Dedicata a Lee.
Un piccolo desiderio espresso alle
00.18 di domenica 16.11.08
Naruto
Uzumaki: Club di Tennis, 17 anni.
Sakura
Haruno: Club di Tennis, 17 anni.
Shikamaru
Nara:
Fancazzista, 17 anni.
Ino
Yamanaka: Club di Tennis, 17 anni.
Non solo tennis..
1. Campo
di Tennis, Konoha High School, ore 15.45, 22 marzo
Naruto tese le braccia verso l’alto,
stiracchiandosi e risvegliandosi quasi completamente dal pisolino appena
schiacciato, disteso sugli spalti che davano sul campo da tennis.
Era stato svegliato dal vociare delle
ragazze del club che, totalmente indifferenti al suo corpo sdraiato, gli erano
passate accanto chiacchierine e pettegole, parlando dell’ultimo modello di
jeans sul mercato.
Sbadigliò rumorosamente, beccandosi
un’occhiataccia da quella che, ad un visione attenta, poteva sembrare la
capo-branco. Ino Yamanaka, sua compagna di classe.
«Uzumaki», il ragazzo sollevò le
sopracciglia divertito, raggiungendola, «la prof. mi ha chiesto dove cavolo fossi finito. Come al solito – mi
devi un gelato, tesoro – ti ho
coperto. Ora, fammi un favore: muovi quel bel sederino che ti ritrovi e vieni
al campo ad allenarti.»
Naruto rise di cuore, correndo via ed
urlando un “’tebayo, Ino-chan!”, che la fece sorridere; sorriso che venne
sostituito da una smorfia quando, urlando, ordinò alle matricole di portare gli
strumenti in campo.
Gettò un’occhiata divertita a quelle
povere ragazze che, senza proferir parola, obbedivano ad ogni singolo ordine di
quella che Shikamaru Nara chiamava arpia.
Però, quella suddetta arpia lui doveva
tenersela buona ed il motivo non era altro che la proprietaria delle lunghe
gambe bianche e magre che stava trasportando un cesto contenente le palline da
tennis dall’aria decisamente pesante.
«Sakura-chan! Ti serve una mano?»,
domandò ignorando il fatto che Ino l’avrebbe ammazzato se avesse ritardato di
soli due minuti.
Da dietro il cesto, con un’espressione
scocciata ma incuriosita, comparvero un paio di occhi verdi che lo scrutarono
con attenzione, prima di divenire ridenti.
«Naruto, mi salvi la vita. Devo correre
al campo,Ino vuole torturare le matricole, visto che ha litigato con Shikamaru
ed è di pessimo umore!», trillò con allegria la giovane dai capelli color
cicca, lasciando subito la cesta fra le mani di un boccheggiante Naruto.
La vide correre via, i capelli che
frustavano l’aria legati in un’alta coda di cavallo perfettamente pettinata:
Naruto pensò che Ino Yamanaka ci avesse messo il suo zampino; più volte aveva
visto Sakura impegnata in una lotta all’ultimo sangue con i suoi capelli.
Con un sorriso intenerito sulle labbra,
Naruto la seguì con un passo cadenzato, ignorando il fatto che l’arpia avrebbe attentato alla sua vita.
2.
Spogliatoi femminili, Konoha High School, ore 17.30, 22 marzo
Sakura afferrò la camicia bianca della divisa
scolastica, arricciando le labbra alla vista della macchia di phard che la
rovinava: pessima idea quella di truccarsi alla mattina, le conseguenze erano disastrose.
Fortunatamente, Naruto le aveva prestato il suo maglione ed era riuscita a
coprirsi e a non morire per l’imbarazzo.
«Dalla tua faccia si direbbe che stai
pensando a qualcosa di perverso, fronte spaziosa.», Ino comparve dalle docce,
l’asciugamano saldamente allacciato attorno al corpo slanciato, che si
pettinava i chilometrici capelli biondi.
«E dalla tua maialino deduco che stai
pensando a Shikamaru.», sbottò l’Haruno gettando la camicia macchiata nel
borsone; Ino sbuffò inasprita, facendo cadere a terra l’asciugamano ed
iniziando a vestirsi.
«Nara è solo un idiota. Potrei benissimo
andare con un altro, se continua a trattarmi così.», Sakura l’ascoltò solo in
parte; era abituata alle litigate fra i due, quasi le sembrava strano se un
giorno non avvenivano.
La sua mente, in quel momento, non
riusciva a contenere anche Ino e Shikamaru, era presa da tutt’altro.
Quel pomeriggio, Naruto era tremendamente
carino: con i ciuffi di capelli più spettinati del solito, gli occhioni azzurri
un po’ lucidi a causa di una dormita [sicuramente] interrotta. Ancora non si
capacitava dei sentimenti che, pian piano, si stavano radicando sempre più a
fondo nel suo cuore.
Una volta avrebbe lasciato perdere uno
come Naruto: i voti scarsi, i modi di fare troppo sdolcinati ed invadenti, il
perenne sorriso e, alle volte, anche una superficialità assurda. Per di più, un
tempo c’era Sasuke-kun.
«Sakura, mi stai ascoltando?», domandò
Ino ad un certo punto, interrompendo i suoi pensieri. Sbatté le palpebre più
volte, osservando l’espressione scocciata che il viso della bionda esprimeva in
quel momento, non sapendo cosa dire.
«Insomma, maialino, non posso mica starti
ad ascoltare per ore!», sbottò imbarazzata racimolando le sue cose e, con un
balzo, corse fuori dallo spogliatoio ignorando i borbottii astiosi che Ino le
rivolgeva.
Con il vento che le sollevò la minigonna
a scacchi rossa, Sakura si sorprese nel trovare la figura di Naruto appoggiata
al muro; apparentemente, sembrava aspettare proprio lei, perché quando la vide
le sue labbra si piegarono in un sorriso luminoso, mostrando una fila di denti
bianchi che risaltavano maggiormente a causa della carnagione abbronzata.
«Sakura-chan! Ti aspettavo! Torniamo a
casa insieme?», lo chiese come se fosse la cosa più naturale del mondo; la
domanda risuonò come una di quelle richieste d’aiuto durante i compiti di matematica.
Sakura boccheggiò un attimo prima di
consegnare il borsone che Naruto le aveva chiesto sempre con il sorriso sulle
labbra.
3.
Corridoio del terzo piano, Konoha High School, ore 11.58, 23 marzo
Con un bento di troppo stretto fra le
mani Sakura si mordeva il labbro indecisa di fronte alla porta di un’aula fin
troppo conosciuta.
Solo un anno prima ci andava per
incontrare Sasuke Uchiha, ora si trovava lì davanti per incontrare il suo
migliore amico, Naruto Uzumaki.
Non era una gran cuoca, ma Sakura si
ricordava benissimo che Naruto apprezzava sempre i biscotti che era solita
portare a scuola per il suo compleanno. Così, per un’idea malsana, aveva deciso
di ringraziarlo per averle portato il borsone il giorno prima.
Prese un bel respiro prima di varcare la
soglia della classe.
«Sakura-chan!», Naruto comparve dal
nulla; o meglio, a lei sembrò che comparve dal nulla. Naruto era semplicemente
seduto in un angolo della classe con Sasuke e Hinata [ora silenziosi, visto che
erano rimasti soli] ed era corso verso di lei non appena aveva intravisto la
sua chioma rosata.
«Baka di un Naruto!», strillò premendosi
la mano sul cuore per lo spavento; il biondo rise quando Sakura gli diede un
paio di [deboli] pugni sulle spalle, ignorando il fatto che tutta la classe –
Kakashi Hatake compreso – li stavano osservando con un sorrisino malizioso.
«Fronte spaziooooosa..»,
Sakura sudò freddo quando sentì il tono mellifluo con cui Ino la chiamò alle
sue spalle, «per chi è questo bento?»
«Sì, Sakura-chan», commentò Naruto con
curiosità ed un sorriso innocente sul viso, «per chi è questo bento?»
Chiuse gli occhi per un secondo prima di
mollare un pugno su entrambe le teste bionde che la fissavano ostinatamente.
Sotto lo sguardo scocciato di Shikamaru
Nara abbandonò l’aula, perfettamente conscia del fatto che Naruto la stava
seguendo, visto gli urli che emetteva.
«Sakura-chan! Sakura-chan, aspetta!
Pranziamo insieme? Ehi, Sakura-chan!»
4.
Campo di Tennis, Konoha High School, ore 16.34, 23 marzo
«Game set per Sakura Haruno. Gli
avversari si stringano la mano!», trillò con allegria la voce squillante di Ino
Yamanaka da bordo campo, mentre Sakura si avvicinava con passo saltellante
verso la ragazza dai capelli rossi che le sorrideva sportivamente.
Afferrò la mano che le tendeva,
complimentandosi per l’ottima partita.
«Anche tu hai giocato bene, Sakura. Ora
scusa, ma quell’idiota di Suigetsu deve prenderle per le stupide battute che ha
fatto durante l’incontro.»
E Karin Hebi corse fuori dal campo,
brandendo la racchetta da tennis come se fosse un’arma, urlando già contro il
ragazzo dai capelli azzurrognoli.
Quando raggiunse il bordo campo non si
stupì della zazzera bionda che le si parò davanti: un sorriso colpevole sul
volto e una boraccia fra le mani, Naruto stava ancora tentando di scusarsi per
quella mattina.
Sakura afferrò la borraccia senza troppo
cerimonie, un po’ pentita per aver trattato male Naruto..
«Sei stata bravissima, Sakura-chan.»,
esclamò con tono ridente poi, sedendosi accanto alla ragazza che lo guardò un
po’ contrita, un po’ compiaciuta.
«Grazie.», sbottò infine, aprendosi in un
sorriso che lo fece arrossire.
Naruto giocherellò un attimo con il
manico della racchetta arancione che teneva stretta fra le mani, facendo
inarcare le sopracciglia color caramella della ragazza: che gli prendeva?
«Sakura-chan, ti ho offeso in qualche
modo questa mattina?», chiese poi fissandola dritta negli occhi verdi e
facendole mancare un battito. Il tono risentito di Naruto le fece una dolcezza
infinita, tanto che bloccò le mani che torturavano il manico.
«Non ti preoccupare, Naruto. Mi è
passata.», lo tranquillizzò un po’ pentita del comportamento di quel mattino.
Infondo, era stata Ino l’idiota, non Naruto.
«Allora posso sapere per chi era quel
bento?», domandò afferrandole le mani con le sue, lo sguardo incuriosito come
quello di un bambino.
Le gote di Sakura si tinsero di un vivace
rosso vermiglio sotto lo sguardo di Naruto, e con un sospiro cedette e rispose
alla domanda.
«Era per te. Un ringraziamento per avermi
accompagnata a casa.», non era proprio così, pensò Sakura, ma dallo sguardo
stupito di Naruto capì che andava benissimo come risposta.
Rimase un po’ stupita quando lui riaprì
[ancora] il viso in un sorriso gioioso, forse un po’ troppo per la semplice ed
innocente risposta che lei gli aveva dato.
«Allora ti accompagnerò anche oggi,
Sakura-chan, così domani mi preparerai ancora il pranzo!»
Naruto sembrò ignorare le gote di Sakura
che – maliziose – si erano nuovamente arrossate..
5.
Campo di Tennis, Konoha High School, ore 15.00, 25 marzo
«Non capisco perché tu mi abbia
trascinato qui nonostante oggi non tocchi a noi partecipare alle gare,
Uzumaki.», sbottò con una voce seccata Shikamaru che, in dieci minuti, si era
fumato almeno cinque sigarette per il nervoso. Ino l’avrebbe ucciso.
«Giocano le ragazze, no?», rispose con un
tono talmente ovvio che per un secondo Shikamaru si sentì un idiota per non
averci pensato prima.
Schioccò le labbra sul palato, passandosi
poi una mano fra i capelli legati in una coda alta: i suoi occhi scuri vagarono
sul corpo sinuoso della ragazza bionda in campo che proprio in quel momento,
dedusse dal modo in cui saltava, aveva appena segnato un punto.
La gonna di Ino Yamanaka si sollevò
appena, ma quel piccolo movimento fu sufficiente a fargli intravedere la
biancheria intima [rigorosamente bianca] che quel giorno la ragazza indossava.
Con le gote lievemente arrossate, girò il
capo verso Naruto, trovandolo nella sua stessa situazione, gli occhi fissi su
Sakura Haruno. Boccheggiò per un secondo, prima di sedersi accanto a lui.
«Infondo non è male come idea.», proclamò
incrociando le braccia al petto, gli occhi ancora puntati sulla fidanzata.
6.
Campo di Tennis, Konoha High School, ore 17.01, 27 marzo
Sakura trattenne un gridolino quando
Naruto segnò un altro punto; era ad un passo dalla vittoria, avrebbe potuto
andare alle finali nazionali.
Con Ino accanto che urlava, non era molto
sicura che Naruto udisse anche lei. Aveva gridato più volte il suo nome,
durante un salvataggio particolarmente difficile o un punto ben fatto.
Si era graffiata le mani per il
nervosismo quando Naruto era sotto di due punti, aveva riso di gioia quando era
avanti invece di un set.
Stava giocando con lui quella partita,
inutile mentire.
«Se fa questo vince!», strillò Ino
eccitata, le mani strette in quelle di Sakura e Shikamaru.
L’amica dai capelli rosa deglutì e fu con
una lentezza inesorabile che vide la pallina colpita dalla racchetta di Naruto
cadere, cadere, cadere. All’interno del campo.
Ed il boato. Il boato a cui, dopo aver
assistito al bacio di Ino e Shikamaru, partecipò con gioia, precipitandosi
verso Naruto che già l’aveva trovata con gli occhi.
Si fissarono per un attimo uno di fronte
all’altra, prima che lui la prendesse per la vita e l’attirasse a sé. Sakura
non fece in tempo a bearsi del calore delle braccia di Naruto, che le sue
labbra furono sfiorate per un secondo da quelle del ragazzo.
Un bacio rapido, umido, sfuggente. Come
Naruto, che non appena resosi conto del suo gesto scappò via, fra la folla,
lasciandola impietrita con un dito sulla bocca rossa.
7.
Casa di Sakura, Konoha, ore 21.37, 27 marzo
Naruto si torturava le mani sui gradini
di fronte alla porta marroncino chiaro, in attesa che Sakura facesse la sua
comparsa.
Quando la vide, il suo cuore accellerò un
poco, emozionato e titubante allo stesso tempo.
«Che vuoi? Sei venuto per scusarti?», la
voce acida di Sakura non l’aiutò molto. Prese un bel respiro profondo prima di
parlare. Con lei la prudenza non era mai troppa; non si era ancora scordato il
braccio che gli aveva rotto in seconda media..
«Non volevo scusarmi.», non erano
esattamente quelle le parole che voleva usare, pensò una volta che gli
sfuggirono dalle labbra.
In realtà, voleva proprio scusarsi e non
dire “ti ho baciato e non me ne pento”, come in realtà aveva fatto.
Naruto osservò con esagerata tensione gli
occhi di Sakura, prima spalancati per lo stupore, poi lucidi e infine
vicinissimi ai suoi.
Un pugno sul suo petto.
«Baka! Nemmeno a me è dispiaciuto! Sei un
cretino!», urlò con le lacrime agli occhi tempestandolo di pugni sul petto.
Continuò imperterrita per una manciata di
secondi, fino a che Naruto non le prese le mani, costringendola a guardarlo.
«In che senso non ti è dispiaciuto?»,
domandò fremente, mentre fissava con insistenza le labbra di Sakura, rosse e
socchiuse.
La ragazza non parlò. Agì. Un bacio, più
lungo di quello del pomeriggio, più vero, più reale.
Naruto rimase per un secondo con le
labbra tese verso di lei, quando si staccarono. Con il sorrisetto canzonatorio,
Sakura gli accarezzò una guancia intenerita.
«E tanto meno volevo che ti fermassi,
quindi, ora, recuperiamo Naruto.»
Inutile dire che Naruto non se lo fece
ripetere due volte.
Allora, Twin, sia chiaro.
Non
è bella, anzi..
Però
è scritta con il cuore.
Ti
voglio bene, sappilo.
With
Love,
Mimi.