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Autore: wintersea_    21/07/2015    1 recensioni
dal testo:
Perché è questo l’amore Kibum. L’amore è semplicità, è guardarsi negli occhi e sentirsi completi, è sorridere perché l’altro ti stringe la mano, è sentire le farfalle nello stomaco quando ti bacia, è avere l’ansia che se ne vada ma avere la certezza che non lo farà, è sentire il proprio cuore battere allo stesso modo del suo mentre si fa l’amore è… oh Kibum l’amore è cosi tante cose, ma se dovessi dirti cos’è l’amore per me ti direi che è Taemin. È quel suo modo cosi idiota di ridere, è il suo sorriso, è il suo modo di ballare scalzo per casa, è quel suo canticchiare sotto la doccia, è quel suo fare l’idiota in ogni momento della giornata, è quel suo modo di baciarmi come solo lui sa fare, è….è… l’amore per me è Taemin.
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Seul, 2324 d.C. in un mondo dilaniato da guerre tra umani e Mutanti, l'amore di un ragazzo non smette mai di battere, forte e sincero, non ha paura di scontrarsi contro le regole dell'esercito o contro la morte.
2min-Jongkey
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Key, Minho, Taemin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Seul, 2324 d.C.
Identificazione: Choi Minho, soldato semplice, dipartimento 747, terza divisione. Codice di identificazione 19911209.
Le porte si aprono e lasciano entrare uno spiraglio di luce, quanto basta per farmi stringere gli occhi. Non vedo il sole da tre mesi.
 
 
Sei mesi prima.
“Minho da questa parte!” Un ragazzo corre davanti a me ridendo e tirandomi la mano. È bello, è alto e i capelli lunghi gli svolazzano sul viso da bambino.
“Non correre cosi, rischierai di cadere” sorrido anche io, infondo non mi dispiace quando cade, è troppo imbranato per rimanere più di due minuti in piedi.
“Oh dai soldato Choi, non dirmi che hai paura che io mi sbucci un ginocchio” ride ancora ma io mi irrigidisco. Sono da poco entrato a far parte dell’esercito coreano e ho la consapevolezza che quei bei momenti finiranno presto.
 
 
La Corea non è più un posto tranquillo, dove ognuno vive la sua vita. Circa duecento anni prima della mia nascita qualcosa è cambiato qui, mio padre racconta di un grande errore, i libri di un grande incidente. Tutto ebbe inizio con l’esplosione di uno dei reattori nucleari della centrale nucleare di Kori, nella provincia di Busan. Questo innescò una reazione a catena che fece distruggere, una dietro l’altra, tutte le centrali nucleari del sud della Corea. Il mio libro le descrive come uno stupendo spettacolo di fuochi d’artificio, visto dall’alto. Per le persone non fu proprio cosi spettacolare. L’impatto fu talmente forte da sterminare i 2/3 della popolazione coreana. Ma non solo, il 75% della popolazione mondiale riscontrò gravi problemi, malattie, o in casi peggiori la morte. I campi inaridirono, i mari si prosciugarono e lasciavano esposta nuova terra sconosciuta, terremoti e cataclismi a non finire, il cibo scarseggiava e le lotte erano indispensabili. Gli unici esseri umani sopravvissuti ad un simile cataclisma si erano nascosti nelle profondità della Terra. Mio padre, quando ero bambino, mi raccontava sempre di come i nostri antenati avessero patito la fame, di come avessero combattuto con le unghie e con i denti per sopravvivere alle malattie e alle radiazioni che ogni giorno li opprimevano sempre di più. Mio padre disse che cominciarono a nascere dei mutanti, bambini con tre braccia, quattro gambe, insomma, effetti delle radiazioni. La mia famiglia fu fortunata, mai, per generazioni intere, ci capitò che qualcuno di noi fosse nato mutante.
Col passare degli anni le radiazioni andarono a svanire e tutto sembrò tornare alla normalità. Tuttavia bisogna capire che dopo 100 anni passati a vivere sotto terra non era facile abituarsi alla luce. Gli umani, poco a poco, si lasciarono conquistare dal calore del sole, dal fresco della pioggia, dalla bellezza del mare, dal freddo del vento e dalle meraviglie della natura che aveva dominato incontrastata. Anche gli animali erano tornati, nessuno li aveva mai visti prima di allora quindi li reputarono normali, si accorsero che anch’essi erano mutanti dopo aver confrontato qualche libro ritrovato tra le rovine.
A differenza degli umani, che ripresero le proprie vite come se non fossero mai state interrotte, i Mutanti, dopo un primo contatto con la luce del sole, cambiarono. Divennero aggressivi, famelici, predatori, animali da caccia e più passava il tempo più la loro ragione andava sparendo. Tentarono in tutti i modi di far adattare i Mutanti alla luce solare, per farli vivere tra gli umani come avevano sempre fatto, ma non ci fu verso. Poco alla volta, in tutto il mondo, la comunità umana e quella mutante si allontanarono.  Questa distanza non sembrava portare grandi problemi finchè i Mutanti non divennero cosi aggressivi da arrivare ad attaccare gli umani. Scoppiò la guerra e come ogni guerra degna di questo nome, non c’era una parte che predominava sull’altra. Nonostante le avanzatissime armi che si vendevano tra un Paese ed un altro i Mutanti possedevano una forza spaventosa, potevi colpirli una, due, persino tre volte ma loro non morivano, si rigeneravano e continuavano a correre. L’unico modo per ucciderli prima che loro ti squartassero in due era sparare al cuore, in modo preciso.
In Corea iniziarono duri allenamenti, prendevano bambini piccolissimi e gli mettevano un fucile in mano dicendo “Impara ad uccidere prima che uccidano te”. Anch’io sono stato cresciuto così e finalmente posso andare anche io in guerra, finalmente posso far uso del mio fucile per uccidere quelle bestie e riportare la pace su questo pianeta cosi disastrato.
 
 
Il ragazzino davanti a me ancora ride trascinandomi qua e la per le bancarelle di Seul, a volte non sembra di essere in guerra. È arrivata la neve, ci sono i bambini che giocano e le ragazze che danzano tra i fiocchi.
“Minho dai prendiamo una cioccolata calda! Fa freddo! E poi cosi festeggiamo” mi sorride e si avvicina a me guardandosi intorno. Mi stampa un veloce bacio sulle labbra e io sorrido stringendolo a me.
“Se mi tenti cosi piccolo come potrei resistere?” gli accarezzo i lunghi capelli castani.
Lee Taemin sembra una ragazza a volte, anzi, probabilmente molte persone lo è davvero. I lunghi capelli castani vengono lasciati sempre sciolti e ricadono dolcemente sulle spalle, i lineamenti delicati degli occhi sono sottolineati dall’eyeliner e dalla matita, i jeans di pelle nera gli fasciano perfettamente le gambe snelle e il cappotto lungo ed elegante nasconde perfettamente il suo maglioncino largo che porta quasi sempre.
Siamo amici da una vita ma è stato quando ci siamo ritrovati a letto insieme che ho capito di essere pazzamente innamorato di lui.
Mi stringe la divisa militare tra le dita e sorride “Sai Minho, questa divisa ti sta maledettamente bene però…” arriccia un po’ le labbra come se volesse pensare e mi squadra per bene “Sinceramente credo che tu stia meglio senza, che ne pensi di passare nel tuo appartamento dopo?” si avvicina al mio collo e lo morde, ormai incurante delle persone che passano.
“Mmh… tu dici Tae?” gli bacio le labbra “Magari ci pensiamo dopo aver bevuto questa cioccolata calda eh” gli prendo la mano e lo porto dentro verso un tavolo appartato.
“Sei emozionato hyung? Sei finalmente diventato un soldato! A me mancano altri due anni prima di poter sparare al tuo fianco” il ragazzino si imbroncia e poggia il viso su una mano assumendo un’espressione a dir poco adorabile.
Non resisto e scoppio a ridere per poi tornare subito serio “Taemin ascoltami bene, tutto questo non è un gioco, non si parla solo delle nostre vite qui. Ogni Mutante che uccidiamo sono 10 vite salvate ai nostri. Quando io, tra due giorni, salirò su quella carretta che mi porterà verso il confine, verso la guerra vera, sarà per proteggere te, mia madre, mio padre, per proteggere tutti voi. A Natale tornerò da te perché sarò ancora vivo per allora e torneremo qui a prendere una cioccolata calda e tu mi vedrai diverso e.. ti dico tutto questo perché non voglio che tu ti spaventi dopo, perché sei ancora un bambino infondo Tae e devi crescere perché questo mondo non ammette ritardatari.”
Taemin mi squadra, come se non mi avesse mai visto in vita sua, un estraneo che incontra per la strada. Sospirò e chiuse gli occhi poggiandosi allo schienale della sedia “Minho, so meglio di te cos’è la guerra.  Vorrei solo ricordarti che i miei genitori sono morti per colpa di quegli animali” apre gli occhi e mi guarda “è per questo che voglio prendere quel dannato fucile e farli fuori uno dopo l’altro, non posso accettare che altri bambini diventino orfani a causa loro.”
Lo sguardo di Taemin non ammette repliche, sa quello che vuole e non si fermerà finchè non lo avrà. È un bambino determinato e sicuro del suo futuro. Ma infondo anche io ho un conto in sospeso con quelle bestie, la mia amata sorella ha perso la vita dopo pochi mesi dalla nascita a causa loro.
Taemin mi prende la mano e la stringe tra le sue sorridendomi. “Non pensiamo a queste cose ora, siamo insieme no? Godiamoci questo momento”
“Hai ragione piccolo” gli sorrido, mi mancherà il calore della sua mano quando me ne andrò.
Prendiamo la cioccolata, scherziamo, ridiamo, non pensiamo che io domani mattina andrò via. Torniamo a casa mia, un piccolo appartamentino,confortevole, sarebbe bello viverci insieme. Facciamo l’amore, lentamente, con dolcezza infinita, cercando di colmare un vuoto che si stava creando infondo al cuore.
 
 
“Hyung?” sussurra poggiato al mio petto mentre io gli accarezzo i capelli sparpagliati ovunque.
“Mhm?”
“T-tu… tu n-non ti d-dimenticherai di m-me, vero?” arrossisce e nasconde il viso tra i capelli.
Lo osservo agitarsi per il mio prolungato silenzio e aspetto che alzi lo sguardo.
Finalmente lo fa e allora lo bacio.”Che ne pensi di venire a vivere qui e aspettarmi per Natale?”
“C-cosa?” si alza dal mio petto e si siede sul mio bacino.
Mi siedo anche io poggiandomi allo schienale del letto. “Ti ho chiesto se ti va di venire a vivere qui. Si lo so, la mia assenza non è il massimo ma cosi potrai abituarti alla nuova casa e arredarla come ti piac…” non mi da tempo di finire la frase che mi salta addosso baciandomi con le lacrime agli occhi.
“Choi Minho sei serio? Mi stai chiedendo di… di….”
“Di convivere? Si” gli rispondo con semplicità e il suo volto si stende in un sorriso. Mi stringe e nasconde il viso sul mio collo piangendo.
“Ti amo Minho, ti amo da impazzire”
“Ti amo anche io Tae, e per rispondere alla tua domanda, no, non mi dimenticherò di te”
Scoppia a ridere, mi bacia e facciamo di nuovo l’amore.
 
 
L’alba arriva presto e con lei il momento della mia partenza. Taemin mi guarda sistemare le ultime cose, è seduto sul letto, le gambe sono strette al petto e il mento è poggiato sulle ginocchia. Porta un paio di boxer e una mia maglietta che, a causa del suo fisico esile in confronto al mio, gli casca addosso quasi come un vestito. Segue ogni mio movimento con gli occhi, senza perdersi nemmeno uno spostamento. Alla fine mi avvicino a lui e lo abbraccio stringendolo a me. Gli bacio la testa e sento le sue mani che si aggrappano alla mia uniforme.
“Ti prego non andare Minho, rimani qui con me, ho bisogno di te.” Sussurra con il viso schiacciato contro la mia pancia.
Sospiro e gli bacio la testa “Devo andare piccolo mio, ci vediamo tra due mesi, non è tanto.”
“Il tempo senza di te non passa mai…” lo sento piangere, sento la sua presa farsi più salda, non può crollare ora.
“Taemin, hey piccolo guardami” gli prendo il viso tra le mani e mi abbasso alla sua altezza “Torno presto okay? E passeremo il periodo di Natale insieme. Infondo pensaci, se non parto ora mi toccherà proprio per quel periodo, non è meglio se vado ora?”
Taemin annuisce e mi bacia tra le lacrime “Ti amo e non smetterò mai di farlo ma tu torna vivo okay? Promettimelo Minho, io e te dobbiamo scendere in battaglia insieme tra due anni quindi devi tornare vivo vero?”
Gli sorrido e lo bacio “Te lo giuro amore mio, ora vado. Ti amo”
Lo riempio di baci, afferro il borsone e esco. Il camion che ci avrebbe portato verso il campo di battaglia è già li, aspetta solo me. Poggio il borsone dentro e faccio per salire ma mi blocco all’improvviso. Taemin urla il mio nome, mi giro e lui mi salta tra le braccia baciandomi.
“Ti amo” singhiozza ancora prima di scappare di nuovo dentro.
Salgo sul camion che parte velocemente. Mi sento ancora stordito. Lo amo, ho la certezza di amarlo. Non voglio deluderlo, non voglio farlo star male ma… quella promessa, quella di tornare vivo, non so per quanto riuscirò a mantenerla. Mi agito un po’ al pensiero che quello fosse l’ultimo ti amo che avrei mai sentito pronunciare da lui.
“Nervoso?” un ragazzo affianco a me mi sorride. Sembra avere la mia stessa età, ha dei capelli verdolini che gli ricadono ai lati del viso in ciocche ondulate e due scuri occhi da gatto che mi osservano attenti ad ogni minimo particolare.
“Un po’… tu no?”
“Certo che si! Ma non vedo l’ora di scendere su quel campo di battaglia, non mi importa perdere la vita. Ah beh ovviamente prima devo mantenere fede alla mia scommessa personale” sorride a sé stesso.
“Che scommessa?”
“Non posso morire finchè non ne avrò uccisi almeno 100” ammicca e mi rivolge uno sguardo di intesa, anche lui ha un conto in sospeso “Comunque piacere, io sono Kibum, per gli amici Key” mi allunga una mano e io la stringo.
“Piacere mio, io sono Minho”
“Quello che ti è venuto a salutare prima di partire è il tuo ragazzo?”
Arrossisco fino alla punta degli stivali. Per me è difficile definire Taemin il mio ragazzo. Cioè ad essere mio è mio ma non abbiamo mai usato termini ufficiali quale fidanzato, ragazzo, o altro. Sorrido pensando a quella frase, si, Taemin è il mio ragazzo e non c’è nulla di male perché nel 2324 relazioni tra coppie dello stesso sesso non sono affatto un problema, anche se questo ha portato ad una diminuzione della popolazione mondiale.
“S-si.. è il mio… è il mio Taemin” sorrido. Non riesco a dare  a Taemin una qualità generica come quella del ragazzo. Taemin è mio, non c’è molto altro da dire.
Kibum mi sorride e mi poggia una mano su una spalla “Spero di trovare anche io un giorno un mio Taemin, sei fortunato fratello”
“Lo so, lo so bene…”
 
 
Il viaggio scorre velocemente e in meno di tre ore e mezza arriviamo al campo di ritrovo. Li ci attendono il capitano Lee Jinki e il suo secondo il carica Kim Jonghyun, famosi per aver sterminato in una battaglia un intero accampamento di Mutanti.
“Soldati, ben arrivati” comincia il capitano Lee “Prima di tutto vorrei spiegarvi due rapide cose che dovete sempre tenere a mente. Numero uno, noi siamo in guerra quindi non ci sono orari stabiliti e potremmo subire un attacco o attaccare noi stessi a qualsiasi ora. Numero due, se un compagno muore o viene gravemente ferito non perdete tempo a cercare di aiutarlo, pensate a salvarvi la pelle e continuare a combattere. Tutto chiaro? Bene. Ora, immagino che siate stanchi dopo questo lungo viaggio sa Seul a qui eh? Perfetto allora seguite il capitano Kim nella vostra baracca, posate le vostre cose e poi fate mezz’ora di corsa prima di venire a cena. A dopo” il capitano Lee si gira e se ne va senza degnarci più di uno sguardo.
Il capitano Kim, da parte sua ci squadra, uno dopo l’altro. I suoi occhi si fermano su Key, solo un momento di più rispetto agli altri e una scintilla li attraversa, ma è solo un momento.
“Bene soldati” si decide a dire “prendete le vostre cose e seguitemi” senza aspettare un secondo di più si gira e inizia a camminare.
“Ma che… ma vanno tutti di corsa qua dentro?” Kibum afferra il su borsone e fa per seguire il capitano che si ferma di colpo e si gira a guardarlo.
“Presentati, soldato.” La sua espressione è cambiata, non c’è più lo scintillio di un momento fa quando i suoi occhi si sono poggiati per la prima volta su di lui, in questo momento sono famelici, avidi di mostrare la superiorità dei suoi gradi. Lo squadra come fosse un insetto e attende la sua risposta.
“ Kim Kibum, soldato semplice, dipartimento 747, terza divisione. Codice di identificazi…”
“Basta cosi, non serve. Bene soldato Kim, visto che ha così tanta voglia di parlare passerà la mezz’ora di corsa e l’ora di cena nel mio ufficio a sbrigare delle faccende per me. E ora andiamo”
Kibum guarda il capitano Kim con uno sguardo carico d’odio, si vede che non gli piace essere messo in ridicolo davanti a tutti.
“Non prendertela, ti aveva puntato già da prima” gli sussurro.
Mi guarda stizzito e riprende a camminare dietro al capitano. Raggiungiamo la baracca in meno di tre minuti, è piccola, sarebbe adatta si e no per 10 persone e noi siamo in 20.
Entriamo e all’interno troviamo 10 letti a castello, io Kibum ne prendiamo subito uno e litighiamo per chi deve dormire sopra e chi sotto. Vince lui il letto di sopra, scoppiamo a ridere come due bambini.
“Soldato Kim, se vuole seguirmi” il capitato Kim si presenta affianco a noi con le mani dietro la schiena e Kibum è costretto ad affiancarsi a lui. “Bene, tutti voi altri potete andare nel piazzale centrale dove ci siamo incontrati questa mattina, li vi aspetta la vostra mezz’ora di corsa”
Si gira e se ne va seguito da Kibum. Rimango solo, con altri 18 estranei. Ci avviamo verso la piazza di quella mattina e iniziamo la nostra mezz’ora che si rivela essere più dura di quel che pensiamo a causa del terreno dissestato.
Finita la mezz’ora ceniamo, ci concediamo tutti una doccia e di corsa a letto. Mentre aspetto Kibum che torna dalla sua punizione scrivo una lettera a Taemin.
 
 
Caro amore mio,
siamo arrivati solo da poche ore e già mi manchi da impazzire, non vedo l’ora di riaverti tra le mie braccia.
Ho conosciuto un ragazzo simpatico oggi sul camion, ha detto che sono fortunato ad averti e spera di trovare anche lui un giorno”Il suo Taemin”. Non ci sono riuscito Tae, non sono riuscito a generalizzarti con una parola cosi banale come “il mio ragazzo” ma ti ho chiamato “il mio Taemin”.
Il capitano Lee e  il capitano Kim sono molto severi ma ci abitueremo. Kibum, il ragazzo del camion, è stato messo in punizione dal capitano Kim per aver commentato ad un suo ordine. Sto aspettando che torni cosi potrà raccontarmi quello che è successo.
Non vedo l’ora che arrivi Natale, ti amo tanto,
tuo, Minho.
 
 
Chiudo la lettera, metto l’indirizzo e mi avvicino al tubo teletrasportatore, unico tramite di accesso col mondo in un campo come quello. Lascio che la lettera venga captata e venga teletrasportata da Taemin e torno a letto.
Tutti dormono già da parecchio quando Key torna nella baracca.
“Hey, ma che fine avevi fatto?” gli sussurro.
“Non puoi capire Minho… non puoi capire.” Sussurra e si sdraia affianco a me “Il capitano Kim voleva me… cioè il mio corpo in realtà, mi ha preso e sbattuto dove più gli piaceva e mi ha lasciato andare solo ora e… e io non mi sono mai sentito più felice di adesso. Riesci a crederci? Mi piace il capitano, si mi piace… ha detto che di tanto in tanto potremmo rifarlo e io non vedo l’ora”
Sorrido, Kibum sorride nell’oscurità, i suoi occhi brillano e il suo cuore batte ancora a mille. Non c’è dubbio, Kibum è vittima del famoso colpo di fulmine.
 
 
La mattina mi arriva la risposta di Taemin, un dolce risveglio prima della dura giornata. Appena prendo la busta il capitano Kim fa irruzione nella stanza e noi saltiamo sull’attenti.
“Buongiorno soldati. Questo è il vostro primo giorno in prima linea. La terza divisione è stata affidata al confine orientale, a venti chilometri da Seul, il che vuol dire che siamo la linea più vicina alla città. La nostra permanenza in quel campo è prevista per un mese e mezzo e quelli di voi che sopravvivranno potranno tornare a casa per Natale mentre un altro dipartimento ci darà il cambio. Tutto chiaro? Perfetto. Vi aspetto fra 10 minuti nel salone principale e poi partiremo” senza aspettare risposta e degnare Kibum di uno sguardo girò su sé stesso e se ne andò sbattendo la porta.
Il mio tentativo di aprire la busta fu bloccato per l’ennesima volta da Key che si buttò sul letto affianco a me.
“Nemmeno uno sguardo Minho… nemmeno uno. Eppure io l’ho guardato per tutto il tempo… magari non è stato soddisfatto dalla sera prima… forse dovrei dargli di più…”
“Oh dai Kibum, era in una stanza piena di soldati ai quali ha detto che andranno contro morte certa entro poche ore, magari non è riuscito a guardarti per questo”
“Bah sarà… chi ti scrive?” il suo sguardo si posa sulla busta che ho affianco.
“E-eh? Nessuno” arrossisco e afferro in fretta la busta.
“Dai leggila e rispondigli, chissà se la terza divisione  è munita di tubi teletrasportatori.” Si alza e se ne va a parlare con altri soldati di cui non ricordo nemmeno il nome.
Apro in fretta la busta prima di essere fermato ancora e mi metto a leggere.
 
Amore mio,
che bello avere già tue notizie. Ho cominciato il trasloco, la casa è vuota senza di te e il letto è freddo, ma voglio abituarmi a stare qui e voglio cominciare a sistemare tutto per bene cosi quando tornerai troverai un rifugio confortevole e amorevole ad aspettarti. Ho portato quasi tutta la mia roba in mezza giornata e ne ho buttata tutta quella che restava, ho sistemato delle cose qui e la e messo la mia firma con quale piccolo particolare.
Voglio pitturare il muro della sala, cosi bianco non mi piace. E poi tanto per il momento hanno bloccato l’accademia a causa di un problema interno quindi ho molto tempo.
E raccontami amore mio, com’è questo Kibum? Devo essere geloso di lui?
E tu come stai? Ti trovi bene? Il cibo com’è?
Oddio amore mi manchi così tanto… ti amo.
Spero di avere presto tue notizie, non farmi preoccupare.
 
Tuo, Tae.
 
Sospiro e rileggo ancora la lettera prima di stringerla al petto. Vorrei essere con Taemin più di ogni altra cosa, ma il dovere mi chiama e non posso mancare a rispondere. Prendo velocemente carta e penna per scrivere quella che molto probabilmente sarà la mia ultima lettera per almeno un mese e mezzo.
 
Buon giorno mio bellissimo amore,
questa mattina il sole splende e il vento soffia caldo, ma io mi sarei voluto svegliare con te. Mi manchi più dell’aria che respiro e probabilmente mi mancherai ancora di più ora. Oggi partiamo per il campo di battaglia, siamo collocati a 20 km da Seul e non so se ci sarà possibilità di comunicazione. Per ora questo è tutto quello che so.
Ci vediamo tra un mese e mezzo amore mio, ti amo.
p.s. sono contento che tu ti trovi bene nella nostra casa.
 
Tuo, Minho.
 
 
In meno di due ore siamo già sul campo di battaglia, non c’è tempo di sistemare le cose, non c’è tempo per riposarsi, non c’è tempo per mangiare. C’è solo il tempo per il sangue e il dolore.
Scendiamo nella valle dello scontro, i Mutanti sono già li ad aspettarci. Gli sguardi famelici, hanno sete di sangue. Un ragazzo trema, impugna la sua arma, è pronto a fare fuoco, un Mutante è più veloce di lui. Gli salta addosso e in meno di quanto riusciamo a rendercene conto il ragazzo è già morto e il Mutante pure, dilaniato da uno sparo preciso del capitano Kim.
“Beh? Che cazzo ci fate ancora qua fermi? Andate a farli fuori!”
Kibum guarda ancora il capitano con occhi sognanti, non sente nemmeno quello che gli dice, continua a fissarlo con ammirazione e… amore. Gli do una gomitata riportandolo alla realtà e iniziamo a correre dietro gli altri, affiancati dal capitano in persona. Kibum si carica, spara con una precisione mostruosa e comincia la sua conta.
“Uno, due, tre.. Dai Minho facciamo a gara! Quattro! Dai cosi!”
Sorrido, mi piacciono le sfide, mi aiutano a motivarmi e di sicuro mi migliorano anche in ciò che faccio spingendomi a dare il meglio di me, diciamo che sono davvero tanto competitivo.
“Ci sto Kibum, sono già a 5, ho una buona mira io!”
Un mutante mi attacca alle spalle e il capitano Kim lo uccide prima che possa anche solo sfiorarmi.
“Datevi una mossa invece che chiacchierare, volete lasciarci la pelle il primo giorno?” il suo sguardo cade ansioso su Kibum affianco a lui che gli sorride. In mezzo a tutto quel macello non posso fare a meno di notare la scintilla d’amore che lega quei due, forte e indissolubile dopo una sola notte di passione.
 
La battaglia dura meno di quanto credo e le perdite non sono poi così gravi. Due soli soldati di 20 sono caduti in una giornata, compreso il ragazzo che è stato dilaniato prima dell’inizio dello scontro. Il generale Kim ci ha rivelato che ne arriveranno altri due a sostituirli, non dobbiamo preoccuparci.
Key è sparito di nuovo, non riescono proprio a stare lontani quei due. Si dice che il fiore che cresce nelle avversità è il più bello e raro di tutti, chissà se per loro è cosi. Per il momento mi manca solo Taemin. Continuo a pensare all’ultima sera in cui abbiamo fatto l’amore. I suoi occhi erano luminosi, la sua pelle sembrava fatta d’avorio, le sue labbra morbide erano socchiuse e i suoi capelli erano sparpagliati sul cuscino. Il suo odore riempiva l’aria e le sue mani si stringevano ai miei capelli. Sorrido a pensare come era bello quando tuffavo il viso in quei capelli morbidi e profumati e gli baciavo dolcemente il collo facendolo rabbrividire. Mi manca tutto quello, mi manca Taemin.
Mi alzo dal letto e mi metto a cercare un tubo teletrasportatore per dare notizie a Tae ma non ne trovo da nessuna parte. Eppure deve esserci, per le comunicazioni importanti e tutto il resto. Fermo un’infermiera che mi corre affianco e le chiedo gentilmente se lei ne sa qualcosa. È una ragazza, probabilmente una volontaria che ha pensato di rendersi utile cosi, non avrà più di 25 anni. Lei mi sorride e ci pensa su un momento.
“Beh, si, in effetti c’è un tubo teletrasportatore, ma non ci è permesso usarlo. Solo per motivi molto, molto gravi. Tipo per chiedere rinforzi o cose cosi, mi capisce vero?”
“Si, certo, la ringrazio, signorina…”
“Oh si mi scusi, io sono Lee Magner, sono volontaria al fronte da un paio di anni ma mi hanno appena affidato a questa divisione” mi allunga la mano e mi sorride.
Le stringo la mano sorridendo a mia volta “Choi Minho, soldato semplice. Mi dovresti fare un favore grande quanto una casa Magner…”
“Mmh, se ci riesco volentieri Minho”
“Devo spedire una lettera, devo far sapere al mio… al mio Taemin che sono vivo, che sto bene, ma che non potremmo sentirci, ho bisogno che lui sappia che sto bene. Ti prego lo so che è chiedere tanto ma io…”
“Sta tranquillo Minho” mi interrompe sorridendo “So cosa vuol dire essere lontani dalla persona che si ama e sentire il bisogno di sapere se sta bene o meno..” si sfiora un ciondolo che porta al collo, uno di quelli contenenti una foto. “Sai, anche il mio ragazzo è un soldato, ha un rango superiore al tuo e probabilmente lo conosci anche.. non siamo mai riusciti a stare insieme da quando ha raggiunto una carica cosi alta e la paura che lui venga ferito in battaglia è tale che…” la ragazza non riesce a trattenere un singhiozzo e nasconde il viso dietro i lunghi capelli rossicci.
Le alzo il viso con un dito puntando gli occhi nei suoi, il trucco le è colato sulle guance e le labbra piccole e fine tremano. Le asciugo le lacrime che cascano sopra le lentiggini che le riempiono le guance e le sorrido.
“Oh dai coraggio Magner, se è il tuo ragazzo ha raggiunto una carica cosi alta vuol dire che è davvero abile, posso sapere il suo nome?”
“Le… Lee Jinki” balbetta arrossendo “Il Capitano Lee Jinki”
Rimango un momento sbalordito ma le sorrido dolcemente “Facciamo cosi Magner, se tu mi aiuti a spedire delle lettere e a controllare se mi arriva la risposta io ti passo tutte le informazioni che ho sul Capitano Lee”
“C-come farai… voglio dire… n-non riesco a parlarci n-nemmeno io… come farai t-tu?” balbettava
“Tu non preoccuparti tesoro, ce la farò.”
 
 
Il mese e mezzo previsto è finito in fretta, il borsone era pronto e i soldati aspettavano solo l’arrivo della nuova squadra per tornare per il prossimo mese e mezzo a casa. I soldati caduti in battaglia appartenenti alla squadra originaria sono arrivati a 16, quindi siamo rimasti solo io, Kibum, un ragazzone dall’aria cattiva ma in realtà dal cuore dolce di nome Park Donghyun e un ragazzino dall’aria esile ma molto agile in battaglia che abbiamo tutti quanti soprannominato Killer per la velocità con cui uccide i Mutanti. E naturalmente il capitano Kim, che si è lasciato andare in una vera e propria relazione con Kibum agli occhi di tutti.
Grazie all’aiuto indispensabile di Magner io sono riuscito a restare in contatto con Taemin e sono riuscito a dirgli che sarei stato presto di ritorno, ma senza dirgli il giorno, per fargli una sorpresa. E per ringraziarla ogni volta le portavo nuove notizie del capitano Lee che Kibum estraeva per me dal capitano Kim.
Finalmente la nuova squadra arriva a darci il cambio e noi possiamo andare a rivedere le persone che amiamo.
“Hey Minho!” Kibum si  siede affianco a me sul camion sorridendomi “Ascolta, visto che io non ho parenti e nemmeno Jong, ci chiedevamo se ti andava di passare il Natale tutti insieme, anche con Taemin ovvio”
“Beh si potrebbe fare, venite da noi cosi viene anche mia madre, che ne pensi?”
“Per noi andrebbe benissimo!” mi sorride dandomi una pacca su una spalla.
“Bene, spero che Taemin abbia fatto pratica con la cucina perché io ho completamente dimenticato cosa vuol dire avere un piatto di cibo vero davanti”
“Ma come soldato, non ti piace il cibo del rancio? Preferisci essere messo in cucina tu?” la voce del capitano Kim è glaciale mentre mi fa quelle domande ma poi scoppia improvvisamente a ridere “Beh si in effetti anche io ho bisogno di cibo vero”
Scoppio a ridere e gli do una pacca su una spalla “Beh, capitano Kim, mi spiace per lei ma da domani potrò darle del “tu” dato che è il ragazzo del mio migliore amico”
Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che quei due si stanno già baciando. E a me manca Tae.
 
 
Dopo un interminabile attesa, eccoci di nuovo a Seul, i palazzi sono sempre più distrutti e l’aria è sempre più selvaggia. Qualche Mutante deve essere sfuggito alle nostre unità, probabilmente se mi informassi all’ospedale mi direbbero di parecchi morti. Cerco di non pensarci e mi stringo il cappotto addosso dirigendomi a passo veloce verso casa. Il mio palazzo non è cambiato, lo stesso odore di muffa mi assale appena entro e gli stessi gradini continuano a scricchiolare. Salgo velocemente le scale e apro lentamente la porta di casa.
“Amore sono a casa!” urlo. Dopo nemmeno un secondo mi ritrovo a terra, a metà tra il pianerottolo e l’ingresso di casa, con Taemin su di me che mi bacia.
“Ma tu, ma cosa, ma come? Non mi avevi detto che… aaaaaaaah” non riesce nemmeno a parlare, continua a baciarmi senza lasciarmi modo di spiegare.
Rido e mi alzo portandolo con me “Le spiegazioni dopo amore mio, vieni qua, mi sei mancato” lo prendo in braccio facendogli stringere le gambe intorno alla mia vita. Gli bacio il collo, il mento e poi le sue labbra, quelle stesse labbra che avevano affollato i miei sogni ogni notte. Tremo. Tremo di desiderio, di felicità, di amore. Tremo perché questo amore mi fa paura, cosi forte, cosi pieno, cosi completo, nulla riesce a spezzarlo. E tremo perché ho paura che un giorno tutto questo possa finire. Tremo per ogni sentimento contrastante è in me e lo spoglio, primo Taemin dei vestiti prima di riuscire a pensare lucidamente e lui fa lo stesso. Lo porto in camera e lo butto sul letto, non distolgo lo sguardo da quel corpo. Non riesco a ricordare tutte le volte in cui mi ero addormentato con la sensazione di stringerlo tra le braccia. Riprendo a baciargli il collo e scendo lentamente sul petto. Le sue mani si intrecciano ai miei capelli e le sue labbra si schiudono. Tutto è perfetto, niente potrebbe rovinarlo. Fare l’amore con Taemin è perfetto, ogni suo movimento, ogni suo bacio, è un’esplosione di amore per me.
 
È poggiato sul mio petto, ha gli occhi chiusi e i capelli gli sono caduti sul viso. Li sposto appena e gli bacio una guancia.
“Bentornato a casa amore mio” sussurra lui baciandomi il petto. “Avresti dovuto dirmelo che tornavi oggi, ti avrei preparato qualcosa di speciale”
“Questo è abbastanza per me, sono a casa, con l’uomo che amo, cosa potrebbe esserci di più perfetto?” gioco con i suoi capelli, la stanza è piena del loro meraviglioso odore.
“Ti amo Minho” mi bacia dolcemente “Ma ora vado a preparare qualcosa per cena, hai bisogno di recuperare le forze tu e io voglio prendermi cura di te” mi riempie di baci e esce velocemente dal letto infilandosi un paio di boxer “Ti amo” corre in cucina ridendo.
Sorrido e mi butto sul letto “Amo essere a casa” chiudo gli occhi un momento e senza nemmeno rendermene conto già dormo.
 
 
Il mese e mezzo passa senza che me ne renda conto. Amo stare a casa con Taemin, la vita insieme a lui è più bella. Il primo Natale passato con lui, Kibum e il capitano Kim fu uno dei migliori della mia vita anche se il regalo di Jong non fu dei migliori.
 
“Una promozione anticipata?!” urlai.
“Beh, Taemin è bravo e potrebbe entrare nella nostra unità, non sarebbe difficile inserirlo”
“Ma è troppo giovane, non è abbastanza allenato. Insomma, capitano lui non è pronto per scendere sul campo!”
“Certo che sono pronto!” urlò Taemin gonfiando le guance
“No amore non lo sei. È vero, hai una mira eccezionale ma sei giovane… troppo giovane!”
“Soldato Choi” il capitano Kim riprese il suo tono severo e si drizzò sulla schiena sulla sedia “Se io lo reputo adatto sono io a prendere la decisione.”
“Quindi entrerò a far parte della vostra squadra?” A Taemin si illuminarono gli occhi e si sporse verso Jong.
“Beh, consideralo un regalo di Natale, domani mi farai vedere quello che sai fare e prenderò la mia decisione”
 
E fecero davvero cosi. Purtroppo la bravura di Taemin colpì il capitano Kim che decise di prenderlo nella nostra unità.
“Identificazione” il comandante Lee era impassibile, non approvava la decisione dell’amico ma allo stesso tempo non poteva dire nulla.
“Lee Taemin, soldato semplice, dipartimento 747, terza divisione. Codice di identificazione 19930718.” Taemin sorride, stringe l’arma tra le mani, sicuro e disinvolto. Sembra quasi essere al disopra di tutto, sembra quasi che a lui la guerra non lo tocchi. Più lo guardo e più la stessa immagine mi si ripete dentro. Taemin somiglia ad un bambino che stringe un’arma, come quelli che vediamo in accademia quando siamo sul punto di finire il nostro allenamento, come quelli che siamo stati noi stessi e che ora non ricordiamo più.
Ma lui è tranquillo, disinvolto. Il capitano Lee tira da una parte il capitano Kim, privandolo della mano di Kibum che lancia uno sguardo di puro odio verso il superiore.
“Hey dai non prendertela Key, dovranno parlare della decisione che ha preso il tuo ragazzo” gli poggio una mano su una spalla e gli sorrido cercando di farlo calmare.
“Discutere un corno, giuro che se lo tocca per me è bello che finito.” Il ragazzo stringe i denti e guarda il capitano Lee in cagnesco.
“Sei consapevole del fatto che è fidanzato no? Dubito che faccia qualsiasi cosa per tradire Magner” lancio un’occhiata a Taemin e mi mordo un labbro, non riuscirò mai a concentrarmi in guerra con lui che mi corre intorno.
La voce di Kibum mi riporta alla realtà “Minho, devo dirti una cosa, è importante” lo sguardo di Kibum cambia all’improvviso, abbassa la testa e comincia a torturare nervosamente un angolo della divisa.
“Dimmi, non farmi preoccupare” gli alzo il viso con un dito e gli sorrido per incoraggiarlo a parlare.
“Io…io… io credo di essermi innamorato davvero… cioè voglio dire, ero già sicuro di esserlo, ma ora ne ho la certezza e… come glielo dico? Io so solo che senza di lui non riesco a respirare, sento che le gambe non mi sorreggono più e mi sento triste e… solo. Anche se sono in una stanza affollata, senza di lui sono solo. Ne ho bisogno come l’aria quando si è sott’acqua… come glielo dico Minho?”
Gli sorrido e poggio entrambe le mani sulle sue spalle “Sai, quando Taemin disse di amarmi non ci girò troppo intorno. Io ci misi secoli per riuscire a dirglielo a mia volta, ero orgoglioso ai tempi e non volevo ammettere di essermi innamorato del mio migliore amico. Mi ricordo che eravamo sul terrazzo di una delle palazzine dell’accademia, eravamo seduti sul bordo e stavamo fumando guardando il tramonto. Lui semplicemente mi prese la mano e mi disse ‘ti amo’, cosi senza pensarci o girarci intorno. Perché è questo l’amore Kibum. L’amore è semplicità, è guardarsi negli occhi e sentirsi completi, è sorridere perché l’altro ti stringe la mano, è sentire le farfalle nello stomaco quando ti bacia, è avere l’ansia che se ne vada ma avere la certezza che non lo farà, è sentire il proprio cuore battere allo stesso modo del suo mentre si fa l’amore è… oh Kibum l’amore è cosi tante cose, ma se dovessi dirti cos’è l’amore per me ti direi che è Taemin. È quel suo modo cosi idiota di ridere, è il suo sorriso, è il suo modo di ballare scalzo per casa, è quel suo canticchiare sotto la doccia, è quel suo fare l’idiota in ogni momento della giornata, è quel suo modo di baciarmi come solo lui sa fare, è….è… l’amore per me è Taemin. Quindi, per farti capire, non c’è un modo per dire a qualcuno che lo ami, fallo e basta.” Gli sorrido ma non gli lascio tempo di rispondermi. Raggiungo Taemin in un nano secondo e senza dargli tempo di realizzare che sono li davanti a lui lo prendo e lo bacio.
“Ma cosa… Minho? Ti sembra il momento?”
“Ti amo Taemin, volevo solo dirti questo” mi guarda confuso e mi accarezza il volto dolcemente. Riprendo a baciarlo stringendolo a me. I suoi lunghi capelli sono stati tagliati e il suo stravagante modo di vestire eliminato. È un soldato ora, eppure è sempre bellissimo.
“Ti amo anche io Minho” mi sorride lasciandosi stringere tra le mie braccia.
“Okay, ora basta coccole piccioncini” ci sussurra il capitano Kim  sorridendo “dobbiamo andare” aggiunge, improvvisamente serio.
 
 
Il nostro dipartimento a 20 km da Seul è più malconcio di prima, molti edifici sono crollati e dell’ospedale è rimasto poco o niente.
“Ma che diavolo è successo qui?” Kibum è shoccato, nulla ci era mai apparso in modo cosi violento davanti agli occhi. Per noi i dipartimenti erano l’ultimo posto sicuro.
“Ultimamente i Mutanti non sono i nostri unici nemici. I Russi hanno detto che è impossibile riuscire a sconfiggere i Mutanti e che è più facile diventare come loro, allearsi. Sono riusciti a stringere dei patti con alcuni Mutanti ancora ragionevoli e ora hanno dichiarato guerra a tutto il mondo. Mentre i Mutanti hanno uno stile di attacco faccia a faccia, i Russi usano bombe e tutto ciò che può essere lanciato dall’alto nel modo più silenzioso possibile e naturalmente non prendono di mira i campi di battaglia dove potrebbero far fuori anche dei loro alleati ma bombardano i dipartimenti e le città, cercando di fare più morti possibili.” Il capitano Lee, per la prima volta, ci ha seguiti al dipartimento 747. Parla con le mani strette dietro la schiena, voce seria e uno sguardo che racchiude un’enorme tristezza rivolto verso l’ospedale.
“Capitano Lee, perdoni la mia domanda” chiedo sottovoce mentre gli altri si dirigono al dormitorio “La volontaria Lee Magner sta… lei è…” non riesco nemmeno a finire la frase, il suo sguardo mi dice che non c’è nulla di positivo nella risposta che cerco.
“E’morta, due settimane fa. Aiutava un soldato con delle fasciature e una bomba le è caduta in testa. Morta sul colpo” non da segni di emozione, la voce non lascia trapelare nulla che non sia gradito. Solo una, piccola e solitaria lacrima scende lungo il suo volto. Non la ferma, la lascia correre. Probabilmente è il suo ultimo saluto alla donna che amava.
 
Dato che le cose sono cambiate, anche le regole sono state modificate. Kibum e il capitano Kim condividono una stanza nel dormitorio centrale, di solito riservato ai capitani, mentre un’altra stanza è stata lasciata a me e Taemin. Il capitano Lee si è offerto di dormire con gli altri soldati.
“Domani sarà il tuo primo giorno la in mezzo Tae, hai paura?”
“Un po’..” lo stringo a me. È di nuovo poggiato al mio petto e trema.
Gli accarezzo dolcemente la schiena e gli bacio la testa “Andrà tutto bene amore mio, te lo prometto.”
Sembra tutto perfetto, sembra di essere a casa perché ovunque c’è Taemin c’è la mia casa, ma li fuori ci aspetta l’inferno.
 
L’alba arriva presto, le armi sono pronte, luccicano sotto al sole. Sta mattina i Mutanti si sono mossi presto, la nostra vedetta ci ha avvisati in fretta. Siamo a metà febbraio, l’aria è fredda e la neve ci arriva alle ginocchia. Taemin è bianco, bianco come la neve, la paura lo sta vincendo. Lo avvicino a me e lo bacio, me ne frego dei Mutanti, delle regole, dei superiori, della guerra, della morte, della vita. Me ne frego di tutto e di tutti, in quel momento c’è solo Taemin.
“Andrà tutto bene, promesso”
I Mutanti arrivano e per la prima volta non sono soli. Dietro alle prime due file di Mutanti ce ne sono altrettante di Russi, con le loro armi strette in spalla, pronti a fare fuoco verso persone con le quali, fino al giorno prima, lottavano fianco a fianco.
Un soldato russo impugna la propria arma e prima che riusciamo a rendercene colpo fa fuoco. Il rumore riempie l’aria, nessuno urla, nessuno fiata, c’è solo il sordo fischio lasciato dallo sparo. I Russi si fermano e i Mutanti anche, il sole sorge dietro di loro. Sui loro volti si legge la consapevolezza di una vittoria, ci danno le spalle e spariscono con la stessa velocità con cui sono arrivati. Nessuno si muove, nessuno fiata. Non capiamo se siamo vivi o morti. Continuo a fissare il punto dove sono scomparsi e stringo la mano di Taemin come per assicurarmi che non scappi. Sono confuso, uno sparo, uno solo e poi spariscono. Non sento lamenti, come è possibile?
Mi rendo conto troppo tardi che sono rimasto cosi a lungo perso nei miei pensieri che non ho nemmeno sentito le urla di dolore che mi circondano.
“Kibum! Kibum ti prego resisti, resisti!” la voce del capitano Kim mi arriva disperata alle orecchie. Qualcosa si accende dentro di me, lascio all’improvviso la mano di Taemin e mi lancio in avanti, verso la prima fila, verso il capitano e Kibum con le viscere che si contraggono e la paura che si impossessa di me.
Quando arrivo li capisco che è tutto vero, che lo sparo era calcolato e misurato, che ha colpito uno di noi. Kibum è sdraiato a terra, la divisa e le mani del capitano Kim sono bagnate di sangue e al centro del petto del mio amico c’è un enorme buco. Cado in ginocchio affianco a lui, le lacrime mi scorrono lungo le guance e non c’è modo di fermarle.
“Kibum… Kibum no… non puoi andartene ora. Non hai mantenuto fede alla tua promessa… ti ricordi? Ne dovevi uccidere almeno 100… Kibum non mollare… ti prego” singhiozzo.
Kibum fa un grande respiro ma questo non fa altro che fargli sputare sangue. Il capitano Kim gli sorregge la testa e gli accarezza i capelli sporchi di fango mentre continua a piangere come un bambino.
“S-sei.. sei sempre il solito idiota” mi sussurra Kibum “N-ne ho uccisi.. n-ne ho u-uccisi 127” tossisce e altro sangue gli cola sulla divisa. Ogni respiro che fa è una fatica, chiude lentamente gli occhi e alza una mano verso il viso del capitano Kim “V-volevo dirtelo i-in un modo p-più romantico J-Jong ma… m-ma i-io… io ti…” tossisce  e il sangue gli riempie la bocca, la mano scivola dalla guancia del capitano che la afferra al volo stringendola tra le sue.
“Tu mi… coraggio piccolo, puoi farcela” lo sprona il capitano.
Con un ultimo e faticoso respiro Kibum apre gli occhi e li punta nei suoi “Ti amo” sussurra prima di chiudere per sempre gli occhi.
“Ti amo anche io Kibum, hai capito? Ti amo anche io dannazione!” il capitano Kim piange, urla, ma non lascia la mano di Kibum.
“Jong…” il capitano Lee gli poggia una mano sulla spalla “Dobbiamo andare”
“NON POSSO LASCIARLO QUI! NON POSSO. NON POSSO!” urla ancora singhiozzando.
“Portiamolo al dipartimento, portiamolo li con noi” affermo alzandomi in piedi “Qui non ce lo lascio, io lo porto con me. Merita di essere seppellito anche lui.”
Taemin si affianca a me, si poggia alla mia spalla e piange in silenzio. Lo abbraccio, lo stringo forte a me. Ho paura che possa succedere anche a noi. Gli bacio la fronte piangendo e torno a guardare Kibum.
“Kim Kibum era un ottimo soldato, un amico fedele, un amante premuroso e geloso, ma soprattutto, Kim Kibum era un fratello. E io non lascio mio fratello qui.”
Con l’aiuto del capitano Kim, ancora sotto shock, riportiamo Kibum al dipartimento. Lo laviamo e gli mettiamo una divisa pulita, tutto è pronto. Il capitano Kim lo bacia sulle labbra, lo avvolge in un lenzuolo e, lentamente, lo lascia scivolare tra la morbida terra. Kim Kibum riposerà lì.
 
Torno lentamente verso il dormitorio, la morte di un fratello mi ha lasciato un grande vuoto dentro che sarà forse impossibile colmare. Taemin mi stringe una mano, prova a sorridermi. Lo bacio, il dipartimento è deserto, non si sente volare una mosca. All’improvviso, qualcosa attira la mia attenzione, un’ombra si muove, corre veloce. Vedo qualcosa volare, sento un grande boato, vengo sbattuto in aria e separato da Taemin poi…. Il nulla.
 
 
Sei mesi dopo.
Identificazione: Choi Minho, soldato semplice, dipartimento 747, terza divisione. Codice di identificazione 19911209.
Le porte si aprono e lasciano entrare uno spiraglio di luce, quanto basta per farmi stringere gli occhi. Non vedo il sole da tre mesi.
 
Quella notte, una bomba era stata lanciata a me e al mio ragazzo Lee Taemin ad una distanza ravvicinata. Siamo volati in aria e siamo stati separati. Ho passato 3 mesi in coma.
Durante la mia assenza molte delle morti che si susseguono da oltre un secolo non sono state vane. I Mutanti sono stati sterminati dall’interno, si è scoperto che i Russi, che hanno sacrificato centinaia e centinaia di civili, in verità, erano dalla nostra parte e poco a poco avevano iniettato un virus letale all’interno degli organismi dei Mutanti. Questo virus, che per noi umani è un semplice raffreddore, per i Mutanti si è rivelato essere l’epidemia che ha portato alla loro estinzione. Molti soldati russi sono stati comunque accusati di omicidio e condannati a morte con fucilazione ma finalmente il mondo è salvo.
Senza più il peso di una guerra sulle spalle, l’umanità ha potuto ricominciare a prosperare, costruendo palazzi e ospedali.
Il capitano Lee è stato promosso, ora si fa chiamare generale Lee.
Il capitano Kim, dopo la morte del compagno, non è più ripreso. Ha chiesto l’invalidità per i reduci di guerra e si è ritirato a vita privata. Solo una settimana dopo la sua decisione è stato ritrovato morto impiccato. Nella sua lettera spiegava che la vita senza Kibum non aveva più senso e che era pronto a raggiungerlo.
Io, da parte mia, sto uscendo ora, per la prima volta dall’ospedale dopo tre lunghissimi mesi di sonno. Stretta nella mia mano, c’è quella di Taemin che è stato più fortunato di me, piccole lesioni e un leggero  trauma cranico. Mi è stato vicino tutto il tempo.
“Bene soldato, vogliamo tornare a casa ora?” gli sorrido e lui ricambia stringendomi la mano.
“Non aspettavo altro. Anche se dovessero volerci mille anni, sarò sempre al tuo fianco.”
 
 
 
 
  
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