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Autore: Chanel483    13/07/2015    6 recensioni
“Perché non ti piaccio, non davvero almeno. E poi io ti odio.”
Impegnati ad aiutare Damon che cerca un modo per far tornare umana sua madre, Bonnie e Kai hanno il loro primo vero confronto da quando lei è tornata dal Mondo Prigione, ma non sempre le cose vanno a finire come avremmo immaginato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie, Bennett, Damon, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con un'altra Bonkai. Non posso farci nulla, sono follemente innamorata di questi due ed il modo in cui è finita la sesta stagione non ha fatto altro che farmi venire ancora più voglia di scrivere su di loro.
La fanfiction rispetta tutti gli avvenimenti della serie tv fino alla puntata 6x17, quella in cui Damon, Bonnie e Kai entrano nel secondo mondo prigione per salvare Lily Salvatore. Nella storia si parla di alcuni incantesimi che ho inventato io, mi sembrano abbastanza in linea con quelli del telefilm, ma se notaste delle incongruenze fatemelo pure notare.
Penso di non avere altro da aggiungere (anche se sì, di certo ho dimenticato qualcosa), quindi buona lettura.

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"And I’m thinking ’bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe just the touch of a hand"
  [Ed Sheeren, Thinking Out Loud]

“Oh come eri carina in questa foto! Guarda qui, ti mancava un dentino!”
Bonnie non diede il minimo segno di aver sentito, il suo sguardo rimase fisso sul libro che aveva aperto davanti e le sue labbra serrate in una smorfia appena vagamente infastidita.
Il non ricevere alcuna risposta non fece però desistere il ragazzo: “Quanti anni avrai avuto? Cinque, sei?”
Sebbene Bonnie continuasse ad ignorarlo, una seconda voce, decisamente maschile e scocciata oltre l’immaginabile, risuonò tra le pareti della stanza: “Se non lo fai stare zitto tu ci penso io e prometto che non sarà piacevole.”
“Avanti, è una noia star qui a guardarvi mentre sfogliate quei cosi vecchi e polverosi…”
Damon a quel punto fece strisciare rumorosamente la sedia che occupava sul pavimento e si voltò in direzione di Kai per lanciargli un’occhiata di fuoco: “Nessuno ti ha chiesto di rimanere. Puoi benissimo prendere le tue cose ed andartene aff- “
“Damon…” la voce di Bonnie lo interruppe, aveva un tono di rimprovero ma era palese che non stesse prestando troppa attenzione a ciò che le accadeva attorno.
“Sì Damon, non essere così volgare!” le diede manforte Kai, sogghignando in direzione del vampiro, come se avesse appena vinto una sorta di contorta gara.
Bonnie, che non aveva nemmeno alzato lo sguardo dal libro poggiato sulla sua scrivania, voltò l’ennesima pagina ingiallita e sbuffò piano. Aveva proprio bisogno dei continui battibecchi di quei due… come se quella dannata ricerca non fosse già abbastanza frustrante. Se il loro aiuto non fosse stato fondamentale, li avrebbe mandati a cagare da un pezzo, entrambi.
Damon si lasciò cadere nuovamente sulla sedia e riprese a sfogliare il suo libro, mentre Kai continuava a frugare tra le cose nella stanza, senza mostrare il minimo ritegno. Non che qualcuno pensasse che ne fosse veramente provvisto, ovviamente.
“Uh carino questo… dici che avrò la possibilità di vedertelo indosso un giorno?” la voce del ragazzo si insinuò nuovamente tra i pensieri della strega e lei, per questa volta, decise di voltarsi, ma solo per chiedergli di smetterla e starsene buono.
“Potresti gentilmente…” ma le sue parole si spensero quando si rese conto di ciò che teneva in mano. Scattò il piedi e lo raggiunse accanto alla cassettiera, solo per strappargli di mano il completo intimo di pizzo e rigettarlo nel cassetto della biancheria: “Pianta le tue chiappe da qualche parte e vedi di non alzarti finché non te lo dirò io o ti prometto che passerai cinque minuti davvero brutti. E ti prego, chiudi quella dannata boccaccia!
“Bonnie…” esclamò Damon, con lo stesso tono di rimprovero che aveva usato lei poco prima, ma un sorriso divertito dipinto in viso.
Lei parve non gradire il sarcasmo e si voltò di scatto verso il vampiro: “E tu smettila. Non vuoi vedermi arrabbiata.”
Le minacce parvero sortire il loro effetto, poiché Kai andò a sedersi ai piedi del suo letto e finalmente si tappò la bocca, mentre Damon tornava a concentrarsi sul suo lavoro e Bonnie poteva finalmente fare lo stesso senza essere disturbata. Passarono diversi minuti – il silenzio rotto solo dal fischiettare continuo dello stregone – prima che qualcuno si decidesse a parlare.
“Forse ho trovato qualcosa…” sussurrò la strega, mentre il suo sguardo correva frenetico sulla pagina ingiallita. Prima ancora che potesse finire di parlare, entrambi i compagni di ricerca le furono alle spalle, incurvandosi oltre le sue spalle per osservare il libro: “C’è una sorta di precedente. Certo, non stiamo parlando della Cura ma…”
Damon si allungò in avanti per afferrare il Grimorio. Lo tenne con entrambe le mani mentre percorreva a grandi passi la stanza avanti e indietro, e leggeva freneticamente. Non era molto, la ragazza lo sapeva, ma era quanto di meglio fossero riusciti a trovare dopo più di una settimana di estenuanti ricerche. Evidentemente anche Damon era del suo stesso parere.
“Giuro che ti bacerei Bon-Bon.”
Lei sorrise, voltandosi verso di lui: “Risparmiati per quando sarò riuscita a capire come funziona l’incantesimo.”
Il vampiro, visibilmente più felice di quanto fosse stato negli ultimi giorni, tornò a posare il libro sulla scrivania e l’abbracciò rapidamente, stringendole le spalle con un braccio: “Non mi basterà l’eternità per ricambiare tutti i favori che ti devo, streghetta.”
Prima che la diretta interessata potesse rispondere, Kai si schiarì rumorosamente la voce: “Ehi, sono ancora qui! Potreste evitare di fare i piccioncini in mia presenza? Mi fate venire il diabete.”
“Smettila Kai, forse abbiamo trovato una soluzione.”
“E che ne dici di mettermi al corrente di questa incredibile scoperta?”
Pareva estremamente irritato, ma per Bonnie non fu troppo difficile ignorarlo. Spinse il Grimorio verso di lui e gli si avvicinò, mentre parlando gli indicava i passaggi più importanti: “Questo incantesimo rallenta l’invecchiamento, non sono certa che possa funzionare su di un ex vampiro, ma potrebbe essere perfetto. Lily prende la cura e torna umana, poi Elena beve da lei e torna umana a sua volta. Con questo incantesimo, anche se non avrà la cura in corpo, potremmo rallentare l’invecchiamento di Lily e non le succederà ciò che è successo a Katherine, così dovrebbe avere la possibilità vivere una vita relativamente normale. E poi, se vorrà, Damon potrà prenderla a sua volta.”
Kai rimase qualche istante in silenzio mentre leggeva tutto ciò che c’era scritto sull’incantesimo. Si voltò verso la ragazza che a sua volta lo stava guardando, i loro volti erano più vicini di quanto lo fossero mai stati: “Potrebbe funzionare.” sentenziò in fine.
“Lo pensi davvero?”
“Sì, per lo meno a livello teorico. Senza la cura in corpo Lily sarebbe un normale essere umano, solo che invecchierebbe molto velocemente, rallentando il processo di invecchiamento come una qualsiasi strega può fare per vivere più a lungo… potremmo assicurarle una vita di lunghezza media, immagino.”
Damon si sporse oltre Bonnie, per osservare Kai: “Puoi farlo? Puoi farlo davvero?”
Lui continuava a studiare la pagina che aveva aperto davanti: “Sì, posso. Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo per capire come funziona. È un incantesimo molto complesso, ma posso farlo. Possiamo farlo, io e la streghetta.”
Sentendosi chiamare in causa, lei sollevò una mano, stringendo le labbra tra loro, senza troppo entusiasmo: “Sono qui apposta.”
“Lo sai quanto è importante” le ricordò Damon, posandole una mano sulla spalla e costringendola a guardarlo negli occhi: “l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è uno squartatore fuori controllo e senza alcuna ragione per fermarsi. Dobbiamo farla tornare umana.”
Bonnie annuì e, poggiando una mano sulla sua, gli sorrise con dolcezza: “Lo so, e stai tranquillo, non ho intenzione di tirarmi indietro. Arriveremo insieme alla fine di questa storia.”
“Ehi, mi state di nuovo facendo fare il terzo incomodo!”
“Sta’ zitto Kai!” esclamarono gli altri due in coro.
Lui alzò le mani in segno di resa ed andò a sdraiarsi a pancia in giù sul letto di Bonnie, portando con sé il libro. Osservandolo, la ragazza si rese conto che contro ogni aspettativa quel gesto non le dava nemmeno fastidio. Lo squillo di un telefono la distrasse dai suoi pensieri e lei si ritrovò ad osservare Damon mentre estraeva il cellulare dalla tasca dei jeans scuri.
“È Elena” spiegò dopo aver letto il messaggio: “sembra abbia bisogno di me.”
La strega annuì, alzandosi in piedi: “Va pure, qui possiamo cavarcela da soli.”
Il vampiro non sembrava troppo convinto: “Sicura di voler restare da sola con lui?” le domandò, avvicinandosi di qualche passo con fare protettivo: “Se prova a farti del male…”
“So difendermi da sola Damon.”
“Sì ma se allunga le mani…”
“Non lo farebbe mai, perché sa che se ci provasse gliele trancerei di netto.” spiegò forse più divertita di quanto fosse lecito, incrociando le braccia la petto.
“Fate come se non ci fossi, eh” esclamò Kai, ma nessuno dei due lo calcolò minimamente.
Damon sorrise e le si avvicinò per posarle un bacio sulla guancia: “Chiamami se hai bisogno di qualcosa. In ogni caso ci vediamo domani.”
Lei sorrise: “Tranquillo, se scopriamo qualcosa di nuovo ti avviso.”
Bonnie attese che Damon avesse lasciato la stanza – non senza un’occhiata di ammonimento in direzione di Kai, che gli rispose agitando una mano – e poi si voltò verso lo stregone, per dargli uno schiaffo sulla spalla: “Giù dal mio letto.” gli intimò: “O se proprio devi stare lì almeno levati le scarpe.” Stare nella stessa stanza da sola con lui era strano, ma non spaventoso. Bonnie si rese conto di non provare la benché minima traccia di paura e la cosa incrementò la sua sicurezza.
Il ragazzo scalciò le scarpe con movimenti secchi, ma dopo aver osservato l’occhiataccia della proprietaria della camera, si tirò in piedi per sistemarle ordinatamente in un angolo: “Così va meglio?” domandò prima di tornare sul letto.
Lei incrociò e braccia al petto: “Forse.” Senza più calcolarlo, lanciò l’ennesima occhiata al Grimorio e sospirò, avevano davanti una lunga serata: “Sembra che andrà per le lunghe, vado ad ordinare una pizza, poi torno ad aiutarti.”
“È un invito a cena, Bonnie Bennet?”
“Se non la smetti ti faccio digiunare.”
“Io ci voglio sopra i peperoni!” ma invece di rimanere ad ascoltarlo, Bonnie si chiuse con forza la porta alle spalle prima ancora che lui potesse terminare la frase: “Ma anche senza va bene…” sussurrò tra sé, prima di scoppiare a ridere da solo.
 
Il sole era tramontato da un pezzo ed i due tranci di pizza avanzati erano abbandonati nel cartone per terra in salotto, poco lontano da loro. Kai era sdraiato su un fianco sul divano e con una mano si teneva la testa mentre con l’altra girava svogliatamente le pagine dell’ennesimo libro che Bonnie gli aveva piazzato davanti. Quest’ultima invece era seduta a terra, le gambe incrociate e la schiena poggiata contro un bracciolo del divano, scribacchiava senza sosta qualcosa su di un quaderno, consultando senza sosta il volume che teneva in grembo, e da ormai diversi minuti non apriva bocca.
Bonnie ci teneva davvero a portare a termine il suo compito. Non era d’accordo su ciò che Damon aveva intenzione di fare, ma comunque voleva dargli la possibilità di scegliere liberamente del suo futuro, non voleva che la sua decisione fosse in qualche modo condizionata da ciò che avrebbe potuto fare sua madre o che le sarebbe potuto succedere. Non le piaceva l’idea che una parte di Damon desiderasse prendere la Cura, ma non sarebbe stata di certo lei ad impedirglielo. Per quanto riguardava Kai invece, la strega non aveva proprio idea di cosa ci facesse lì. Certo, la sua presenza le faceva comodo, ma non capiva cosa esattamente lo spingesse ad aiutarli, i sensi di colpa avrebbero dovuto essere sfumati da un pezzo ormai, eppure lui era ancora lì e non sembrava proprio intenzionato ad andare da nessuna parte.
Era strano averlo così vicino. Un po’ perché era ormai così abituata alla solitudine che c’era qualcosa di strano nello stare in compagnia di qualcuno, ma soprattutto perché lui era… beh Kai, il ragazzo che l’aveva abbandonata da sola nel 1994, dopo averla accoltellata, e sebbene lei avesse messo da parte il rancore per aiutare Damon, non aveva certo dimenticato ciò che le aveva fatto, né aveva intenzione di farlo troppo presto.
Kai sbuffò rumorosamente e lasciò scivolare a terra il libro che stava leggendo: “Non c’è niente di utile qui, niente!” esclamò frustrato, prima di voltarsi a pancia in su e coprirsi gli occhi con un braccio: “Che ore sono? Dovremmo mollare tutto ed andarcene a dormire.”
Bonnie si voltò appena per lanciargli un’occhiataccia, senza nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di controllare l’ora: “Non andremo da nessuna parte finché non avremo capito se questo incantesimo può essere applicato ad un ex vampiro.” ci tenne a sottolineare, tornando ad osservare i suoi appunti: “E comunque è presto, abbiamo ancora tutta la notte.”
Il ragazzo sogghignò ed allungò una mano per sfiorarle una ciocca di capelli: “È una proposta indecente? Perché se lo è la mia risposta…”
“Rimetti le mani in tasca Kai. Ricordi quel che ho detto a Damon?”
Non voleva che lui la toccasse, ma i motivi non erano esattamente gli stessi di Damon. Bonnie sentiva qualcosa di strano ogni volta che – troppo spesso – le mani di Kai la sfioravano. Provava una sorta di fastidio, certo, ma nemmeno minimamente paragonabile alla repulsione che avrebbe dovuto sentire per colui che aveva a tutti gli effetti tentato di ucciderla. Forse era solo carenza di affetto – non aveva esattamente una fila di uomini desiderosi di starle accanto ad attenderla sul vialetto di casa – o semplicemente si stava abituando alla sua presenza, ma in ogni caso voleva che tenesse le mani al suo posto perché essere toccata da lui non le dava poi così fastidio come invece avrebbe dovuto e questo la faceva impazzire.
Lui sbuffò, fingendosi scocciato, anche se aveva indovinato senza troppa fatica quale sarebbe stata la reazione della ragazza: “Come sei noiosa…” ma sapeva bene che Bonnie era tutto fuorché noiosa, ai suoi occhi almeno, perché non era successo una sola volta durante quegli ultimi mesi che si fosse annoiato in sua presenza. E lui era un tipo che si scocciava abbastanza facilmente.
In silenzio, la osservò da dietro, convinto che lei non potesse vederlo. I capelli tagliati corti le incorniciavano la nuca e ricadevano delicatamente sul collo, appena sopra l’orlo della canottiera chiara che stava indossando. Era andata a cambiarsi una volta finito di mangiare, aveva tolto gli abiti che indossava per sostituirli con qualcosa di più comodo e, mentre sentiva la porta della sua stanza chiudersi, Kai era stato tentato di sfruttare un incantesimo di invisibilità per andare a spiarla, come avrebbe fatto un quindicenne, nonostante lei gli avesse chiesto – o meglio ordinato – di aspettarla in salotto. Alla fine però non lo aveva fatto, non perché non gli interessasse vederla nuda – non pensava ad altro, letteralmente – ma perché una vocina fastidiosa – che somigliava tremendamente a quella di Luke – gli diceva che non era così che voleva che accadesse, non era così che la sognava tutte le notti. Voleva che fosse lei ad avvicinarglisi, non ci sarebbe stato poi così tanto gusto nello spiarla, anche se il pensiero di cosa si nascondesse sotto i suoi abiti lo tormentava dalla prima volta in cui l’aveva vista.
“Mi stai fissando…”
La voce di Bonnie lo distolse dai suoi pensieri facendolo quasi sussultare. Non era possibile che lo avesse visto, a meno che non avesse gli occhi dietro la testa, cosa improbabile. O quasi. In ogni caso lo aveva colto con le mani nel sacco e la cosa in realtà non lo infastidiva per niente, se fosse stata un’altra persona sarebbe stato diverso, ma in fondo si trattava di lei, non c’era nulla di ciò che provava che sentisse di doverle nascondere.
“Perché mi piace il tuo collo.”
“Kai…”
“Che c’è? Hai un bel collo.”
La strega sembrava infastidita, forse addirittura arrabbiata, e questa volta per davvero. Con un tonfo chiuse il libro che teneva sulle gambe incrociate e si voltò per guardarlo negli occhi: “Devi smetterla di fare così Kai, non sto scherzando.”
Lui, incredulo, sgranò gli occhi: “Così come?” domandò, senza davvero capire a cosa si stesse riferendo. In che modo si stava comportando? Non gli sembrava di aver fatto proprio nulla di strano, nulla che non avesse fatto anche in precedenza per lo meno, ma lei non l’aveva mai presa troppo male, non seriamente.
“Fingendo che ti interessi davvero di me!” Bonnie pareva esasperata, come Kai l’aveva vista fin troppe volte: “Questa stupidata di fingerti un mio ammiratore è… estenuante.”
“Ma io non sto fingendo…”
“Ecco vedi? Lo hai fatto di nuovo!”
“Di cosa stai parlando Bon? Non ti capisco. Non vuoi che sia carino con te?”
La strega sbuffò, agitando una mano come se volesse scacciare un pensiero particolarmente fastidioso: “Tu non sei carino con me. Damon è carino con me quando la mattina mi porta il caffè. Caroline è carina con me quando mi passa gli appunti di una lezione che ho perso. Tu continui a fare battutine e trovare doppi sensi in qualsiasi cosa io dica, ti comporti come se ci stessi provando, come se davvero potesse mai esserci qualcosa tra me e te, e questo mi irrita.”
Anche Kai ora iniziava ad infastidirsi, non capiva bene perché l’altra fosse esplosa così di colpo, ma comunque non gli piaceva ciò che gli stava dicendo: “E perché? Perché dovrebbe essere così impossibile?!” il tono con cui pose la domanda risultò molto più aggressivo di quanto volesse e lui fu quasi sul punto di chiedere scusa, un attimo prima di rendersi conto che lei non era stata minimamente toccata dai suoi modi bruschi.
“Perché non ti piaccio, non davvero almeno. E poi io ti odio.”
Ferito. Kai aveva creduto per anni di non poter più essere ferito dalle parole altrui, non quando i suoi genitori lo avevano coperto dei peggiori insulti per anni, non dopo che lo avevano chiamato “mostro” e trattato come un gatto randagio che si ostinava a dormire nel loro giardino più che come un figlio. Quando aveva smesso di volere bene ai suoi genitori, alla sua famiglia, era stato certo che niente che gli fosse stato detto in futuro avrebbe avuto peso su di lui, perché non gli sarebbe più importato di nessuno.
E invece…
Non aveva propriamente deciso di prendersi quella cotta clamorosa per Bonnie Bennett, ed era certo che se fosse tornato indietro lo avrebbe evitato in ogni modo. Ma c’era qualcosa in lei, qualcosa che Kai non riusciva a spiegarsi, un suo sguardo era in grado di accendere in lui ogni tipo di emozione, sopita in qualche anfratto della sua anima per decenni e questo lo spaventava. Gli bastava guardarla per avere l’impressione di impazzire, come se la sua figura slanciata e bellissima fosse in grado da sola di scatenargli un tumulto implacabile dentro.
E lei lo odiava. Lo odiava e non aveva paura di sputarglielo in faccia. Un cazzotto probabilmente avrebbe fatto meno male.
Kai, con un colpo di reni, si rimise in piedi. Erano passati minuti interi e Bonnie non aveva più aperto bocca. Aveva le labbra dischiuse e boccheggiava come un pesce, senza evidentemente nulla da dire. Allora nemmeno il ragazzo aggiunse altro, si limitò a darle le spalle, diretto verso la porta di ingresso.
“N-no, aspetta!” balbettò Bonnie, spingendo da parte il libro sul quale stava studiando e scattando in piedi come una molla. Non sapeva perché sentisse il bisogno di fermarlo, ma di sicuro non gli avrebbe permesso di andarsene, non così e soprattutto non dopo ciò che gli aveva detto.
Quando il suo cellulare squillò, Kai era già praticamente arrivato alla porta di casa.
Mentre cercava di raggiungerlo, Bonnie afferrò il telefono e sbirciò il nome sul display. Se si fosse trattato di un’altra persona avrebbe lasciato che squillasse a vuoto ma lui era lui, non poteva certo ignorare una sua telefonata. Dopo aver risposto alla chiamata, si portò il cellulare all’orecchio.
“Damon?”
“Felice di sentire che sei ancora viva, Bon-Bon.”
In un’altra situazione, la ragazza avrebbe di certo sorriso scuotendo la testa, ma non in quel momento, mentre sentiva sbattere la porta di ingresso: “Te l’ho detto che non avevi nulla di cui preoccuparti.”
“Quindi ha fatto il bravo quello stregone da strapazzo?”
“Sì, Damon” Bonnie si fiondò in corridoio e lo trovò come prevedibile vuoto, di Kai nemmeno una minima traccia: “senti, ora devo scappare. Possiamo risentirci domani?”
Il vampiro esitò un istante prima di risponderle: “Va tutto bene, Bon?”
“Sì sì, tutto bene.” fu la sbrigativa risposta di lei: “Ci vediamo domani, ciao.” lo salutò rapida, per poi gettare svelta il telefono da qualche parte e correre in strada.
E Kai era lì, aveva percorso forse venti metri e camminava lentamente, con il capo chino e le spalle incurvate. Probabilmente almeno una parte di lui sperava che lei lo seguisse: “Kai!” lo chiamò allora, prima di scattare in avanti per rincorrerlo. Bonnie non ricordava di essere mai corsa dietro ad un uomo in tutta la sua vita.
Sentendo la sua voce, il ragazzo fermò il suo incedere, senza però voltarsi. Non immaginava che poche parole potessero fare così male, ed invece aveva l’impressione di essere sul punto di vomitare, come se una mano invisibile gli stesse stringendo le budella: “Tu mi odi.” sussurrò piano, era una constatazione, non una domanda.
“Come?” chiese la ragazza, affrettando il passo per raggiungerlo.
E in quel momento qualcosa scattò dentro Kai, qualcosa di inaspettato ma incredibilmente forte, vero, tangibile. Si votò di scatto per fronteggiarla, le mani serrate a pugno: “Tu mi odi!” si ritrovò ad urlare.
Bonnie si sarebbe aspettata tante reazioni, ma non di certo quella. Si bloccò. Aveva indosso delle infradito di plastica, i pantaloni della tuta ed una canottiera sdrucita e se ne stava in mezzo la strada a pochi metri da lui, incredula, immobile. Non sapeva cosa dire, era davvero… offeso? Era in grado di provare delle vere emozioni? Perché fino a quel momento le era quasi sempre sembrato che tutto ciò che lo tenesse in piedi fossero sarcasmo e freddo cinismo. Non sapeva cosa dire, non aveva nulla di cui scusarsi, certo, ma non le piaceva vederlo così. Prese un respiro e gli si avvicinò ancora di un passo: “Certo che ti odio. Come potrebbe essere altrimenti?”
“Perché?”
“Perché mi chiedi?” dalle labbra della strega uscì un verso strano, a metà tra uno sbuffo e una risata: “Devo forse ricordarti che hai cercato di uccidermi ripetutamente?”
“Hai iniziato tu.”
Bonnie scosse la testa, incredula davanti alle sue parole: “Non che avessi molte opzioni. Non potevo certo permettere che uno psicopatico tornasse a Mystic Falls insieme a me e Damon! Avrei messi in pericolo l’intera città, i miei amici.” non ci credeva, non gli stava realmente rinfacciando quanto accaduto nel 1994.  Con tutto ciò che le aveva fatto, Kai non aveva il diritto di giudicare nessuna sua azione.
Lui però non sembrava dello stesso parere: “Non avrei mai fatto del male ai tuoi amici!” sottolineò e la sua voce era così alta e seccata da sembrare disperata.
“Certo, come se io potessi crederti, dopo che mi hai confidato di voler tornare in vita per sterminare la congrega Gemini.”
“Appunto, avrei fatto del male a loro, a quelli che mi hanno rinchiuso per diciotto anni all’inferno, non ai tuoi amici e di sicuro non a te. Mai a te.”
Per un istante quell’affermazione, pronunciata con tanta certezza da far quasi paura, fece vacillare le convinzioni della ragazza, che si ritrovò a stringere i pugni con forza ed urlare quasi la domanda che gli rivolse poco dopo: “E allora dimmi, che cosa avrei dovuto fare?”
“Avresti potuto darmi una possibilità!” i suoi occhi erano asciutti, ma aveva l’aria di uno pronto a scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Ed in un attimo lei tornò calma e pacata come suo solito, l’ira di pochi istanti prima pareva già un miraggio: “L’ho fatto.”
“Come scusa?”
“L’ho fatto.” ripeté Bonnie. Non le andava di parlarne, non con lui e non in quel momento, ma per un qualche contorto motivo, che nemmeno lei riusciva a comprendere a fondo, sentiva di doverlo fare: “Quando siamo andati nel Mondo Prigione a recuperare la madre di Damon, avevo pianificato di lasciarti là, di tornare indietro senza di te.”
Il silenzio che seguì quella rivelazione fu lungo e straziante, peggio di come entrambi avrebbero potuto immaginare. Piombò tra loro all’improvviso e li lasciò muti, a fronteggiarsi da pochi metri di distanza, per una volta entrambi senza parole.
Kai impiegò qualche istante per metabolizzare le parole della strega. Gli suonavano strane, fuori posto, quasi sbagliate, come se stesse parlando in una lingua che lui conosceva a stento. C’era del rancore tra loro, solo uno stupido avrebbe potuto non accorgersene, ma non avrebbe mai immaginato che lei fosse arrivata a tanto. Che lui l’avesse fatta soffrire fino a quel punto. Kai era cambiato dopo la fusione con Luke, chiunque avrebbe potuto capirlo con una sola occhiata, lei avrebbe potuto capirlo con una sola occhiata. Aveva fatto di tutto per farglielo comprendere, aveva cercato insieme a Damon e quel suo ragazzo un modo per riportarla indietro, le aveva chiesto scusa, aveva implorato per il suo perdono, e adesso aveva messo ancora una volta se stesso, la sua magia, a sua completa disposizione. Cosa poteva fare di più?
Mille erano le domande che gli attanagliavano il cervello, ma una sola fu quella che pronunciò ad alta voce, forse la più irrilevante: “Perché non lo hai fatto?”
E lei si rese stranamente conto di sapere già la risposta, senza bisogno di pensarci: “Perché non sono come te.” doloroso certo, ma vero. Forse la cosa più vera che gli avesse mai detto.
Questa volta Kai non rimase spiazzato, al contrario, fu come se lei avesse appena affermato che il cielo è azzurro: “No, infatti.” non c’era tristezza nella sua voce, né delusione, era solo un dato di fatto, loro erano quanto di più diverso potesse esistere: “Ma io vorrei essere come te.”
Fu la volta di Bonnie di rimanere stupita, perché tra le tante risposte che si era immaginata, quella non figurava neanche lontanamente. Quasi non si era accorta che lui si stava avvicinando, se ne rese conto solo quando per guardarlo negli occhi fu costretta a reclinare la testa: “Come… me?” non sapeva cosa provava per lui e nemmeno voleva scoprirlo, ma quelle parole ebbero uno strano effetto su di lei, fu come se una forte malinconia si fosse impossessata del suo corpo e si ritrovò a combattere sia contro il desiderio di carezzargli una guancia che contro quello di scuoterlo violentemente per le spalle ed urlargli addosso tutta la sua frustrazione.
Il ragazzo annuì: “Io sono solo un idiota, mentre tu sei altruista e intelligente.” Era evidente quanto fosse a disagio nel pronunciare quelle parole, ma comunque non si fermò, era giusto che lei sapesse, che si rendesse conto di come poteva apparire agli occhi degli altri; indomabile e bellissima: “Sai sempre qual è la cosa giusta da fare, pensi sempre prima agli altri che a te stessa e non ti arrendi mai, non ti lasci abbattere da niente e da nessuno. Io invece non ho fatto altro che incasellare una scelta sbagliata dopo l’altra, di mandare tutto a puttane ancora e ancora… e guarda dove questo mi ha portato.” Spalancò le braccia, come se con un gesto potesse indicare l’intera Mystic Falls e i mesi che vi aveva trascorso.
“Questo non vuol dire che le cose non possano migliorare.” senza quasi accorgersene, Bonnie aveva parlato con un sussurro, come se avesse paura che quelle parole, pronunciate a voce troppo alta, potessero perdere di significato.
“Mi hai perdonato?”
La domanda spiazzò per un istante la ragazza: “Cosa?”
“Mi hai perdonato?”
“Io…”
“Sì o no, Bonnie? Mi hai perdonato?!”
E solo in quel momento Bonnie si rese conto di non esserselo mai davvero chiesta, non seriamente. Aveva perdonato Kai? Lui le aveva fatto cose orribili, ma non era certo l’unico. Anche Damon aveva cercato di ucciderla una volta, ma lei se ne era praticamente dimenticata ed ora era il suo più caro amico. Poteva fare lo stesso con Kai? Certo, non avrebbe mai potuto dimenticare i mesi passati in solitudine nel 1994 per colpa sua, così come il ricordo delle ferite che le aveva inferto sarebbe sempre rimasto nella sua mente, aveva una cicatrice appena sotto il seno a ricordarle di quanto male lui le avesse fatto.
No, non avrebbe mai potuto dimenticare. Ma perdonarlo? Poteva dargli un’altra possibilità?
“No. Non credo di averti ancora perdonato. Ma sì, posso farlo.”
Non fu ben chiaro a nessuno dei due chi avesse mosso il primo passo, fatto sta che ad un certo punto Bonnie si rese conto che le labbra di Kai erano sopra le sue e che lui la stava baciando e lei stava ricambiando il bacio come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo avesse fatto altre mille e mille volte.
Aveva sognato così tante volte di baciarla, eppure la fantasia non era neanche lontanamente paragonabile alla realtà. Aveva immaginato che le sue labbra fossero morbide, ma non così morbide. E come poteva sapere che la sensazione delle sue dita strette attorno alla nuca fosse la più bella del mondo? E in quel preciso momento Kai si rese conto che non aveva importanza quanto avesse sbagliato in passato e quanto volte avrebbe dovuto ancora chiedere scusa in futuro, perché tutti quegli errori l’avevano portato a quel momento. E se anche fosse morto un istante dopo non avrebbe avuto rimpianti, perché non poteva esistere cosa più bella di sentire la lingua di Bonnie che, irruenta, gli dischiudeva le labbra per incontrare la sua. Una strana frenesia che ormai non provava da tempo si impossessò del suo corpo e gli fece desiderare di sentirla più vicino, di toccarla di più e subito, di sfiorare ogni centimetro della sua pelle e di stringerla così forte da farli diventare una cosa sola. Perché lei non sarebbe mia stata abbastanza vicina, lui avrebbe sempre voluto di più.
“Kai…”
Il ragazzo non si era nemmeno accorto che lei aveva spostato le mani sul suo petto, ma sentendola pronunciare il suo nome con tono preoccupato percepì anche la lieve pressione e si fece subito indietro, rapido come se si fosse appena scottato. Non voleva fare nulla che non volesse anche lei, anche se questo avesse voluto dire passare la notte da solo, a masturbarsi pensando a ciò che sarebbe potuto succedere.
“Ho fatto qualcosa di male?” il suo tono era preoccupato e teneva le mani alzate, un po’ come avrebbe fatto davanti ad un poliziotto per provare di non essere armato.
Bonnie però gli rivolse il sorriso più dolce che gli avessero mai concesso e in un attimo tutto tornò a posto: “Tu avrai vissuto diciotto anni in completa solitudine, ma io ho dei vicini.” Scosse la testa divertita, mentre agitava un dito per indicargli che erano ancora all’aperto: “Avanti, torniamo in casa.”
E così fecero, camminando distanti l’una dall’altro appena pochi centimetri, ma non appena si furono chiusi la porta alle spalle, Kai afferrò Bonnie per i fianchi e la spinse verso il salotto, facendo incontrare nuovamente le loro labbra.
“Se vuoi che mi fermi…” lo stregone aveva avuto bisogno di tutta la sua forza di volontà per far uscire quelle parole dalle sue labbra, soprattutto ora che le mani di lei erano in qualche modo finite sotto la sua maglietta.
“Non ci pensare nemmeno!”
“Ok, ma…”
“Sta zitto e baciami, al resto penseremo dopo.”
E Kai non ebbe bisogno di farselo ripetere due volte. La baciò come in vita sua non aveva mai baciato nessuno, la baciò come se ne andasse della sua stessa vista, mentre l’afferrava per i glutei solidi e, sollevandola da terra, la portava verso il divano, la stese dove lui, fino a pochi minuti prima, stava sfogliando un noioso libri di magia. Bonnie ci cadde sopra di schiena e, tenendolo per la maglietta, se lo trascinò dietro, senza mai lasciare le sue labbra.
La strega non capiva con chiarezza cosa stesse succedendo, ma decise che non le importava molto in quel momento, non mentre le mani di lui le accarezzavano le gambe attraverso la stoffa sottile dei pantaloni della tuta, non mentre l’adrenalina le pompava nelle vene al posto del sangue e si sentiva preda di quell’assurda frenesia. Non c’era la minima esitazione nei suoi movimenti, sembrava quasi che per tutta la vita non avesse fatto altro che toccarlo. Abbandonò il suo petto solo il tempo necessario per sfilarsi la canottiera e poi fare lo stesso con la sua T-shirt, finirono entrambe in qualche angolo del salotto ma nemmeno quello aveva la minima importanza, perché Kai si era abbassato e le stava baciando la clavicola.
Dalle labbra di Bonnie sfuggì un primo sospiro e Kai scoprì che quello era il suono più bello del mondo.
Le sue labbra scesero con foga nell’incavo tra i seni, fino ad arrivare alla cicatrice che lui stesso le aveva causato. Si prese appena un istante di tempo per lambirla con la lingua, prima di proseguire la discesa fino al suo ombelico. Lei inarcò la schiena e lui, con un ghigno ammiccante dipinto in viso, le morse la pelle sensibile appena più sotto.
“Kai!” strillò la strega, fingendosi molto più scandalizzata di quanto non fosse in realtà, allontanando istantaneamente le mani da suoi capelli – tra i quali non si era nemmeno accorta di averle intrecciate.
“Scusa. È che sei così… buona.” sussurrò lui in tono quasi famelico, come se davvero desiderasse mangiarla, senza smettere di sorridere, prima di tornare ad occuparsi delle sue labbra. E Bonnie, che non trovò nulla da ribattere, si perse completamente in quel bacio.
Le ci volle poco per rendersi conto che non voleva attendere un istante di più. Con mani ferme, la ragazza fece scorrere le dita sul suo petto scolpito e sull’addome, fino a trovare il bottone dei jeans stretti che portava. Non ebbe bisogno di chiedergli il permesso prima di slacciarli con uno strattone. Un istante dopo però il mondo prese a girare e si sentì un gran tonfo che non aveva nulla a che fare con i battiti accelerati dei loro cuori.
“Ma cosa…?”
Bonnie si guardò attorno, rendendosi conto di essere finita in qualche modo a cavalcioni addosso a Kai, sdraiato sul pavimento del suo salotto, non che le dispiacesse, certo, il divano però giaceva a meno di mezzo metro da loro, ribaltato. Appena si rese conto di ciò che era appena successo, scoppiò in una sonora risata.
“Ops…”
Il ragazzo si sollevò appena, puntellandosi sui gomiti: “Se vuoi…”
“Non importa, ci pensiamo dopo.”
E c’erano davvero un sacco di cose alle quali avrebbero dovuto pensare dopo, ma ora come ora sembravano completamente prive di importanza.
Bonnie si chinò in avanti per leccargli il petto, mentre gli faceva sollevare il bacino e lo privava dei jeans, aiutandosi con mani e piedi per fare il più in fretta possibile. La brama di sentirlo dentro di sé era così forte che aveva l’impressione che se non fosse successo subito sarebbe esplosa. Lo aiutò a liberarla dal reggiseno e subito gli prese le mani e se le premette contro i seni nudi, in un esplicito ordine, per poi sfilarsi i pantaloni a sua volta, in modo tanto frenetico da rischiare quasi di perdere l’equilibrio.
Kai d’altro canto era estasiato a tal punto da non rendersi nemmeno conto di ciò che stava accadendo. Aveva deciso di godersi il momento e poi ricostruire le dinamiche dell’accaduto in un secondo tempo, ma sentire la pelle morbida di lei sotto i polpastrelli lo faceva impazzire. Era inferno e paradiso insieme, ero tutto ciò che – consapevole o no – aveva sempre desiderato.
Aspetta!
Ancora una volta il ragazzo per poco non ebbe un infarto, si bloccò di colpo, le mani ancora strette attorno ai suoi seni e la bocca impegnata con il suo collo: “C-cosa?”
“Hai un preservativo?”
Dopo aver tirato un sospiro di sollievo – ma era davvero necessario farlo preoccupare a quel modo? – Kai allungò una mano in cerca dei jeans, per recuperare il portafoglio che teneva in tasca.
Bonnie quasi scoppiò a ridere quando si rese conto delle sue intenzioni: “Tieni un preservativo nel portafoglio? Ti sei davvero fermato al 1994!”
Il ragazzo le rivolse un’occhiata scocciata, mentre le sventolava l’involucro argenteo sotto il naso: “Non ci credo, ti stai davvero lamentando anche per questo?” a quel punto lei non ebbe più nulla da ribattere.
Quando anche gli ultimi strati di stoffa che li dividevano furono gettati chissà dove, Bonnie si posizionò meglio sopra di lui e non distolse un istante lo sguardo dal suo, mentre con una mano lo guidava dentro di sé. Gemettero entrambi, contemporaneamente, preda dello stesso piacere, e dopo un istante necessario per adattarsi l’uno al corpo dell’altra, lei diede la prima spinta e gemette, inarcando la schiena come un contorsionista.
Era affondato cinque, forse sei volte dentro di lei, quando qualcosa andò storto. Decisamente troppo presto, un orgasmo tanto inaspettato quanto travolgente lo colse, facendolo ansimare rumorosamente, mentre affondava le unghie nei suoi glutei in cerca di un appiglio.
L’amplesso era durato meno di un minuto.
Merda.
La prima cosa a cui pensò Kai dopo essersi reso conto della performance disastrosa, fu che se non avesse riaperto gli occhi forse avrebbe potuto far finta che non fosse successo nulla, forse se non avesse detto niente Bonnie se ne sarebbe semplicemente andata e lui avrebbe potuto scappare in Australia o in Cina per non farsi più vedere da quelle parti. Oppure avrebbe potuto trovare un incantesimo per cancellarle la memoria. Sì, quest’ultima era decisamente l’idea migliore.
“Kai.” lo chiamò lei, per la milionesima volta quella notte.
Lui aprì titubante un occhio e trovò il suo viso sospeso a pochi centimetri sopra di lui. Non sapeva con esattezza cosa dire perciò, piuttosto che peggiorare la situazione e rimanere muto a fissarla come un’idiota, diede voce ad ogni pensiero che gli passava per la testa: “Non so cosa cazzo sia successo ma… scusa, non è colpa tua. Tu sei bellissima. Cielo quanto sei bella! Solo che sono diciotto anni che non faccio sesso, sai bloccato nel ’94 e tutto il resto…”
“Kai…”
“… beh a meno che tu non voglia contare i solitari come sesso, allora in quel caso ne ho fatto un sacco, soprattutto mentre ero bloccato nel ‘94. Ma è stato così…”
“Kai...”
“… non lo so, inaspettato credo. E tu sei così sexy... continuavo a sperarci, sai? Ma non ho mai pensato che invece potesse succedere davvero quindi…”
Kai!
Il ragazzo si ammutolì di colpo e tornò a guardarla negli occhi, non sembrava arrabbiata né offesa né niente di simile, il che era strano: “Sì?”
Bonnie sorrise appena, scostandosi da sopra di lui per sederglisi accanto: “Non importa.”
Kai quasi non credeva alle sue orecchie: “Davvero?”
“Certo” convenne l’altra, avvicinando le ginocchia al petto in un gesto di esagerato pudore, vista la situazione: “direi che è andata comunque molto bene se consideri che un paio di mesi fa tutto ciò che desideravo era ucciderti.”
La battuta non era affatto divertente, ma per qualche strano motivo risero entrambi.
La ragazza si allungò per afferrare la sua canottiera e nel mentre gli lanciò un’occhiata ammiccante, un’occhiata che fino a quel momento lui aveva potuto solo sognare: “E comunque abbiamo domani, dopodomani e un sacco di altri giorni per riprovarci.”
Quelle poche parole ebbero il potere di fargli cambiare umore in pochi secondi. L’imbarazzo ed il nervoso di pochi attimi prima scomparvero, sostituiti da un sentimento che gli era senza dubbio più conosciuto. Si allungò verso di lei, desideroso nuovamente di toccarla, e le accarezzò lentamente un braccio, in un gesto gentile ma sensuale: “Per me possiamo riprovarci anche subito.” Lui sarebbe stato decisamente pronto.
Bonnie scoppiò a ridere, allontanandosi dal suo tocco senza però respingerlo: “Vacci piano stallone, adesso andiamo a dormire.” disse mentre con un movimento rapido indossava nuovamente gli slip.
Ovviamente, non permise che la risposta lo facesse desistere dal suo intento: “Intendi dire…”
“No.” lo interruppe lei, intuendo come avrebbe voluto terminare la frase: “Intendo dire che io adesso vado a dormire in camera mia e tu se proprio vuoi puoi dormire sul divano. O anche qui per terra, per me non fa alcuna differenza. Domani mattina però possiamo fare colazione insieme. Facciamo le cose con calma, ok?”
Kai, che si stava infilando i boxer, si ritrovò stranamente a sorridere, anche se lei in pratica lo stava rifiutando. La cosa avrebbe dovuto dargli fastidio, a rigore di logica, ma non era così: “Le cose con calma dici, eh? Non mi pare che tu fossi dello stesso parere fino ad un attimo fa.” L’occhiataccia di lei lo costrinse ad ammutolirsi e sollevare le mani in segno di resa: “Ok, ok hai vinto. Faremo le cose con calma. Cosa ne dici se domani usciamo a cena?”
“Ho un’idea migliore.” Bonnie era già in piedi, indosso aveva solo la canottiera e gli slip, in mano teneva i pantaloni della tuta. A Kai non era mai parsa più bella e sexy: “Domani continuiamo con le ricerche per Damon e forse, se farai il bravo, dopo ti permetterò di passare del tempo con me.”
Nonostante le sue parole pareva divertita e questo fece sorridere anche Kai: “Lo sai che questo è un ricatto bello e buono, vero?”
“Vedilo come vuoi.” Bonnie gli diede le spalle e fece per avviarsi verso le scale, ma all’ultimo si voltò per guardarlo: “Ah e Kai, per favore rimetti a posto il divano.” Gli rivolse un ultimo sorriso vagamente ammiccante, prima di scomparire dietro la porta del salotto.
Rimasto solo, Kai si rigettò a terra e, osservando il soffitto immacolato, scoppiò a ridere.
Mi farai diventare più pazzo di quel che già sono, Bonnie Bennett. E non vedo l’ora.
Quando quella notte i due chiusero gli occhi, non potevano immaginare che poche ore dopo Damon Salvatore, trovando la porta d’ingresso aperta, avrebbe fatto a sorpresa il suo ingresso in casa, reggendo tra le mani due caffè ed una busta contenente diverse ciambelle. Né che, una volta andato in sala per controllare se Bonnie fosse lì, avrebbe trovato Kai intendo a dormire sul divano della sua migliore amica con indosso unicamente dei boxer grigi, mentre un reggiseno – che sicuramente non apparteneva allo stregone – giaceva abbandonato a terra poco lontano. Questo lo scoprirono quando, il mattino seguente, poco dopo le otto, le urla di Damon Salvatore svegliarono i due amanti e l’intero vicinato, quello stesso da cui la notte prima si erano nascosti.

 
Fine... forse.
 
Sì, lo so, sono pessima. No, questa fanfiction non ha un sequel, almeno per il momento, ma man mano che la scrivevo mi sono resa conto che avrei moltissime idee per continuarla, quindi chi lo sa, magari prossimamente scriverò qualcos'altro a riguardo, ma non vi prometto nulla.
Ringrazio moltissimo fin da subito chiunque abbia impiegato il suo tempo per leggere la mia storia e chi la recensirà. Come sempre, se volete aggiungermi per fare una chiacchierata o parlare di quanto stupendi siano Kat, Ian e Chris al ComicCon in questi giorni, mi trovate su Facebook.
Spero a presto, un bacio
Chanel
  
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