritto costituzionale.”
 


Note:
L’articolo che Arthur legge a casa di Alfred e di mia invenzione, e probabilmente molti altri aspetti “burocratici” della situazione sono imprecisi, sia perché non li ho volutamente approfonditi, sia per la difficoltà dell’esprimerli qualora la nazione e il personaggio coincidano, come in questo fandom.
Non scrivendovi da quattro anni, immagino che i personaggi possano risultare OOC: se così fosse, mi farebbe piacere che mi venisse fatto notare in una recensione, in modo che sappia eventualmente correggermi in fanfiction future!
   
 
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