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Autore: Melepatia_2571    10/07/2015    5 recensioni
newtmas|AU!Library|1927Parole
Non mi piace la bellezza di serie, non c’è bellezza senza stranezza
Karl Lagerfeld
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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note :
oggi le metto all'inizio perchè sì
questa OS è una cosa così, che mi è venuta mentre ero in macchina
quindi scusate se non ha senso o se fa schifo, ma vi avevo promesso (più a me stessa che a voi) che avrei scritto qualcosa intanto
il titolo è ispirato ad un giallo, non ho la minima idea del perchè ma mi era venuta voglia di giallo (e poi mi piacevano i ciccolatini)
spero che vi piaccia e che recensirete
buona lettura
baci e mele



IL CASO DEI CIOCCOLATINI AVVELENATI
 
L’odore dei libri.
Perché i libri hanno un odore.
Anzi …
Un profumo.
Un profumo così inebriante che ti percorre le vene, fino al cuore, che ti esplode dentro. Una sensazione bellissima.
E Thomas amava il profumo dei libri come quella sensazione.
Ogni libro aveva una fragranza diversa e, davvero, non sapeva qual era la migliore.
Quell’odore di quelle pagine gli regalava sicurezza e mille altre emozioni che nessuno scrittore degno di questo nome avrebbe saputo descrivere.
Ecco perché passava la maggior parte del tempo in biblioteca: profumava di libri, di parole.
 
Thomas era certo che niente e nessuno avrebbe saputo regalargli sensazioni migliori di quelle.
Almeno, fino a quel giorno …
 
La biblioteca sarebbe rimasta aperta ventiquattro ore su ventiquattro e Thomas si sarebbe abbandonato completamente alla lettura.
Dopo aver varcato la porta a vetri ed essersi sistemato gli spessi occhiali sul naso si diresse verso la sezione dei gialli e si accomodò sulla poltrona tanto comoda.
Cominciò a divorare le pagine e ad assorbirne il profumo, il sapore, il suono e le parole.
Finché una macchia nera non oscurò le pagine. Alzò lentamente il viso per capire chi avrebbe dovuto prendere a schiaffi per averlo disturbato. Quando guardò il ragazzo di fronte a lui, però, gli sembrò quasi un peccato sfigurare quel bel viso da angioletto.
Smettila! Si disse. Sei ridicolo!
Il ragazzo era alto, un ciuffo biondo immerso nella gelatina gli ricadeva sugli occhi color cioccolato. A Thomas sembrò uno di quei ragazzi troppo vanitosi, tutta apparenza e niente essenza. Ed a confermarlo c’era il fatto che si specchiasse nei suoi occhiali e che in tal modo gli impedisse di leggere.
“posso esserti d’aiuto?” chiese ironicamente.
Ma il biondo prese la domanda seriamente “no, no, tranquillo. Continua pure a leggere” disse, ancora rapito dal suo riflesso.
A quel punto, Thomas si tolse gli occhiali cercando di mettere a fuoco la vista “mi stai disturbando” affermò freddamente.
Il biondino parve risvegliarsi da quella specie di trance in cui era caduto e sembrò notare per la prima volta il moro “cosa?”
“la tua ombra sulle pagine mi impedisce di leggere” scandì bene le parole, e ogni parola gli portava via un po’ di pazienza.
“oh, perdonami. Non me ne ero reso conto” tentò di scusarsi. Ma poi continuò la frase “è che ero rapito dalla mia bellezza”
L’altro rimase sconcertato. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di assimilare le frase proferita dal biondino pochi secondi prima.
“sono le scuse peggiori del mondo” concluse “e sei odioso”
Il ragazzo sembrò offeso “odioso io? Mi hai guardato bene?”
Sì, eccome. Avrebbe voluto rispondere. Ma restava comunque antipatico e maleducato.
“La bellezza è un dono gigantesco, immeritato, dato a caso, stupidamente. *” citò Thomas, guardandolo negli occhi.
“Sono stanca di tutte queste stupidaggini riguardanti la bellezza che è solo superficiale. È profonda quanto basta. Cosa vorresti, un grazioso pancreas? Jean kerr*”  ribatté prontamente l’altro.
E Thomas rimase … stupito, a bocca aperta, quasi senza parole.
“cosa c’è?” gli chiese con un sorriso amaro “non credevi che potessi essere più profondo di un piatto piano?”
Non rispose, non sapeva che dire. Rimase a fissarlo. Ma non abbastanza a lungo dato che poi il biondo sbuffò e alzò i tacchi.
 
Il moro si rimise gli occhiali e si sforzò di concentrarsi sul libro. Ma non riusciva a togliersi il ragazzo dalla testa. Lo cercò a lungo tra gli scaffali, però la biblioteca era immensa: era come cercare un ago in un pagliaio.
 
 
Passò una settimana e ovviamente Thomas continuava a passare il suo tempo tra i libri; ma ormai, anche se non l’avrebbe mai ammesso, andava in biblioteca con la speranza di rivedere il biondino.
Ed accadde più o meno quella stessa settimana.
A dirla tutta, Thomas non riusciva proprio a comprendere il motivo per il quale un ragazzo come il biondo si dovesse aggirare in una biblioteca. Continuava a farsi milioni di domande su di lui che spesso non trovavano risposte. Forse era anche per questo che voleva conoscerlo meglio, voleva sapere di più: era come voler arrivare alla fine di un libro.
 
 
Quella mattina si svegliò presto sperando di poter avere più pace e più silenzio mentre si immergeva nella lettura.
Si precipitò subito alla sezione dei gialli –dopotutto era la sua preferita- e cominciò a cercare tra gli scaffali il suo libro preferito: il caso dei cioccolatini avvelenati. *
Quando lo trovò e tentò di prenderlo qualcosa glielo impedì, qualcuno che aveva il suo stesso obbiettivo: lasciarsi andare alle parole che ornavano la carta bianca di quel libro.
La mano dell’altro sfiorò la sua e un brivido di piacere gli percorse la schiena. Lasciò la presa di colpo. Dall’altro lato c’era il bel biondino, sempre col ciuffo biondo impregnato di gel e il portamento fiero. Si scambiarono un’occhiata; Thomas si lasciò sprofondare nelle iridi scure dell’altro senza riuscire ad allontanarsene.
“oh, sempre qui?” gli chiese il biondo deluso e forse imbarazzato.
Thomas la prese un po’ sul personale e non seppe trattenersi all’impulso di rispondergli con la solita nota di sarcasmo “sì. Ci sono problemi? Hai acquistato la biblioteca assieme alla scorta personale di gel?”
Il ragazzo sorrise e il moro cominciò ad arrossire. Aveva un sorriso bellissimo e … no, non poteva piacergli un tipo così superficiale. Eppure aveva dimostrato di non essere solo bello, ma anche intelligente. Thomas si diede dell’idiota: in quel momento era lui che non riusciva a cogliere la profondità dell’altro.
“senti, forse abbiamo cominciato col piede sbagliato” guardò la copertina del libro e fece il giro dello scaffale per raggiungerlo. Gli sorrise ancora e gli tese una mano “Newt”
Era certo che le sue guancie fossero tinte di rosso “Thomas” disse, con un tono piatto, di chi non ha voglia di fare nuove amicizie. Ma qualcosa nella sua voce tradiva queste aspettative. Strinse debolmente la mano, aveva paura di arrossire ancora. Quel contatto, però, gli fece venire la pelle d’oca.
“e così ti piace questo libro, eh?” disse cercando di non far trasparire la voglia di conoscere la risposta.
“oh, sì! È uno dei miei preferiti e lo scrittore è assolutamente geniale” rispose con un po’ troppo entusiasmo.
E Newt sorrise. Un sorriso bellissimo “è anche uno dei miei preferiti”
E parlarono dei cioccolatini avvelenati, della comoda sedia che sembrava fatta apposta per leggere i gialli … e dell’odore dei libri … anzi … del profumo dei libri.
E Thomas cominciò a leggere Newt come fosse un libro. Ma a lui non bastava leggere un libro …
 
Newt lo invitò a prendere un caffè. Continuarono a parlare di libri.
“come mai uno come te era in biblioteca?” chiese Thomas ormai divorato dalla curiosità.
All’inizio parve quasi offeso, ma poi sorrise sinceramente “ecco … anche alle persone affascinanti piace leggere”
Non sapeva se si stesse specchiando ancora nelle lenti o cercasse di scorgere i suoi occhi ambrati, ma lo guardava intensamente.
“tu però non dirlo troppo in giro” aggiunse.
“non dovrebbe importarti dell’opinione degli altri. Io me ne frego beatamente eppure sono ancora vivo”
 
 
Non vide Newt per un bel po’. Gli aveva raccontato che andava in biblioteca una volta a settimana e prendeva in prestito più libri possibili. Cercava di non attirare l’attenzione, non voleva continuare a sembrare … diverso. Non sapeva cosa volesse dire ma glielo avrebbe chiesto quel sabato. Avevano preso un accordo: ogni sabato si sarebbero incontrati e si sarebbero seduti comodamente sulla tanto amata poltrona a leggere il caso dei cioccolatini avvelenati.
 
E così accadde.
Si sedettero scomposti sulla poltrona e cominciarono a leggere; spesso leggevano i discorsi ad alta voce cercando di imitare i personaggi, la bibliotecaria li zittiva sempre e loro scoppiavano a ridere.
“che figure di sploff che mi fai fare” rise Thomas
“Tommy, non fare il guastafeste” ormai lo chiamava Tommy e a Tommy piaceva. Le prime volte arrossiva fin sulla punta delle orecchie e Newt lo stuzzicava. Ora però aveva bisogno di sentirlo, aveva bisogno di Newt. Forse era il suo unico amico. Forse voleva che fosse più di un amico.
“Newt, perché non vuoi che gli altri ti vedano qui?” chiese di punto in bianco, tornando serio.
Il biondino parve soppesare bene le sue possibilità di evasione. Alla fine optò per la verità “Tommy … le persone non sono come i personaggi di un libro e tu non sei il loro creatore … se loro fanno qualcosa che non ti piace non puoi riscrivere tutto …” tirò un sospiro tremante. Thomas gli strinse la mano e Newt rafforzò la presa “a me le persone hanno fatto tante cose brutte … perché forse per loro ero … un errore di stampa …” aveva gli occhi lucidi “mi sono trasferito qui un anno fa. Ho deciso di cambiare per essere accettato … ma la verità è che le uniche persone che mi accettano veramente sono la bibliotecaria, i libri … e te” abbassò gli occhi e Thomas sent il disperato bisogno di affogarci di nuovo.
Gli alzò il viso con un dito delicatamente in modo che i loro sguardi potessero incatenarsi “Newt” disse in tono solenne, schiarendosi la voce e assumendo una finta espressione seria “La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza *” sorrise “e la mia mente percepisce una bellezza stupefacente in te” aggiunse.
E anche Newt sorrise. Un sorriso bellissimo.
 
 
Si rividero prima del previsto. Newt gli chiese se aveva voglia di cioccolatini avvelenati e Thomas non era mai stato così entusiasta di mangiare cioccolatini avvelenati.
Quando si incontrarono tra gli scaffali Newt aveva una scatola tra le mani.
“per te” gli disse semplicemente.
Tommy afferrò la scatola con delicatezza e sciolse il fiocco che la sigillava. C’era un cartoncino con su scritto per ricordarti di non accettare cioccolatini dagli sconosciuti e sotto la scatola rivelava almeno dieci gusti di versi di cioccolatini. Non poté far a meno di sorridere. Sentiva uno strano calore dentro, piacevole.
“perché?”
“perché credo che tu sia la persona reale migliore del mondo” cercava di guardare attraverso le lenti spesse gli occhi del moro, che però aveva uno sguardo basso.
 
Presero il solito libro e, mentre leggevano, mangiarono i cioccolatini. Il biondino sembrava più allegro e questo faceva felice Thomas. Pensò che Newt, fin ora, fosse il libro più bello che avesse mai letto.
Arrivò l’orario di chiusura della biblioteca e finirono per la centesima volta il caso dei cioccolatini avvelenati.
Chiusero il libro e le loro mani si sfiorarono. Sentì di nuovo quel brivido percorrergli la schiena, ma non poté ignorarlo come la prima volta. Percorse il suo braccio fino alla guancia, si sporse verso di lui.
Newt abbassò gli occhi “sono un errore di stampa, Tommy” sussurrò.
“Non mi piace la bellezza di serie, non c’è bellezza senza stranezza” mormorò ad un millimetro dalle sue labbra.
E, Dio, Newt sorrise. Il sorriso migliore del mondo. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò; cominciò a divorargli le labbra e ad assorbirne il profumo, il sapore, il suono e le parole.
Un profumo così inebriante che ti percorre le vene, fino al cuore, che ti esplode dentro. Una sensazione bellissima.
E Thomas amava il profumo di Newt come quella sensazione.
Quell’odore di quelle pagine gli regalava sicurezza e mille altre emozioni che nessuno scrittore degno di questo nome avrebbe saputo descrivere.
Ogni libro aveva una fragranza diversa e ora sapeva qual era la migliore.
Quella di Newt.
Newt, ora ne era certo, era il libro migliore del mondo.
 
 
 
*La bellezza è un dono gigantesco, immeritato, dato a caso, stupidamente. Khaled Hosseini

Sono stanca di tutte queste stupidaggini riguardanti la bellezza che è solo superficiale. È profonda quanto basta. Cosa vorresti, un grazioso pancreas? Jean kerr

La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza. David Hume

Non mi piace la bellezza di serie, non c’è bellezza senza stranezza Karl Lagerfeld


Il caso dei cioccolatini avvelenati (titolo originale The poisoned chocolates case) è un romanzo dello scrittore Anthony Berkeley pubblicato la prima volta nel 1929. Un pacchetto viene recapitato al Rainbow Club di Londra. È indirizzato a Sir Eustace Pennefather, uno dei soci, e contiene una scatola di cioccolatini, omaggio della famosa ditta di dolciumi Mason & Sons. Ma lo scorbutico Sir Eustace detesta i cioccolatini e così li regala a un altro membro del club, Graham Bendix, che ha appena perso una scommessa con la moglie la cui posta in palio era proprio una scatola di cioccolatini. Bendix torna a casa, li offre alla moglie, ne mangia un paio anche lui e, nel primo pomeriggio, esce. Poche ore dopo la donna muore. Avvelenata. Chi è stato? Scotland Yard non riesce a venire a capo dell’enigma e allora Roger Sheringham propone ai sei membri del Circolo del Crimine di provare a scoprire il colpevole. Tutti si cimentano nell’impresa e tutti arrivano a una conclusione: sei diverse soluzioni, sei diversi colpevoli, ma tutte assolutamente possibili. Qual è quella giusta?
 
   
 
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