Amy Song aveva sempre avuto problemi con la storia, non che non le piacesse, o che avesse difficoltà a ricordare le date. Semplicemente, non andavano d'accordo. Non lei e la storia di per sè, ma la storia che si insegnava da che mondo è mondo, da che scuola è scuola.

Una storia palesemente sbagliata.

Come si poteva anche solo vagamente pensare che l'idea di andare sulla Luna fosse di un qualche presidente statunitense o di un sovietico?

O che Napoleone fosse sopravvissuto a Waterloo, o che fosse stato davvero Colombo a scoprire l'America, quando era ovvio che era stato un pirata?

Che dopo Pene d'Amor Perdute, Shakespeare non avesse scritto anche Pene d'Amor Ritrovate?

Che a distruggere Pompei era stato un vulcano?

Che Hitler fosse nato claustrofobico e che nulla c'entrasse il ragazzo che lo aveva rinchiuso nello stanzino per ore?

L'altro matrimonio di Marylin Monroe, la Regina Elisabetta, che tutto fuorché vergine era, oppure Nefertiti, che aveva cacciato i dinosauri.

Tuttavia da che mondo è mondo, da che scuola è scuola, benché assurde alcune cose andavano ripetute come la verità più assoluta.

Ma quello... quello fu troppo.

"Durante la seconda guerra mondiale cosa permise al Regno Unito di contrattaccare i tedeschi per ben tre mesi?", le avevano chiesto. Il libro parlava di buona contraerea e soprattutto di radar, lei parlava di dalek. Il radar lo avevano anche i tedeschi, i dalek, invece, avevano scelto solo l'Inghilterra.

Forse avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, si consigliò tardivamente, mentre scriveva il tema assegnatole per punizione dall'insegnante. "Storia e racconti: la differenza". A parere di Amelia Song, primogenita dell'ultimo signore del tempo e di sua moglie, ciò che le diceva sua madre e ciò che le narrava sua nonna, mentre la teneva sulle ginocchia, non erano racconti.

La storia era quella, gli altri non ci erano ancora arrivati.

Ma dal 21 secolo non ci si poteva aspettare poi tanto.

"Hai finito?" chiese la voce di sua padre dietro di lei, mentre sentiva la sua frangia spettinata toccarle le guance.

"Non posso cambiare scuola?" sospirò sconsolata.

"Mi dispiace, ma... no." rispose, mettendosela sulle gioncchia

"Ma perché?!"

Sospirò, "Un giorno ringrazierai me e la mamma."

"Un giorno lontano." ribatté la bambina sotto voce.

"Signorina!" sgridò lui

"Scusa." disse in fretta lei.

"Va bene. Posso leggerlo?" chiese accennando allo scritto

"Solo quando l'avrò finito."

"E quando sarebbe?"

"Dopo che mi avrai preso il gelato." rispose sicura che l'uomo non avrebbe obbiettato.

"Dovresti studiare prima."

"Mi mancano solo poche righe... e ora che mi hai interrotto l'ispirazione è andata!"

"Quello su Calderon Beta?"

"Si."

"Doppio con fragola e cioccolato?" suggerì con un sorriso.

"Proprio quello." confermò.

"..."

"Andiamo papà!" supplicò Amy con un ghigno sul suo piccolo viso, mentre il padre piano piano le si scioglieva davanti.

"Solo se non lo dici alla mamma."