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Autore: Tris Bradbury    29/07/2015    3 recensioni
Dean Winchester, in coma da due settimane, ripercorre la sua vita raccontando della sua famiglia, del suo lavoro e dell'amore della sua vita, Castiel, che lo ha lasciato quella fatidica notte in cui un pazzo ubriaco gli è venuto addosso.
Destiel AU, accenni Sabriel.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Essere in coma fa schifo.
È come essere sospesi su una nuvola, e personalmente odio volare.
Cosa non darei per un pezzo di torta, mi danno da mangiare come se fossi un neonato, mi aspetto che fra poco l'infermiera al posto del tubo mi infili un ciuccio in bocca. Non fa altro che parlarmi con quella vocina che usano per i bambini o per i cuccioli, quelli carini e coccolosi.
Ma io non sono né un animale né un poppante.
Mi chiamo Dean Winchester. Ho trent'anni e lavoro come meccanico sulla superstrada a Kansas City, con mio padre, John Winchester, dato che l'officina è sua, come è stata di mio nonno, e del padre di suo nonno.
Mio fratello Sammy, invece, fa l'avvocato. Si è laureato a Stanford e sta in uno studio legale in centro. Tutti dicono che è parecchio bravo, un vero oratore e tagliatore di teste, ma io so che è tutta scena, e che è solo un cucciolone alto quasi due metri che tende ad abbracciare e anche usarti come poggiabraccio, come è successo una volta con il suo ragazzo, Gabriel, il proprietario del negozio di scherzi esattamente di fronte a dove lavora mio fratello.
Io?
Io ho trovato l'amore della mia vita, ma... per una cazzata che ho fatto l'ho perso forse per sempre.
Ma credo ne parlerò più tardi.

 

Mio fratello Sam è venuto a trovarmi l'altro ieri.
Di solito viene qui ogni due giorni, ma oggi non si è ancora visto.
Aveva fra le mani un caso grosso, una azienda che scaricava scorie nel lago Michigan. Spero sia riuscito a far fuori i cattivi, come ha sempre fatto. 
Lui mi ha sempre reputato un supereroe, ma la verità è che il vero supereroe è lui.
Io al massimo so cambiare le guarnizioni di una marmitta.

-Dovevi esserci, Dean.-esclama, dandomi una pacca sul braccio. -Le loro facce erano qualcosa di fantastico. Dieci milioni di dollari di risarcimento!- ridacchia, poi torna serio. -Ho detto a Castiel dell'incidente.- sussurra. -...verrà qui presto. Forse lui ti convincerà a tornare.-mi stringe la mano. -...ti prego, fratellone... torna...-piange, e vorrei tanto poterlo abbracciare di nuovo.

È grazie a Sam se ho conosciuto Castiel. In realtà grazie a Gabriel, perché Castiel è suo fratello.
Sam e Gabriel si erano inventati una uscita a quattro, dato che a volte mio fratello si vergognava da morire del comportamento del suo ragazzo, infantile perfino per un bambino di quattro anni. Aveva capito che in mia presenza limitava gli scherzi a qualche cuscino spernacchioso sotto i coprisedia del ristorante, e siccome non volevano lasciarmi solo Gabe si era portato suo fratello minore.
Strano ma vero... ringrazio quel lecca-lecca dipendente ogni giorno, da allora.
Il problema poi era stato rompere il ghiaccio. Non ho mai conosciuto una persona più timida di lui... l'unico modo per farlo parlare era stato farlo ubriacare. 
"Perché... io studio teologia..."ricordo che aveva appoggiato la testa sulla mia spalla e che poi si era addormentato. L'avevo portato in braccio fino alla mia auto e lo avevo coperto con la mia giacca. 
E in quell'esatto momento, mentre lo guardavo dormire, mi sono innamorato di lui.

 

Con Castiel sembrava di essere in un sogno. Tornavo a casa dal lavoro con la cena già pronta, poi film sul divano e alla fine si andava a dormire più o meno sempre alla stessa ora. Una sera avevamo tentato di fare una maratona non-stop di American Horror Story, ma... credo di essermi addormentato a metà del terzo episodio.
Il sesso poi... woah. Spettacolare. In quei mesi in cui abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto abbiamo scopato su qualsiasi superficie orizzontale... credo perfino sull'asse da stiro.
Ogni tanto però alla sera uscivo per incontrarmi con gli amici, Benny e quella pazza di Charlie, a volte perfino con mio fratello, e a lui andava bene. Non è mai stato un tipo socievole, quindi se poteva evitava il contatto con le persone. Penso di non essere mai riuscito a capirla fino in fondo questa fobia.

Mio padre ha appena varcato la soglia della mia stanza. Io lo osservo dall'alto, vedo che è smagrito, e ha le occhiaie tipiche di chi ha pianto per ore. 
John Winchester non è mai stato il tipo da abbracci o dimostrazioni di affetto anche sporadiche. Macché. 
Io e mio fratello siamo cresciuti come due Marines. Per un po' mamma era riuscita a convincerlo a concederci più libertà, ma dopo l'incendio papà ha ripreso il regime militare a tempo pieno. 
Non che a me non andasse bene.
-Figliolo.-esordisce. Sta tentando di trattenersi, di non farsi scappare nemmeno una lacrima. Lui sta ancora tentando di fingere di essere un uomo tutto d'un pezzo. 
-Figliolo...-ritenta, prendendo un respiro profondo. -... non so se puoi sentirmi. Tuo fratello dice di sì, ma non riesco ad immaginarti sospeso su una specie di nuvoletta, mentre mi guardi e probabilmente ridi di me perché in questo momento ho addosso una camicia a quadri di tuo fratello...
Non l'avevo notato. In effetti le maniche sono troppo lunghe. Ridacchio, poi vedo la mia collana al collo di mio padre, quella che mi aveva regalato Sam da piccoli... e che lui aveva buttato via perché "le uniche collane che un uomo dovrebbe avere addosso sono quelle con le piastrine per il riconoscimento". Credo che quella sia stata la prima volta in cui non gli ho rivolto la parola per almeno tre giorni.
-So di non essere stato un buon padre...  ma vorrei che tu sapessi che ti voglio bene. Te ne ho sempre voluto. Anche... anche quando ti ho cacciato di casa perché mi avevo detto di esserti innamorato di un uomo.-tossicchiò, poi  scrollò la testa. -Ero scioccato, non-non riuscivo ad accettarlo. Poi... poi mi hai presentato Castiel, e vedendovi non ho potuto fare altro che essere felice per voi... e darti un lavoro a tempo pieno, così da toglierti da quello stupido impiego di factotum alla Heaven Central Station.-mi appoggia una mano sul palmo. -... se puoi sentirmi... Dean, ti prego. Non potrei sopportare il fatto che l'ultima cosa che ti ho detto è stata "ci vediamo domani". Non voglio dover rinunciare a uno dei miei figli così presto. Non così.- abbassa lo sguardo, poi si alza in piedi ed esce dalla stanza. Lo vedo poi, fuori dalla porta a vetri, che piange sommessamente. 
In fondo anche lui è sempre stato umano.

  
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