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Autore: clairemonchelepausini    04/08/2015    1 recensioni
|Tiva| | Possibili spoiler season 11| |Storia che parla di Ziva e del suo viaggio per ritrovare se stessa|
Ziva non era più la stessa persona di otto anni fa: la vita e l’amore cambiano chi sei, ma più di tutto sono le decisioni che prendi a farlo. Aveva un motivo per lottare, ma non sapere più chi si è ti allontana così tanto da ciò che vuoi che ti porta in un modo completamente estraneo, dove è difficile risalire a galla e respirare. Dopo anni passati all'ombra del padre e della sua famiglia, si era creata dei legami, aveva delle persone care a cui teneva, ma nonostante questo l’abbiano portato nuovamente a sognare e a vivere, loro l’hanno anche allontanata. Lei era disposta a tutto, perfino partire per un anno e ritrovare se stessa, per poi essere così, finalmente pronta a donare il suo cuore all’uomo che glielo aveva rapito…..ma al suo ritorno qualcosa sembrava essere cambiato.
NOTE: La storia è stata scritta per il contest "Mettiamoci in gioco ", indetto da Principe Dracula sul gruppo Facebook "EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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   NOTE
La storia è stata scritta per il contest "Mettiamoci in gico ", indetto da Principe Dracula sul gruppo Facebook "EFP famiglia:recensioni, consigli e discussioni."                  
Il  mio prompt era: "Scrivere la storia  di una persona che parte per un viaggio per ritrovare se stessa."





 
 
Era uno di quei giorni grigi che capitano raramente in Israele, che rispecchiava perfettamente l’umore di Ziva. Lei che era sempre stata una dura, una combattente che nessuno era mai riuscito a fermare, adesso, si sentiva così piccola da poter perfino scomparire. Quella fredda mattina Ziva uscì di casa con la nitida sensazione che qualcosa stava cambiando, che era arrivato il momento per lei di prendere quella decisione tanto temuta. Aveva fatto una scelta difficile, forse la più difficile della sua vita, una scelta che l’avrebbe allontana dalle persone a cui voleva bene e da quell’uomo che con il suo sarcasmo e la sua dolcezza l’aveva conquistata. Una nuova vita stava per iniziare: doveva farlo per lei e per loro che ormai erano l’unica famiglia che le era rimasta e le uniche persone di cui gli importava davvero qualcosa. Gibbs, Abby, McGee e Tony non erano solo un team ben  consolidato e unito, erano la sua famiglia quelle stesse persone che non l’avevano mai abbandonata nonostante lei avesse commesso degli errori nei loro confronti e talvolta gli avesse voltato le spalle. Suo padre, suo fratello e tutta la famiglia David avevano rubato i suoi sogni, l’avevano privata dalla sua giovane età pretendendo così tanto da una bambina che aveva ancora tanto da vivere.  Nessuno di loro poteva più ammetterlo perché per circostanze diverse aveva perso tutti, era rimasta da sola: adesso, a causa degli ultimi avvenimenti, aveva deciso di riprendere in mano la sua vita e di intraprendere un viaggio per ritrovare se stessa. Come in un turbine, ogni giorno Ziva si sentiva trascinare sempre più nella profondità del proprio malessere, sempre più schiava di se stessa, delle proprie ansie, della paura di non farcela e di non riuscire a soddisfare gli altri. Molte notti si svegliava nel sonno urlando, madida di sudore, travolta dalla terribile sensazione di non riuscire più a respirare; questa reazione era spesse volte la conseguenza del suo lavoro, di quell’impiego che sembrava ormai non appartenerle più. Questo non fece altro che riportare alla mente le sue volontà scritte in un periodo davvero lontano che lei stessa faticava a ricordare.
 
I Will
 
Voglio essere una ballerina
Cavalcare un cavallo
Visitare l’America
Avere una femmina e un maschio

 
Ripensando a quei desideri Ziva fu colta da un’improvvisa malinconia e tristezza che poco dopo lasciarono il posto al dolore e alla rabbia.
“Da quanto tempo non sono più quella bambina?” si chiese tra sé e sé dando libero sfogo a quei pensieri di cui non riusciva ancora ad ammetterne l’esistenza.
Ma per ogni ricordo doloroso di riposta ne affiorava sempre un altro gioioso, un altro  che le dava la forza di non mollare e di non arrendersi.
 
“Le cose avrebbero potuto essere diverse” ammise lei.
“Non è mai troppo tardi” replicò Tony con un tono di speranza e fiducioso in un domani migliore.
“Sì, è troppo tardi.”
E poi quando meno te lo aspetti arrivano quelle parole che pur essendo brevi e coincise racchiudono dentro di esse un grande significato e una forza immensa.
“Sto lottando per te Ziva” e così alla fine con voce rotta Tony lo ammise lasciando scivolare sul suo viso una lacrima senza vergognarsi della sua vulnerabilità.

 
E fu proprio questo pensiero a scaldare i suoi, che divennero così pieni di speranza che tutto all’improvviso, ritornò ad essere possibile. Ancora pochi giorni e sarebbe partita per ritrovare se stessa: un viaggio lungo e faticoso in cui avrebbe fatto di tutto per ritornare la Ziva David di una volta, piena di sogni e speranze.
Per affrontare questo cammino avrebbe dovuto lasciare ogni cosa e persona cara: pur non volendo, ciò era necessario affinchè quel viaggio alla ricerca del suo Io interiore fosse significativo.
 
“Un viaggio di questo genere nasce generalmente dalla sensazione che la propria vita non ci appartiene più, non ci soddisfa, non rispecchia la persona che si è o che si sarebbe voluto essere:  ed è per questo che io voglio farlo” affermò convinta Ziva alla guida “spirituale” cercando di far capire le proprie motivazioni anche se queste erano solo una piccola parte di mille altre.
“Se sei davvero sicura mia, cara, allora unisciti a noi:tuttavia, prima di iniziare devi sapere che sarà un cammino lungo e si concluderà solo quando tu avrai raggiunto il tuo obiettivo; non appena avrai ottenuto quell’equilibrio che eri venuta a cercare, è solo allora che potrai dire di aver concluso il tuo cammino”.
Ziva fece un semplice gesto col capo in segno di approvazione e determinazione; e messo lo zaino in spalla iniziò quel viaggio che sarebbe diventato “il trampolino di lancio” per un futuro migliore con gli altri e con se stessa.
 
“Ultreya! Suseya” e con un grido di incoraggiamento verso Santiago di Compostela: avrebbero percorso a piedi grossolanamente 800 km per la durata di un mese circa.
 
“Questo viaggio è un percorso per scoprire o per ritrovare se stessi, per superare i vostri limiti, per mettervi alla prova; non è solo una serie di luoghi su una mappa” queste furono le prime parole che la guida “spirituale” disse.  Erano partiti in tanti: c’erano italiani, stranieri, persone di diversa religione; apparentemente non avevano nulla in comune, ma di certo ognuno di loro si trova là per lo stesso motivo. Sicuramente molti di loro non avrebbero raggiunto l’equilibrio interiore a cui aspiravano; tuttavia, alla restante parte, non importava quante difficoltà bisognava affrontare: la loro volontà di raggiungere quella pace interiore, tanto desiderata, era più forte di qualsiasi altra cosa. Erano passati già diversi giorni e chi più chi meno aveva iniziato a lamentarsi, fin quando arrivò quella domanda che diverse volte, Ziva avrebbe voluto fare nonostante il timore di divenire inopportuna.
 “Quando potremmo chiamare a casa dai nostri amici, mariti o mogli, dalla nostra famiglia?” chiese una donna minuta, dai capelli neri e con le lentiggini sul viso, che se ne stava per lo più in disparte. Quella donna a Ziva ricordava tanto un’amica che anni fa aveva aiutato e di cui per un motivo a lei sconosciuto aveva perso i  contatti. La somiglianza con Fatima era innegabile, ma sapeva per certo che ciò non era possibile in quanto quest’ultima dietro la nuca aveva un tatuaggio con il nome del fratello morto in Iraq.  Ricordava benissimo quel pomeriggio passato insieme a Fatima: uno dei pochi in cui lei non si era sentita sola, dato che entrambe stavano condividendo lo stesso dolore per la perdita di una persona cara. Così pian piano affiorano tanti ricordi quanti ne vorrebbe dimenticare.
 
“Signorina, cosa desidera aver tatuato?”chiese l’uomo con una voce forte, dalle ampie spalle e una faccia severa e dura che avrebbe messo paura a tutti, ma non a lei.
“Voglio la stella di David e alla fine di ogni punta voglio i nomi della mia famiglia” rispose più che convinta Ziva, fiera della sua decisione, sicura che un giorno non se ne sarebbe pentita.
“Devo farle una domanda che sono solito fare” le disse e con un cenno del capo Ziva gli chiese di continuare senza essere per nulla intimorita.
“Quanto sopporta il dolore? So che può sembrare una domanda stupida, ma si fidi, non lo è” e non appena ebbe finito la frase alzò gli occhi e la guardò cercando di capire.
“Si fidi lei, ho una soglia del dolore alta più di quanto lei possa immaginare” e Ziva di rimando lo guardò con una sicurezza; così che il tautatore senza altre parole iniziò il suo lavoro.
Quel giorno tornando a casa Ziva si guardò allo specchio e nonostante il tatuaggio fosse fresco e rosso passo le dita sopra ogni nome, facendole scorrere lentamente come ad essere in contatto con ognuno di loro. L’unica volta che sentì più dolore fu quando il tautatore dovette scrivere l’ultimo nome, il nome di colui che pian piano aveva abbattuto quel muro - che lei aveva innalzato per proteggersi- riuscendo a farsi amare. Dopo varie indecisione riguardo la posizione del tatuaggio, Ziva aveva optato per il costato perché esso si trovava esattamente un passo vicino al cuore e non troppo lontano dai polmoni. Ognuno di quelle persone erano per lei l’aria che respirava, coloro che più amava al mondo. Ancora davanti lo specchio si osservava mentre passava lentamente il dito prima su Rivka e Talia – i nomi di sua madre e sua sorella- e poi man mano scendendo lentamente sfiorò i nomi di Gibbs, Abby e Mcgee e, infine si soffermerò su quell’ultimo nome: Tony , al cui fiaco aveva fatto disegnare un piccolo cuore come segno della loro profonda unione, un piccolo simbolo e una speranza.

 
E  così come era apparso quel ricordo lentamente si affievolì fino a sparire. L’attenzione di Ziva, come quella di tutti, fu ivolta verso la guida che stava per rispondere alla domanda fatta poco prima dalla donna minuta di cui lei non ricordava il nome.
“ Nessuno ha mai detto di non farlo: ogni volta che ci fermiamo negli ostelli potete chiamare casa; però se non lo avete fatto fino adesso, ci sarà pur un motivo, giusto? Voi sapete che non è la cosa giusta né per voi né per le persone che avete lasciato. Questo è un cammino è per voi stessi” ribadì la guida lasciando i pellegrini perplessi ma consapevoli delle sue parole.  Allo stesso tempo cercando di rincuorare gli animi che sembrava aver leggermente abbattuto dette un’altra perla di viaggio con lo scopo di farli riflettere e comprendere meglio questo loro percorso.
“Viaggiare è costruire la vostra identità, è recuperare il vostro Io più profondo, è mettervi in ascolto dei vostri veri bisogni”e detto ciò calò un tale che ognuno di loro rimase a vagare nei meandri della propria mente.
Ziva in quei giorni non aveva fatto altro che pensare al suo team e aveva pensato più volte di scrivergli, ma ogni qualvolta iniziava l’e-mail alla fine finiva con il cancellarla. In fondo lei sapeva che non poteva farsi questo, anche se era la cosa che più voleva al mondo - sentire anche per un millesimo di secondo le loro voci- doveva riuscire a trovare se stessa prima, per poi essere pronta per tornare a casa. Nei momenti bui in cui tutto sembrava crollarle addosso, quando non trovava la forza per lottare, lei si ricordava dei loro momenti divertenti che le erano impressi nella mente: gli scappellotti di Gibbs, le battute a volte fuori luogo di Tony, l’intelligenza stravagante di McGee, l’amicizia di Abby e il suo essere alquanto strana. Potevano sembrare banale, ma da ogni ricordo dei momenti condivisi con loro, nasceva una nuova forza, che le dava quell’energia e quella grinta necessaria per continuare ad andare avanti.
Quel viaggio stava iniziando a far comprendere loro il vero significato di se stessi, dandogli l’opportunità di scoprirsi sempre di più, soprattutto in quei giorni in cui le ore sembrano volare così velocemente da non accorgersi di averle vissute. Capitava spesso che durante il cammino la guida chiedeva loro di condividere il proprio pensiero più profondo o qualcosa che avevano appreso e che avevano fatto propria. Dopo che ognuno aveva condiviso il suo, rimase solo Ziva, proprio lei che un pò temeva aprirsi agli altri. Preso coraggio, riuscì tuttavia  parlare in maniera tanto incisiva da lasciare tutti glia altri a riflettere: “il silenzio colma lo spirito perché ascoltarlo è come lasciare che esso fluisca e diventi parte di quello che sei o che hai intorno.” Ci vollero diversi giorni per riuscire a comprendere e poi di conseguenza formulare quella frase, ma più passava il tempo più lei sentiva di aver fatto la scelta giusta. Ogni sera volgeva lo sguardo a quella meravigliosa luna e talvolta al cielo stellato nelle sere più buie e si chiedeva cosa il suo team, la sua famiglia stesse facendo senza di lei. E così un altro ricordo le si presentò come se lo stesse rivivendo nuovamente in quel preciso momento.
 
Era una di quelle rare serate in cui Ziva e Tony erano usciti prima da lavoro cosa alquanto strana dato che passavano più ore in ufficio o a seguire piste piuttosto che a casa. Tony quella sera le aveva offerto una birra a casa sua e lei aveva accettato di buon grado senza farsi problemi e non c’era nulla di strano se non fosse stato che quello era Tony.
“Ti va un film?” propose lui in modo malizioso.
“Certo” e vedendo la sua furbizia aggiunse “ e non farti strane idee” lo rinbeccò divertita Ziva.
“Non preoccuparti ragazzaccia.  Adesso siediti e mettiti comoda che qui Tony DiNozzo agente molto speciale, sceglierà un bel film per te” ammiccò lui facendola ridere.
Nell’aria echeggiava il suono della sua dolce risata come melodia seguita poco dopo da quella di lui. Erano due persone diverse e separate ma insieme sembravano una coppia sposata in uno dei loro momenti di dolcezza e intimità.
“Dominazione del mondo. Il solito sogno. I manicomi sono pieni di gente che crede di essere Napoleone o Dio” non era ancora iniziato il film che già Tony stava interpretando James Bond.
Agente 007 – licenza di uccidere era l’unico film di James Bond che lui amava. Il film è interpretato da Sean Connery attore stimato da Tony, cosa che valeva anche in egual misura per il suo regista Terence Young e lo scrittore Ian Flemming da cui era stato tratto l’omonimo film.
“Ma questo non è il tuo film preferito!” esclamò infastidita e finta offesa Ziva.
“Perché non ti piace?” chiese Tony divertito.
Lei lo guardò e non riuscì più a parlare, si era persa nell’immensità dei suoi occhi, ma ritorno se stessa non appena lui accidentalmente le aveva sfiorato la mano.
“Data la tua collezione di film infinita, aggiungerei io, mi sarei aspettata qualcosa di…”
“Di romantico?” la provocò lui e lei non poté non arrossire vergognandosi per aver avuto una reazione così infantile;lui le faceva perdere il controllo senza ritegno ed era anche per questo che si era innamorata di lui.
Quella sera il cielo era coperto da tantissime piccole stelle e non appena il film era finito Ziva andò in terrazza per poterle ammirare, ricordandole tanto Tony e il suo sarcasmo. Era così incantata dalla bellezza del cielo che le dava quel senso di quiete, pace e tranquillità che non si accorse dell’arrivo di Tony, così  non appena si voltò si trovò a pochi centimetri dal suo viso. Ad un tratto l’atmosfera si scaldò e i loro animi si incendiarono: lei non poteva credere a ciò che stava succedendo, ma nonostante fosse un po’ spaventata sperava che quel momento non finisse mai. Nessuno dei due osò parlare o muoversi, entrambi erano incantati da quel momento perfetto che non avrebbero fatto o detto niente pur di non rovinarlo. Alla fine però Tony si scosto leggermente e trovò il coraggio di parlare: “Ammiro il suo coraggio miss…” disse Tony imitando nuovamente James Bond per nulla intimorito dallo sguardo che lei gli rivolse.
Lui continuò a guardarla smanioso di sentire la sua risposta quando poco dopo arrivò :“ Trench, Sylvia Trench. E io ammiro la sua fortuna mister….” affermò sorridente Ziva riuscendo a sorprendere Tony, lasciandolo perfino senza parole. L’attesa era finita e lui aveva ricevuto la sua risposta; continunando quel gioco di ruoli disse:“Bond. James Bond.”
Lei si avvicinò ancora di più, lasciando pochi centimetri i distanza fra loro, dando così a lui la possibilità di ritrarsi, ma lei sapeva bene che Tony non l’avrebbe fatto, sperava anzi desiderava che non lo facesse.
“Quando hai detto che devi andare” chiese lui così vicino alle sue labbra quasi da sfiorarle.
“Dovrei andare fra pochi minuti perché si è fatto davvero tardi, ma…..forse è meglio che vado adesso.”
Lui non le lasciò nemmeno il tempo perché la circondò con le sue possenti braccia, le scostò lentamente una ciocca ribelle dal viso provoncandole il solletico e infine avvicinò le labbra alle sue e dolcemente la baci:bastò quell’unico gesto ad incendiare i loro cuori.. Fu un bacio corto ma passionale ed era bastato quel poco per farle capire che non avrebbe più voluto baciare altre labbra se non le sue. Tony si scostò quel poco che bastava per poggiare le sue labbra sulla fronte di lei.
“Penso che dovresti andare” le disse con un sorriso dolce e sarcastico allo stesso tempo, ma con la voglia di stringerla tra le braccia per non lasciarla più andare.
“Grazie” gli rispose lei, e con un bacio veloce sulla guancia si allontanò da lui consapevole che quello era l’uomo che amava, mentre una lacrima rigava il suo volto.

 
E anche quel ricordo pian piano si affievolì, ma ogni pensiero era rivolto sempre a lui: Tony era il suo lui, c’erano voluti più di otto anni per capirlo, ma quando alla fine l’aveva capito il destino si è avverso contro di loro e lei aveva dovuto lasciarlo per riuscire a ritrovare se stessa.
Il cammino stava volgendo quasi al termine, erano partiti da Puente la Reina e avevano toccato diverse tappe come: Estella, Nàjera, Burgos, Rabanal del Camino e Triacastela. Oggi si trovavano a Palas de Rei erano rimasti in pochi perché chi prima, chi dopo lungo la strada aveva mollato, non era riusciti a combattere la stanchezza, il caldo, la lontananza, il silenzio e quella quiete che si respirava. Domani avrebbero raggiunto Santiago di Compostela: questo cammino aveva rafforzato la loro fiducia in se stessi, la vera forza che ognuno di loro possedeva, anche se a loro insaputa; e infine, cosa non meno importante, erano riusciti a fare un’analisi di se stessi.
“Sono molto grato di avervi accompagnato in questo lungo cammino, anche se purtroppo durante la strada né abbiamo persi molti. Voi siete riusciti a trovare o a scoprire voi stessi e sono fiera di ognuno di voi”e così all’improvviso partì un forte applauso che fece imbarazzare e commuovere George, la guida spirituale.
“Se avete ancora fiato potete spingervi a guardare l’oceano Atlantico dall’estremo promontorio di Fisterra oppure potete terminare il cammino al santuario di Nosa Senora da Barca a Muxia.”
Tutti decisero la seconda opzione ad eccezione di Ziva e Maria, due donne l’una diversa dall’altra  accomunate dalla stessa voglia di andare fino alla fine. Iniziarono a disperdersi, c’erano urla di gioia, pianti e sospiri di sollievo e tutti presero direzioni diverse, ma prima di partire Ziva e Maria furono fermate da George.
“Una volta arrivati a Finisterre è tradizione bruciare gli abiti del pellegrinaggio e immergersi nell’oceano per un bagno purificatore.”
Loro lo guardarono scioccati per cosa avevano udito, perché era una vecchia tradizione di cui ormai si sentiva parlare raramente e quasi nessuno le manteneva, ma loro contro ogni previsione decisero comunque di rispettarle perché dovevano completare il loro cammino il tutte le sue sfumature.
 
Mentre Ziva e Maria si incamminarono verso la prossima meta, Ziva ripensava alle parole di George e non potè non immaginare la scena se fosse stata in ufficio.

“Donne nude? Quando si parte?” chiese in estasi e in modo immaturo Tony.
“Tony!” esclamò con un sospiro McGee  ormai senza speranza per la poca considerazione che Tony aveva per le donne.
“Sei sempre il solito….maiale” avrebbe detto Ziva senza nascondere la sua disapprovazione e poco dopo sarebbe partito lo scappellotto di Gibbs facendo saltare Tony e sorridere Ziva e McGee.
Era questo che le mancava, quei momenti, i loro scherzi, la loro quotidianità e irrimediabilmente gli mancavano tutti loro.

 
La meta è il camminare, l’andare, l’incontro con se stessi, la condivisione della fatica e della scoperta.
 
Il viaggio stesso è la meta.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio d’autrice:
Ciao a tuttiii…. eccomi qui con una nuova storia, stavolta il paring è TIVA <3
Prima di iniziare con i ringraziamenti vorrei fare alcuni chiarimenti  della storia: il suo sviluppo avviene dopo la 11x02 di NCIS (ovviamente questo è per coloro che seguo la serie), alcuni dialoghi o fatti che io ho riportato sono avvenuti nella serie, invece altri sono di mia invenzione; e inoltre per le informazioni sul cammino di Santiago della Compostela sono notizie vere, che io ho preso da Wikipedia e quindi non mi appartengono.
Per questa storia sono davvero tante le persone da ringraziare, perché ognuno di esse mi è stata accanto e ha fatto sì, che da solo qualche idea si trasformasse in una storia concreta. Voglio e devo ringraziare prima di tutto mia cugina Vivana per essere stata la prima a leggerla e a darmi i consigli di cui la storia necessitava, poi ringrazio mia sorella per tutte le volte che ho letto e riletto la storia e lei santa sorella è stata lì ad ascoltarmi, e infine, non meno importarti ringrazio due ragazze che ho conosciuto un po’ per caso e con cui ho stretto un forte legame d’amicizia e adesso non saprei come fare senza ;) Alice (su EFP life before his eyes) e Lucrezia ( su EFP _Fire). Il mio ringraziamento inizia e finisce con voi perché se la storia si è sviluppata, è andata avanti e solo grazie a tutti voi.  
   
 
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