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Autore: misslittlesun95    30/06/2015    0 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XIV


Guido si svegliò a metà della notte piangendo e urlando dopo un brutto sogno.
Era un bambino ed era normale, a volte capitava e sua madre si alzava sempre subito per correre da lui, come se avesse un radar capace di captare ogni minimo disagio del suo bambino.
Correva da lui e lo coccolava calmandolo fino a che lui non si addormentava tra le sue braccia ma sempre nel lettino della cameretta, perché conosceva i pareri di psicologi e pedagoghi riguardo il cosa fare con i bambini durante i loro incubi e pensava che, arrivato ai cinque anni, Guido dovesse cominciare a scindere tra realtà e sogno.
Quando però il pianto di suo figlio le pareva inconsolabile lasciava perdere ogni teoria e lo portava con sé nel lettone dove, in mezzo ai genitori, il piccolo riprendeva a dormire tranquillo.
Quella notte, quando sentì chiamare, Davide ci mise qualche minuto a capire che sarebbe dovuto andare lui dal bambino in lacrime.
Il lato del letto accanto al suo, quello in cui di solito dormiva Claudia, era perfettamente rifatto, e il cuore gli si strinse per la nostalgia.
Sua moglie non era ricoverata da neanche ventiquattr'ore e lui già sentiva un vuoto dentro prima ancora che al suo fianco.
Fu solo un attimo però, perché poi corse dal figlio, trovandolo seduto sul letto in preda a un attacco molto forte di pianto.
- Ho fatto un brutto sogno, voglio la mamma.- Singhiozzò.
Davide si sedette vicino a lui e lo abbracciò.
- La mamma non c'è, lo sai, va bene se qui ci sto io con te?- Guido annuì e tirò su con il naso mentre il padre faceva il possibile per tranquillizzarlo.
- Cos'hai sognato?-
- Non... non me lo ricordo, ma era brutto.- Farfugliò il piccolo, ma il modo in cui lo disse fece credere al magistrato che le cose stessero diversamente, come se il sogno fosse ancora vivo nella mente del figlio e lui non volesse, chissà per quale motivo, raccontarlo.
- Papà posso dormire con te? Solo stanotte, per favore.-
Davide guardò gli occhi tristi del bambino e si chiese cosa avrebbe fatto Claudia al suo posto.
Sapeva che non era la domanda giusta da farsi, perché lui era un uomo adulto capace di scegliere da solo il meglio per sé e suo figlio, ma pensare alle innate doti materne di sua moglie, in quel momento in cui lei era così lontana, sembrava aiutarlo.
- Va bene.- Sospirò alla fine. - Ma solo per oggi.- Rispose, non credendo però neanche lui per primo alle sue parole.
Nel lettone, come sempre, il bambino si addormentò in fretta, e al padre quasi dispiacque quando la mattina dopo dovette svegliarlo.
Guido si presentò in cucina per la colazione mentre Davide stava finendo di prendere il secondo caffè della mattinata.
- La mamma mi ha mandato un messaggio di buongiorno, dice che sta bene ma non poteva telefonare, però stasera ti chiama.-
Il volto del bambino si illuminò.
- Le ho detto che hai fatto un brutto sogno e mi ha risposto chiedendomi cosa avessi sognato, ma non lo so neanche io perché tu non te lo ricordi.-
Guido abbassò la testa.
- Che succede?- Gli domandò il padre.
- Non è vero che non me lo ricordo, ma se te lo dico tu non lo dici alla mamma, è vero?-
Davide incrociò gli indici davanti alle labbra baciandone prima uno e poi l'altro in segno di giuramento. - Sarà il nostro segreto.-
- Ho sognato che la mamma moriva, e avevo paura che se te lo dicevo succedeva davvero. Ma ora che so che sta bene sono tranquillo e te lo posso dire.- Spiegò Guido continuando a tenere lo sguardo basso.
Il padre gli si avvicinò e si piegò sulle gambe per riuscire a guardarlo negli occhi.
- Piccolo...- Gli accarezzò il volto.
-A me manca e ho paura, quando torna a casa?- Rispose il bambino iniziando a piangere proprio come la notte precedente.
Davide lo tranquillizzò ancora e ancora, non poteva dargli una data ma riuscì a calmarlo abbastanza da potergli fare un'altra foto sorridente da inviare alla moglie.
Anche se aveva fatto una promessa a suo figlio Davide pensava che avrebbe raccontato a Claudia dell'accaduto, soprattutto perché credeva che la donna sarebbe stata capace di consigliarlo sul da farsi col piccolo che, probabilmente, non avrebbe smesso di fare incubi semplicemente grazie alle sue rassicurazioni.
Mentre lo accompagnava all'asilo gli raccontò della credenza popolare per cui sognare la morte di qualcuno significasse allungargli la vita, e appreso quello Guido decise di ritrattare le sue posizioni su cosa la madre dovesse o non dovesse sapere del suo sogno.
Il magistrato lo lasciò andare a giocare con gli altri bambini nel salone della scuola materna dopo avergli messo il grembiulino e cambiato le scarpe, ma rimase un poco a guardarlo per capire se fosse davvero tranquillo e felice.
Mentre vegliava sul figlio, convinto che per fortuna almeno lui pareva star bene, si sentì chiamare da dietro.
- Dottor Margiotta, come sta?-
La maestra di Guido gli si mise accanto.
- Sto bene, la ringrazio. Lei?- Finse di non comprendere che la domanda fosse quasi sicuramente riferita alla moglie.
- Io bene, grazie. Ho saputo, come credo ormai tutti, di sua moglie. Lei come sta?-
Davide fece un mezzo sorriso chiedendosi se quella non sarebbe stata solo la prima di chissà quante domande sulle condizioni di Claudia che avrebbe ricevuto da lì in avanti.
- È stata ricoverata ieri e a breve comincerà le cure. Si tratta di un momento decisamente difficile per tutti noi, ma lei è forte e i medici sono ottimisti.-
- Ne sono certa. Se ha bisogno di aiuto con il bambino non si preoccupi e domandi pure. È un'età delicata e un evento del genere può essere fortemente traumatico.-
L'uomo ringraziò l'insegnante e, subito dopo, sempre cordialmente, la salutò.
- Sono di fretta, mi perdoni ma devo andare da mia moglie.-
- Si figuri, procuratore. Le porti i miei saluti, la prego.-
- Certamente, e grazie ancora.- Si voltò un attimo a cercare con lo sguardo il figlio e, vedendolo giocare spensierato come tutti gli altri bambini, lasciò l'asilo sollevato.
Il reparto di oncologia dell'ospedale in cui era ricoverata Claudia aveva da poco iniziato ad aprire alle visite dei parenti a tutte le ore del giorno, un tentativo di confortare gli ammalati e i loro cari in momenti così complicati, a patto che non vi fossero in contemporanea più di due visitatori per ogni degente.
Ipotizzando che vicino alla sua adorata vi fosse solo il suocero, Davide si era preso la mattinata libera e aveva deciso di andare a trovarla per farle una sorpresa.
Si erano accordati perché passasse in serata, ma sentiva troppo la sua mancanza per convincersi a trascorrere la giornata come se nulla fosse.
Sorprendentemente, però, non la trovò nel letto in cui sarebbe dovuta essere e si allarmò.
Cercò la prima infermiera disponibile e sperò che sapesse qualcosa.
- Scusi, sto cercando mia moglie, Claudia Petrolini. È stata ricoverata ieri ma non è nella stanca in cui mi avevano detto fosse.-
L'infermiera, una giovanissima donna di origini certamente slave, lo guardò per un attimo prima di riuscire a capire di chi si parlasse.
- Ah sì, la dottorresa.- Disse con un accento ancora forte e una grammatica decisamente debole.
- Aspeti, ora vedo.- Rispose andando a cercare qualcosa in sala infermiere.
- È via, le devono mettere il cattettere. Po' aspettare qui. L'omo che è con lei è sceso anche, ma lei ora no può.-
Davide la ringrazio e si mise ad attendere in camera, seduto sulla sedia sopra cui aveva probabilmente dormito il suocere la notte precedente.
Claudia fu riportata in camera meno di mezzora dopo.
Il piccolo intervento per inserire il Catetere Venoso Centrare, o CVC, un dispositivo che l'avrebbe aiutate nell'assunzione dei farmaci, era stato eseguito in anestesia locare, ma la donna ne era rimasta molto provata e si notava.
Riconobbe il marito e gli sorrise, voleva parlargli ma era troppo stanca.
Si addormentò pochi minuti dopo mentre il padre le teneva la mano e la accarezzava con gli occhi gonfi di lacrime e la paura che quello fosse solo l'inizio.
Dopo poco, forse per lasciare la figlia riposare in pace, il signor Oreste chiese al genere se gli andasse un caffè al bar dell'ospedale.
- È la prima volta che la lascio sola da quando ieri l'ho portata qui, tolto ovviamente quando deve stare con i medici. Non lo so, forse la vedo così bambina in quel letto... ho paura di perderla, è mia figlia e non sopravviverei se lei non ce la facesse.-
Si contenne nel lacrimare, ma sapeva che appena fosse rimasto solo, magari quando si sarebbe finalmente deciso a tornare a casa, si sarebbe sfogato.
In questo lui e Claudia si somigliavano molto, entrambi preferivano mostrarsi forti davanti agli altri per poi crollare in silenzio e solitudine.
- I medici cosa dicono?- Domandò Davide. - Io sono arrivato mentre eravate sotto, dunque non ho avuto modo di parlarci, ma ci sono novità di qualche tipo?-
- Hai visto che le danno l'ossigeno?- Chiese il signor Oreste.
- Sì, ma pensavo fosse dovuto all'intervento per l'inserimento del catetere, lei ieri sera non mi ha detto nulla.-
- Può essere che non abbia voluto palartene al telefono per non farti preoccupare, anche se per come parla lei pare che non ci sia mai nulla di cui preoccuparsi. Comunque no, non è per quello che ha fatto stamattina ma sarà una cosa stabile almeno fino alla guarigione... mi ha spiegato che serve per aiutarla a respirare adesso che i suoi polmoni sono compromessi dalle metastasi, o almeno questo è ciò che ho capito.-
Il magistrato annuì sospirando. In effetti poteva aspettarselo, anche se una parte di lui continuava a sperare che la situazioni fosse meno grave di quanto apparisse.
- Mi stavi però domandando se ci fossero novità da parte dei medici e la risposta è no, nessuna novità per adesso. Oggi pomeriggio farà una visita ortopedica per via delle altre metastasi, quelle alla schiena, ma per il resto è tutto come l'hai lasciata ieri quando l'hai salutata. In questi giorni dovrebbe iniziare la chemioterapia.- Sussurrò a voce più bassa, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi. - E ho tanta paura delle condizioni in cui questa la farà stare, ho sentito delle cose terribili, così brutte da farmi pensare che la perdita dei capelli sarà l'effetto collaterale meno pesante, almeno a livello fisico.-
Davide, sentendolo così provato, si obbligò a fare il possibile per rincuorare il suocero, tenendo bene a mentre la richiesta che Claudia gli aveva fatto dal momento della diagnosi in poi, quella di non demoralizzarsi e lottare con lei.
- Lo so, la chemioterapia è devastante e credo che i medici non faranno altro che ricordarcelo. Ma Claudia è forte, soprattutto di carattere.-
- Solo di carattere.- Commentò tristemente l'uomo più anziano. - Il suo corpo in questo momento è così fragile che non so se possa farle più male la cura o la malattia stessa... se solo si fosse fatta visitare prima...-
- Magari non sarebbe cambiato nulla.- Lo interruppe il genero. - Purtroppo al massimo si sarebbero evitate le metastasi e una stadiazione così elevata del tumore, ma per il resto sempre questo è il suo male, e anche lo avessimo scoperto subito, appena comparsi i primi sintomi, i metodi di cura non sarebbero stati molto diversi. Ho scoperto facendo una ricerca che questa forma di cancro, ahimé, non ha possibilità di essere benigna e l'unica diagnosi differenziale è la leucemia, che forse è anche peggio. È inutile riempirsi di sensi di colpa, lo sai.-
Davide aveva sempre dato del tu al padre di Claudia, e lo stesso faceva la moglie di Gianluca.
Era sempre stato un desiderio dell'uomo sentir usare quella forma amichevole da parte dei compagni di vita dei figli, in fondo per lui erano una parte della famiglia.
- Non avrò mai il coraggio di dirglielo, ma spero che questa esperienza le insegni qualcosa.- Disse in fine il signor Oreste. - Spero capisca che per quanto ami il suo lavoro ci sono molte come che vengono prima; la famiglia, la salute...-
Il marito dell'ammalata non disse nulla, ma pagò per entrambi e, sempre in silenzio, si avviò assieme al suocero verso la stanza di degenza della donna. Claudia era sveglia e vigile nel letto, più in forma, per quanto possibile, di come l'avevano lasciata circa un'ora prima.
- E tu? Non dovevi passare questa sera?- Riuscì finalmente a fargli la domanda che si teneva dentro da quando lo aveva visto per la prima volta quella mattina.
- Mattinata libera, non avevo impegni di lavoro e anche se li avessi avuti avrei fatto in modo di sposarli, non riesco a stare così tanto tempo lontano da te.- Si avvicinò e fece per baciarla, ma si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.
- Posso?- Le chiese timidamente, sapendo che nelle sue condizioni anche quello poteva essere pericoloso.
- Ancora sì. Quando inizierò la chemio temo che dovrò utilizzare una mascherina, visto che non avrò più alcun tipo di difese immunitarie, ma per adesso va tutto bene.- Gli spiegò.
Poi si sforzò tirandosi su con le braccia e baciò dolcemente il marito.
Il padre, ancora appoggiato allo stipite della porta, li guardava sorridendo.
- Come ti senti?- Le domandò Davide sedendosi sul letto accanto a lei.
- Sono molto stanca, e anche riposare continuamente non mi aiuta molto.-
- La notte com'è andata? Sei riuscita dormire?-
- Benissimo. I letti di ospedale non saranno comodissimi, ma se uno è stanco come mi sento io ultimamente si addormenterebbe anche sula pietra.- Rise Claudia.
- Questa notte ha sudato come se fosse nel deserto.- Raccontò il signor Oreste. - Inoltre spesso tossisce, e quando si è svegliata in quel bagno di sudore mi sono preoccupato molto per paura che avesse la febbre.-
Il magistrato rimase in silenzio, ma la sua espressione, molto eloquente, trasmetteva ansia e preoccupazione.
- Papà è sempre troppo esagerato; il sudore e la tosse sono sempre i soliti, ed ero calda per via dell'essere stata a lungo sotto le coperte nel letto.- Spiegò Claudia. Poi tossì di nuovo un paio di volte, e il padre la guardò con l'ormai solito terrore negli occhi. 
Ma lei non ci diede troppo peso, e anzi sorrise ancora nella speranza che vederla tranquilla lo aiutasse a stare calmo.
- E la notte a casa come è andata?- Chiese al marito.
- Non benissimo ma ce la caviamo. Guido ha urlato, questa notte, e alla fine l'ho fatto dormire con me.
- Ah, sì, l'incubo di cui mi hai scritto stamane.- Ricordò la donna.
- Già, e fino all'ora di colazione ha detto di non ricordarselo, non me lo voleva raccontare, ma poi ha ceduto.-
- E si può sapere cos'abbia sognato? In fondo sono sempre sua madre.- Commentò lei.
L'uomo ripensò a quello che era successo tra la notte e la mattina e, alla fine, decise di raccontarle tutto.
- Ha sognato la tua morte. Non voleva raccontarmelo per la paura che accadesse davvero, ha atteso che tu mi scrivessi questa mattina prima di farlo, e tanto meno voleva che lo venissi a sapere tu, ha cambiato idea solo quando gli ho detto che, solitamente, sognare la morte di qualcuno significa allungargli la vita.- Spiegò l'uomo.
Gli occhi di Claudia si riempirono di lacrime. - Il mio bambino...- Sospirò iniziando a piangere.
Sia il marito che il padre, che essendo lì con loro non aveva potuto fare a meno di ascoltare, si avvicinarono a lei cercando in qualche modo di confortarla.
- Non voglio che la mia malattia faccia del male anche a lui, non voglio...-
Davide le prese la testa tra le mani e se l'appoggiò al petto, accarezzandola e baciandole dolcemente il capo.
- Va tutto bene, amore mio, va tutto bene. Guido è un bambino intelligente e forte proprio come te, è tuo figlio in tutti i sensi.- Provò a consolarla il marito, mentre l'altro uomo non riusciva a far altro che non fosse tenerle una mano e guardarla, morendo dentro ad ogni suo singhiozzo.
Sembrava una matriosca, quel dolore, proprio come ne avevano parlato la sera prima; Claudia lottava contro la malattia e si portava addosso il peso del dolore e della paura per i danni che quella situazione poteva provocare al suo piccolo, mentre lui, il signor Oreste, pur godendo di buona salute sentiva continuamente la sua vita fuggire nello stare accanto a sua figlia in quelle condizioni.
Riuscirono a farla smettere di piangere e dopo poco si addormentò di nuovo, lasciando spazio alle lacrime di suo padre.
L'uomo non cercò il supporto del genero, ma si limitò ad andare in bagno a sciacquarsi il volto e lì rimase diversi minuti, perché appena provava ad uscirne ricominciava a lacrimare e doveva fermarsi.
Quando si calmò abbastanza da poter tornare nella stanza rimase assieme a Davide in silenzio a guardarla riposare.
La svegliarono per l'ora di pranzo e, mentre iniziava a mangiare, il marito la salutò lasciandola sola col padre e promettendo che l'avrebbe chiamata in serata, poiché quel pomeriggio, sul tardi, sarebbe andato a trovarla Gianluca.
Verso le tre fu portata a fare la visita ortopedica che attendeva dal giorno del ricovero, e i risultati non furono buoni.
Essendo Claudia un'adulta i medici, ovvero Francesco e l'ortopedico, il dottor Marelli, decisero di parlare solo con lei, e la donna gliene fu grata, perché qualsiasi cosa dovessero dirle preferiva poi riferire in prima persona a suo padre, dosando le parole e facendo il possibile per non farlo preoccupare.
- Le metastasi sono agguerrite.- Spiegò Francesco. - E rischiano di penetrare fino al midollo spinale...-
- C'è il rischio che intacchino le mie facoltà locomotorie?- Chiese lei facendo attenzione ad utilizzare un linguaggio serio e professionale, nella speranza di fingere almeno di potersi distaccare dalla reale gravità delle sue condizioni.
- Se le metastasi bloccassero il canale spinale è probabile, Claudia, mi dispiace.-
La donna non disse nulla.
Era sdraiata su una barella, la stessa con cui era stata portata a fare le visite, e che le cose fossero serie lo aveva compreso quando nessuno le aveva chiesto di alzarsi e mettersi a sedere dal lato sbagliato, per così dire, della scrivania.
A quel punto intervenne l'ortopedico.
- Non è ancora detto, dottoressa; se la chemioterapia facesse effetto da subito si poterebbe verificare una riduzione delle metastasi e quindi diminuirebbe anche il rischio di effetti collaterali, senza contare che il nostro obiettivo sarebbe combinare anche della radioterapia per provvedere poi a un eventuale intervento chirurgico, e mi sembra che il dottor Riganese gliene avesse già parlato precedentemente.-
Claudia annuì e accennò un leggero sorriso.
- Ammetto che sia buffo sentirmi chiamare dottoressa mentre sono in queste condizioni.- Commentò. - In ogni caso spero che lei abbia ragione.- Disse poi rivolta verso il dottor Marelli. - Ma non c'è nulla che si possa fare nel frattempo? Devo solo sperare che la situazione non degeneri?-
- Non possiamo fare molto, ma ciò a cui avevo pensato è un bustino che le tenga il più possibile la schiena ferma, per cercare di evitare eventuali danni derivati da movimenti sbagliati, visto che le masse possono aver anche reso le ossa più fragili. E inoltre...-
Il medico tacque cercando lo sguardo di Francesco.
Probabilmente sapeva che la donna era, oltre che paziente, amica dell'oncologo, e forse ciò che doveva dirle era così delicato che un amico era meglio di un medico per parlare.
- Lo so che ti ho appena detto che rischi di non camminare più, e posso immaginare cosa tu stia pensando, ma devo dirti che la che la cosa più utile per te adesso sarebbe pesare il meno possibile sulla colonna vertebrale...- Non aggiunse altro, in fondo stava parlando con una laureata in medicina che avrebbe di certo capito da sola il significato di quella frase.
- Sono costretta a letto?- Domandò Claudia.
- Non solo, purtroppo. Non starai in ospedale da oggi a quando sarai guarita, lo sai. Appena sarei in condizioni, quando sapremo che effetto farà su di te la terapia, ti manderemo a casa e lì credo tu non vorrai stare solo a letto, anzi, magari vorrai anche uscire...- Sospirò al fondo di quello che pareva essere un lungo prologo.
- Ti devo chiedere di non camminare, Claudia. Sia in ospedale che fuori, soprattutto fuori.-
La donna voltò il viso verso il soffitto e lasciò scendere qualche lacrima senza dire nulla.
I due medici rispettarono il suo silenzio e attesero che stesse meglio.
- Non potrò camminare, non potrò prendere in braccio mio figlio, dovrò stare allettata... che razza di vita avrò?- Commentò la donna parlando più con se stessa che con qualcuno dei presenti.
- È una situazione momentanea, Claudia, te l'ho detto, e quando sarà finito tutto riprenderai in mano la tua vita, ricomincerai quello che adesso hai dovuto mettere da parte, tornerai a camminare e a stare col tuo bambino, vedrai.- La rassicurò Francesco avvicinandosi alla barella per accarezzarla.
- C'è altro? Vorrei tornare in camera a riposare.- Chiese poco dopo.
- No, tranquilla, ora ti riporto di là.- Le rispose il medico.
- Vuoi che chiami un'infermiera?- Domandò l'ortopedico all'oncologo.
- No, la riaccompagno io. Hai bisogno di qualche misurazione per il busto o simili?-
- Non preoccupatevi, ho tutto. Nei prossimi giorni sarà pronto e verrò a farglielo indossare, dottoressa. Per adesso si riposi ed eviti il più possibile di muoversi.- La salutò.
Quando fu di nuovo nel letto, dopo che fu andato via anche Francesco, la donna raccontò a suo padre quello che le era stato detto, e si maledì per il dolore che gli provocava ogni volta che arrivavano nuove notizie dai medici.
Un giorno, ne era certa, sarebbero arrivate anche novità positive, ma in quel momento, quando non si era ancora del tutto certi di quali fossero le sue condizioni generali, non ci si poteva aspettare nulla di bello.
- Il problema sarà quando tornerò a casa. Pensavo che malgrado tutto potessi uscire e cercare di avere un minimo di vita normale, ma a quanto pare questa malattia vuole togliermi ogni parvenza di normalità...-
- Troveremo il modo di farti uscire e vivere una vita come quella di tutti, bambina mia, se il problema è che non puoi camminare allora...-
- Userò una sedia a rotelle.- Sospirò. - A poco più di trent'anni... se solo un anni fa mi avessero detto che sarebbe successo tutto questo non ci avrei creduto.- Disse con aria scoraggiata.
Il padre non replicò e preferì cambiare argomento dicendole che aveva sentito Gianluca.
- Passa in serata, voleva sapere come stai e non gli basta ciò che gli dico.-
- A me non può che fare piacere, papà, vi ho sempre detto che per me è fondamentale a vostra vicinanza, mentale ma anche fisica.- Rispose con un leggero sorriso.
Era così stanca malgrado fosse solo metà pomeriggio, tanto da stare col busto alzato solo perché così era impostato il letto in quel momento.
- C'è qualcosa che posso fare per farti stare meglio, Claudia? Vederti così mi distrugge.-
- Già te l'ho detto, papà, ciò che puoi fare è stare tranquillo, saperti stare male a causa mia mi agita e mi fa soffrire.- Rispose lei con voce pacata. Poi si irrigidì leggermente e lo fissò. - Stare tranquillo significa anche che stasera vai a casa con Gianluca e domani vai in libreria, anche perché quel posto non può andare avanti da solo.-
L'uomo non replicò, sapeva che prima o poi la figlia gli avrebbe fatto quella richiesta.
Aveva lasciato la serranda abbassata con un messaggio attaccato “chiuso per motivi di famiglia”, senza date né altro, pensando che probabilmente molti di quelli che lo conoscevano meglio avrebbero capito la ragione della sua assenza.
Però era anche vero che la libreria rimaneva il suo unico mezzo di guadagno, e da quando i figli erano andati via di casa non poteva negare che il poco ricavato che aveva gli bastava per vivere discretamente bene.
- Perché non cerchi qualcuno che ti dia una mano? È vero che forse non riusciresti a tenere un collaboratore stabile, ma sono cerca che esistano ragazzi volenterosi pronti a dare una mano anche per pochi spiccioli.- Propose la figlia.
- Un po' come facevi tu quando andavi al liceo, solo che dovrei trovare il modo di retribuirlo...- Pensò ad alta voce il signor Oreste. - Ci posso ragionare, anche se dubito di trovare qualcuno che accetti la proposta. Poi figurati, in quel quartiere è difficile il doppio, la situazione la conosci bene anche tu.-
Claudia sorrise. - Hai ragione, papà, ma io da ragazzina ero fatta così, e sono certa che anche ora ci sia qualcuno come me. Se pensi di potercela fare un tentativo non ti costa nulla, al massimo sarà un tentativo a vuoto.- Lo incoraggiò la figlia.
Già prima di ammalarsi aveva cominciato a pensare che presto o tardi suo padre avrebbe avuto bisogno di una mano con il negozio, ma in quel momento la faccenda diventava più urgente, perché non poteva permettersi che l'uomo si struggesse al suo capezzale.
Un'altra spinta verso quella scelta gliela diede Francesco quella sera, quando andò a a trovarla e le comunicò che la mattina seguente avrebbe cominciato la chemioterapia.
- C'è bisogno che vi sia qualcuno con me mentre faccio la terapia?- Domandò la donna.
- Sarebbe il caso, anche perché, come ti avevo anticipato, sarà necessario procedere con una terapia pesante, ed è inutile che ti dica quali saranno gli effetti, soprattutto quelli immediati.-
Lei rimase in silenzio.
Sapeva che suo padre avrebbe voluto essere al suo fianco, ancora di più dopo aver scoperto che la figlia avrebbe sofferto parecchio, ma non voleva stare male davanti a lui, perché era certa che l'uomo non avesse ben chiare quali sarebbero state le sue condizioni il giorno seguente.
- Grazie, Francesco. C'è altro?- Chiese, riuscendo a far capire all'amico di non voler essere brusca o scortese, ma di aver semplicemente bisogno di rimanere sola con suo padre.
- Null'altro, passo domattina a visitarti prima che cominci. Mi raccomando, immagino che tu sia agitata o preoccupata, ma questa notte devi ugualmente cercare di riposare il più possibile, hai bisogno di essere in forze.- Si premurò di ricordarle il medico.
- Non preoccuparti, dubito di avere problemi a dormire, te l'ho detto anche ieri. Purtroppo l'ansia non può nulla contro i sintomi del cancro.- Commentò.
Malgrado ormai avessero fatto tutti l'abitudine al modo in cui la donna parlava della sua malattia era sempre strano sentire la leggerezza con cui pronunciava la parola “Cancro”, un termine che solitamente spaventava anche le persone in salute.
Ma per lei era normale, il primo modo che aveva per battere un nemico tanto agguerrito era non averne paura.
Francesco li salutò quando arrivò la cena, e il signor Oreste ne approfittò per parlare con la figlia.
- Non vuoi che io stia con te domani, vero?- Le domandò con voce triste.
- Oh, papà... non prenderla a male, ti prego... io lo faccio per te, perché domani starò malissimo e non voglio che tu mi veda in quelle condizioni, sarebbe terribile...- Cercò di spiegargli.
L'uomo annuì debolmente.
Aveva cercato, tra i tanti libri che aveva in vendita visto che era poco pratico di computer e non si fidava poi così tanto di internet, qualche narrazione che parlasse anche della terapia che di lì a poche ore avrebbe cominciato Claudia, e aveva letto quanto terribili fossero quelle cure, comprendendo quindi che il desiderio di sua figlia di tenerlo lontano da tutto ciò era decisamente legittimo.
Ma era ugualmente possibile stare da un'altra parte sapendola sofferente in ospedale.
- In ogni caso hai sentito il medico, sarebbe meglio tu non stessi da sola. A chi pensi di chiedere?-
- A Gianluca. Temo che Davide ne rimarrà risentito, ma si è già preso un giorno di ferie oggi e non voglio che tolga tempo al lavoro per stare accanto a me.-
- Lui lo farebbe con piacere, lo sai. Ti ama come pochi uomini sanno fare ancora.-
- Lo so papà, ma io purtroppo non guarirò domani, e temo lui avrà tutto il tempo del mondo per starmi vicino mentre sono in queste condizioni.- Spiegò la donna cercando di evitare il più possibile giri di parole.
- E se Gianluca non potesse chiederesti a tuo marito, vero? Non faresti la follia di non ascoltare neanche il medico e stare da sola, mi auguro.-
- Se io non potessi cosa?- Si intromise la voce di un altro uomo proveniente dalla porta della stanza.
- Ehi! Sei arrivato proprio mentre si parlava di te.- Lo accolse sua sorella facendogli segno di avvicinarsi e sedersi su una sedia vicina al letto.
- Ciao papà.- Salutò il genitore. Poi si rivolse verso Claudia. - Me ne sono accorto del fatto che steste parlando di me, ma posso chiedere quale fosse l'argomento di discussione? A meno che non si trattasse di una delle mie innumerevoli qualità; bellezza, intelligenza, carisma, simpatia...-
- Modestia!- Scoppiò a ridere la donna. - Quanto sei scemo, Gianluca! Ma sei certo di essere mio fratello?- Commentò ancora. - Comunque no, ahimè il discorso era un po' più triste e serio.- Spiegò.
- Già, lo immaginavo, purtroppo. Ma almeno sono riuscito a farti ridere, e vederti sorridente anche in questo letto è decisamente rincuorante.- Le si avvicinò per farle una carezza affettuosa.
Era davvero difficile vedere sua sorella, che era sempre stata bella, forte e in salute, in quelle condizioni.
- Grazie, Gian, davvero. Ho bisogno di ridere, è forse una delle poche cose che non hanno ancora vietato né la malattia né i medici, dunque spero di riuscire a farlo sempre...- Gli disse sorridendo leggera. - Tornando al discorso serio beh, prima il medico è venuto a dirmi che domattina inizierò la chemioterapia e si è raccomandato che non stia da sola, visti gli effetti collaterali immediati. Papà è qui da ieri mattina, e credo sia il caso che stacchi un po' e si riposi, mentre Davide si è preso la mattinata libera già oggi e ho paura gli diventi problematico, quindi volevo sapere se fossi disponibile tu. Sarà brutto, ti avviso, e ti prometto che farò il possibile affinché non ce ne sia più necessità in futuro, ma è una situazione abbastanza di emergenza.-
- Stai tranquilla, non dirlo neanche, per me è un piacere darti una mano. Dammi solo due minuti che invio un messaggio per conferma, ma credo non ci siano problemi. So che non sarà una bella situazione, ma è proprio per questo che c'è bisogno che ci sia qualcuno. Spero solo che tuo marito non si offenda.-
- Mi auguro di no, spero capisca che lo faccio per lui.-
Pochi attimi dopo il cellulare di Gianluca vibrò.
- Che sciocco, mi sono scordato di mettere il silenzioso.- Si disse da solo controllando il telefono. - Bene, posso prendermi il giorno libero.- Rispose riponendolo nella tasca della giacca. - A che ora devo presentarmi?-
- Penso un po' prima delle nove, la terapia dovrebbe iniziare a quell'ora.-
Gli disse Claudia.
Fu allora che i due fratelli notarono lo sguardo strano del padre, il quale era rimasto silente fino a quel momento.
- Papà va tutto bene?- Chiese la figlia un po' preoccupata da quel suo non parlare.
- Sì, sì, ho semplicemente fame. Penso che andrò a prendere qualcosa al bar.. a te non posso prendere nulla, purtroppo.- Disse riferendosi alla donna. - Ma tu, Gianluca, vuoi qualcosa?-
- No, grazie papà, sto bene così.-
- Va bene, allora ci vediamo tra un po'. Tanto siete in buona compagnia quando state insieme, no?- Li salutò uscendo dalla camera.
Lei sbuffò.
- Credi si sia offeso?- Domandò al fratello.
- Penso che tu non lo voglia al tuo fianco domani non perché è stanco, ma perché sei spaventata da come potrebbe stare vedendoti star male durante la chemio.-
- Tu non avresti questa paura? Non so cosa tu sappia degli effetti della terapia, ma...- Gianluca la fermò. - Lo so, lo so cosa passerai domani, è per questo che voglio esserci e non voglio assolutamente che tu stia sola, ma non potrai scacciare papà tutte le volte che farai la chemio, temo che lui non lo sopporterebbe.-
La donna sbuffò di nuovo.
- E cosa dovrei fare? Ieri e oggi non si è staccato praticamente mai dal mio letto, forse solo mentre dormivo. Stamattina ho subìto un piccolo intervento in anestesia locale per mettere questo. - Gli mostrò il Catetere Venoso Centrale. - Sono tornata in camera in uno stato di semi-incoscienza come se in realtà mi fossi svegliata da un'anestesia totale, ma i suoi occhi li ho visti e me li ricordo, non posso pensare di essere io la causa del suo dolore. Vorrei solo fargli capire che starmi lontano, per quanto possa fargli male, è sempre meno brutto che vedermi soffrire. Lo so che non è semplice, e lo capisco sempre di più quando penso a cosa farei io se mio figlio stesse così male, ma questa malattia vuole già distruggere la mia vita, non posso permettere che faccia lo stesso con quelle delle persone che amo.- Iniziò silenziosamente a piangere e si rese conto di come il ricovero la stesse rendendo più fragile anche a livello psicologico.
Si era sempre promessa di non piangere davanti ai suoi cari, ma solo in quella giornata era già la seconda volta che lo faceva.
Gianluca la rassicurò e la calmò, poi le chiese cosa avessero detto i medici.
Capì allora perché il padre era tanto agitato, le notizie erano anche peggio di ciò che immaginava.
D'altra parte lo aveva capito quando, entrando nella camera, aveva visto la sorella con l'ossigeno e ne era rimasto colpito proprio come era successo agli altri due uomini vicini a Claudia prima di lui.
Il signor Oreste tornò da loro qualche minuto dopo, e a malincuore salutò la figlia baciandola sulla fronte.
Quando scese assieme a Gianluca nel piazzale antistante l'ospedale l'uomo cercò con lo sguardo quella che poteva essere la stanza di Claudia, e quando gli parve di vederla notò che aveva la luce spenta.
- Pensi si sia già addormentata?- Chiese al figlio.
- Credo di sì, l'ho vista molto stanca.-
- Non riesco a pensare di lasciarla così, vorrei stare ancora con lei, ho paura che le possa accadere qualcosa.- Sospirò mentre si avviavano verso la macchina.
- Lo so, papà, e lo sa anche Claudia. Ma non è una bambina, è una donna adulta e forte che sa come sta. So che lei vuole mostrarsi coraggiosa, ma la conosco abbastanza bene da poter dire che se non se la fosse sentita di passare la notte da sola ce lo avrebbe detto. Sono sicuro che ora stia riposando tranquilla, e credo sia il caso che, appena arrivi a casa, lo faccia anche tu.-
Il signor Oreste non parlò più fino a che non salutò Gianluca davanti al portone di casa.
Trovò la buca delle lettere piena di posta e si fermò al tavolo della cucina per smistarla prima di andare a dormire.
Molta era pubblicità, ma c'erano anche un paio di bollette e alcune comunicazioni inerenti alla libreria.
Sua figlia aveva ragione, doveva continuare a lavorare anche solo per avere i soldi per mangiare, e forse era davvero necessario che cercasse un aiuto.
Si promise che il giorno dopo avrebbe iniziato a pensarci seriamente, ma soprattutto che sarebbe andato in libreria e vi sarebbe rimasto fino all'ora di chiusura, sempre con il cellulare vicino aspettando che Gianluca lo chiamasse per dargli notizie di Claudia, nella speranza che si trattasse di qualcosa di positivo.
Voleva pensare che sarebbe andato tutto bene, che non sarebbe arrivata mai una telefonata triste, perché di certo sua figlia sarebbe guarita.
Si addormentò nel letto dove Claudia dormiva quando era ancora a casa, sicuro che lì l'avrebbe sentita più vicina.

   
 
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