Film > X-men (film)
Ricorda la storia  |      
Autore: Word_shaker    22/07/2015    3 recensioni
1962. Shaw si prepara a lanciare un missile nucleare a Cuba e gli X-Men sono pronti ad affrontarlo.
L'odio e la paura saranno davvero gli unici sentimenti ad essere coltivati fra i mutanti?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le acque non potevano essere più calme in casa Xavier in quei favolosi giorni del 1962: le reclute stavano facendo passi da gigante, la CIA era unanime al progetto dei mutanti e, se non fosse stato per quel farabutto di Shaw e della sua voglia sconsiderata di dare inizio alla Terza Guerra Mondiale per mano di un missile nucleare a Cuba, tutto sarebbe stato perfetto, per una volta.
Charles, in particolare, era convinto che ce l’avrebbero fatta, che dopo quell’episodio i mutanti sarebbero stati accettati dalla società e, forse, anche acclamati come eroi. Il suo ottimismo, in fondo, era anche la sua forza. E chi potrebbe essere ottimista più di uno che sente costantemente delle voci nella sua testa e che non ha pace nemmeno nel sonno?
Per non pensare – o meglio, per pensare di meno –, quella sera si era cimentato in una lettura di Wystan Auden; Moira era stata così gentile da regalargli una copia di una sua raccolta di poesie. Ogni tanto, per concentrarsi maggiormente e per sovrastare il ronzio impreciso e continuo nel suo cervello, ripeteva qualche frase ad alta voce. Solitamente si trattava di una frase che conteneva una bella parola. 
Come staccata da tutto il resto, come immortalata dalla verità stessa, una proposizione lo folgorò, e se la carta avesse potuto parlare si sarebbe conficcata nel suo cervello, avrebbe ripetuto quelle parole dieci, cento, infinite volte: «Tu amerai il prossimo tuo storto con il tuo storto cuore». Quello scrittore contemporaneo, spesso snobbato e spesso osannato, aveva saputo raccogliere tutto l’amore del mondo in una manciata di lettere. Per Charles questo era semplicemente sensazionale.

Ad un tratto, il ronzio nella sua testa si fece più forte: sicuramente c’era una persona nei paraggi. Era in pigiama, le gambe distese sul letto e quella frase lo aveva scosso dal preludio di dormiveglia in cui si trovava; di aprire la porta non se ne parlava neanche. Se si fosse concentrato avrebbe potuto capire di chi si trattasse... Forse c’era qualche problema, altrimenti perché andare a cercare la sua camera dopo cena? Per tagliare corto, mise il dito indice sinistro nel libro per tenere il segno e portò l'indice e il medio destri sulla tempia; dopodiché chiuse gli occhi.
«Non avrei dovuto baciare Raven… Ora Charles ne morirà! Ma perché dovrebbe venirlo a sapere? Ha promesso di non leggermi nella mente se non per aiutarmi a gestire i miei poteri… Meglio che vada a chiedergli scusa comunque. Ma se, così facendo, peggiorassi le cose? Oh, ma che se ne vada a fanculo!».
Con un sospiro, tolse l’indice dal libro e lo posò sul comodino, per poi sprimacciare il guanciale. Non fece in tempo a concludere quella sorta di rituale di difesa che prevedeva il fingere di dormire che la porta si spalancò. Non voleva parlare, non voleva guardare. Voleva stare solo, adesso, solo con i suoi pensieri e quelli degli altri.
«Charles!». 
La voce di Erik risuonò per tutta la stanza.
«Erik…» disse lui con un tono svogliato e ferito. Perché avrebbe dovuto fingere di non aver sentito o di stare bene? Non ce n’era bisogno, non con Erik.
L’altro lo trafisse con uno sguardo perspicace. 
«Ovviamente tu sai già tutto. Avevi promesso di non leggermi nel pensiero se non per farmi del bene!».
La punta di impertinenza che le sue parole celavano senza cura lo infastidì tanto che il telepate si accigliò e il suo tono di voce si fece più duro. 
«Ho sentito i tuoi pensieri. Pensavo fosse uno dei ragazzi e ho voluto controllare, pensavo fosse un’emergenza… E invece eri solo tu».
«”Solo tu”…» Erik gli fece eco con un sorriso di scherno e scosse la testa, per poi mormorare: «Sono venuto a chiederti scusa per ciò che ho fatto con Raven, ma a quanto pare la cosa non ti ferisce come avevo pensato! Tanto meglio».
Gli occhi di Charles si fecero lucidi senza apparente motivo. Dopo aver sospirato, affermò: «Lei è la mia migliore amica». 
Forse era arrivato il momento di confessare, di mettere fine alla tenaglia di pensieri che comprimeva il suo cervello da giorni.
«Dove vuoi arrivare?»
«Lei è carina, è affettuosa e ha bisogno di qualcuno che le dica quanto sia speciale, e quel qualcuno non sono io. E’ tutto a posto».
Erik non si era mai sentito tanto inadeguato in vita sua. Vedere una grossa lacrima scivolare sulla guancia dell’unica persona che lo avesse mai compreso lo straziò. Rimase a guardarlo a bocca aperta per un minuto buono prima di rispondergli.
«Charles, se sei interessato a lei, dimmelo apertamente e la lascerò andare». 
La sua voce per una volta era dolce, confortante, e le sue mani avevano preso ad accarezzargli la testa. In quel momento gli fu chiaro che avrebbe fatto di tutto per evitare che lui soffrisse per colpa sua. E poi, perché l’aveva baciata se era chiaro che non voleva approfondire le cose in tal senso? 
Ancora una volta, la risposta era proprio davanti ai suoi occhi.
Xavier rise. La sua era una risata spenta.
«Io non sono interessato a Raven, Erik. Sono interessato a te».
Gli occhi cerulei puntarono subito a quelli dell’altro per poter scovare la verità, per poter capire senza leggergli nella mente se ci fosse o meno, fra le sue iridi, la speranza di essere amato dal suo “storto cuore”.
«Allora abbiamo commesso entrambi un grosso errore di valutazione» spiegò Erik alzando un sopracciglio, il suo sorriso tanto sincero e sofferto che non diceva niente, ma che voleva essere ascoltato. 
In quel momento, le cose non potevano essere più giuste: non dovevano correre controcorrente o contro il mondo, perché andare nella stessa direzione sarebbe bastato ad entrambi. Amarsi l’un l’altro era più che sufficiente. 
Con tanta dolcezza, prese il viso di Charles e posò le labbra sulle sue, le mosse, sussurrò parole che solo loro avrebbero inteso e, quando le lasciò, il sole ormai era sul punto di sorgere.
Rivolgendogli uno sguardo amorevole, il telepate gli mise un libro fra le mani.
«Che cosa vuoi che faccia?»
«E’ una raccolta di poesie. Leggi da pagina 18», spiegò abbracciandolo, la testa incastrata fra il suo collo e il suo omero.
Con una mano che gli accarezzava la testa e l’altra che reggeva il libro, lui lesse:
«Una sera che ero uscito a spasso,
a spasso in Bristol Street,
sul lastrico le folle erano campi
di grano pronto per la mietitura.

E lungo il fiume in piena
udii un innamorato che cantava
sotto un'arcata della ferrovia:
"l'amore non ha fine".

"Io ti amerò, mio caro, ti amerò
finché la Cina e l'Africa s'incontrino
e il fiume schizzi sopra la montagna
e per la strada cantino i salmoni".

"Io ti amerò finché l'oceano sia
ripiegato e steso ad asciugare
e vadano la sette stelle urlando
come oche in giro per il cielo".

"Come conigli correvano gli anni
perché io tengo stretto fra le braccia
il Fiore delle Età
e il primo amore al mondo".

Ma tutti gli orologi di città
si misero a vibrare e rintoccare:
"Oh, non lasciarti illudere dal Tempo,
non puoi vincere il Tempo".

"Nelle tane dell'Incubo,
dove Giustizia è nuda,
dall'ombra il Tempo vigila
e tossisce se ha voglia di baciare".

"Tra emicranie e in ansia
vagamente la vita cola via
e il Tempo avrà vinto la partita
domani o ancora oggi".

"In molte verdi valli
si accumula la neve spaventosa;
il Tempo spezza le danze intrecciate
e dell'alteta lo stupendo tuffo".

"Oh, immergi nell'acqua le tue mani,
giù fino al polso immergile
e guarda, guarda bene nel catino
e chiediti che cosa hai perduto".

"Nella credenza scricchiola il ghiacciaio,
il deserto sospira dentro il letto
e nella tazza la crepa dischiude
un sentiero alla terra dei defunti".

"Dove i barboni vincono bei soldi
e il Gigante fa le moine a Jack
e l'Angioletto è un nuovo Sacripante
e Jill finisce giù lunga distesa".

"Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
guarda nella tua ambascia;
la vita è ancora una benedizione
anche se benedire tu non puoi".

"Oh, rimani, rimani alla finestra
mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
tu amerai il prossimo tuo storto
con il tuo storto cuore".

Era tardi, già tardi quella sera,
loro, gli amanti, se ne erano andati;
tutti i rintocchi erano cessati
e il gran fiume correva come sempre
 ».
«Ottima interpretazione!» esclamò Charles, raggiante. Avrebbe voluto restare in quella posizione per il resto dei suoi giorni.
«Charles…» Erik indugiò con il naso fra i suoi capelli.
«Sì?» domandò con curiosità. I suoi occhietti erano colmi di quella gioia che uccide.
«Grazie» sussurrò. Le sue labbra vagarono sulla fronte di lui, si fermarono e sospirarono.
«Non devi ringraziarmi» disse l’altro, ammaliato da quel gesto tanto dolce e tanto complicato al tempo stesso.
Le parole che seguirono furono una sorta di balsamo per il cuore, una cura per tutti i pensieri tristi e indesiderati: «Invece sì, Charles. Tu sei l’unico che abbia visto il vero me e l’abbia amato senza riserve».
Per una volta, in casa Xavier, la verità non faceva affatto male.  

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: Word_shaker