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Autore: bluemary    28/07/2015    2 recensioni
Era tutto cominciato in modo innocente.
Beh, quasi innocente.
Innocente nei confronti l'uno dell'altro, almeno, visto che la vittima designata fin dal primo istante era stata Rogers.

Una gara di scherzi tra un dio psicopatico e un genio miliardario con la maturità di un cinquenne, cosa potrà mai andare storto?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Two Divahs with a broken soul'
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Storia scritta per il Drabble MidWeek Event del gruppo We are out for prompt su facebook, come fill del prompt "Loki/Toni. Certe volte anche lo scherzo più innocente può finire con il degenerare nel peggiore dei disastri.'".




Collateral effects

 

Era tutto cominciato in modo innocente.
Beh, quasi innocente.
Innocente nei confronti l'uno dell'altro, almeno, visto che la vittima designata fin dal primo istante era stata Rogers.
Così lui gli aveva sostituito le cassette dei classici Disney con film porno gay hardcore e Loki aveva incantato la televisione in modo che si accendesse sul programma più spinto e vietato ai minori ogni volta che il povero Capitano passasse nelle vicinanze. Qualsiasi televisione, comprese quelle nei negozi e a casa di amici.
Lui aveva regalato uno spogliarello a domicilio a Steve e Loki gli aveva tinto il costume di rosa, facendo pure comparire i disegni dei capezzoli.
Durante una missione lo scudo di Captain America produceva effetti sonori se lanciato e la missione successiva veniva trasmutato in pizza.
Erano stati bei tempi, quelli, ma poi Fury era intervenuto per farli smettere, minacciando entrambi di detenzione – minaccia recepita in modo del tutto indifferente – e di coinvolgere Thor e Pepper – minaccia decisamente più grave, a cui erano seguiti un paio di misteriosi incendi spontanei sull'Eliovelivolo e uno strano caso di virus che aveva formattato l'intero computer di Fury, sostituendo i dati con foto di gattini.
Un breve consulto li aveva fatti desistere dal vedere chi avrebbe causato per primo a Capsicle un esaurimento nervoso, ed era stato lì che era sorto il problema, perché Loki aveva deciso di fare un cambio di vittima e se l'era presa direttamente con lui.
La polvere pruriginosa nella sua armatura era stato un vero e proprio attentato. A Tony era parso giusto restituirgli il favore e anzi, si era sentito già troppo magnanimo ad aver rinunciato a mettere del super attak all'interno dell'elmo con le corna.
L'idea del gavettone con una bacinella di acqua e ghiaccio gli era parsa una vendetta più che innocua, un sconto di pena concesso al dio solo perché, malgrado la sua recente redenzione, un venti percento di Tony era ancora convinto che fosse tutta una farsa e un settanta percento aveva la certezza che Loki avesse accettato di aiutare gli Avengers per risultare il più molesto possibile senza guadagnarsi uno scontro aperto con l'Hulk, quindi non aveva voluto rischiare un'eviscerazione per uno scherzo troppo pesante.
Di certo non si era aspettato questo.
Dove 'questo' era una rivisitazione di Frozen con la sua torre nella parte del castello e i suoi compagni di squadra come tante dettagliatissime decorazioni natalizie in ghiaccio, e Loki che, con uno sguardo di puro orrore, si era ritrovato la pelle di un blu innaturale.
Cercando di non rabbrividire troppo, Tony si strinse nell'armatura che aveva saggiamente indossato prima dello scherzo e avanzò con attenzione sul pavimento ghiacciato.
Natasha non aveva affatto gradito essere interrotta durante il suo bagno rilassante post missione, come poteva vedere dalla minaccia che la sua figura gelata esprimeva perfino in accappatoio, ma questo era nulla in confronto all'altro problema.
Lanciò una sola occhiata all'Hulk, perfetta riproduzione in ghiaccio di rabbia allo stato puro, quindi distolse lo sguardo sperando che lo scongelamento avvenisse con lui ben lontano.
Non sapeva a quale esperimento stesse lavorando Bruce quando Loki aveva fatto piombare l'intera torre in modalità inverno perenne, ma a giudicare dalla comparsa del suo alter ego verde aveva la netta sensazione che un abbassamento repentino della temperatura ne avesse inficiato in modo irreversibile i risultati.
Cercando di non pensare a Clint – non poteva essersi congelato in equilibrio precario da qualche parte e quindi essere caduto a terra e contare, al momento, un trilione di pezzettini di ghiaccio e arciere, vero? – raggiunse il bagno dove si era sigillato il suo... ospite ai domiciliari? Compagno di malefatte? Ex nemico con cui ogni tanto trovava piacevole scopare, se non c'erano finestre nelle vicinanze?
“Ehi, Elsa, hai fatto la tua uscita di scena melodrammatica, ora che ne dici di lasciarmi entrare?”, chiese, dopo aver bussato una volta e aver ritratto il braccio, perché il freddo era fin troppo tagliente perfino attraverso l'armatura.
L'unica risposta fu una folata di vento che sapeva di neve.
Se Loki non rispondeva nemmeno a una provocazione, lui doveva davvero averla fatta grossa.
Eppure non aveva nominato Thor, né Odino, né uno degli svariati complessi capaci di far entrare il dio in modalità psicopatica.
Il pensiero lo folgorò all'improvviso, nel rivedere il blu che si propagava sulla sua pelle come una malattia e la sfumatura rossastra che avevano mostrato i suoi occhi quando Loki li aveva fissati su di lui un attimo prima di scomparire lasciando dietro di sé una scia di ghiaccio.
L'adozione. Thor gli aveva detto che suo fratello era di una razza diversa rispetto a lui. Non aveva aggiunto molto altro, ma da qualche sua esitazione e nella scelta di alcune parole si poteva intuire che la razza di appartenenza di Loki non fosse benvista ad Asgard.
Bussò ancora senza esito, poi tirò un calcio alla porta che cedette, lasciandolo libero di entrare nel congelatore innevato che un tempo era un ampio bagno dotato di tutti i comfort.
Loki era accanto alla parete più lontana, la faccia rivolta al muro e lo sguardo chino sulle proprie braccia di colore innaturale.
“Hai cambiato sembianze, e allora? Sappiamo che non sei della stessa razza di Thor, pensi che per me, o per noi terrestri in generale, cambi qualcosa?”.
“Tu non capisci, Stark”.
Gli stava ancora dando le spalle e aveva un tono stanco e sconfitto che non gli aveva mai sentito. Fu questo a fargli realizzare che la situazione fosse più seria di quanto avesse creduto.
“Capisco abbastanza da sapere che discriminare qualcuno per le proprie sembianze è da stronzi”. Gli si avvicinò ancora, pur senza osare toccarlo. “A meno che le sembianze non comprendano dei pantaloni col risvoltino, quelli dovrebbero essere messi fuori legge”.
“Hai appena offeso l'intera razza che mi ha cresciuto. Compreso l'All-Father”.
“Beh, ci sono poche persone nell'universo che non ho offeso. Non è che questa consapevolezza mi turbi particolarmente”.
Aveva sentito di un qualche guardiano che vedeva tutto, lì sul pianeta di Thor, ma la cosa non lo preoccupava. Ciò che invece lo preoccupava, in modo del tutto inaspettato, era la reazione così insolitamente depressa e priva di connotazioni omicide del proprio ex-nemico. Gli dava una spiacevole sensazione all'imboccatura dello stomaco, qualcosa su cui non voleva soffermarsi, che desiderava solo far sparire.
“Dai, Rock of Ages, ti ho visto solo io, e a me dà molto più fastidio avere l'habitat di Babbo Natale nella mia torre che avere un ospite con la pelle blu”.
Nel silenzio che seguì alle sue parole risuonò un sospiro che sapeva di esasperazione, anche se lui sapeva che il dio aveva almeno accennato un sorriso.
Vide la tensione nelle sue spalle aumentare all'improvviso, poi il freddo si attenuò e il blu della sua pelle venne sostituito poco a poco dal consueto pallore.
Quando Loki si volse per fronteggiarlo, era tornato alle solite sembianze, anche se il volto tirato dimostrava come stesse ancora subendo gli strascichi di quello scherzo finito male.
Una cosa per volta, dunque: prima si sarebbe occupato di far tornare il dio psicopatico lo stronzetto di sempre, e poi avrebbe provveduto in qualche modo a convincerlo a scongelare dimora e abitanti innocenti, possibilmente dopo averli teletrasportati tutti molto lontani da lui.
“Non pensavo di scatenare queste conseguenze”, gli disse, per una volta in tono serio. “La prossima volta mi limiterò a trasformare il tuo elmo in un appendiabiti”.
Loki sbuffò.
“Non ho ancora deciso se staccarti un arto dopo l'altro, Stark. Non ti consiglio di sfidare la sorte”.
Ma era molto meno teso, adesso, e Tony la considerò una vittoria.
“Se non la sfidassi non sarei io”, commentò, con un sorriso. “E comunque, anche da sexy puffo gigante hai una certa attrattiva”.
Il sorriso si perse rapidissimo quando uno strumento di tortura comparve a torturargli l'inguine.
“Sei sempre stato piuttosto autodistruttivo, in effetti”, mormorò il dio, guardandosi le unghie con una piega soddisfatta delle labbra, anticipando di un solo istante il suo urlo.
“Bastardo”, ansimò lui, non appena riuscì a riprendere fiato e a togliersi l'armatura, visto che quel sadico psicopatico gli aveva congelato i boxer. Ma in fondo, se mai il suo apparato riproduttivo avesse deciso di scendere dallo stomaco in cui si era rifugiato, Tony doveva ammettere che questa volta se la fosse davvero cercata.

   
 
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