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Autore: eugeal    27/06/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian fermò il cavallo e attese che Guy la raggiungesse, poi rimise l'animale al trotto e sorrise.
- Non dovresti lasciarmi vincere apposta. Non con un distacco tanto evidente almeno.
Gisborne si spolverò una manica della giacca con la mano.
- Non ti ho lasciato vincere, sono caduto.
Marian lo guardò, preoccupata.
- Ti sei fatto male?
- Solo all'orgoglio. Il cespuglio che ho cercato di saltare ha attutito la caduta.
Marian si sporse dalla sella e allungò una mano per togliergli una foglia dai capelli.
- L'importante è che tu stia bene.
- Non preoccuparti, non mi sono fatto niente. Ma sarà meglio che faccia controllare i ferri del cavallo quando arriveremo a Nottingham, non si era mai impuntato così.
- Fermiamoci per qualche minuto. - Propose Marian, non del tutto convinta dalle rassicurazioni di Guy. - Guarda, possiamo sederci all'ombra di quell'albero, così aspetteremo che mio padre e Allan ci raggiungano.
Gisborne accettò la sua proposta e smontò da cavallo. Sapeva benissimo di non essersi fatto male nella caduta, ma lo commuoveva vedere che Marian era preoccupata per lui e non gli costava nulla assecondarla per farla stare tranquilla.
La ragazza stese a terra il mantello e fece cenno a Guy di sedersi, poi si inginocchiò accanto a lui e gli spostò una ciocca di capelli dal viso per controllare che non fosse ferito. Prese un fazzoletto per pulire le tracce di terriccio che gli erano rimaste attaccate a una guancia e gli tolse qualche altra fogliolina dai capelli, indugiando con le dita per sfiorargli il capo in cerca di ferite nascoste.
- Hai sbattuto la testa quando sei caduto?
- No. Ma forse ho un graffio qui.
Guy indicò un punto a lato della bocca e Marian si chinò su di lui per guardare.
- Non mi sembra. Ti fa male? - Chiese la ragazza, avvicinandosi ancora e Guy ne approfittò per baciarla, poi le sorrise con aria innocente.
- Allora devo essermi sbagliato.
La ragazza rise, scuotendo la testa con finta rassegnazione.
- Sei tremendo, Guy.
- Stai dicendo che ti dispiace?
Marian gli sorrise.
- Forse hai davvero un graffio lì... Fammi controllare meglio.

Allan si era un po' preoccupato vedendo i cavalli di Guy e Marian fermi al lato della strada, ma si era tranquillizzato quando li aveva visti seduti all'ombra di un albero, completamente persi in un mondo tutto loro.
Gisborne era seduto con la schiena appoggiata al tronco, sorrideva e stava dicendo qualcosa, mentre Marian era accoccolata a terra accanto a lui con gli occhi fissi sul suo viso e concentrata sulle sue parole.
Allan pensò che era raro vedere un'espressione tanto serena sul volto del cavaliere nero ed era quasi dispiaciuto di rompere l'incanto con il suo arrivo.
In quel momento Guy e Marian si accorsero del carro e smisero di parlare. Guy si alzò in piedi e porse una mano a Marian per aiutarla, poi raccolse da terra il mantello e dopo averlo scrollato per pulirlo lo rimise sulle spalle della ragazza.
- Ehi Giz, pensavo foste già arrivati a Nottingham.
- Guy è caduto da cavallo.
Edward lo guardò.
- Vi siete fatto male, Sir Guy?
- No, ma credo che dovrò far controllare i ferri del mio cavallo, deve esserci qualcosa che non va altrimenti non si sarebbe impuntato.
Gisborne montò in sella e si affiancò al carro, seguendone l'andatura e Marian lo imitò, restando però accanto a Guy.
La gente avrebbe sparlato vedendoli entrare in città così vicini, ma non le importava più, non avrebbe permesso alle maldicenze di rovinare una giornata iniziata in modo tanto sereno.
Dopo la discussione di qualche settimana prima, non c'erano stati altri motivi di contrasto tra loro e Guy sembrava aver dimenticato completamente sia lo schiaffo che le cattiverie che gli aveva detto, ma Marian si chiedeva anche perché non avesse mai accennato alle parole che gli aveva rivolto attraverso la porta chiusa.
Praticamente gli aveva chiesto di sposarla, non avrebbe dovuto ignorare le sue parole in quel modo.
Decise di allontanare quel pensiero fastidioso. Guy le aveva già dimostrato il suo amore in molti modi e continuava a farlo ogni giorno, doveva solo avere fiducia in lui.
Una volta arrivati in città Marian attese che suo padre scendesse dal carro, poi affidò il proprio cavallo ad Allan. Guy invece smontò di sella e condusse il cavallo per la briglia, avrebbe cercato un maniscalco mentre Marian e Sir Edward facevano i loro acquisti al mercato.

Guy sbuffò esasperato nel vedere che i clienti del maniscalco erano fuggiti nel vederlo arrivare.
L'uomo, chiaramente irritato, fissò Gisborne con ostilità senza allentare la presa sul martello che aveva in mano.
Guy gli mostrò il sacchetto di monete che aveva in mano e fece un mezzo sorriso.
- Suppongo che adesso tocchi a me.
Il maniscalco prese i soldi con un grugnito di assenso e Guy gli disse di controllare e sistemare i ferri del cavallo, poi decise di aspettare qualche metro più in là, lontano dagli sguardi feroci dell'altro. Aveva il sospetto che se qualche altro cliente fosse scappato per causa sua, il maniscalco avrebbe finito per tirargli addosso il martello o qualcosa di altrettanto doloroso.
Si appoggiò con la schiena a una staccionata e incrociò le braccia, osservando la gente che passava lungo la strada. La maggior parte delle persone faceva in modo di passare il più lontano possibile da lui non appena si accorgevano della sua presenza e Guy iniziò a pentirsi di non aver aspettato Allan.
La presenza dell'amico almeno avrebbe potuto dissipare la sensazione di essere isolato dal resto del mondo, come se fosse stato un lebbroso.
Notò una carrozza che stava passando per la strada e si chiese se si trattasse di qualche ospite dello sceriffo diretto al castello.
Il veicolo non portava i colori o gli stemmi di nessuna famiglia nobile ed era completamente anonima, anche il cocchiere non indossava alcuna livrea, e Guy si domandò se quella semplicità fosse voluta per nascondere qualche nuovo intrigo di Vaisey.
La carrozza si fermò davanti a lui e Guy alzò lo sguardo, incuriosito.
Un uomo anziano aprì lo sportello e fissò Gisborne per qualche secondo.
- Io so chi sei. - Disse, guardandolo in faccia.
Guy abbozzò un sorriso ironico.
- Difficile trovare qualcuno che non mi conosca da queste parti. Cosa volete da me? Qualcuno della vostra famiglia è morto per causa mia oppure vi ho portato via il raccolto o i soldi delle tasse?
L'uomo inarcò un sopracciglio, perplesso per quelle parole, poi puntò un dito verso Guy.
- Tu sei il figlio del lebbroso e della francese.
Guy lo guardò, sorpreso che qualcuno potesse ricordarsi dei suoi genitori dopo tanto tempo, ma non riuscì a capire chi fosse. Forse lo aveva già incontrato quando era un ragazzino, ma in tal caso l'età doveva avere lasciato il segno su quell'uomo perché Guy non era in grado di riconoscerlo.
- Sono morti molti anni fa.
- Che riposino in pace. Ma il loro segreto non è affatto morto.
Guy aggrottò le sopracciglia.
- Cosa intendete? Cosa volete insinuare?
- Allora è vero. Non ne sei a conoscenza.
- Di cosa? Parlate!
- Questo non è il posto adatto. Sali e ti dirò ogni cosa.
Guy esitò e lanciò uno sguardo diffidente all'uomo. Quella conversazione stava prendendo una piega sgradevole, ma lui voleva scoprire cosa avesse da dire riguardo ai suoi genitori.
Non gli piaceva di salire sulla carrozza insieme a lui, ma in fondo non avrebbe avuto nulla da temere: l'uomo era anziano e fragile, il cocchiere poco più di un ragazzino e lui era armato e pronto a difendersi.
Estrasse il suo pugnale ricurvo e salì sulla carrozza, sedendosi di fronte al vecchio.
- E ora ditemi cosa sapete dei miei genitori. - Disse minaccioso.
L'uomo fece segno al cocchiere di ripartire, poi sorrise a Guy con aria pacifica.
- Dovrai aspettare.
Gisborne lo guardò, pronto a puntargli il coltello alla gola per costringerlo a parlare, poi sussultò nel sentire una puntura sul collo.
Si voltò di scatto e vide che il cocchiere aveva aperto una finestra nascosta nel pannello alle sue spalle e lo aveva colpito con una specie di freccetta.
Se la strappò via dal collo e fece per attaccare l'uomo anziano, ma crollò sul sedile prima di riuscire a raggiungerlo.
Il pugnale gli scivolò dalle dita mentre perdeva i sensi e il vecchio lo raccolse e lo appoggiò accanto a sé, continuando a fissare Guy.
Quando fu certo che fosse profondamente addormentato, si chinò verso di lui e gli slacciò dalla vita la cintura della spada, impossessandosi anche di quell'arma, poi si mise comodo appoggiandosi con la schiena al sedile e sorrise mentre la carrozza si allontanava da Nottingham.
   
 
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