Un giorno di Pioggia
“Maestra
Maya…”
Buffo
come a volte le percezioni sensoriali facciano a pugni con i
sentimenti. Che sia una delle tante ironie della natura umana? Forse
lei avrebbe saputo risponderti.
Hai
sentito la voce alle tue spalle, ma non intendi darle ascolto, non
puoi. O forse non vuoi? Oh, non ha importanza. La pioggia è
così
bella…
Guarda,
Maya, guarda questa tempesta di candide gocce. Cento, mille...
Probabilmente, molte di più. Ma nessuno può
credere di contarle.
Di sangue e carne, di questo siete fatti.
Una
mano gentile si posa sulla tua spalla, scuotendoti come un secchio d'
acqua fredda. Gelata, come questa realtà impietosa. Un
sospiro
appanna il vetro a pochi centimetri dal tuo volto, ma non puoi
ignorare per sempre il resto del mondo. Neppure oggi.
“Cosa
c’ è, Pearl?”
“Ecco…
dovremmo cominciare l' addestramento pomeridiano, ma dato che oggi
è…”
Si
ferma.
Non
vuole essere indelicata, la tua piccola Pearly; anche se non
potrà
mai comprendere cosa senti oggi, anno dopo anno,
almeno ci
prova.
“Insomma,
pensavo che forse preferiresti stare sola, potrei dire alle mie
compagne apprendiste che oggi la Maestra sta poco
bene…”
Un
sorriso piega le tue labbra dure di dolore. Non riuscirai mai a
resistere alla sua disarmante dolcezza. Ma non puoi staccare gli
occhi dalla pioggia, non ancora. “Grazie
Pearly, sarebbe bello… ma la Maestra di Kurain non dovrebbe
ignorare i suoi compiti….”
“Ma
oggi è un giorno.. particolare, credo che per una volta non
accadrà
niente e… insomma, Maestra Maya, sei spesso stanca
ultimamente. Non
voglio che ti ammali.”
Hai
sentito? E' il fragore del tuo muro di dolore che va in pezzi. Una
scintilla di affetto si riaccende negli occhi vacui, mentre ti volti
a guardare ciò che resta della tua famiglia. Le tue iridi
nere si
perdono nelle sue castane, e ancora una volta ti chiedi cosa hai
fatto di buono per meritare quell' angelo dagli occhi da cucciola.
Non
puoi credere che così piccola, così ingenua,
così innocente,
riesca a leggerti dentro come solo lei sapeva fare.
Per
Pearl ormai sei tutto, e lei è tutto per te. Anche se non
potrà
mai, mai, prendere il suo
posto. La abbracci, e per un
meraviglioso istante siete una cosa sola.
“Ti
voglio bene, Maestra Maya.” “Anch'io Pearl, e
sarò sempre con
te, ricordalo.”
Un
sussurro. Sufficiente a colmare un vuoto grande come il mare.
Così
dolce, così spaventata di perderti... ma tu non la lascerai.
Non
permetterai che provi il tuo stesso dolore, ha già sofferto
abbastanza senza meritarlo.
Quanto miele contengono i sentimenti umani... ed i tuoi non fanno eccezione, non è vero?
La
guardi negli occhi, le mani sulle sue piccole spalle per darle tutta
la protezione possibile. “Pearl, non devi mai chiamarmi
Maestra.
Si, ora sono io la custode suprema della Tecnica Kurain, ma non per
te. Tu sei l' unica a cui è permesso usare ancora l'
appellativo
“Mistica” nei miei confronti.”
“Ma...
non si può!” i suoi soffici capelli ti sfiorano il
viso mentre
scuote la testa, confusa. “Anche i parenti della Maestra le
devono
rispetto, perché lei è un gradino sopra tutte
noi... Me lo hanno
detto le Anziane!” Alzi un sopracciglio, immaginando le
fastidiose
sensitive Anziane sgridare delle terrorizzate Apprendiste.“Le
Anziane sono rispettabili ed esperte sensitive che guidano la nuova
Maestra quando quella uscente non può farlo. Ma se le regole
sono il
loro terreno, le eccezioni sono il mio.”
Un
occhiolino scioglie il gelo che da ore tiene prigioniero il tuo
volto. Quando sei con Pearl, la tristezza sembra effimera come l'
aria.
“In
fondo, la vera guida del Villaggio ora sono io. Chiamami come vorrai,
e se le Anziane oseranno intromettersi ancora... Beh, mandale da
me.”
Il tuo tono è quasi minaccioso, un' espressione esagerata
deforma
comicamente le tue labbra. Un istante, poi scoppiate a ridere
insieme. La malinconia di poco prima sembra un lontano ricordo, non
è
vero? La risata argentina di Pearl è come un balsamo per il
tuo
cuore incrinato. Forse, se rimanesse con te, il resto di oggi non
sarebbe così male....
Ma
basta un momento per rompere un incanto.
“Pearl!
Pearl! Dove sei? E dov’ è la Maestra?”
Il
portale di quercia della tua stanza non ferma del tutto la voce
stridula dell' Anziana nel salone adiacente. Un sospiro, e la coltre
di tristezza torna sulle tue spalle. Tanto pesante, che prima o poi
ti schiaccerà.
Ed allora sarò pronta ad accoglierti.
“Pare che la Mistica Aoki ci stia cercando… d’ accordo, Pearly, rimarrò qui. Dì pure alle apprendiste che possono fare ciò che preferiscono, oggi. Non desidero vedere nessuno.” Pearl si stacca da te, sorridendo sollevata. Le mani ricadono in grembo, quasi a sottolineare l' isolamento in cui stai per tornare.
Forse è destino che questa giornata passi in solitudine, non credi?
“Bene,
Mistica Maya, ma se avessi bisogno di qualcosa, chiamami subito!
Riposati, e vedrai che domani tutto sarà tornato come al
solito. A
domani!” Annuisci, guardandola uscire spensierata come
sempre.
Sorridi al vuoto per qualche secondo, ma il tuo sguardo viene presto
nuovamente ipnotizzato dalla danza di gocce al di là della
vetrata.
Pearl
ha ragione, non è un giorno come gli altri, lo sai bene.
Oggi è il
giorno in cui non riesci mai a fare nulla con convinzione, anche se
lo vorresti così tanto. Il
giorno in cui la tua indole giocosa e allegra viene annientata
da un' apatia grigia come il cielo che la sovrasta.
L’
unico momento in cui non riesci, non puoi e in fondo non vuoi essere
la ragazza sempre sorridente e spensierata che tutti conoscono.
Sorrisi, bizzarrie, allegria... ma oggi no.
Solitudine,
tristezza, ricordi di un tempo che non tornerà. In fondo,
glielo
devi.
Capisci
adesso, Maya? Quando hai messo le mani sulle spalle di Pearl, non
è
lei che volevi proteggere. Sei tu. Sei tu ad aver bisogno di qualcuno
a cui aggrapparti, per non cadere sotto il peso della sofferenza. Ma
questo è un fardello che devi portare. Devi farlo per lei.
Buffo,
vero? Tu, la Maestra di Kurain, colei che può vincere la
Morte e
insegnare a farlo, soffri così tanto proprio a causa
sua… come i
comuni umani
Ma
in fondo, c’è così tanta differenza tra
te e loro?
No.
Puoi aggirare quanto vuoi questo maleficio, ma sarà sempre
un passo
avanti a te.
Di carne e sangue, di questo sei fatta.
**********
Com’è
bella, com’è bella la pioggia. Non è
vero, Maya? L' hai sempre
amata, sin da quando eri una bambina. Attendevi
tutta l' estate questi giorni d' autunno in cui non esisteva nulla
all' infuori di voi. Solo
tu e questa meravigliosa gimcana di gocce d' acqua, nata nell' unico
luogo che nessun essere umano potrà mai macchiare.
…….
Ma….No.
Non
è così.
Un
tempo c’ era qualcos’ altro lì
con te , qualcosa che ora hai perso. Pensavi
non se ne sarebbe andato mai… com’ eri ingenua.
La
colpa è mia: io te l' ho portato via e non
tornerà.
Ascolta.
Plic… Plic…plic… plic…Plic….Plic…
Le
senti, vero?
Sono
loro, le gocce di pioggia... così belle…
così pure… così
simili alle vite umane… nascono, vivono così
poco, e quando se ne
vanno è come non ci fossero mai state, ma un occhio attento
coglierà
le tracce del loro passaggio.
Alberi
e vita, per la pioggia;
vuoti
nel cuore delle persone care, per gli uomini.
….............
Ricordi?
Anche
a lei piaceva tanto….
Il
tuo sguardo segue una stilla d' acqua scivolare lungo la superficie
della finestra; pochi secondi e sono diventate due, poi quattro, e
così via. Una diramazione infinita che traccia sul vetro un
disegno
sconosciuto.
Esattamente
come le lacrime che tanti percorsi hanno tracciato lungo le tue gote
in questi anni, in questo giorno.
Plic
Abbassi lo sguardo. Il tuo Magatama è bagnato.
Oh,
piccola Maya, ancora non hai imparato a trattenerti?
Di
nuovo, in questo orribile e meraviglioso giorno, lasci che stille
salate sgorgano indisturbate dai tuoi occhi.
Oh,
deve essere doloroso... perdere qualcuno per non vederlo mai
più..
povera piccola umana...
Ti sfili il ciondolo.
Il gioiello di giada che portavi un tempo ormai appartiene al passato. Ad adornare il petto della Maestra di Kurain c'è ora un amuleto rosso e oro, cavo all' interno. Così che tu – come chi prima di te lo ha indossato – possa tenere perennemente sul cuore ciò che ne consideri un pezzo stesso.
Aprilo, Maya, oramai indugiare non ha senso.
Esiti
un momento, sognando il giorno in cui non avrai più bisogno
di
questi oggetti terreni. Tuttavia, riportandoli alla luce ancora una
volta, capisci che quel momento è
ancora lontano. Un
tempo in questa piccola soffitta della tua vita passata, tua madre
custodiva una foto, che è ancora lì.
Ma
tra le piccole pareti di porcellana rossa ora c'è anche un
altro
oggetto di cui hai bisogno in ogni istante. Qualcosa
che estrai tremante e metti sul cuore: un lucido ciondolo di giada
blu. Piccolo,
eppure così potente, puro e importante.
Come….
Come
una goccia di pioggia.
Come
una delle lacrime che ti cadono ai piedi.
Ti
maledici per la tua debolezza, le labbra contratte a trattenere un
urlo di dolore. Gli occhi umidi guardano il cielo in una muta
preghiera. Il suo grigio ti riempie le iridi, quasi ad uccidere sul
nascere il tuo impossibile desiderio. Maledici questo giorno che
beffa aggiunge
al
danno; ogni anno, senza eccezione, in questa data una pioggia amata
ed odiata cade impietosa, da quella notte di tanto tempo fa.
Sembra
che ci sia un destino, per questo giorno.
Di pioggia e di lacrime, di questo è fatto.
**********
Chini
il capo, sconfitta. Ma nonostante le tue mani tremino per un attimo
intorno al Magatama, riesci ad alzarti ferma sulle gambe.
Lo
sguardo sale di nuovo, stavolta determinato e compiaciuto.
“Hai
vinto ancora, nera signora. Ma stavolta non ti sfiderò, non
evocherò
un' anima oramai tua. Non avrai la soddisfazione di vedermi a pezzi;
questa piccola rivincita sono io a prenderla.”
E va bene, ammetto di essere delusa. Mai avrei creduto che foste così forti, insignificanti umani... Forse, giovane medium, ti lascerò vivere ancora a lungo; c'è molto che potrei imparare osservando un soggetto tanto interessante.
Annuisci
serena. Hai resistito alla tentazione di risvegliarla ancora una
volta dal suo sonno eterno, e adesso sai che, prima o poi, potrai
superarlo.
Forse,
il prossimo anno splenderà il sole. Un’
ultima lacrima ti riga la guancia e cade sulla veste già
bagnata.
Ma
guarda, non questa. Catturi
l' ultima goccia della tua pioggia con l’ oggetto nella tua
mano;
forse, ora lei saprà
che l' hai pianta, questo Magatama in
fondo era suo.
Un
debole sorriso. Ora hai gli occhi asciutti. C’
è un’ ultima cosa che devi fare, prima che il
giorno finisca…
“Buon Compleanno, Mia.”
**********
I
capelli sparsi sul cuscino, le palpebre lentamente si chiudono. Ma
fai in tempo ad accorgerti che qualcosa, là fuori,
è cambiato.
Sollevi
il busto e strizzi gli occhi. Poi capisci.
Un
sorriso triste ti accompagna nel mondo dei sogni, mentre una frase di
tanti anni fa riecheggia nella tua testa con voce lontana.
“...Hai
visto, Maya? “
“Cosa,
sorellina?”
“Ha
smesso di piovere.”
“Si,
Mia, ha smesso.” un sussurro morente si dissolve nella notte.
Almeno, fino all' anno prossimo.