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Autore: AlfiaH    27/06/2015    6 recensioni
In onore della legalizzazione del matrimonio gay in tutti gli Stati Uniti!
Dal testo: Una parola, però, formicolava sulle labbra dell’angelo, un desiderio, una supplica che pronunciò prima di poter davvero rendersene conto.
“Sposami”, sussurrò, e gli occhi verdi e larghi di Dean tradirono l’accenno di un principio d’infarto.
[Destiel, obv]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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I do


Note: questa fanfiction non tiene conto degli accadimenti della decima stagione e di molti della nona.



Castiel non era un esperto di convenzioni sociali. Per lo più le ignorava o comunque faticava a comprenderne il senso quando Sam, armato di un’incrollabile pazienza frutto di decenni di convivenza con suo fratello, glielo spiegava (Dean aveva smesso di provarci da quando Castiel, tutto aria minacciosa e spada angelica, gli aveva chiesto chi fosse questo presidente e perché mentisse a tutti).
Certo, vivere da umano l’aveva aiutato a capire alcune cose; spesso gli esseri umani dicono o fanno cose semplicemente perché è così che funziona,  è così che gira il mondo, e allora si mente quando qualcuno parte (starà bene, andrà tutto bene) o quando qualcuno muore (mi dispiace, mi dispiace tanto), eppure tutt’ora non riusciva a spiegarsi tutto il fervore che accendeva il televisore di colori e sorrisi da qualche ora a quella parte. La telecamera inquadrava l’una o l’altra coppia che si scambiava effusioni, tenendosi per mano, cingendosi le spalle: una donna dal sorriso bianchissimo e dai capelli di grano si inginocchiava per terra, un anello tra le dita, col rischio di venire travolta dalla massa. Di fronte a lei una ragazza spalancava gli occhi blu e si copriva la bocca con le mani, qualcuno applaudiva, la telecamera non voleva lasciar andare la scena. Era una bella scena.
Castiel inclinò la testa di lato ed assottigliò lo sguardo. “Sembrano felici”, dopo anni non aveva ancora perso l’abitudine di commentare i programmi televisivi – Dean lo trovava irritante e Castiel provava un piacere malato nel farsi chiudere la bocca; di fatto, non erano mai riusciti a vedere la fine di un film insieme.
“Ci credo”, intervenne Sam senza sollevare gli occhi dal PC. “Ieri la Corte Suprema ha legalizzato i matrimoni gay in tutti gli Stati Uniti. Ora un sacco di persone potranno sposarsi in santa pace nella propria casa”.
“Prima non potevano?”
“No. Sembra che tuo padre fosse contrario all’unione di due uomini – o di due donne”, scherzò.
 “Non è vero”. Castiel aggrottò le sopracciglia, non aveva mai sentito niente del genere.  “Mio Padre era indifferente all’orientamento sessuale di qualsivoglia essere umano”.
“Lo so, Cas, ma avrebbe dovuto lasciarlo per iscritto, tipo inciso nella pietra o tra i dieci comandamenti – “non fate gli stronzi”, qualcosa del genere. Voglio dire, lui è Dio. Avrebbe dovuto tenere conto della stupidità della gente”.
“Era accecato dall’amore”, lo giustificò. Dio era fallibile, poteva sbagliare. Nessun piano divino: Castiel c’era sceso a patti da tempo, ormai. “Dicono che adorasse i matrimoni”.
La telecamera inquadrò uno striscione, il riconoscimento di un diritto, il giornalista blaterava notizie che non rendevano giustizia all’evento; le due ragazze erano scomparse, inghiottite dalla folla. Frasi sull’amore e l’uguaglianza, provenienti dal cielo. Il cuore di Castiel si chiuse.
“Dio non approvava l’unione tra angeli ed essere umani”, mormorò cupamente. “Molti sono caduti per questo”.
“Che li approvasse o no, Dio se ne è andato e tu non sei più un angelo. Ormai anche il paradiso è una democrazia, Cas”.
Qualunque cosa intendesse, Sam aveva ragione: Dio se n’era andato, lasciandoli liberi di fare le proprie scelte. E comunque Castiel era già caduto in tutti i modi che riusciva ad immaginare.
 *****
 
Per questo glielo chiese.
La notte seguente, dopo aver fatto l’amore, alla luce della luna.
Dean era bello in un modo a cui Castiel non si sarebbe mai abituato; era corpo e anima e specchio, ed era pieno di crepe e cocci acuminati e ferite aperte da star male. Dean era bello da star male: Castiel non glielo avrebbe mai ripetuto abbastanza.
“Se ti vedessi come ti vedo io, ti innamoreresti di te stesso”, sospirò contro il suo petto. La cassa toracica dell’altro venne scossa da una risata soffocata che gli fece tremare le membra.
“Lo sono già. Sto con te soltanto perché non posso sposare il mio riflesso”, ghignò. Castiel non gli credette neppure per un secondo. Si puntellò su un gomito, sollevò lo sguardo per incrociare il suo ed in quell’esatto momento Dean seppe di non potergliela dare a bere; si sporse in avanti per cercare la sua bocca e metterlo a tacere, perché non poteva davvero pretendere che lo stesse ad ascoltare mentre gli analizzava la coscienza.
Una parola, però, formicolava sulle labbra dell’angelo, un desiderio, una supplica che pronunciò prima di poter davvero rendersene conto.
“Sposami”, sussurrò, e  gli occhi verdi e larghi di Dean tradirono l’accenno di un  principio d’infarto.
 *****
 
“Si può sapere cosa gli hai fatto?” il tono sinceramente divertito di Sam non servì a farlo stare meglio. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. “Non l’ho mai visto sveglio a quest’ora. E’ praticamente un miracolo!”
Castiel si fermò sull’entrata della cucina, l’aria di ha appena commesso il più atroce dei delitti: “Non è un miracolo”.
“Come?”
“È uscito ieri notte ed è tornato questa mattina”, spiegò. “Suppongo che adesso sia uscito di nuovo” .
Sam aggrottò le sopracciglia nell’espressione più confusa del suo repertorio e mise giù il caffè, fermandosi a guardarlo. “Che è successo? Avete litigato?”
Castiel abbassò lo sguardo, colpevole. “Gli ho chiesto di sposarmi”, confessò.
“Tu cosa?!”
L’altro per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, prima di scoppiare in una fragorosa risata: evidentemente l’immagine di suo fratello in piena crisi esistenziale doveva divertirlo più di quanto preoccupasse lui. Si sentì sollevato e ferito allo stesso tempo.
“Gli ho chiesto di--”
“Si, ho capito, Cas”, asserì. Per la verità, ora che aveva notato le occhiaie scure sotto i suoi occhi, si sentiva un po’ in colpa “Dalla tua faccia deduco che la riposta non è stata positiva”.
“Non c’è stata nessuna risposta”, sospirò accettando il bicchiere di latte offertogli dall’altro e sprofondando sopra una sedia, “perché non gli ho fatto nessuna domanda. La mia è stata più che altro una richiesta”.
“Capisco”, sedendosi di fronte a lui. “Non l’ha presa bene”.
“No, non direi. Ha detto di aver bisogno d’aria ed è uscito. Volevo accompagnarlo, ma…”
“Ritirata strategica”, confermò come se le parole di Castiel fossero bastate a chiarirgli l’intera situazione.  Non sarebbe stato assurdo, Sam era una persona intelligente. E conosceva il proprio fratello. “Tipico di Dean. Ha solo bisogno di un attimo per leccarsi le ferite”.
“Ferite?”
“L’infarto, Cas”, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo, “gli sarà sicuramente venuto un infarto”.
“Mi dispiace”, mormorò dopo qualche attimo di silenzio. Il latte si stava raffreddando tra le sue mani, ma aveva lo stomaco troppo sottosopra anche solo per pensare di infilarci qualcosa – che era comunque più salutare delle schifezze che Dean era capace di preparare per colazione.
Dean, argh.
“Non dispiacerti, non hai fatto nulla di sbagliato. È solo che Dean è allergico a queste cose, la normalità, il matrimonio – persino le relazioni stabili lo spaventano ”, spiegò.
In un primo momento l’idea che Dean, lo stesso Dean che andava in giro a mozzare teste e spaccare culi, avesse paura di qualcosa lo spiazzò; in un secondo, l’idea che fossero quelle cose a spaventarlo gli suonò tanto ridicola quanto assurda. Perché, andiamo, Castiel aveva affrontato la quotidiana umanità  in tutte le sue forme – la fame, la sete, il desiderio – ed era riuscito ad adattarcisi, in un modo o nell’altro. Partendo come Angelo del Signore sceso in terra.
E Dean Winchester aveva paura di sposarlo.
Un’improvvisa consapevolezza gli gelò il sangue nelle vene e gli spezzò il cuore – non ti ama, suggerì una vocina nella sua testa, non come tu ami lui.
“Capisco”.
“So cosa stai pensando”, Castiel si voltò a guardarlo, sinceramente stupito. “Ha paura, Cas. Solo questo. Non arrenderti con lui”.
Castiel annuì con gratitudine: non lo avrebbe mai fatto.
 *****
 
Dean sfilò le mani dalla giacca mentre alzava lo sguardo sulla scritta al neon spenta, vecchia e traballante, del locale indicatogli da Charlie – Shwesters, diceva, ed era aperto anche alle otto di mattina. Aveva impiegato un po’ a trovarlo, ma ne valeva la pena. Aveva assolutamente bisogno di un consiglio.
Entrò, i sonagli sulla porta avvertirono i clienti, e subito l’amica corse ad abbracciarlo, gli occhi enormi e preoccupati, in attesa di chissà quale tragico racconto – perché se Dean Winchester ti chiamava alle tre di notte farfugliando cose incomprensibili, doveva essere piuttosto grave.
“Ciao, ragazzina”, la salutò lui con un sospiro affranto che le fece tremare il cuore.
“Dean, cosa c’è che non va? Mi sto seriamente preoccupando”.
Lui le fece cenno di sedersi ed entrambi ordinarono del caffè, nero e bollente, nel quale Dean perse lo sguardo qualche secondo di troppo (se non avesse saputo del lavoro che faceva e dei pericoli che correvano ogni giorno, Charlie avrebbe seriamente pensato ad una messinscena perché la tensione stava diventando davvero insostenibile).
“Allora?” lo incalzò.
“Cas mi ha chiesto di sposarlo”. Dean pronunciò quelle parole così velocemente che Charlie temette di essersele sognate; sbatté un paio di volte le palpebre e gli chiese di ripetere – in realtà aveva capito benissimo, ma non poteva assolutamente crederci.
“Cas mi ha chies---”
“Ma è meraviglioso!” urlò lei scattando in piedi, le mani intrecciate sotto al mento. “Oddio, Dean, perché non l’hai detto subito? Congratulazioni, fortunato figlio di puttana!”
“Char-”
“A quando le nozze? Oddio, lo sapevo! Avete approfittato anche voi della legalizzazione, eh? Sarà così bello!”
Charlie”, sibilò cercando (inutilmente) di contenerla. Qualche cliente in giacca e cravatta si era voltato a guardare. “Non ci sarà nessun matrimonio”.
La ragazza si spense come una fiammella privata d’ossigeno e ricadde sulla sedia, le labbra schiuse e le sopracciglia aggrottate: “come no?”
Dean alzò gli occhi al cielo ostentando un’irritazione che, in quel momento, non gli apparteneva; la verità  era che non sapeva dove altro guardare.
“Non dirmi che hai paura”, lo sfidò lei, severa. “Anzi, non dirmi che gli hai detto di no- Oddio, gli hai detto di no”, concluse con un filo di voce, portandosi la mano alla bocca.
“Non gli ho detto di no perché lui non me l’ha domandato”, spiegò pazientemente. “Sono andato via prima che potessimo parlarne”.
“E l’hai lasciato lì così?”
Dean inarcò un sopracciglio, ignorando la punta di senso di colpa che avrebbe implicato la sua risposta. “Beh, si”.
“Ma che stronzo!” okay, forse non proprio una punta. “Non posso credere che tu l’abbia fatto. Cas sarà a pezzi”.
“Cos’altro avrei potuto fare?” chiese ai limiti dell’esasperazione.
Charlie ignorò che fosse una domanda retorica. “Saresti potuto rimanere lì e fare il tuo dovere da promesso sposo”, a “promesso sposo”, Dean rischiò il soffocamento da caffè, “invece di dartela a gambe!”
“Tu non capisci, il matrimonio non fa per me. Non c’è possibilità che io possa sposarmi”.
“Si può sapere qual è il problema? Tu e Cas state già insieme, vi amate. Si tratta solo di renderlo legale”, replicò. La sua voce si era abbassata di qualche tono, cauta e seria, mentre si allungava sul tavolo per poggiare la mano sulla sua.
“E poi cosa?” sbuffò in quella che doveva essere una risata amara. “Adotteremo dei bambini e passeremo la domenica a guardare il football? Oh, potremmo fare delle gite tra una caccia e l'altra, sarebbe grandioso”.
“No”, la presa sulla sua mano si fece più forte, “a meno che tu non voglia. Sarete sempre voi, Dean. Non cambierà nulla”.
Dean finalmente la guardò negli occhi e la sicurezza che vi trovò gli scaldò l’animo spaccato che si ritrovava. Si morse l’interno della guancia, decise di vuotare il sacco – tanto lo avrebbe negato per il resto della sua vita.
“Ho sempre pensato che sarei morto giovane”, cominciò. E si, suonava ridicolo anche a se stesso, ma ormai aveva iniziato. “Sai, con la caccia e tutto il resto, dando la vita per qualcuno che amo. Per Sam o Cas. O te”, sbuffò. Lei sorrise.
“Combattendo, comunque. Prendendo a calci in culo qualche succhiasangue o qualche strega. Non ho mai preso in considerazione l’idea di invecchiare- di invecchiare con qualcuno. Cas è un angelo, Charlie, e prima o poi avrà indietro la sua grazia”, la sua voce si fece dura, risoluta. “Vivrà in eterno. Non voglio che si senta legato a me tra quarant’anni, quando non avrò nemmeno più la forza di scopare e lui sarà ancora… Lui. Non posso fargli questo”.
“Non è una decisione che spetta prendere a te, Dean”, rispose Charlie con tutta la dolcezza di cui era capace. “Penso che Cas abbia fatto le sue considerazioni prima di chiederti di sposarlo. Magari per lui tu sei più importante di tutto questo, magari vuole davvero rimanerti accanto in eterno, anche da vecchio e avvizzito. Ci hai pensato?”
“Lo vuole adesso”, commentò con amarezza.
“Lo vorrà sempre. Dagli almeno una possibilità, se la merita”.
Mi abbandonerà, pensò. Perché le persone non hanno bisogno di me quanto io ne ho di loro – perché riesco sempre a deludere tutte le persone che amo, ma non lo disse ad alta voce.
 
*****
 
“Sono qui”, fece Dean cercando di non sentirsi troppo un martire, “parliamone”.
Castiel si voltò verso di lui con ostentata tranquillità – Dean lo conosceva abbastanza da sapere di averlo ferito ed il fatto che Cas non gli stesse urlando contro lo irritava alquanto. Cas non gli aveva mai urlato contro, tranne quella volta in quel vicolo, quando stava per dire si a Michele. A volte quel Cas – Castiel – gli mancava.
“Dean, non importa. Era una sciocchezza”.
“Quindi non vuoi più sposarmi?” scherzò, cercando il suo sguardo. “Merda, così mi ferisci”.
“E tu? Vuoi sposarmi?” Così, a bruciapelo, Dean si trovò a boccheggiare, annaspando in quegli occhi troppo blu – i suoi occhi troppo blu, quelli che riuscivano a guardargli dentro e a scavargli nell’anima. Dio, se voleva passarci l’eternità. Castiel fu abbastanza Castiel da non fraintendere il suo silenzio.
Dean si morse il labbro. “Ho delle condizioni”.
“Condizioni?”
“Ti vesti tu da sposa”, lo informò l’altro. “E sarai Castiel Winchester”.
Castiel ignorò il brivido che gli percorse la schiena ed incrociò le braccia al petto, inarcando un sopracciglio, incapace di nascondere il piccolo sorriso che gli arricciava le labbra. “Ne ho anch’io”.
“Come?”
“Ho anch’io delle condizioni”, chiarì.
“Promesse nunziali: siamo sulla strada giusta”, scherzò nascondendo la genuina sorpresa dietro un ghigno. Castiel non gli diede retta e gli si avvicinò di qualche passo, abbreviando la distanza tra i loro corpi, ancora troppo lontano dallo spazio personale di Dean, che supplicava di essere invaso.
“Voglio sentirlo”.
“Cosa?”
Castiel alzò il mento e assottigliò lo sguardo, regale, tagliente, l’ultimo baluardo del guerriero celeste che era stato tempo addietro – Dean riconobbe quella luce nei suoi occhi e le ginocchia gli tremarono pericolosamente. “Che mi ami”, avanzò di un altro passo, “e che mi appartieni. Che mi apparterrai sempre”.
“Che fine ha fatto la storia che puoi leggerlo nei miei occhi?” tentò il cacciatore, la gola improvvisamente troppo secca.
“Non costringermi a costringerti, Dean Winchester”.
“Oh, vorrei vederti provare”, sogghignò .
Castiel lo spinse alla parete, premendo le labbra sulle sue, e fu un po’ tutto come ai vecchi tempi, quando si trattava di corpi posseduti e “si” pronunciati a mezza bocca.
*****
 
La cerimonia non era stata così imbarazzante come Dean si aspettava; Sam era arrivato in ritardo (gliel’avrebbe rinfacciato tipo per sempre), ma come giudice di pace se l’era cavata piuttosto bene (a volte Dean si sentiva in colpa per averlo convinto a lasciare l’università), Charlie si era offerta di fare da testimone ad entrambi, tutta denti avvolta in un abito color pesca, ma alla fine Dean, con sommo dispiacere di Sam e Castiel, era riuscito ad avere Benny al matrimonio – la scelta era tra lui e un nome falso e Castiel voleva fare le cose perbene.
Avevano mangiato pizza e bevuto birra, Benny e Cas avevano battibeccato per tutto il tempo, Charlie si era occupata dell’album fotografico; decisamente non così imbarazzante come se l’era aspettato – era casa, famiglia, normalità.
E poi c’era Castiel ed era vestito di bianco e, Dio, Dean non era mai stato più sicuro dell’esistenza degli angeli fino a quel momento.
A pensarci, il cuore di Dean batteva ancora all’impazzata, e guardare la fede nunziale che ora portava al dito non aiutava per niente – avere Castiel sudato e appiccicoso ancora premuto addosso non aiutava per niente. L’angelo si sistemò meglio nell’incavo del suo braccio e poggiò una mano sul suo petto.
“A cosa pensi? Sembra che ti stia per esplodere il cuore”.
Dean si voltò verso di lui e gli mancò il fiato: la luce tenue che filtrava dalle finestre accarezzava la sua pelle pallida, minacciando di passarci attraverso come cristallo – pelle pallida e segni rossi, Dean non poteva credere di aver aspettato tanto a lungo per sposare quell’uomo.
“Stavo pensando che il sesso matrimoniale non è così male come lo descrivono”.
Castiel rise contro il suo braccio, premendo le labbra dove prima aveva morso, e Dean gli rivolse un sorriso che lo fece arrossire – Dean era bello anche senza cocci e ferite aperte, imparò quel giorno.
“Sono contento che la pensi così, signor Winchester”, lo informò, la voce bassa e roca che faceva impazzire il cacciatore. Si spinse sui gomiti e si sedette sul suo bacino – se Castiel avesse saputo quanto intossicante era tutto quello per Dean, avrebbe avuto pietà di lui e lo avrebbe lasciato in pace. O forse non lo avrebbe fatto, abbandonando il riverbero di superiorità e compassione angelica che gli stava ostinatamente incollato alla schiena. Dean sperava nella seconda e non se ne vergognava: era sceso a patti con i suoi istinti masochistici già da un bel po’.
“E perché mai, signor Winchester?”  Castiel si aprì in un sorriso caldo nel sentirsi chiamare in quel mondo, che li scosse entrambi dall’interno.
“Perché sarà l’unico che farai per molti, molti, molti anni”, spiegò chinandosi a baciarlo. Le sue labbra sapevano ancora di sé e di spumante – il miglior sapore del mondo, si concesse.
“Finché morte non ci separi”, citò con un sorriso tremulo. “Sam ha aggiunto anche la clausola per le resurrezioni improvvise”. L’angelo avvertì la tensione nella voce dell’altro ed aggrottò le sopracciglia come molti anni prima, quando ebbe realizzato che Dean Winchester non voleva essere salvato perché aveva un’anima sporca e la perdizione dentro.
“Temi che possa abbandonarti”.
E Dean avrebbe dovuto essere abituato a tutto quello, a Castiel che gli leggeva il cuore come nessun altro, a Castiel che lo guardava negli occhi e lo trovava bello con tutti i fantasmi che si portava dentro, eppure non era pronto alla sensazione che gli scaldò l’anima e gli fece esplodere il petto. “Si”, mormorò serrando gli occhi. “Quando riavrai indietro la tua grazia ed io comincerò ad invecchiare”.
“Invecchierò con te, Dean, e morirò con te. Non potrebbe essere diversamente”.
“Non devi farlo”.
“Lo voglio”, rispose tranquillamente. Gli accarezzò il volto e Dean si ritrovò a riaprire gli occhi senza volerlo, incrociando quelli sicuri dell’altro, regalandogli un sorriso colmo di gratitudine. “Questa l’ho già sentita”, replicò. Coprì il dorso della sua mano con la propria e se la portò alle labbra per baciarne il palmo, l’incavo tra le falangi, dove terminava la pelle e cominciava l’oro, una vita insieme; Castiel intrecciò le loro dita e baciò le sue nocche con una devozione che fece vibrare il cielo sulla testa di Dean e la terra sotto i suoi piedi – e se quella era la felicità, se era oro e polvere ed angeli caduti, Dean non aveva nulla in contrario nel ripeterlo all'infinito: “lo voglio”.
 

#Angolo della procrastinazione

E l'America ce l'ha fatta, bitches!
E mentre loro festeggiano, noi in Italia rosichiamo aspettiamo con ansia il nostro turno - io aspetto scrivendo schifezzuole Destiel perché è cosa buona e giusta, dal momento che ora possono sposarsi e gli autori lo sanno. 
Dedicata con affrantaggine a tutte le #DestiellareAffrante che attendono la legalizzazione dei matrimoni tra fictional characters (un giorno vedremo le nostre OTP canon, sorelle, ma non è questo il giorno)
Detto ciò, ringrazio chiunque abbia letto fin qui e si prenderà il disturbo di recensire!
Ve si ama sempre <3 #LoveWins <3
 
  
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