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Autore: Respirandoparole    26/07/2015    3 recensioni
Una vita ansiogena e priva di risposte sotto un cielo che sembra più finto ogni minuto che passa. Ci si affanna a cercare una maniera per uscire da una prigione apparentemente senza via d'uscita per mettere fine a quella che sembra sempre più una tortura e l'unica cosa che ci può salvare è l'amore.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tardi.
Era sicuramente tardi. Thomas era nel suo sacco a pelo steso sotto il cielo notturno e l'erba bagnata gli solleticava il viso. Guardò l'orologio lampeggiargli sul polso, segnava le due. Era lì fermo a guardare la notte da almeno tre ore e stava impazzendo: odiava non riuscire a dormire. Strisciò fuori e si trascinò lentamente tra i corpi addormentati dei compagni. Qualcuno russava, altri borbottavano nel sonno, altri stavano sicuramente facendo un incubo a giudicare dal sudore che imperlava le loro fronti. Aveva bisogno di farsi un giro. Avrebbe fatto il perimetro dei muri, magari sarebbe andato a guardare Newt dormire ai margini del bosco e poi sarebbe tornato, nella speranza di riuscire a prendere sonno. Guardò verso l'alto, verso quel cielo che sembrava più finto ogni volta  che lo guardava. La radura gli metteva ansia, un'ansia che gli prendeva la testa e gli soggiogava il battito minacciando di fargli esplodere un'arteria. In quei casi non c'era niente da fare se non respirare a fondo e sperare che nessuno ti avesse visto.
Prese a camminare muovendo i piedi tra l'erba bassa e ascoltò il silenzio. Se fosse stata estate avrebbe sentito i grilli cantare ma non era estate. Non esistevano stagioni in quel posto. C'era sempre la stessa temperatura. Passeggiò per un tempo che non seppe definire sotto un cielo privo di stelle o nuvole. Voleva andare a casa. Non sapeva neanche se ce l'aveva una casa prima di entrare lì ma sapeva che tutto sarebbe stato meglio di quella vita. Forse avrebbe cominciato a studiare, sarebbe uscito la sera, avrebbe vissuto in affitto con Newt. Newt. Non sapeva perché si ritrovava sempre a pensare a lui. Si chiedeva cosa stesse facendo l'amico in quel momento, a cosa stesse pensando, se stesse pensando a lui... Thomas scosse la testa, contrariato: doveva finirla. Alzò lo sguardo e vide Newt con la schiena appoggiata ad un albero che fissava un punto indistinto nell'infinità di quel cielo troppo piccolo. Decise di non tornare indietro: magari con l'amico sarebbe riuscito a dormire. 
-Una moneta per i tuoi pensieri?-gli disse
-I miei pensieri non valgono un cacchio, pive.
-Tanto non avrei avuto la moneta.
Risero. Con le labbra serrate e gli occhi socchiusi ma risero e non era facile ridere nella radura.
-Beh, allora?
-Allora cosa?
-A cosa stai pensando?- gli si sedette a fianco poggiando la schiena allo stesso tronco.
-Questo cielo sembra finto. - Newt lo disse con disgusto quasi maledicendo le stelle che mancavano da dove avrebbero dovuto essere.
-Allora non sono io che sono pazzo.
-No, fagio, lo pensano tutti qui ma se ne parla poco. Probabilmente è solo una nostra impressione.
Non poteva essere solo una loro impressione. Era un'impressione comune, veniva anche a chi era nuovo come lui e non ne aveva mai parlato con nessuno. E se quelli che li avevano messi lì avessero costruito un secondo cielo, se oltre a tutto il resto fosse stato falso anche quello? Thomas rabbrividì cercando di allontanare quell'idea. Gli piaceva pensare di essere sotto lo stesso cielo dei suoi genitori. 
-Hai freddo?
Freddo? Come avrebbe potuto avere freddo in un posto dove c'è costantemente la stessa temperatura? 
-Si
Non sapeva perché aveva risposto così, sapeva solo che non sarebbe riuscito a dire nient'altro.
-Ti faccio spazio nel sacco a pelo, vieni.
Thomas si infilò di fianco a Newt, al suo corpo caldo. Smise di pensare al cielo, all'ansia, ai suoi genitori. Il contatto con il corpo di Newt gli provocava sensazioni contrastanti: lo calmava e allo stesso tempo gli faceva contrarre lo stomaco e sudare le mani. Si girò a guardarlo. I capelli biondi spettinati sulla fronte, la pelle liscia, il riflesso argentato della luna nei suoi occhi castani, le spalle forti. Era bellissimo. Se Thomas fosse stato una ragazza se ne sarebbe innamorato di sicuro. Newt gli passò un braccio dietro al collo e Thomas ringraziò il buio di aver coperto il rossore che si era impossessato delle sue guance.
-Scusa, stavo scomodo
-Non scusarti, così è meglio anche per me. -Newt sorrise e il bianco dei suoi denti ruppe per un momento il nero che si addensava tra loro. Thomas provò l'impulso di baciarlo, di infilare le mani tra i suoi capelli e sotto la maglia. Si girò dall'altra parte cercando di convincersi che era solo colpa del sonno. 
-Il freddo è complice di due corpi che si cercano - Newt lo disse con gli le palpebre serrate e il collo alto quasi stesse annusando il profumo di qualcosa che non c'era. Aprì gli occhi e guardò Thomas che aveva assunto l'espressione più imbarazzata del suo repertorio.
-Oddio, scusa, non so da dove mi sia uscita. - il moro non disse nulla, incapace di articolare qualsiasi parola. Allungò la mano fino a toccare quella dell'altro che non aveva più la forza per chiamare semplicemente amico. 
Appena la stinse il suo cuore perse due battiti e non seppe se pentirsi o se essere felice di quello che aveva appena fatto ma non ebbe il tempo per pensarci: Newt si sporse verso di lui e lo baciò. Forse l'aveva sempre saputo, forse non avrebbe mai voluto saperlo ma in quel momento non riusciva ad opporre resistenza all'istinto, ai sentimenti fin troppo forti che provava e probabilmente non avrebbe voluto farlo. Mentre infilava le mani sotto la canottiera stropicciata del biondo tutti i suoi problemi sembravano non essere mai esistiti: c'erano due adolescenti e un sacco a pelo troppo stretto. 
Newt lo fece scivolare sotto di se mentre lui gli slacciava la cintura consumata dagli anni.
In un attimo i vestiti, ammucchiati ai loro piedi, non furono più una barriera e tra un bacio e l'altro Thomas riuscì solo a sussurrare con voce strozzata:
-Sicuro?
Di tutta risposta Newt lo baciò di nuovo e lo guardò come si guarda la nostra unica ragione di vita.
E allora lui si concesse di amarlo mentre il cielo finto, come da copione, regalava loro la solita pallida alba rosata della quale loro non avevano più bisogno per essere felici.  
   
 
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