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Autore: _bizzle_swag    30/06/2015    2 recensioni
'Come se qualcuno potesse aiutarmi' pensai in quel momento, ero un caso perso e questo non sarebbe cambiato, mai.
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" Sì, ce l'ho con te biondina!" ridacchiò in modo stupido, scatenando la risata degli altri quattro.
"Se fossi rimasto in silenzio saresti apparso come un normale stupido, ma hai voluto strafare" alzai gli occhi al cielo, sperando che la conversazione finisse al più presto.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chaz, Christian Beadles, Jeremy Bieber, Justin Bieber
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Imprecai a bassa voce, quando la mia adorata testolina andò a sbattere contro il finestrino dell'auto di mio padre, per via della sua brusca curva, e cercai di evitare in tutti i modi le occhiate che mia madre continuava ad inviarmi. Erano davvero stupidi a credere che io volessi ancora parlare con loro, quando stavano per spedirmi in un campo per ragazzi problematici.
 "Ti aiuteranno" mia madre interruppe quell'amato silenzio che si era ormai creato da quando eravamo partiti. Credevo davvero che quella fosse la sua frase preferita, continuava a ripeterla da, ugh, ormai avevo perso il conto.
Alzai gli occhi al cielo e poggiai il capo contro il sediolino nero di pelle, cercando di contenermi per non gridarle contro.
 'Come se qualcuno potesse aiutarmi', pensai in quel momento, ero un caso perso e questo non sarebbe cambiato, mai (almeno pensavo all'ora). 
Brad e Alexa (nonché i miei genitori) cominciarono a definirmi "depressa" dal 12 Settembre dell'anno prima e, non notando nessun miglioramento in me, avevano deciso di mandarmi in questo campo, nel New Jersey.
Borbottai qualcosa di incomprensibile e sfilai il cellulare dalla tasca dei miei pantaloncini di jeans chiaro, per controllare l'ora.  
Le 14:50, bene, eravamo partiti da un bel po', quindi tra poco saremmo arrivati al famoso campo, che, inoltre, era sperduto tra le montagne, visto che era da ormai mezz'ora che mio padre continuava a guidare tra folti boschi.
Non riuscivo proprio a capire cosa i miei genitori ci vedessero in questo campo, probabilmente era pieno di ragazze anoressiche e ragazzi pazzi, io non ero così, ero solo stanca di continuare a vivere fra tante teste di cazzo, non avevo niente a che fare con i problemi che affligevano le loro menti.
 Io non avevo problemi, nella mia mente c'era il vuoto totale, ecco perché avevo tentato il suicidio quel 12 Settembre. Non ero come loro, che potevano salvarsi nonostante avessero menti malate, io ero un caso perso e tale sarei rimasta.
 La forte frenata di mio padre mi fece sobbalzare, così in quel momento mi domandai chi gli avesse dato la patente.
 "Eccoci qui, finalmente" la voce roca del mio 'adorato' papino mi fece gonfiare entrambe le guance, finendo con uno sbuffo.
Li vidi uscire dalla vettura e capii che dovevo farlo anch'io.
 A casa mi ero preparata tante frasi da attrice da poter dire per farmi riportare a casa, ma arrivata lì, vedendo i loro volti così duri e fermi, realizzai che era la fine. 
Aprii lo sportello nero e lo richiusi, poi, dietro il mio corpo, per poi fare il giro dell'auto, fermandomi accanto a loro.
Morsi fortemente l'interno della mia guancia destra e afferrai le mie valige, con un'espressione non decifrabile in volto. 
Mia madre mi abbracciò ed io portai una mano sul suo fianco non tanto convinta, mentre lasciai l'altra continuare a penzolare lungo il mio esile corpo. Una ciocca di capelli biondi mi arrivò dinnanzi agli occhi e soffiai per mandarla via, mentre mia madre si staccò lentamente.
Portai lo sguardo sulla possente figura dell'uomo che mi aveva cresciuto e leccai le mie labbra rosee, quando mi fece un cenno con la mano, come saluto.
 Mi aspettavo un abbraccio? Assolutamente no, il figlio perfetto era sempre stato Ethan, non io, e come biasimarlo. 
Vidi entrambi i miei genitori sorridere e mi voltai anch'io, seguendo la traiettoria del loro sguardo: un uomo, sulla trentina, davvero carino, ma con uno stupido sorriso sulle labbra si avvicinò a noi, poggiandomi una mano sulla spalla destra.
"Scarlett Evans, giusto?" si voltò verso di me ed io annuii in modo impercettibile, osservando come bagnava le proprie labbra con la punta della lingua.
 'Oh, diamine Scarlett, contieniti', liberai la mia testa da tutti i pensieri e cercai di capirci qualcosa dalla conversazione che stava avendo con i miei genitori.
 "Okay, vi informerò. Arrivederci." fu l'unica cosa che sentii, prima di vedere i miei sparire nella loro Ranger Rover.
 "Vieni, ti mostrerò dove dovrai stare. E oh, ho notato che non hai ascoltato nulla di quello che ho detto, quindi mi ripresenterò. Sono William e supervisiono tutti i ragazzi che ci sono qui, inoltre sono quello che si occupa di loro e cerca di aiutarli a superare i loro problemi" spiegò, gesticolando un paio di volte con la mano destra, mentre l'altra continuava a tenerla sulla mia spalla. 
Annuii, nuovamente, non avendo voglia di parlare con nessuno in quel posto. Così continuai a seguirlo, trascinandomi dietro tutte le valige, mentre imprecavo mentalmente per via dei miei capelli biondi che non volevano rimanere sistemati nella treccia di lato, che avevo fatto quella mattina. 
Si fermò, pochi minuti dopo, dinnanzi ad una piccola casetta con su scritto il numero "15" e mi disse che questo era il mio dormitorio, che avrei dovuto condividere con altre due ragazze. 
Ma questo qui non smetteva mai di sorridere? Come se la vita fosse qualcosa di bello, idiota.
 Mi lasciò lì, dicendomi che doveva accogliere altri ragazzi ed io colsi l'occasione per guardarmi intorno: le casette erano tutte uguali e questo campo era enorme, mi sarei persa sicuramente.
 "Uoh, non credevo di trovarmi nel campo "paradiso", che bocconcino!" la voce di un ragazzo, non tanto lontana da me, mi fece voltare verso sinistra. 
I miei occhi si soffermarono su un gruppo di cinque ragazzi, fermi accanto alle due casette accanto alla mia. 
"Sì, ce l'ho con te, biondina!" ridacchiò in modo stupido, scatenando la risata degli altri quattro.
Portai lo sguardo sul ragazzo che aveva parlato: aveva i capelli biondo sporco tirati su in maniera scombinata e le mani infilate nelle tasche anteriori dei pantaloni a vita bassa che indossava. I suoi occhi erano di un colore che non avevo mai visto prima, tra il nocciola e il caramello, ma erano contornati da un po' di rosso e da profonde occhiaie.
Assottigliai i miei occhi azzurri e strinsi la valigia rossa tra la mano che la teneva, prima di alzare le spalle
. "Se rimanevi in silenzio saresti apparso come un normale stupido, ma noto che hai voluto strafare" alzai gli occhi al cielo, sperando che la conversazione finisse al più presto, mentre rigiravo le chiavi che mi aveva dato William nella mano sinistra.
 Sentii le risate dei suoi amici farsi più forti, così infilai la chiave nella serratura, avendone abbastanza di certi idioti del genere.
 Non pensavo di ritrovarmi in un campo per deficienti. Doniamo un neurone ad ognuno di questi cinque stupidi, almeno riusciranno a ragionare e dire cose con un minimo di senso.
 "Uoh, mi piaci, dolcezza" la sua fastidiosa voce invase, ancora, i miei timpani, poi scoppiò a ridere anche lui assieme agli altri, sfilando le mani delle tasche. 
Lasciai perdere la sua ultima affermazione ed aprii la porta del dormitorio, trascinandomi dietro le tre valige. La chiusi poi alle mie spalle e mi soffermai ad osservare la stanza e le due ragazze, che non si erano nemmeno accorte della mia presenza. 
Oh mio dio.
  
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