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Autore: Maty66    03/07/2015    4 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Solo un ragazzo
 
ENTERPRISE
Data stellare 2261.5.20
 
“Ponte a Capitano Kirk”
La chiamata sull’interfono della cabina svegliò di soprassalto Kirk.
Leggermente intontito per il sedativo che Bones gli aveva iniettato a tradimento la sera prima, arrivò incespicando all’interruttore.
“Qui Kirk”
“Capitano siamo a circa due ore da Cerberus VI, ho chiamato come mi aveva chiesto”  nella voce di Uhura c’era una nota di rammarico per aver chiamato così presto.
Jim guardò l’orologio sulla parete.
Era vecchio stile, l’unica cosa che aveva portato sulla nave dalla fattoria in Iowa.
Le cinque.
“Bene, grazie tenente, sarò sul ponte fra venti minuti”
Mentre andava verso il bagno si accorse di essere effettivamente più rilassato, anche se aveva avuto di nuovo un incubo.
In fondo gli intrugli che Bones gli iniettava potevano avere aspetti positivi a volte.
Ma lui odiava medici e medicine. Aveva passato troppo del suo tempo di bambino in ospedale, toccato, manipolato senza che nessuno gli spiegasse nulla o gli chiedesse cosa voleva fare.
Odiava tutti i medici.
Tutti ad eccezione di Bones, ovviamente.
 
Prima di arrivare sul ponte fece una breve deviazione verso la mensa, con l’intento di recuperare una mela. Se  Bones non lo vedeva mangiare poteva andare di nuovo in paranoia, quindi meglio prevenire.
Entrò nella grande sala, a quell’ora quasi deserta e subito la sua attenzione fu attratta dal giovane seduto ad uno dei tavoli in fondo.
Prese una mela dal replicatore e si avvicinò.
“Kevin…” salutò sedendosi di fronte al giovane, alto e dai capelli rossi.
Kevin Riley era uno degli ingegneri della nave, forse il più brillante della squadra di Scotty, ma Jim lo conosceva da molto più tempo.
E quello che condividevano era molto più  del comune servizio nella Flotta.
“Giorno Jim. Ho visto che mi hai messo nella squadra di sbarco per la cerimonia di insediamento” disse il giovane fissando vacuo. 
“Credevo che anche tu volessi vedere Hoshi” rispose il capitano.
Kevin sospirò.
“Lei significa molto più per te che per me… in fondo per me era solo  una insegnante”
“E’ stata molto più di questo, lo sai bene. Ma se non vuoi scendere non ho nessuna intenzione di forzarti. Basta dirlo”
Kevin sospirò di nuovo.
“No, non è questo. E’ solo che… Jim sai bene che la Flotta non vuole che ci incontriamo fra di noi, già è una cosa incredibile che mi hanno lasciato qui sull’Enterprise con te…”
“Qui nessuno conosce la nostra storia Kevin, nessuno sa chi sei, neppure Bones”
Kevin sospirò.
“Ci pensi ancora? Io ogni giorno della mia vita…” borbottò alla fine Kevin guardandosi le mani posate sulle ginocchia.
Jim cercò di trattenersi dal rivelare all’amico che sì, ci pensava anche lui, e che negli ultimi tre giorni non aveva fatto altro che avere incubi sul passato che condividevano.
“Certo, anche io… ma non lascerò che la Flotta ci condizioni ancor più di quello che ha già fatto. Quindi se tu vuoi scendere su Cerberus e vedere Hoshi sei libero di farlo”
Finalmente Kevin sorrise.
“Ve bene, scendo…”
“Sarà contenta di rivederti”
“Signor Riley la smetta di importunare le sue compagne…” rise Kevin imitando la voce di Hoshi.
 

TARSUS IV
Data stellare 2247.2.10
 
Il ragazzino dagli occhi blu  si mise in spalla il piccolo zaino che conteneva tutte le sue cose e si preparò a scendere alla navetta.
Finalmente erano arrivati.
La navetta trasporto era di vecchio tipo,  non dotata dei motori a curvatura di nuova generazione, per cui ci avevano messo più di due mesi per raggiungere Tarsus IV dalla Terra.
Mentre i portelloni si aprivano e la calda aria tropicale del pianeta arrivava alle sue narici il ragazzino sospirò di sollievo, sentendosi a casa.
La sensazione era strana ed inspiegabile: non era mai stato su Tarsus IV.
Non ricordava molto della zia Sarah, sorella di sua madre, né dello zio Alex o dei suoi cugini, ma aveva parlato più volte con loro in video dopo che era uscito dall’ospedale.
Pur se lontani gli zii avevano incaricato un  legale per ottenerne l’affido e portarlo a vivere con loro su Tarsus IV: Jimmy si  era sentito per la prima volta in vita sua accettato.
“Jimmy!” sentì una voce chiamare dalla folla di parenti e amici che erano venuti ad accogliere i passeggeri della navetta.
Una giovane donna bionda gli corse incontro.
“Finalmente…”
Zia Sarah lo abbracciò in modo travolgente.
“Ciao zia” balbettò il ragazzino.
“Gesù sei identico a tuo padre” esclamò la donna con le lacrime nei begli occhi verdi, mentre gli sollevava il viso.
Solo allora Jimmy si accorse che vicino alla zia c’era un uomo alto e robusto.
“Bene campione, benvenuto a casa” fece l’uomo stringendogli una spalla.
Quella semplice frase fece in modo di cancellare tutte le restanti sue paure di bambino.
“Salve zio Alex” salutò Jimmy.
“Andiamo, i tuoi cugini ti stanno aspettando. E  tua zia sta cucinando da una settimana. Abbiamo invitato qualche vicino per darti il benvenuto” sorrise zio Alex mentre lo conduceva all’esterno dell’hangar di attracco.
 
Nonostante i timori inziali la serata andò sorprendentemente bene.
I cugini di Jimmy, Max ed Allison, di otto e sei anni   l’avevano inizialmente guardato con un misto di stupore e ammirazione, ma i cuccioli di tutte le razze ci mettono poco a fare amicizia e  Jimmy era un leader nato, per cui alla fine della serata i due bambini più piccoli già seguivano il cugino dodicenne come piccoli soldati il loro comandante.
I vicini di casa degli zii erano  simpatici e cordiali, quasi tutti agricoltori come lo zio Alex, tranne una certa Hoshi Sato che era invece insegnante di xenolinguistica.
La donna, molto anziana, ma ancora in perfetta forma, si era mostrata subito molto interessata al nuovo arrivato.
“Mi hanno detto che frequenterai l’Accademia, quindi sarai mio allievo”
Jimmy si limitò ad annuire.
Aveva fatto i test  d’ingresso solo perché  la sua ammissione alla prestigiosa Accademia di Tarsus avrebbe facilitato il suo affidamento agli zii.
“Sai che sarai l’allievo più giovane? Hai dodici anni giusto?”
“Sì signora”
“E non ti spaventa stare in una classe di quindicenni?”
Jimmy la guardò con aria ironica.
Dopo quello che aveva passato in Iowa nulla poteva spaventarlo.
“No signora, so cavarmela” rispose.
“Già, così pare” sorrise Hoshi.
Jimmy sperò vivamente che lei e nessun altro oltre  gli zii fosse a conoscenza di quello che gli era successo, di quello che gli aveva fatto Frank.
“Allora ci vediamo a scuola” lo salutò Hoshi.
 
Jimmy non ci aveva messo molto a prendere sonno nella sua nuova camera, che divideva con Max.
Il bambino l’aveva tormentato per quasi un’ora facendosi raccontare tutte le cose che c’erano sulla Terra e che lui non aveva mai visto, essendo nato e vissuto nella colonia, ma poi aveva ceduto al sonno e si era addormentato nel letto di Jimmy.
Subito dopo anche Jimmy si era addormentato, salvo svegliarsi presto il mattino dopo.
Non aveva ancora perso l’abitudine di svegliarsi all’alba, così come faceva sulla terra, quando uscire di casa prima che Frank si svegliasse era una necessità se non voleva iniziare a prenderle di primo mattino.
Cercando di non fare rumore per non svegliare Max, Jimmy si alzò ed aprì l’armadio che sua zia gli aveva assegnato. Sorrise quando vide le fila ordinate di abiti che avevano comprato per lui e di nuovo provò quella calda sensazione di familiarità.
Scelse maglietta e pantaloni e si avviò verso il bagno.  
Le voci degli zii che discutevano al piano di sotto attirarono la sua attenzione.
Il ragazzino non voleva origliare, ma  quando sentì il nome di sua madre una forza irresistibile lo spinse a stare fermo immobile dietro ad un muro ad ascoltare.
“Hai sentito Winona?” chiese  Alex alla  moglie, intenta a preparare la colazione.
“No…” sospirò la donna.
“Cosa?? Vuoi dire che non ha neppure chiamato per sapere se il figlio è arrivato? Se sta bene?”
La voce dello zio era indignata.
“La conosci, lei è fatta così, non è mai stata molto espansiva…”
“Espansiva? E’ la madre, cazzo. Già l’ha lasciato con quel lurido figlio di puttana di Frank e se n’è andata in giro per lo spazio senza curarsi di quello che succedeva al ragazzino. Poi se n’è altamente fregata di lui anche dopo aver saputo quello che gli aveva fatto il suo secondo marito, l’uomo che lei ha deliberatamente portato nella vita di Jimmy e a cui lo aveva affidato … io sono… allibito”
“Abbassa la voce. Sveglierai i bambini! Comunque lei fidava sul fatto che ci fosse anche Sam” provò a giustificare Sarah.
“Oh giusto, tuo nipote Sam, quello che ha lasciato il fratellino in mano al patrigno psicopatico scappando chissà dove e facendo perdere le sue tracce. Identico a sua madre”
“Basta Alex, ti prego. Conosco anche io  come è fatta Winona e non voglio giustificarla. Ma devi capire che la morte di George l’ha sconvolta e ogni volta che guarda Jimmy lei rivede suo marito”
“Questo non significa nulla. E’ solo un ragazzino, maledizione, e ne ha già passate tante”
La voce di Alex ora si era fatta triste.
“L’importante è che ora è qui con noi. Noi siamo la sua famiglia e presto dimenticherà quello che gli ha fatto Frank. Spero solo che non facciano uscire quel bastardo di galera per molti anni”
Alex raggiunse la moglie e l’abbracciò da dietro, baciandole la spalla.
“Hai ragione. E’ un ragazzino bellissimo. E molto intelligente. Sai che ha il QI più alto fra gli alunni dell’Accademia? Ha un grande futuro davanti a sé”
Sarah si divincolò dall’abbraccio, innervosita.
“Sai bene che non sono d’accordo sul fatto che frequenti l’Accademia. E’ solo uno strumento nelle mani di Kodos”
“Non esagerare, Sarah,  è un grande onore per Jimmy entrare all’Accademia. Sarà il più giovane alunno della storia dell’istituto. Imparerà cose che in una scuola normale qui e anche sulla Terra non potrebbe mai imparare”
“Già, imparerà ad essere il perfetto cittadino, il prototipo perfetto per Kodos”
“No io spero che poi venga ammesso nella Flotta Stellare, come suo padre”
Sarah sorrise e continuò a preparare la colazione.
 
Jimmy era stato a sentire tutto quasi senza respirare.
Sapeva che sua madre non lo amava.
Non lo aveva mai amato.
Nei pochi ricordi che aveva di sua madre Winona, lei non lo guardava mai.
Troppo simile a suo padre, stessi occhi, stesso carattere, stesso modo di muoversi.
E lui era nato nello stesso momento in cui suo padre moriva, eroico comandante che sacrifica se stesso per salvare altre 800 persone, fra cui sua moglie ed i suoi due figli. Perfidamente Frank ogni tanto gli ricordava che sua madre l’aveva  quasi lasciato morire di fame quando era neonato, perché si rifiutava sia di allattarlo che di nutrirlo con il latte artificiale.
Sua madre non lo  amava.
Ma ora la sua vita stava per cambiare.
Quel Jimmy non esisteva più.
Ora aveva una famiglia, era stato ammesso in una scuola prestigiosa ed un giorno sarebbe entrato nella Flotta Stellare.
 
“Zii, posso chiedervi un favore?” chiese il ragazzino mentre erano tutti seduti al tavolo della colazione.
“Certo…” fece Sarah perplessa.
“Non voglio più essere chiamato Jimmy. E’ un nome da bambino ed io non sono più un bambino” annunciò pomposamente.
I due adulti si guardarono fra loro sorpresi, ma anche un po’ divertiti.
“E come vuoi essere chiamato? Jim o James?” chiese zio Alex.
“JT… James Tiberius… JT” propose subito Max.
Il ragazzo ci pensò un attimo e poi concluse annuendo: “Sì JT, mi piace”
Sarah soffocò un sorriso.
“Non posso assicurarti che ci riuscirò all’inizio, ma proveremo a chiamarti JT se ti fa piacere”
 
“Signori vi presento il nuovo allevio. James T. Kirk”
 Hoshi Sato presentò agli alunni della classe, ordinatamente seduti nei loro banchi, il nuovo arrivato.
“Preferirei essere chiamato JT” disse subito il bambino.
“In questa scuola non si usano diminutivi. Puoi sederti lì” rispose la donna mostrandogli il posto libero in seconda fila, accanto ad un ragazzo dai capelli rossi.
JT si sedette obbediente.
“Ciao io sono Kevin Riley” si presentò il ragazzo dai capelli rossi.
JT diede un’occhiata in giro.
Aveva fatto lo spavaldo anche quella mattina con gli zii, mostrandosi sicuro di sé, ma ora  gli faceva un po’ di paura essere lì, in una classe dove tutti avevano almeno tre anni più di lui e tutti i maschi lo sorpassavano almeno di una spanna.
Mentre tirava fuori il suo PADD la ragazza del banco davanti si girò e gli rivolse un sorriso luminoso.
“Ciao, io mi chiamo Martha” sussurrò.
JT sorrise sentendo le guance diventare di fuoco.
“Maledizione… appena arrivato e già sei riuscito a farti notare da Martha” sbottò Kevin.
“Sono settimane che cerco di farmi almeno guardare, ed invece arriva un moccioso e lei si sdilinquisce” continuò con voce decisamente incazzata.
“Mi spiace io…”
“Ma no, non è colpa tua… però hai visto che gambe fenomenali ha?” sussurrò.
“Martha, ehi Martha  quale file dobbiamo aprire?” Kevin cercò di far girare la ragazza, senza risultato.
“Signor Riley la smetta di importunare le sue compagne” lo rimproverò dura l’insegnante.
 

Non possiedo Star Trek o i suoi personaggi e ovviamente scrivo solo per divertimento.
Per chi non l’avesse visto, la storia di Tarsus IV e della permanenza di  Jim su quel pianeta è ispirata ad un episodio della serie classica, ovviamente rivisto secondo la mia fantasia e adattato al reboot.
Il che implica anche la presenza di Archer e Hoshi, sulla cui età- avrete notato- non sono stata precisa, anche se nel futuro suppongo che si potrà tranquillamente arrivare a 130 anni e più. 
Mi farebbe piacere sapere  cosa ne pensate della storia.

Sin da ora ringrazio chi ha recensito, la mia beta ( che sta betando nonostante fino ad ora non fosse appassionata della serie ed immagino il sacrificio) e chi ha già messo la storia fra i preferiti,  nonchè chi ha letto silenziosamente.
Saluti a tutti.
  
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