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Autore: eugeal    03/08/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy si accorse della presenza di qualcuno alle sue spalle, ma non interruppe quello che stava facendo: spinse la trave di legno al suo posto e poi la sostenne mentre due operai la assicuravano alle altre. Quando fu certo che gli altri avessero finito, Guy si voltò.
- È da un bel po' che non ti fai vedere, Gisborne. - Disse Archer, salutandolo con un cenno della testa.
Guy notò gli sguardi preoccupati degli abitanti del villaggio e decise che sarebbe stato meglio allontanarsi dalla casa in costruzione per parlare con Archer. Gli andò incontro e si incamminò con lui verso il punto dove aveva legato il cavallo.
- Sono stato male. La freccia di Hood mi ha ferito in modo più serio di quanto non avessi pensato sul momento.
- Ora sembri piuttosto in forma, però.
Guy annuì.
- Sono guarito, ma ho dovuto recuperare il tempo che ho perso.
Archer si voltò a osservare i lavori di Knighton Hall.
- Ci tieni davvero a questa casa. - Commentò, un po' impressionato. L'ultima volta che era stato a Knighton Hall l'aveva guardata bruciare, ma ormai dell'incendio non era rimasta traccia e la ricostruzione procedeva a pieno ritmo.
Guy gli lanciò uno sguardo diffidente.
- Già. - Ammise controvoglia. Non voleva mostrare ad Archer quanto fosse importante per lui.
Forse era suo fratello e Guy sperava di poterlo portare dalla sua parte, ma per il momento Archer lavorava ancora per lo sceriffo e Gisborne non aveva intenzione di mostrargli le cose a cui teneva di più e che Vaisey avrebbe di sicuro usato per colpirlo.
Archer fece un sorriso ironico.
- Ehi, non sono qui per bruciarla di nuovo, puoi anche rilassarti.
- Cosa vuoi allora?
- Mi pare che io e te abbiamo una sfida in sospeso.
Guy sorrise. Stavolta era stato Archer a venire a cercarlo, era un piccolo passo avanti.
- Cosa proponi? Preferirei non rischiare la pelle, questa volta.
- Come te la cavi con l'arco?
Guy scosse la testa.
- Piuttosto male, mi dispiace. - Mentì. Da quando collaborava con Robin, la sue capacità erano molto migliorate, ma non poteva permettere che Archer e lo sceriffo lo scoprissero, altrimenti avrebbero potuto sospettarlo di essere il Guardiano Notturno.
- Ci verrà qualche altra idea. Vieni? - Archer accennò ai cavalli e Guy esitò.
Non avrebbe voluto lasciare i lavori di Knighton Hall, ma seguire Archer lo avrebbe aiutato a non pensare alla sua situazione con Marian e forse avrebbe fatto qualche passo avanti nella sua missione per portarlo dalla loro parte.
Annuì.
- Aspetta solo un attimo, devo dare alcune istruzioni agli operai.

Allan prese un pezzo di formaggio e lo masticò, fingendo di essere concentrato sul cibo. Osservò Marian di nascosto e si convinse che la ragazza aveva qualcosa che non andava: era troppo nervosa e il suo sguardo non riusciva a nascondere un tormento interiore. Allan era sempre più sicuro che dovesse aver assistito alla recita di Meg nella taverna, ma, prima di poter pensare a un modo per tirare Gisborne fuori dai guai, doveva esserne assolutamente certo.
Solo che non poteva chiederglielo direttamente o avrebbe finito per complicare la situazione.
- Allan? - Marian lo guardò fisso negli occhi e il giovane rispose allo sguardo, un po' a disagio.
- Cosa? - Chiese, a bocca piena.
- Se Guy facesse qualcosa di sbagliato, tu me lo diresti?
Allan le lanciò uno sguardo, sorpreso. Non si aspettava un approccio così diretto.
- Perché lo chiedi? Non ti fidi di lui?
Marian trasalì alle parole di Allan. Lei si era fidata, era Guy che aveva tradito quella fiducia, pensò rabbiosamente, e fu sul punto di dirlo, ma poi le vennero in mente tutte le volte che era stato Guy a credere ciecamente in lei mentre Marian lo aveva solo usato per raccogliere informazioni da passare a Robin Hood.
Quando aveva saputo la verità, Gisborne non le aveva mai rinfacciato di aver giocato con i suoi sentimenti e non le aveva mai fatto pesare nessuno di quei tradimenti. Perché per lei era così difficile perdonargli un'avventura?
- Sono preoccupata per l'influenza che quell'Archer sembra avere su di lui. - Disse in fretta, vedendo che Allan si aspettava una risposta.
Allan notò che Marian aveva evitato di rispondere, ma per il momento decise di non insistere.
- Non lo capisco nemmeno io, in effetti. Ma Giz non è stupido, deve esserci un motivo se cerca la compagnia di quell'uomo, voglio fidarmi di lui.
Marian invidiò Allan. Avrebbe voluto poter credere ciecamente in Guy come faceva lui, ma non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di quella donna.
Era assurdo, poteva accettare e perdonare tutto quello che Guy aveva fatto al servizio dello sceriffo, ma non riusciva a dimenticare un semplice tradimento?
- Tu sei suo amico, Allan, aiutalo a non commettere errori. La solitudine può indurre ad avvicinarsi a persone sbagliate…
Allan la guardò e indovinò dall'espressione del suo sguardo che Marian non si stava più riferendo ad Archer.
- Giz non è più solo come un tempo. Ha più amicizie di quello che pensi. - Disse Allan in tono casuale, apposta per stuzzicarla.
- Ah. Davvero?
Marian non sapeva cosa pensare della frase di Allan. Forse si stava riferendo a Djaq e a Tuck, ma allora non avrebbe detto “più di quello che pensi”. Che stesse parlando di amicizie femminili?
La ragazza si sentì ribollire di gelosia ed era sul punto di fare qualche domanda più esplicita e diretta quando qualcuno bussò con forza alla porta.
Allan e Marian si scambiarono uno sguardo perplesso ed entrambi pensarono che doveva essere Guy, ma poco dopo Thornton entrò in cucina, seguito da due contadine in lacrime.
- Cosa succede? - Chiese Marian, preoccupata.
- Da quello che sono riuscito a capire, stanotte i figli di queste donne non sono tornati a casa. Li stanno cercando ovunque, ma non riescono a trovarli da nessuna parte.
- Che li abbia presi lo sceriffo? Non sarebbe la prima volta che fa arrestare dei bambini. - Ipotizzò Allan, facendo piangere ancora più disperatamente le due madri.
Marian gli lanciò un'occhiataccia per rimproverarlo del suo poco tatto.
- Che c'è? Non ho detto nulla di falso! È già successo in passato, con dei ragazzini che avevano visto qualcosa che non dovevano e in quell'occasione è stato solo merito di Giz se non sono stati giustiziati subito.
- Allan! - Lo zittì Marian, vedendo che le due donne erano sempre più sconvolte. - Smettila di parlare e vai a Nottingham per scoprire se sono stati arrestati, Thornton, raduna i servitori e sellate i cavalli, ci uniremo alle ricerche anche noi.

Archer osservò l'uomo che cavalcava al suo fianco: Gisborne lo aveva seguito volontariamente, ma lui aveva l'impressione che la sua mente fosse altrove, che fosse preoccupato o distratto per qualche motivo.
Secondo lo sceriffo, Guy di Gisborne era poco più di un cane: inutile, stupido e incapace. Gli unici suoi pregi, a dire di Vaisey erano stati la cieca obbedienza e la sua ostinata lealtà, ma ormai quel cane fedele si era rivoltato e aveva cercato di mordere la mano che lo aveva nutrito e tenuto a catena per anni. In casi del genere i cani rabbiosi andavano solo soppressi, diceva Vaisey, ma a quanto pareva qualcosa glielo impediva perché Guy di Gisborne era ancora vivo e vegeto.
Archer immaginò che lo sceriffo doveva avere un motivo per non far uccidere quell'uomo che odiava e si ripropose di scoprire quel segreto.
Vaisey lo pagava e lui gli obbediva, ma le alleanze potevano cambiare in fretta e, se fosse successo, la conoscenza era sempre un'arma in più.
Secondo Archer, invece, Gisborne era diverso da quello che pensava lo sceriffo e lui non era certo di essere ancora riuscito a capirlo.
Guy sembrava volersi avvicinare a lui, si comportava in modo amichevole, e allo stesso tempo dava l'impressione di detestare tutto ciò che il lavoro di Archer per lo sceriffo implicava.
Cosa vuole da me? Un'alleanza? Oppure cerca di distruggermi?
- Allora, i grandi lavori andranno avanti anche senza di te?
Guy lo guardò, confuso, la voce di Archer lo aveva distolto dai suoi pensieri.
- Cosa?
Archer sorrise.
- La tua casa. Hai dato le istruzioni ai tuoi operai?
- Oh. Sì. Sì, non avranno problemi.
- Allora pensiamo a come posso prendermi la rivincita. Qualche idea?
Guy alzò le spalle.
- Decidi tu, è il tuo turno. Basta che ci teniamo alla larga dalla foresta e che non rischiamo di romperci il collo.
- E dov'è il divertimento allora?
- L'ultima volta mi è bastata.
Archer sorrise, divertito.
- Ho un'idea, seguimi.
Cavalcarono per un po' fino a raggiungere il fiume, poi Archer smontò e legò il cavallo a un albero, dirigendosi verso la riva. Guy lo imitò e per qualche attimo ebbe il timore che l'altro si sarebbe incamminato verso il suo luogo segreto, quello che qualche tempo prima Guy aveva deciso di condividere con Marian, ma Archer invece si mosse nella direzione opposta.
Raggiunsero un punto dove il fiume si restringeva un po' e Archer indicò il tronco di un albero caduto che lo attraversava come un ponte.
- Che ne dici? - Chiese Archer.
- Di cosa?
- Della nostra sfida. - Raccolse da terra due bastoni dritti e robusti e ne mise uno in mano a Guy.
- In cosa consisterebbe?
- Saliamo sul tronco e il primo che butta in acqua l'altro vince.
Guy annuì. Se non altro quella gara non sembrava troppo pericolosa, il peggio che poteva succedere era di rimediare qualche livido e fare un bagno fuori programma.
Si tolse la giacca, la maglia e gli stivali e li appoggiò su un masso asciutto.
- Prevedi di perdere, Gisborne?
Guy sogghignò.
- Se anche vincessi tu, credi che ti permetterei di tornare a riva senza trascinarti in acqua? E tu faresti lo stesso. In qualsiasi modo andranno le cose nessuno di noi due tornerà a casa asciutto, credi che non lo sappia?
Archer scoppiò a ridere e lo imitò, appoggiando i propri vestiti accanto a quelli di Guy, poi notò che Gisborne stava fissando la voglia che aveva sul petto.
- È strana, vero? Assomiglia a una punta di freccia.
Guy annuì e distolse lo sguardo, sperando di riuscire a nascondere la propria emozione.
È davvero nostro fratello, allora.
- In effetti è insolita. È per questo motivo che ti hanno chiamato Archer?
- Non ne ho idea. Può essere. Non so nulla della mia famiglia, ma almeno il nome lo hanno azzeccato, guarda.
Il giovane prese una freccia, mirò a un albero lontano e colpì il picciolo di un frutto rimasto sui rami, facendolo cadere, poi una seconda freccia lo infilzò al volo prima che toccasse terra.
Guy lo guardò, impressionato. Anche se la sua mira era molto migliorata, lui non sarebbe riuscito a fare un tiro come quello.
- Dovresti sfidare Robin Hood, non me.
- Prima o poi accadrà, e per Hood sarà la fine. - Disse Archer, poi gli sorrise. - Allora, iniziamo?

Marian scese da cavallo e rivolse uno sguardo preoccupato a suo padre.
- Ci sono novità?
Sir Edward scosse la testa.
- No. Li stanno cercando ovunque, ma sembrano essere spariti nel nulla. Hanno anche dragato lo stagno, ma per fortuna non sono lì.
- Allan?
- Anche lui è rientrato poco fa, a Nottingham non hanno arrestato nessun bambino negli ultimi giorni. Vieni in casa a mangiare qualcosa, ho permesso alle donne del villaggio di usare le nostre cucine per preparare un pasto per i volontari.
Marian annuì. Avrebbe preferito ripartire subito, ma anche il suo cavallo aveva bisogno di un po' di riposo e di nutrirsi.

Guy evitò il bastone di Archer e fece roteare il proprio per cercare di contrattaccare. In quel momento gli dispiaceva che Little John non lo avesse ancora accettato come alleato di Robin, alcune lezioni di combattimento con il bastone gli avrebbero fatto comodo.
Archer era agile, veloce e fantasioso e Guy aveva rischiato più volte di essere gettato nel fiume. Per vincere doveva puntare sulla forza e cercare di coglierlo di sorpresa.
Bloccò un attacco di Archer e fece per colpirlo a sua volta, slanciandosi in avanti per aggiungere il proprio peso alla forza del colpo. Archer provò a parare, ma fu spinto all'indietro e cadde in acqua.
Guy, ormai troppo sbilanciato per riuscire a raddrizzarsi, gli precipitò addosso, spingendolo sott'acqua.
Riemersero entrambi tossendo e tremando per l'acqua gelida, poi si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere.
- Credo che stavolta siamo pari. - Disse Archer.
- No. Tu sei caduto per primo.
- Vince chi resta sul tronco. Anche tu sei finito nel fiume.
- Questo non lo avevi specificato, quindi ho vinto io.
Guy sogghignò e si mosse per raggiungere la riva. Era inzuppato e mezzo congelato, ma non si era pentito di aver seguito Archer. Aveva potuto appurare che quello era davvero il loro fratello perduto e poi lottare con lui aveva distolto i suoi pensieri dai suoi problemi con Marian, almeno per un po'.
Si passò le mani tra i capelli per scrollare via un po' d'acqua e si guardò intorno.
Quello non era un posto dove veniva spesso e non si era mai accorto che in quel punto la riva del fiume era costeggiata da una parete rocciosa. Notò un'apertura squadrata parzialmente sbarrata da assi spezzate e marce e si avvicinò, incuriosito.
Archer lo raggiunse.
- Deve essere un tunnel in disuso di qualche vecchia miniera. Ero già stato qui, ma non ci avevo mai fatto caso, prima c'erano più cespugli in questo punto, la piena deve averli portati via.
- Faresti meglio a tornare con qualche soldato e farlo chiudere, sembra pericoloso. - Commentò Guy, affacciandosi all'ingresso per guardare dentro.
Il tunnel era buio e il pavimento era in salita.
Sentì qualcosa di appuntito pungergli il piede nudo e si chinò a raccogliere un bastoncino di legno appuntito a cui erano state attaccate delle piume sbilenche.
- Cos'è? - Chiese Archer.
- Una freccia giocattolo. I bambini dei villaggi spesso giocano a impersonare Robin Hood. - Disse Guy con uno sbuffo sarcastico.
- Bel modello. Bisognerebbe impedirglielo.
Gisborne alzò un dito.
- Aspetta. Ho sentito qualcosa.
Rimasero entrambi in silenzio e poco dopo il suono si ripeté.
- Sembra una specie di lamento. - Disse Guy, preoccupato, poi si voltò verso l'imboccatura del tunnel e gridò. - C'è qualcuno?!
Delle voci flebili gridarono in risposta, chiedendo aiuto e Guy e Archer si guardarono.
- Sono dei bambini. Devono essere rimasti bloccati lì dentro.

   
 
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