Anime & Manga > Ranma
Ricorda la storia  |       
Autore: moira78    24/01/2009    1 recensioni
Una storia che sognai e scrissi mentre stavo al lavoro, tanto mi aveva fulminato con la sua trama e bramava di uscire dalle mie mani. Ve la propongo così come mi venne, terribile e bruciante come la sentivo. Sempre per la serie: almeno tento di farmi perdonare per Koshitagi. XD
Edit del 26/1/2009: ff interamente riveduta e corretta da Tiger eyes.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Attenzione! Qui è tigereyes che vi parla (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=3035), betareader di Moira. L’ultima volta che ci siamo incontrate, cioè ieri 24 gennaio, Moira mi ha candidamente confessato di aver trasferito su EFP tutte le ff di Ranma e Inuyasha postate su Manganet senza averle nemmeno riguardate. Manco un’occhiata, gli ha dato! >_< Al che avrei voluto strozzarla con le mie mani, perché per quanto bellissime, le avevo già fatto notare che non erano esenti da refusi di varia natura. Ora, essendo la sottoscritta una correttrice di bozze, non potevo non offrirmi per correggere i vari errori di cui sono costellati i capitoli, errori comuni, che tutti abbiamo fatto agli inizi della nostra carriera di fanwriter, ma non per questo ci si può passare sopra. XDD Ecco quindi che mi sono assunta l’impegno di riguardare uno per uno tutti i capitoli delle ff che Moira ha trasferito qui in un "raptus di follia da aggiornamento", spero non mi sia sfuggito niente, anche i correttori di professione, dopotutto, sono esseri umani. ^_-
Da parte di Moira (e mia), buona lettura! ^_^


Capitolo I

Fuga verso l’ignoto





"Forza, Akane, spingi di più!"
"Non… ce la faccioooo!"
"Sì che ce la fai, dai! Si vede già la testa!"
"Oh mio Diooo!"
"Brava! Così!"
"Oh… Dio…."
"Ce la stai facendo, non svenire proprio adesso!"
"NNNNNNHHHH!! RANMAAAAAAA!"


Era buio e nel sonno l’agitazione lo colse come una marea improvvisa. Sudore viscido gli colava dalle braccia, dalle tempie, dal torace nudo. Poi, l’urlo gli salì alla gola e lui lo lasciò fuggire, violento e libero come un cavallo selvatico.
"AKAAAANEEEEEEEEEEEEEEE!"


"Si sta svegliando!"
"Mettiglielo sul letto… piano…"
Akane aprì gli occhi e mise lentamente a fuoco il corpicino gemente al suo fianco. Provò a sfiorarlo, ma la sua mano non rispondeva al comando del suo cervello. Allora ritentò e finalmente poté toccare un braccino paffuto e profumato di sapone neutro, di quello che si usa solo per i bambini appena nati.
Si accorse vagamente che stava piangendo di gioia. Dopo tutte le brutture del passato, i ricordi orribili, ora quella creaturina indifesa le parve il più bel regalo che il cielo potesse darle in cambio. Sorrise tra le lacrime.
"Ciao…", gli sussurrò, "io sono la tua mamma."


Nodoka corse nella stanza del figlio col marito al seguito, ansante.
"Cos’è successo, caro? Un altro di quei brutti sogni?"
Genma accese la luce e Ranma apparve pallido e sudato.
"Io l’ho sognata di nuovo... mi chiamava…"
L’uomo alle sue spalle scosse la testa.
"Figliolo, è passato un anno ormai, non abbiamo avuto mai notizie, come pensi che…"
"Lei è viva!" Ringhiò come una tigre ferita. Sua madre gli porse un bicchiere d’acqua, ma lui lo rifiutò gentilmente. "Mamma ti giuro che è vero, io SENTO che è viva!"
"Ma Ranma…"
"Vi dico che mi chiamava! Lei… lei è…" I singhiozzi lo scossero. Odiava piangere e soprattutto odiava farlo in presenza di altri, anche se erano i suoi genitori. Ma non poté trattenersi.
Genma si sistemò gli occhiali sul naso e fece un gesto alla moglie. Nodoka annuì e lasciò la stanza in un frusciare di veli della camicia da notte. L’uomo si accosciò davanti al figlio e sedette calmo, in attesa che i singhiozzi che lo squassavano si placassero un poco. Quando accadde, parlò con voce flebile e tranquilla.
"Sai quando... quando trovammo la cura per le nostre maledizioni, pensavo che tutto si sarebbe sistemato. Sai… tu, Akane, la palestra… Soun aveva già preparato tutto per il vostro matrimonio, figurati. Non ci siamo mai soffermati a pensare ai vostri sentimenti. Mai una volta da quando arrivammo a casa Tendo."
"Papà…" Tentò Ranma. Non aveva mai sentito parlare suo padre in quel modo e questo lo spaventava. Se sua madre aveva fatto un miracolo su quell’uomo, ora ce l’aveva davanti agli occhi.
"Noi davamo per scontato che voi vi amaste e basta. I litigi fra di voi… pensavamo che una volta sistemati sarebbero spariti. Non immaginavamo che proprio quel giorno…"

Ranma quel giorno se lo ricordava bene. Ce l’aveva stampato nella mente come una fotografia troppo vivida. Rivide il volto di lei contrarsi in una smorfia davanti al kimono da sposa e le sue parole.
"Non potete decidere per noi!"
"Già, io non sposerò un maschiaccio privo di sex appeal!"
Lei lo aveva colpito forte, sul naso, e lui aveva cominciato a sanguinare. Il solito litigio, le solite cattive parole, ma qualcosa si era incrinato per sempre. La voce di lei, come un’eco, che urlava.
“È così, allora, eh?! Tu non vuoi davvero sposarmi! E allora perché non rompi il fidanzamento, perché continui a stare con me?!"
"Akane non fare la bambina adesso."
"Rispondimi!"
"Lo sai che i nostri genitori vogliono…"
"NON ME NE IMPORTA NIENTE DI QUELLO CHE VOGLIONO LORO! Io voglio sapere cosa vuoi TU!"
Era calato il silenzio. Ranma era con le spalle al muro. Cosa voleva lui?
"Io… io non lo so."
Akane si era morsa il labbro, ferita.
"Bene, Ranma. Ti dirò io cosa vuoi. Tu vuoi che io ti lasci, così non ti sentirai in colpa nei confronti di mio padre."
"Akane che dici?! Io non voglio lasciarti, io…"
"Cosa?!" Si era protesa davanti a lui, supplicante. "Dimmelo Ranma, sono quattro anni che aspetto che tu mi dica qualcosa a proposito di noi, sono stufa di litigare con te."
"Io… voglio… che tu stia con una persona che ami veramente."
Cosa aveva detto? Non era forse tacitamente convinto che fosse LUI quello che Akane amava?
Akane aveva taciuto, gli occhi grandi alla luce della luna. Che poteva dirgli? Che nonostante fosse un baka insensibile lei lo amava disperatamente? Avrebbe di certo riso di lei. No, forse quello di Ranma era stato un modo gentile per allontanarla, lui, che gentile non era mai.
Si avvicinò con passo tremante, le lacrime che le pungevano gli occhi. Ansimava leggermente, nervosa e confusa. Gli aveva passato una mano sulla nuca, attirandolo leggermente a sé, e aveva scorso nei suoi occhi una scintilla di stupore. Nel momento in cui aveva pigiato le labbra sulle sue, aveva sentito un sussulto da parte di lui. Quando si era staccata, tremante, lui aveva cercato di parlarle, ma Akane gli aveva posato un dito sulle labbra.
"Ssst, va bene Ranma, ho capito, uscirò dalla tua vita, tranquillo."
Era rimasto lì, a vederla scappare via, annaspando come un pesce fuor d’acqua, incapace di dirle… di dirle…

"Sono un vigliacco…" Mormorò più alla stanza che a suo padre.
"Figliolo…"
"No papà, se io avessi parlato per una volta nella mia vita, lei non sarebbe scappata via così!"
"Ranma, è inutile tormentarsi così adesso, ormai non puoi farci più nulla, tu…"
"Da domani ci riprovo. So a chi devo rivolgermi per cercarla."
Genma lo guardò. Era deciso, convinto, non avrebbe potuto fargli cambiare idea, non più. Se voleva farsi ancora del male erano fatti suoi.
"Fa come vuoi." Borbottò allontanandosi.


Akane tracciò col dito la linea del piccolo mento paffuto e lo riconobbe come simile al proprio.
(gli occhi)
Lo guardò in viso, aveva la bocca piccola e rosea.
(sì, ma gli occhi… oh dio… i suoi occhi…)
Akane emise un gemito. Occhi blu. Lei li aveva marrone scuro, per cui quel blu così intenso e violento non poteva essere che
(blu)
del padre.
"Blu, come quelli di Ranma."
Ma il padre di quel bambino, purtroppo, non era Ranma.

Akane era fuggita quel giorno. Aveva bisogno di pensare, di riflettere, di capire. Una notte fuori l’aveva già passata in precedenza, non aveva paura. Seduta sulla riva del fiume continuava a pensare: Oh mio dio, ho baciato Ranma! E arrossiva al pensiero. Era inutile negarlo, lei lo amava quel baka insensibile e probabilmente la mattina dopo sarebbe tornata da lui dichiarandogli i suoi sentimenti una volta per tutte.
Sì, è ora di darsi una svegliata, gli sbatterò in faccia la verità e poi vedremo se avrà il coraggio di confessarla a sua volta!
Era segretamente convinta che lui l’amasse a sua volta, ma avesse paura di dirglielo. Bene, si sarebbe fatta avanti lei una volta per tutte e si sarebbe finalmente presa ciò che era suo.
Non si accorse delle ombre scure alle sue spalle.

Ranma sedeva silenzioso al centro della palestra, ancora letteralmente paralizzato dopo il bacio di Akane. Si accorse a malapena che era quasi mezzanotte e lei non era ancora tornata. Si riscosse, come in un sogno. Ora sapeva cosa doveva fare, oh sì! Doveva cercarla, dirle che l’amava e sposarla come aveva sempre desiderato. Basta fare i bambini, ormai avevano vent’anni per uno, era ora di fare le persone mature e ammettere la verità.
Cominciò a correre, con un solo pensiero in testa, deciso a trovarla. Non aveva idea di quanto lunga sarebbe stata quella ricerca.

Akane si girò di scatto, mettendosi in guardia. Era un’artista marziale e non si spaventava per così poco.
"Chi è là?!" Gridò.
"Guarda, guarda che bella bambina! Che c’è tesorino, ti sei persa?"
A parlare era stato il giovane più gigantesco che Akane avesse mai visto. Aveva un corpo grassoccio e immenso, ricoperto in vari punti da brufoli ripugnanti. Dietro di lui, Akane scorse altre figure.
(tre… quattro… no… sono cinque… oh dio…)
"Allora che c’è? Hai paura forse?" Ghignò il gigante.
Akane arretrò di un passo e avvertì il cuore salirle in gola.
(sei contro una, grandi e grossi…)
"Io sono l’erede della scuola di Arti Marziali Indiscriminate Tendo e… e…" Cosa stava per dire? "…e il mio fidanzato si chiama Ranma Saotome, anche lui è l’erede di una scuola di Arti Marziali Indiscriminate! Non vi conviene darmi fastidio!"
Per la prima volta nella sua vita Akane ebbe paura e si parò dietro al nome di Ranma come dietro a uno scudo. Non sapeva perché, ma sentiva che quei ceffi erano più pericolosi di tutti quelli incontrati in passato.
"Io vi ho avvertiti!" mormorò prima di scagliarsi contro di loro. Con un salto colpì il gigante sul volto e lo fece sanguinare.
"Mi hai rotto il labbro!" Sbraitò il ragazzo con un misto di stupore e rabbia repressa, mostrandole le dita insanguinate. "Mi hai rotto il labbro, BRUTTA SGUALDRINA SCHIFOSA!"
Akane inghiottì a vuoto.
(Ranma dove sei?!)
Ranma era dall’altra parte della città a cercare lei.
Quando anche gli altri si scagliarono le si scagliarono contro, Akane poté sentire il tanfo dei loro aliti sul collo, il sudore proprio e loro confondersi, insudiciandola. Uno di loro l’afferrò per le gambe e altri due per le braccia, stendendola a forza sull’erba.
E d’improvviso capì.
Capì cosa volevano da lei e gridò, divincolandosi.
"LASCIATEMI MALEDETTII!"
Riuscì a sferrare una gomitata, poi un calcio, poi un altro, era quasi libera.
"Ora stai buonina e fai quello che ti diciamo noi, o ti faccio conoscere mister pallottola di piombo." Ringhiò amorosamente al suo orecchio il più magro del gruppo. Sentendo la canna della pistola gelida contro la propria tempia, Akane capì di essere in trappola.
(Ranma dove sei!)
Pregò per interminabili minuti, ma non servì a nulla. Li vide avvicinarsi, sentì le loro mani viscide su di sé che la toccavano, carezzandola con ripugnante lascivia e svenne. E quando svenne, loro la presero.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: moira78