Roger Meaddows Taylor non aveva mai tenuto in braccio un bambino. E non perché li odiasse o non sopportasse la loro presenza, ma semplicemente perché aveva sempre visto quel gesto come riservato a coloro dall’anima pura e devota alla famiglia, non a una rockstar sballata e inesperta.

Non si sentiva degno.

Per questo ora, mentre l’infermiera gli stava porgendo sorridente quel minuscolo fagottino bianco, lui era rimasto immobile. Il problema, probabilmente, era che fosse avvenuto tutto troppo in fretta perché lui ci si abituasse;
Dominique, la sua ragazza, era incinta del suo primo figlio e dire che questo fatto lo aveva reso l’uomo più felice della terra ma al tempo stesso spaventato a morte sarebbe un eufemismo.
Ma finalmente, dopo nove lunghi mesi, il loro piccolo Puntino era nato, si era deciso ad uscire fuori dalla pancia di Dom.

E  adesso stava lì, a pochi centimetri da lui.

“Signor Taylor, non vuole prenderlo in braccio?” chiese incoraggiante l’infermiera, sorridendo tra sé. Ah, quanti ne aveva visti di padri così!
Roger ingoiò faticosamente un groppo di saliva, protendendo timidamente le braccia verso il fagotto. L’infermiera depositò con delicatezza il bambino tra le braccia del genitore, prima di allontanarsi sorridendo e uscendo dalla stanza d’ospedale.

Roger rimase solo con il bambino.

Impacciato strinse a sé quel piccolo fagotto avvolto in una morbida copertina bianca, temendo di spezzarlo. Abbassò piano lo sguardo verso il bambino, scontrandosi con gli occhietti appena aperti del piccolo. Lo osservò col cuore in gola: era minuscolo. I piedini scalciavano inconsapevolmente così come le manine, nella foga del movimento, avevano sfiorato il suo volto con delicatezza. Inconsciamente il piccolo rise gioioso di una risata cristallina e Roger lo fissò immobile, sentendo il respiro farsi pesante. Il batterista percepì gli occhi inumidirsi e un groppo in gola gli fece capire che stava per piangere.

Era suo. Quel minuscolo esserino era suo, lo avevano creato lui e Dominique e adesso, quel puntino col suo stesso sangue era lì tra le sue braccia di papà inesperto ma innamorato. Roger si avvicinò all’orecchio del suo bambino, tremando incontrollato.

“Tu sei l’amore della mia vita.” sussurrò con voce rotta dall’emozione.

“Tutto quello che ho e … e tutto ciò che sono … sono tuoi. Per sempre.” Sussurrò con le lacrime agli occhi prima di sorridere commosso al bambino.

“Tu sarai nel mio cuore, da questo giorno in avanti, ora e per sempre. Io sarò sempre qui con te.” Promise con gli occhi azzurri rivolti verso l’alto e annuendo tra sé, come a convincere anche sé stesso di quelle parole.

“Benvenuto, Felix.” Sussurrò, prima di depositare un delicato bacio sulla fronte del bambino.
 

Nota autrice:
Salve! Nuova flash fic, vi mancavano eh? No? No …?
Comunque, come avete notato mi sono buttata in un momento un po’ dolce (diciamo pure diabetico, ma che volete farci, Roger con i suoi figli mi fa impazzire) e ho immaginato il primo incontro di Roger col suo primogenito appena nato. Per questa scena mi sono ispirata all’episodio finale di “How I met your mother”, quando Barney (quanto amo quell’uomo!) incontra il proprio figlio. Ah, per scrivere questa storia mi sono anche ispirata alla canzone “You’ll be in my heart” di Phil Collins, colonna sonora del film Disney “Tarzan” (*-*).  Se non la conoscete vi consiglio di ascoltare, è meravigliosa.
Fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe piacere!
Alla prossima!
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