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Autore: LittleBigSpoon    12/07/2015    2 recensioni
Alcuni eventi della vita di Bilbo sono da sempre destinati ad accadere, ma non bisogna sottovalutare la volontà di Belladonna Took, e la sua scelta può ancora cambiare la vita di molti.
Questa è la storia di come Bilbo Baggins entrò a far parte del popolo delle Aquile di Manwë, e di tutto ciò che ne conseguì.
{Canon-divergence AU | slow-burn Bagginshield | Un sacco di OC aquile | 22 capitoli}
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della Traduttrice
Buonasera gente! Aggiornamento veloce stavolta, questo secondo capitolo è piuttosto corto. Grazie a quelli che hanno recensito e messo tra i preferiti la storia! Spero che vi piacerà come è piaciuta a me :3
Un altro ringraziamento speciale a mia mamma, che ha betato questo capitolo e il precedente xD

Buona lettura!


- Capitolo 1-
Bilbo

Bilbo non era molto certo di essere sano di mente. Se aveva avuto un po' di buon senso dall'inizio, allora lo aveva certamente lasciato a Casa Baggins.

Il vento soffiava ad una velocità davvero allarmante, spingendogli via i capelli dal viso e pungendogli le guance e gli occhi. Le mani erano congelate nonostante gli spessi guanti di pelle, e Bilbo temeva che sarebbero rimaste bloccate permanentemente nella loro presa d'artiglio corrente. Le sue caviglie, cosce e schiena dolevano per lo sforzo di restare al suo posto. Il terreno sotto di lui - quando osava guardare - era così lontano che poteva vedere solo i villaggi più grandi e le foreste, e macchie scure che davano una vaga impressione di essere strade che avrebbe impiegato giorni - settimane, perfino - ad attraversare a piedi.

Ma più spaventosa dell'altezza o della velocità era l'enorme aquila sul quale dorso sedeva. Bilbo non era completamente certo che la suddetta aquila non si sarebbe girata da un momento all'altro, decidendo che lui fosse uno spuntino gustoso.

Sentiva freddo. Aveva fame. Era al contempo esausto e terrorizzato. Perché aveva pensato che fosse una buona idea?

Era sembrato tutto così semplice la mattina del giorno prima.
 

Il giorno prima

Bilbo si alzò presto in una Casa Baggins fredda e vuota e, senza pensarci troppo, cominciò a farsi una tazza di tè. La perdita di sua madre e di suo padre era un avvenimento ancora così recente che, da semi-addormentato, si ritrovò a girarsi per chiedere a suo padre se volesse della pancetta con le uova strapazzate, ma la domanda gli morì sulle labbra quando si confrontò con una cucina vuota. Rimase lì, la tazza di tè in mano, guardandosi intorno nella stanza senza scopo, tamburellando le dita della mano vuota sulla propria coscia.

E poi bussarono alla porta.

Altri parenti con regali di cordoglio, pensò sconsolato Bilbo. Probabilmente un altro cugino Took che pensava di poter rallegrare Bilbo con un'ennesima torta. Per quanto Bilbo apprezzasse il cibo, che era sempre delizioso, non voleva cinque parenti, o giù di lì, con buone intenzioni che gironzolavano per Casa Baggins, guardandolo con pietà e suggerendo vagamente che egli andasse a stare da loro per un po'. Bilbo non avrebbe mai accettato le loro offerte; vivere a Casa Baggins era solitario, ma almeno era a casa, e non doveva indossare una maschera coraggiosa. Poteva avvilirsi come voleva, qui. Tra l'altro, c'era la questione dello zaino stracolmo, al momento appoggiato contro il muro dell'ingresso, che aspettava tranquillamente di essere usato.

Per un momento Bilbo contemplò l'idea di ignorare il visitatore, ma bussarono un'altra volta - uno strano suono, pensò Bilbo tra sé se sé, aveva un tono molto più pesante rispetto ai soliti picchiettii sulla porta. Con un sospiro, Bilbo mise giù la tazza e andò, riluttante, ad aprire la porta d'ingresso, cercando di mettersi una sembianza di sorriso in faccia prima di farlo. Guardò fuori, e poi guardò in alto, e più in alto ancora.

C'era un'aquila gigante sulla sua soglia. Piuttosto rudemente, Bilbo le sbatté la porta in faccia.

Si appoggiò contro l'interno della porta, il cuore che andava ad un miglio al minuto, completamente terrorizzato. Un aquila aveva bussato alla sua porta. La sua mente sembrava completamente incapace di registrare il fatto. Aveva la vista sfocata, e gli girava la testa così tanto da credere che sarebbe svenuto.

Poi un suono penetrante e acuto arrivò da attraverso il legno pesante. Contro tutta la ragione o senso, il suo significato filtrò attraverso la nebbia di terrore di Bilbo.

"Figlio di Belladonna! Figlio di Belladonna, siamo venuti a porgere i nostri omaggi!"

"Non è possibile," disse Bilbo ad alta voce, parlando a sé stesso, "non - non è possibile."

Ma lo era. Seguì un altro suono, stavolta più un basso trillare, che finiva con una nota alta e lunga, e Bilbo comprese anche questo.

"Non ti mangeremo, Figlio di Belladonna. Siamo qui per portarti via, se vuoi."

Bilbo prese una grande boccata d'aria, ancora al limite dell'attacco di panico. Posso capirlo, Bilbo si disse, e la razionalità del pensiero gli permise di riprendersi dalla paura. Stavano parlando la lingua di sua madre, il suo linguaggio segreto. Come?

Gli si bloccò il respiro in gola quando l'improvvisa realizzazione lo invase dalla testa ai piedi. Sua madre gli aveva mentito - o almeno, non gli aveva detto tutta la verità. Non era mai stata la lingua della sua famiglia, era la lingua delle aquile. Era a questo che lo stava preparando, forse da anni. Erano questi i visitatori che aveva chiamato prima di morire. Visitatori ai quali Bilbo aveva appena chiuso la porta in faccia.

Una dolente ondata di afflizione sostituì le ultime orme di paura e panico. Il desiderio per la presenza di sua madre, per le sue spiegazioni pragmatiche e il suo sorriso gentile, lo sopraffece per un momento. Lasciò che la sua testa ricadesse per colpire la porta con un tonfo, nel tentativo di impedire che le lacrime gli scendessero dagli occhi.

Ci fu un altro bussare, più lieve questa volta, ma riuscì comunque a far tremare la porta. Sobbalzando un po', Bilbo si allontanò di un passo e, con non poca trepidazione, aprì di nuovo l'uscio.

L'aquila se ne stava lì, ancora esattamente nello steso punto. Torreggiava su Bilbo, così grande da dover mettere i suoi artigli, lunghi e dall'aria minacciosa, goffamente uno sopra l'altro sugli scalini che conducevano alla casa di Bilbo. Le sue piume erano di un colore ricco, marrone scuro finché non venivano colpite dalla luce, con la quale diventavano di una lussureggiante sfumatura d'oro. L'aquila sbirciò giù su Bilbo da sopra il suo tagliente becco curvo con occhi feroci; Bilbo si sforzò di ricambiare lo sguardo.

"Figlio di Belladonna," chiamò ancora, il suono penetrante così forte da quasi far male alle orecchie di Bilbo. "Io sono-" e qui l'aquila trillò qualcosa che Bilbo poté solo interpretare come "Deas. Siamo onorati di conoscerti, sebbene mi dispiaccia che non sia in circostanze più liete."

Ci fu una lunga pausa prima che Bilbo si riprendesse. "Bilbo Baggins, figlio di Belladonna e Bungo. Al vostro servizio." Fece un breve inchino, e poi sobbalzò quando Deas chiuse il becco improvvisamente.

"No, Bilbo Baggins," lo corresse Deas. "Noi siamo al tuo."

Eccolo di nuovo. Quell'uso del 'noi'. Ma Bilbo non vedeva segni di un'altra aquila. Forse usavano semplicemente i pronomi in modo diverso? si chiese.

Un secondo grido rispose alle sue domande. Bilbo si stava velocemente stancando di quasi saltar fuori dalla propria pelle ogni cinque minuti, ma non ebbe il tempo di essere infastidito prima che un'altra aquila, grande quasi quanto la prima, apparisse sopra di lui. La seconda era appollaiata sopra Casa Baggins, sbirciando Bilbo con solo la testa in vista.

"E io sono Solas, al tuo servizio, Bilbo Baggins," disse l'aquila sopra Casa Baggins.

"Ce ne sono altre di voi?" disse Bilbo d'impulso, prima di potersi fermare.

"No, solo mio fratello e io," disse Deas con una serie di fischi e schiocchi, "Bilbo Baggins. Siamo qui per portarti via, se è questo ciò che vuoi."

"Quindi avevo ragione allora," disse Bilbo, esitando. "siete amici di mia madre?"

"Lo siamo," confermò Solas.

Un movimento improvviso colse l'attenzione di Bilbo. Lo spettacolo a Casa Baggins non era passato inosservato, sembrava, perché Bilbo poteva chiaramente vedere la cima della testa di Hamfast Gamgee sopra i cespugli di rose nel giardino della Signora Gamgee. Nell'istante in cui Bilbo scelse di guardare dalla parte del suo vicino, Hamfast aveva apparentemente raccolto abbastanza coraggio da alzarsi e sventolare un paio di cesoie da giardinaggio nella sua direzione, con mano tremante.

"S-state bene l-lì, Signor Baggins?" Gridò a Bilbo, il viso pallido, gli occhi spalancati che guizzavano con incertezza tra Bilbo e le aquile.

Bilbo quasi rise. L'immagine di Hamfast Gamgee che attaccava le aquile armato con null'altro che attrezzi da giardinaggio era assurda, ma Bilbo era rincuorato dalla dimostrazione di coraggio del suo giardiniere, di fronte ad una sfida tanto schiacciante.

"Sto bene, Hamfast!" gridò Bilbo di rimando, "queste aquile sono… beh, sono miei amici," ciò fu detto con una certa incertezza, ma nessuna delle due aquile contestò le parole di Bilbo. "Non c'è nulla di cui preoccuparsi!"

"Sicuro?" praticamente squittì Hamfast, fissando Bilbo come se fosse pazzo.

"Si, tutto bene!" disse Bilbo, rassicurando sé stesso tanto quanto Hamfast.

"Qual è la tua scelta, Bilbo Baggins?" interruppe Deas, e né lui né l'altra aquila avevano preso in considerazione la presenza di Hamfast. Probabilmente non lo consideravano nemmeno una minaccia. "Farai ciò che voleva tua madre, e verrai via con noi?"

"Dove andremo?" chiese Bilbo, "E come arriveremo lì?"

Deas tirò indietro la testa e aprì un poco le ali. "Ti porteremo a casa nostra, in alto sulle montagne. E per quanto riguarda come, volerai con noi, ovviamente, sulle nostre schiene."

"Oh giusto. Certo," borbottò Bilbo, sebbene avesse preferito una destinazione più specifica di un semplice 'sulle montagne'.

Beh, allora. Cosa fare? Restare lì ed essere soffocato dai parenti, almeno per il futuro prossimo, ma vivere una vita comoda? O fare ciò che aveva sempre sognato, anche se non aveva mai concepito nessuna avventura così.

Se la metteva in questo modo, c'era un'unica vera scelta. Un sorriso cominciò ad allargarsi sul suo viso. Le sue guance, disabituate all'espressione dopo tanto tempo, dolevano per lo sforzo, ma era un dolore buono.

"Vengo con voi," disse Bilbo a Deas nella sua lingua, formando facilmente i suoni corretti sulla lingua e gioendone. "Vengo con voi, ma solo - lasciatemi sistemare un paio di cose prima."

"Ma certo. Ti aspetteremo, Bilbo Baggins."

"Oh, solo Bilbo, per favore!" disse, affrettandosi a rientrare. Guanti - avrebbe decisamente avuto bisogno di guanti. E una sciarpa. Bilbo si sbrigò a recuperare entrambi dal cassetto, prima di correre praticamente di nuovo nell'ingresso per prendere lo zaino e due cose dal tavolino. La prima era un cartello con su scritto 'Partito per un'avventura' in una grafia ordinata - che appese alla porta. La seconda era una lettera che corse a dare ad Hamfast - Deas saltò cortesemente di lato per farlo passare. Bilbo corse giù per il sentiero e spinse la busta nelle mani del giardiniere.

"Leggetelo, spiegherà tutto! Ci vediamo… beh, ci vediamo quando torno!"

Hamfast non ebbe il tempo di rispondere - Bilbo stava già correndo per mettersi davanti a Deas.

"Pronto!" disse. Deas inclinò la testa e poi abbassò il collo e il corpo fino a terra, aprendo le ali un poco per mantenersi in equilibrio. Bilbo fissò l'aquila per un momento prima di rendersi conto che doveva salire su. Alzò le mani tremanti e afferrò una manciata di piume soffici, chiedendosi se non stesse tirando troppo forte, ma Deas non sembrò notarlo, o importarsene. Con poca grazia, Bilbo si issò sulla groppa di Deas, sedendosi subito sopra le giunture delle ali. Era una posizione precaria che faceva affidamento sull'equilibrio di Bilbo, e il suo cuore palpitò con un crescente senso di trepidazione. Il terreno sembrava già così lontano.

"Assicurati di avere una presa salda, Bilbo," disse Deas.

E quello fu l'unico avvertimento che Bilbo ricevete prima che Deas aprisse le grandi ali, spiegandole piuma dopo piuma, e Bilbo si meravigliò dell'enorme apertura alare che sembrava allargarsi sempre più, le penne che fluttuavano alla brezza mattutina. Dietro di loro, Solas faceva lo stesso, ma con un grido giocoso che Bilbo poté solo descrivere come un urlo eccitato.

Deas si preparò, e poi saltò, battendo l'aria con le enormi ali, facendo appiattire completamente l'erba sul tetto di Casa Baggins e mandando Hamfast Gamgee a nascondersi, la lettera ancora stretta in mano. Lo stomaco di Bilbo sobbalzò mentre veniva portato in alto, e lui affondò le dita guantate in profondità tra le piume di Deas. Paura ed euforia si mescolavano nella sua pancia, riempiendolo di una sensazione che somigliava ad un'eccitazione frastornata. Stava volando! Casa Baggins e le terre verdi della contea cadevano velocemente lontano da lui, ma Bilbo si fece scappare una risata, perché poteva ancora vedere Lobelia che saliva su per il sentiero. La ficcanaso aveva spalancato svergognatamente la bocca alla vista di Bilbo e le aquile, e un vassoio di un qualche tipo di cibo le cadde dalle mani e atterrò ai suoi piedi. Probabilmente aveva voluto passare a casa sua, offrirgli del cibo e provare un'altra volta a rubargli i cucchiai. Beh, Bilbo non se ne sarebbe dovuto preoccupare ora. Non si sarebbe dovuto preoccupare più di nulla, a parte la velocità frastornante del volo di un'aquila.

Le aquile si piegarono, Deas un po' più alto di Solas, e Bilbo si aggrappò disperatamente. Ma non cadde quando le aquile virarono, e non guardò indietro mentre lo portavano a Est.

 

Ora

La pancia di Bilbo brontolò sonoramente. Aveva passato la maggior parte del viaggio disperatamente affamato. Nessuna delle aquile era sembrata particolarmente propensa a mangiare o riposare - avevano passato tutto il giorno, e la maggior parte del giorno prima, divorando miglio su miglio con lunghi e disinvolti battiti d'ali. Si erano cortesemente fermati due volte fin'ora - una volta per pranzo e un'altra per la notte, ma sebbene Bilbo si fosse preparato con un sacco a pelo e del cibo per il viaggio, era a stento riuscito a dormire la notte precedente, e l'assenza di pasti regolari stava compromettendo il suo entusiasmo iniziale per il viaggio. Era stato semplicemente impossibile prendere sonno - il terreno duro e la strana, inquietante presenza delle aquile erano i responsabili. Sebbene sapesse razionalmente che le aquile non gli avrebbero fatto del male, il suo corpo non lo sapeva. Aveva passato la notte ansiosamente raggomitolato, sobbalzando ad ogni arruffarsi di piume, incapace di staccare gli occhi dalle forme mastodontiche di Deas e Solas. I suoi muscoli, già spinti allo stremo dal volo del giorno prima, ora urlavano praticamente dal dolore. Quando sarebbero atterrati di nuovo, Bilbo non era certo di essere in grado di scendere senza assistenza. Non poteva neanche dire che la vista era particolarmente bella - se c'erano dei punti di riferimento conosciuti sotto di loro, non lo poteva sapere - quella mattina si erano alzati in volo con il brutto tempo, e nuvole scure che minacciavano pioggia oscuravano la terra di sotto.

Nel complesso, non era questo che si aspettava dalla sua avventura.

All'improvviso, Deas si abbassò, scendendo costantemente di altitudine, e la vista che gli si presentò davanti quando ruppero la cortina di nuvole fece sparire via dalla mente di Bilbo qualunque irritazione.

Le Montagne Nebbiose, che prima non erano nulla più di una traccia all'orizzonte, si ergevano davanti a loro, vaste e desolate, le vette che si stagliavano nel cielo come denti di drago. Bilbo aveva finalmente scoperto il vero significato dell'espressione 'da togliere il fiato'. Mentre Deas sfrecciava in basso, aumentando la velocità prima costante, Bilbo osservò le cime ricoperte di neve, la catena montuosa che si allungava fin quando occhio poteva vedere, più di quanto lui non potesse abbracciare con uno sguardo singolo; era meglio di qualunque dipinto o illustrazione che avesse mai visto nei libri.

Una delle cime si avvicinava a velocità allarmante, ma Deas virò a destra, sfrecciandole accanto, e Bilbo spalancò la bocca quando una grande valle si rivelò, il filo argentato di un fiume che serpeggiava lontano. Le aquile si disposero nuovamente in orizzontale, e Bilbo si ritrovò a guardare la sua nuova casa.

Continua...


Note della Traduttrice - reprise

Nel prossimo capitolo conosceremo tutte le aquile! :D
A presto!
KuroCyou

  
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