Indispensabile
Ti piaceva restare fermo a guardarla, mentre muoveva il petto lentamente e le ciglia nere vibravano a ritmo del respiro.
In quei momenti sembrava che il mondo attorno a voi sparisse, come se all'improvviso foste entrambi rinchiusi in una sottile campana di vetro; non osavi fiatare, non osavi muovere neanche un muscolo per paura di svegliarla.
Una volta, lontano da occhi indiscreti, le avevi lasciato un soffice bacio sui riccioli scuri, e lei aveva aperto gli occhi, allungando una manina verso di te. Dopo un primo momento di stupore le avevi permesso di afferrare il tuo pollice, mentre lei richiudeva lentamente le palpebre e si assopiva beata.
Anche la mattina del ventitré, dopo aver lasciato che Sakura ti abbracciasse per farti gli auguri, andasti dritto verso la culla di Sarada, quasi come fosse un'abitudine della quale non riuscivi a fare a meno; sporgendoti un poco trovasti quel piccolo sorriso, che ogni giorno ti accoglieva senza riserve, che fosse il tuo compleanno o una normale mattinata lavorativa.
Così anche quel giorno, come gli altri trecentosessantaquattro che ne sarebbero seguiti, tua figlia ti ricordò il motivo per il quale ora potevi vivere una vita normale, accanto alle persone che con il tempo avevi imparato ad amare.
Quale regalo più grande avresti mai potuto desiderare?