WE ARE OUT FOR PROMPT
– 31 LUGLIO/02 AGOSTO 2015
Titolo: A Selfish Gift
Personaggi: Caroline Forbes, Rebekah Mikaelson
Prompt ©Livia Dura: Brotp, “Mi hai comprato dei... Vibratori?”/ “Così
la prossima volta che litigherai con mio fratello non verrai a consolarti,
finendomi il gelato.”
Note: Brotp, AU. Ogni riferimento a vibratori esistenti non è
puramente casuale – esistono, esistono. (Chiedo scusa in anticipo per la
demenza, LOL)
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A Selfish Gift
«Bekah. Ti ricordi quando ti
avevo detto di non farmi regali senza una buona causa?»
«Mhmh. Natale del ’34. Se non
sbaglio le tue esatte parole sono state, “È inopportuno regalare della
biancheria commestibile alla compagna di tuo fratello, per favore evita”.»
«…Sì. Esatto. Quindi, se te lo
ricordi così bene, posso chiederti perché…?»
«Beh, cara, quella non è biancheria commestibile.»
«Non è quello il punto», sibilò l’altra. Passandosi una mano tra i
capelli, Caroline sospirò rassegnata. «Bekah. Perché, in nome di tutto ciò che
c’è di sacro al mondo, mi hai comprato dei vibratori?»
«Dio mio, Care. In momenti come
questi salta fuori la piccola paesana che è in te», ribatté Rebekah con un
teatrale roteare di occhi. «Come fai ad essere ancora così pudica dopo quasi
cinquant’anni che stai insieme a mio fratello? Non credo che giochiate a Monopoli
in camera da letto. Anzi, sono sicura che non giochiate a Monopoli, vi si sente
urlare fin dall’altro lato della città.»
«Bekah», ringhiò l’altra
vampira. «Non è questione di essere pudica. È questione che certe cose non si
fanno. E in ogni caso – ne bastava uno! Non uno-di-ogni-tipo!»
«Scusami, cara, ma a me piace
fare regali utili e io non conosco i tuoi gusti.»
«E in quale universo a me
dovrebbe piacere questa specie di… di… testa-di-rinoceronte?»
Rebekah inarcò un sopracciglio e
un sorriso sornione le si dipinse sulle labbra. «Ti devo davvero spiegare come
funziona?» Domandò maliziosa.
Caroline non credeva che un
vampiro potesse arrossire così tanto. «No!
Posso vivere senza», borbottò, mettendolo da parte in fondo alla busta in mezzo
agli altri e pregando che nessuno mai li trovasse. La sua mano ne sfiorò un
altro, e vinta dalla curiosità – curiosità, era solo pura e semplice curiosità,
non c’era neppure un briciolo di
interesse, no, nisba, nada – spinse
da una parte “Eva, il vibratore da usare senza mani” e tirò fuori un’altra
confezione. «E questo? Sfere di Geisha…»
Rebekah saltò a sedere sul letto
e allungò le gambe sui cuscini, osservando Caroline che studiava il contenuto
della busta. «Oh, quelle sono piuttosto facili da utilizzare», disse subito, indicando
le piccole sfere di metallo che l’altra si stava rigirando tra le mani per
comprenderne l’utilizzo. «Sono le mie preferite! Basta che te le infili nella-»
«BEKAH!» Caroline la fissò con
gli occhi sgranati, lasciando cadere le sfere sul materasso. «Per l’amor del
Cielo, non voglio sapere che cosa ci fai tu!» Poi un pensiero improvviso le
attraversò la mente, e la vampira impallidì. «Non… non sono – voglio dire, non
sono le tue, vero?» Mormorò.
L’altra sbuffò. «Oh, per favore.
Come se io volessi privarmi dei miei giocattoli per darli a te.» Caroline non
fece in tempo a riflettere se quel pensiero la sollevasse o meno, perché già la
cognata stava continuando con la sua tirata. «Hai idea di quanto ho speso in
quel negozio? E da parte tua neppure un “grazie, Bekah, per aver pensato a
me”!»
Incrociando le braccia sul
petto, Caroline ribatté con: «Ecco, a proposito: perché hai pensato a me, Bekah?»
La risposta che le diede l’altra
vampira la lasciò momentaneamente senza parole. «Perché si dà il caso che a me
il gelato piaccia.»
«Mh… Cosa?»
«Il gelato, Caroline. Il gelato», ripeté, sventolandole una mano
davanti al naso. «Ogni santa volta che tu e mio fratello litigate, e Dio solo
sa quanto spesso questo accade, tu vieni a casa mia, ti piazzi sul mio divano, ti
impossessi della mia scorta di gelato e rimani tutta la notte a mangiare e
piangere e mangiare ancora fin quando non finisci ogni singola confezione che
c’è in frigo. E per inciso, il fatto che tu non possa ingrassare non vuol dire
che tu debba mangiare come un orso bruno a fine disgelo.»
Sconvolta e profondamente offesa
– l’aveva sul serio paragonata a un orso bruno? – Caroline boccheggiò per una
manciata buona di minuti senza sapere cosa dire. «Ma… ma questo cosa c’entra…»
Mormorò alla fine, le braccia abbandonate sul proprio grembo.
«Credevo di esser stata chiara»,
sospirò Rebekah. «In questo modo, la prossima volta che litigherai con Nik non
verrai da me a finirmi il gelato. Usa questi – vedrai, ti piaceranno», annuì
convinta l’Originale.
Caroline non seppe che
ribattere.
Drabble: 700 parole.