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Autore: Fanni    08/07/2015    0 recensioni
Avevo deciso di fare qualcosa, volevo aiutarli.
Ma come? Come avrei potuto fare?
Tutto era cosi veloce e spaventoso, un minuto prima eri solo una ragazzina e quello dopo dovevi sbrigarti a crescere per accettare tutto quello che stava accadendo.
Dovevi impegnarti a non provare niente, dovevi diventare impassibile.
Ma più persone incontri, più le cose si complicano.
Più cose vedi, più è difficile da accettare.
E più cose senti, più diventa irreale.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian Beadles, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broken Hands;



 

Le mani continuavano a tremare, avevo l’impressione che le mie gambe stessero per crollare, ero terrorizzata.
Mi guardavo intorno osservando l’orrore che era stato causato, corpi stesi sull’asfalto che avevano esalato il loro ultimo respiro ore fa.
Riuscivo a percepire solo il mio respiro affannato, non riuscivo a sentire nient’altro.
Le nostre truppe erano diminuite di molto, coloro che erano sopravvissuti reclutavano i superstiti, donne e bambini che in un modo o nell’altro si erano nascosti, e tra questi superstiti c’ero anche io.
Abbassai con lentezza lo sguardo sulle mie mani piene del mio sangue che si mescolava allo sporco presente su queste ultime.
Dopo qualche minuto iniziai a sentire anche qualcos’altro che però non era qualcosa di piacevole, era doloroso, mi provocava tanto di quel dolore che avrei urlato fino a perdere la voce se non fosse per il fatto che la voce mi mancava.
Avevamo urlato cosi tanto negli ultimi giorni che probabilmente le corde vocali si erano danneggiate, oppure no, non riuscivo a pensare a qualcosa di logico.
Spostai lo sguardo sul mio fianco sanguinante, premetti una mano sul grosso taglio che mi ero procurata, premevo forte cercando di non far fuoriuscire troppo sangue.
Camminai, senza accorgermene iniziai a camminare.
Andavo verso le luci dei furgoni dell’esercito, avevo un passo lento e stanco e più continuavo a camminare, più il dolore aumentava.
Mi ritrovai a terra, con le mani premute contro l’asfalto rovinato, e ad un certo punto sentii le mani dolermi  e sentii il corpo più stanco, cosi stanco che iniziai ad addormentarmi.

Ero sveglia ma non riuscivo ad aprire gli occhi, sentivo le palpebre cosi pesanti, ed ogni parte del mio corpo era dolorante, riuscivo a muovere solo le dita.
-“Dottore, si è svegliata.” La voce era sicuramente di una donna anziana, riuscii a capirlo nonostante le voci mi sembrassero cosi lontane.
-“Signorina, mi sente?” provai ad aprire lentamente gli occhi e cercai di annuire, ci riuscii a stento.
Continuai a provare, continuai a cercare di aprire gli occhi nonostante il dolore.
Subito una forte luce bianca mi colpi e mi costrinse a richiudere gli occhi.
-“No ehi, riapra gli occhi.” Provai nuovamente a riaprirli, ma riuscii solo ad ottenere uno scarso risultato visto che erano socchiusi.
Sentivo il dottore dire ‘Va bene cosi, va bene.’ Mi accarezza con lentezza i capelli mentre controllava la sensibilità del mio corpo, cercava di capire se i miei segnali vitali fossero nella norma ed a quanto pare era cosi.
-“Loro dove sono?” avevo la bocca secca e la voce flebile e tremante, osservavo il luogo in cui mi trovavo il quale era sicuramente in ospedale.  –“Loro chi?” il medico si sedette sulla sedia accanto al mio letto e poggiò le proprie mani sulle sue ginocchia aspettando una mia risposta. –“Mia madre e mio fratello.” Strinsi gli occhi e poggiai le mani ai lati dei miei fianchi per poi farmi forza nelle braccia e mettermi seduta.
Il medico strinse le labbra ed abbassò lo sguardo. –“Non abbiamo visto nessun altro nel luogo in cui ti abbiamo trovata, eri sola, e la maggior parte delle persone erano morte.” Sentii la gola stringersi e l’aria mancarmi, portai una mano alla bocca aspettandomi di scoppiare a piangere, ma non lo feci.
Strinsi le lenzuola bianche e ruvide tra le mani, ma non appena lo feci le sentii bruciare.
Portai subito le mani fuori dalle coperte e le guardai, erano ricoperte da una fasciatura bianca leggermente sporca e con qualche macchia di sangue, le riportai sotto le lenzuola.
-“Sono morti?” Vidi il medico scuotere piano la testa e guardarsi intorno, stava sicuramente pensando a cosa dire. –“Vedi, io non posso darti una risposta perché non lo so, potrebbero essere vivi.” Annui appena e si alzò dalla sedia facendola strisciare sul pavimento e facendo ciò provocò una specie di stridio, feci una leggera smorfia. –“Riposa.” Chiuse la porta della camera stando attento a non farla sbattere.
Ero rimasta sola, sola in questa guerra che non sembrava avere fine, le nostre truppe stavano aspettando i rinforzi che non sembravano arrivare.
Due mesi fa ero una ragazzina che pensava solo alla scuola ed ai ragazzi, oggi sono semplicemente nulla.
Fu l’ultima cosa a cui pensai prima di addormentarmi, io ero niente.






 




SPAZIO AUTRICE:
Mi è venuta questa storia in mente ed ho deciso di scriverla.
Spero davvero che vi piaccia e scusate per gli eventuali
errori, ma non ho avuto il tempo di rileggerla.
Fatemi sapere cosa ne pensate
Baci, Fanni.
  
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