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Autore: 9Pepe4    29/07/2015    4 recensioni
«Che succede?» domandò Thranduil, non appena il figlio gli giunse di fronte.
Gli occhi chiari di Legolas erano carichi di apprensione. «Non riesco a trovare Tauriel».
Thranduil aggrottò lievemente la fronte, lasciando che Galion riprendesse il calice. A dire il vero, non gli sembrava una notizia particolarmente allarmante. Tauriel era ancora una bambina, certo, ma gli Elfi erano abbastanza autonomi anche in tenera età.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galion, Legolas, Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Per una manciata di ciliegie

Quel pomeriggio, re Thranduil aveva dato udienza ad alcuni Elfi Silvani.
Dall’altro del proprio trono, una mano inanellata abbandonata in grembo e l’altra stretta attorno al suo scettro di quercia intagliata, ascoltò i loro reclami e risolse le loro dispute.
L’ultima richiesta lo lasciò… perplesso. L’Elfo Silvano che la avanzò esordì parlando di spazio personale e sfortunate coincidenze.
Thranduil lo ascoltò pazientemente, col vago sospetto che Galion, appena giunto nella sala del trono, lo stesse trovando un intrattenimento incomparabile.
Finalmente, riuscì a capire qual era il problema dell’Elfo: apparentemente, la radice di un albero cresceva troppo vicino all’ingresso della sua dimora. In poco tempo, con domande cortesi ed osservazioni pacate, riuscì a fargli ammettere che in fondo non era un gran fastidio, e lo congedò.
A quel punto, lasciando lo spettro, si alzò in piedi e discese i gradini del trono, per nulla impacciato dal fatto che l’orlo delle sue ricche vesti bianco e argento toccasse terra.
Galion fu pronto a mettergli in mano un calice di vino. «Pomeriggio spossante, mio re?»
Thranduil si accigliò appena sotto la corona di rami e foglie. «Non particolarmente, in verità» replicò, ed iniziò ad allontanarsi dal trono, seguito dal maggiordomo. «Anche se devo ammettere che quest’ultimo Elfo è stato…»
«Rimarcabilmente prolisso?» suggerì Galion.
Thranduil gli scoccò un’occhiata penetrante. Dentro di sé, sospettava che il buonumore del maggiordomo fosse dovuto almeno in parte al fatto che quel giorno, dopo una lunga fermentazione, aveva finalmente potuto imbottigliare un ottimo vino di ciliegie. Conoscendolo, doveva anche già essersi premurato di assaggiarlo.
Il sovrano rallentò appena il passo per trarre un sorso dal calice che teneva in mano, ma rialzò subito gli occhi azzurri nell’udire una voce che lo chiamava.
«Padre!»
Legolas, vestito con pratici abiti scuri, stava venendo loro incontro a passo affrettato, lievi rughe incise sulla bella fronte.
«Che succede?» domandò Thranduil, non appena il figlio gli giunse di fronte.
Gli occhi chiari di Legolas erano carichi di apprensione. «Non riesco a trovare Tauriel».
Thranduil aggrottò lievemente la fronte, lasciando che Galion riprendesse il calice. A dire il vero, non gli sembrava una notizia particolarmente allarmante. Tauriel era ancora una bambina, certo, ma gli Elfi erano abbastanza autonomi anche in tenera età.
«Da quanto la cerchi?» chiese, per avere un quadro più completo della situazione.
«L’ho cercata tutto il pomeriggio» replicò suo figlio. «Dovevamo incontrarci tre ore dopo il pranzo perché la portassi a visitare la foresta, ma non si è fatta vedere».
Thranduil si accigliò appena, ma mantenne la calma. «Hai controllato che non fosse al centro di addestramento? Potrebbe essersi distratta a guardare un qualche combattimento».
«È stato il primo posto in cui ho guardato» disse Legolas, con una punta di impazienza.
«E nelle vostre stanze, mio principe?» s’intromise Galion. «Siete certo non sia venuta a cercarvi lì, in anticipo o in ritardo?»
Legolas scosse la testa dorata. «Ho guardato anche lì. E anche nelle sue stanze, e dove di solito ha lezione col suo tutore Araheldir, e i suoi nascondigli prediletti».
Thranduil iniziava a capire l’ansia di suo figlio. «Credi si sia recata nel bosco da sola?»
Legolas si voltò di scatto per guardarlo negli occhi. «Lo temo» annuì.
«Suvvia, mio principe» intervenne Galion, che almeno all’apparenza era ancora calmissimo, «non pensate il peggio. Dopotutto ci sono guardie ad ogni ingresso del Reame Boscoso».
«Questo è vero» disse Thranduil, lentamente, sebbene cominciasse a sentirsi in qualche modo contagiato dall’ansia di Legolas.
All’inizio, quando era stata accolta nel Reame Boscoso dopo l’uccisione dei suoi genitori, Tauriel si era ben guardata dal varcarne i confini. Col trascorrere del tempo, però, i suoi timori si affievolivano e la sua curiosità aumentava.
Sinora, per esplorare la foresta, aveva sempre voluto la compagnia del principe. Che adesso si fosse stancata e avesse deciso di avventurarsi là fuori da sola?
“Le guardie” si ricordò Thranduil. “Ci sono delle guardie alle porte”.
Quel pensiero, però, non lo rassicurò come avrebbe dovuto. A volte, Tauriel si dilettava a seguirlo a distanza lungo le sale del Reame Boscoso.
Anche se faceva quasi sempre finta di niente, Thranduil si accorgeva di lei ogni volta, ma doveva anche ammettere che la bambina era brava ad acquattarsi e a passare inosservata.
Era davvero così impensabile che fosse riuscita a sgusciare fuori senza che le guardie si accorgessero di lei?
Thranduil scosse appena il capo come per scacciare quei sospetti. «Ci dev’essere un luogo che non hai controllato» disse, rivolgendosi a Legolas con voce calma. «Pensaci».
Subito suo figlio parve sul punto di protestare, ma poi trasse un respiro profondo e chiuse brevemente gli occhi. Un momento dopo, li riaprì di colpo. «Le cantine!» esclamò. «Non ho controllato le cantine!»
Senza perdere altro tempo, imboccò la scalinata alla loro destra ed iniziò a scendere rapidamente i gradini, e dopo un momento Thranduil lo seguì, imitato da Galion.
Durante la discesa, il maggiordomo sorseggiò cautamente il vino del re. All’occhiata del sovrano, si limitò a sorridere e ad affermare con sussiego «non vorrei rischiare di rovesciarlo inavvertitamente, mio signore».
In quanto alle cantine, all’inizio parvero l’ennesimo buco nell’acqua. Le due guardie sedute al tavolo ed intente a giocare a carte balzarono in piedi come videro entrare il principe ed il re, e una volta interpellate asserirono di non aver visto la bambina.
«Tauriel!» chiamò comunque Legolas, muovendo qualche passo sul pavimento di legno. «Tauriel!»
Non ci fu alcuna risposta, e il principe si avvicinò alle botti di vino allineate lungo le pareti. Si accigliò e ne aggirò una, per poi emettere un’esclamazione sorpresa.
Thranduil aggrottò appena la fronte e si diresse verso suo figlio – Galion gli era sempre alle calcagna, ed aveva tratto un’altra sorsata dal calice.
Tauriel si trovava proprio là dietro, accanto ad un catino di legno chiaro, i grossi barili che la nascondevano da sguardi indiscreti. Teneva le gambe strette al petto e la faccia premuta contro le ginocchia.
«Tauriel».
Quando il principe si chinò su di lei, la bambina sollevò la testa quasi con prudenza. Aveva la fronte increspata e le labbra strette in una linea dritta.
«Cosa ci fai qui?» le chiese Legolas, chiaramente sollevato di averla trovata. «Ti aspettavo per andare nella foresta».
Tauriel non rispose, limitandosi ad arricciare il nasino appuntito.
Thranduil si avvicinò di qualche passo, e sentì Galion che avanzava a propria volta. Anche senza guardarlo, poteva figurarsi perfettamente l’espressione del maggiordomo, discreta e speculativa al contempo.
Tauriel si lasciò prendere in braccio dal principe, ma quando lui si raddrizzò la bambina strizzò gli occhi come se il movimento fosse stato tanto rapido da nausearla.
Thranduil si accigliò, mentre Tauriel appoggiava la testa al collo di Legolas con un piccolo suono spossato.
«Tauriel?» chiese il principe, e Thranduil sentì chiaramente la preoccupazione nel tono del figlio. «Stai bene?»
La bambina serrò le labbra e chiuse gli occhi, come se… come se stesse cercando di non vomitare.
A quel punto, Galion si fece avanti e diede una controllata al catino vuoto con le mani unite dietro la schiena. «Oh» considerò.
Thranduil gli scoccò un’occhiata, ma prima che potesse dire alcunché il maggiordomo si raddrizzò e si rivolse alla bambina.
«Tauriel» le chiese, «hai per caso mangiato le ciliegie che erano in questo catino?»
Ciliegie? Thranduil aggrottò la fronte. Aveva una gran brutta sensazione.
Tauriel aprì di malavoglia di occhi. Aggrappandosi con più forza alle spalle di Legolas, gettò uno sguardo a Thranduil come per valutarne la reazione. «Sì» disse poi, senza aggiungere altro, la voce smorzata.
Ma certo… Il vino di ciliegie. Aveva mangiato le ciliegie che erano state usate per fare il vino. Thranduil e Galion si scambiarono uno sguardo colmo di realizzazione.
«Perché?» chiese Legolas, rinsaldando la presa sulla bambina e suonando un po’ allarmato. «Cosa avevano quelle ciliegie?»
«Oh, nulla di male, mio principe» rispose Galion, imperturbabile, «ma erano ciliegie fermentate».
Thranduil non ricordava di aver mai visto una simile espressione di orrore sul volto del figlio.
«Aspetta» disse Legolas, «mi stai dicendo che è ubriaca
Da parte di Tauriel ci fu un gemito colmo di autocommiserazione, e il sovrano vide le manine della bambina stringersi sui capelli biondi di Legolas.
Galion annuì in tutta calma. «È esattamente ciò che sto dicendo, mio principe».
Thranduil tese istintivamente una mano a sfiorare il braccio di Legolas. «Credo sia meglio portarla a prendere una boccata d’aria fresca».
Il principe scattò subito verso le scale, salvo rallentare il passo quando Tauriel gli torse i capelli in segno di protesta.
Thranduil e Galion lo seguirono. Il sovrano aveva gli occhi puntati sulla spalla del figlio e su ciò che poteva vedere del visetto di Tauriel.
«Una prima ubriacatura davvero particolare» commentò Galion, che dal canto suo non pareva affatto preoccupato.
Tauriel seppellì la faccia nella spalla di Legolas. «Va’ a baciare un Orco» ritorse con voce soffocata e risentita.
In un’altra situazione, Thranduil l’avrebbe subito redarguita, ma stavolta decise di sorvolare. La bambina, in fondo, stava già abbastanza male.
In modo quasi assente, si chiese da dove avesse imparato quell’improperio… per poi realizzare che doveva averlo sentito da Legolas.
Prima di poterselo impedire, si trovò a ricordare un pomeriggio lontano. Ricordò Legolas, esausto dopo un pomeriggio di giochi, rannicchiato in braccio a sua madre. Ricordò di essersi chinato a baciare la propria sposa, solo per essere spinto via dal piccolo Elfo, che si era poi aggrappato gelosamente al collo di lei e gli aveva intimato di andare a baciare un Orco, invece.
Chiuse brevemente gli occhi, rifiutando quelle memorie.
«Mi rincresce per l’accaduto» affermò in quel momento Galion, arrivando di fianco al principe, «e sono certo che la prossima esperienza col vino sarà più piacevole».
Thranduil vide Legolas girare la testa verso il maggiordomo. In quanto a Tauriel, la sua unica risposta fu emettere un verso disgustato e premere il viso nell’incavo del collo del principe.
«Ritengo sia troppo presto per parlare di una prossima esperienza» affermò Thranduil, in tono di avvertimento.
«Sono d’accordo» mormorò Legolas, accarezzando appena i capelli ramati di Tauriel.
Galion guardò il principe, poi rallentò per essere di nuovo al passo con Thranduil. «Ma certo, mio signore» disse.
Il suo tono era un distillato di pacifica accettazione, ma il sovrano assottigliò gli occhi. Poco ma sicuro, non appena Tauriel avrebbe raggiunto la maturità a cento anni, Galion sarebbe stato subito pronto ad offrirle calici su calici di vino. Anzi, era probabile che non si sarebbe nemmeno dato la pena di aspettare tanto.
Thranduil pensò a tutte le guardie che, nel corso dei secoli, si erano ritrovate brille mentre svolgevano il proprio dovere. Salvo rarissime eccezioni, l’istigatore era sempre stato il maggiordomo.
«È brutto» mugolò Tauriel, mentre finalmente giungevano ad una zona più arieggiata del Reame Boscoso.
C’era quasi un accenno di pianto, nella sua voce, ma Thranduil non se ne meravigliò. Siccome gli Elfi non si ammalavano, Tauriel non era per nulla abituata al malessere fisico. Oltre che nauseata, doveva anche sentirsi spaventata.
«Lo so» rispose Legolas, «ma vedrai che adesso migliora». Si voltò cautamente verso il maggiordomo ed aggiunse in tono eloquente: «Galion sta anche andando a prendere un rimedio contro i postumi della sbornia».
Galion annuì ed iniziò subito ad allontanarsi, e Thranduil lo seguì con lo sguardo.
«Il vino fa così?» chiese Tauriel, in un pigolio. Aveva tolto le mani dai capelli di Legolas per premerle tra il proprio stomaco e il petto del principe.
Thranduil indugiò. «A volte».
La bambina increspò la fronte. «Io non lo voglio bere mai» dichiarò.
«Allora non lo berrai» disse subito Legolas. «Non sei obbligata».
Thranduil temeva che, di lì a poco, la bambina avrebbe avuto bisogno di svuotare lo stomaco, e si augurò che Galion tornasse presto.
Sapeva che probabilmente, col trascorrere degli anni, Tauriel avrebbe cambiato idea sul vino. Ma se non lo avesse fatto… ecco, non gli sarebbe dispiaciuto.
Per lo meno, sarebbe diventata una guardia non troppo incline ad accettare un bicchierino dal maggiordomo durante il proprio turno.
Tauriel sollevò con cautela il visetto pallido per guardare Legolas in faccia e rivolgergli un sorriso tremulo, e Thranduil vide suo figlio sorridere di rimando. Era lo stesso sorriso di sua madre, ma stranamente, almeno per quel momento, non fece male come di consueto.

















Note:
Ho scoperto che esiste il vino di ciliegie, e questo è il risultato.
Spero sia stata una lettura piacevole :)

Un ringraziamento ad Echadwen per il supporto, e perché quando si tratta di parlare della famiglia reale di Mirkwood non si tira mai indietro (tra parentesi, è colpa sua se non posso fare a meno di immaginarmi il piccolo Legolas tutto geloso della sua mamma) ♥
  
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