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Autore: eugeal    05/08/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian cercò di rassicurare e incoraggiare le madri dei bambini scomparsi, ma non sapeva cosa dire per alleviare il loro dolore e la loro paura.
Tutti gli uomini e anche alcune delle donne stavano partecipando alle ricerche, ma non c'erano stati risultati e ormai si iniziava a temere che non sarebbero stati ritrovati vivi. Qualcuno era riuscito ad avvisare Robin Hood, ma nemmeno i fuorilegge sembravano aver avuto fortuna.
Marian ricordava molto bene la disperazione che aveva provato molti mesi prima, quando aveva creduto che Guy fosse stato ucciso. Ogni volta che Allan tornava a casa senza essere riuscito a trovare i resti di Gisborne, a Marian sembrava di impazzire e che il dolore per la sua morte venisse rinnovato.
Non osava pensare a ciò che dovevano sentire quelle donne, al terrore che dovevano provare a non sapere cosa ne fosse stato dei loro figli.
All'improvviso la cucina di Locksley le sembrò troppo piccola e opprimente, l'aria soffocante e Marian approfittò dell'arrivo di un altro gruppo di donne del villaggio per uscire all'aperto.
Si appoggiò alla parete esterna della casa e chiuse gli occhi con un sospiro. Non le piaceva ricordare quel periodo tanto triste e si guardò intorno sperando di scorgere Guy da qualche parte.
Quando le capitava di ripensare alla sua presunta morte, sentiva sempre la necessità di averlo vicino, di poterlo vedere e toccare, come per accertarsi che lui fosse davvero lì, che fosse veramente vivo.
Anche ora che era in collera con lui per il suo tradimento, avrebbe voluto almeno vederlo, anche solo da lontano e senza che lui lo sapesse.
Ma dov'era?
Tutti gli uomini abili stavano cercando i bambini scomparsi, mentre Guy non si era fatto vedere dalla notte prima. L'ultima volta che Marian lo aveva visto era stato quando aveva preso la mano di quella ragazza e l'aveva portata in una stanza della taverna.
Marian vide Allan che stava dirigendosi alle stalle e lo fermò.
- Dov'è Guy?
Allan scosse la testa come per dire che non lo sapeva e stavolta non stava mentendo.
Quando era andato a Nottingham per scoprire se i bambini fossero stati arrestati, era passato anche da Knighton, ma Gisborne non era più lì. Allan si era preoccupato perché sapeva che Guy stava aspettando il suo ritorno per avere notizie di Marian, poi uno degli operai gli aveva detto di averlo visto andare via insieme ad Archer e lui non sapeva se avrebbe dovuto preoccuparsi ancora di più o sentirsi sollevato.
Allan era diffidente nei confronti di Archer e non gli piaceva vedere Gisborne passare troppo tempo insieme a lui, ma allo stesso tempo forse le loro stupide gare avrebbero impedito a Guy di rimuginare troppo su quello che era successo con Marian e lo avrebbero distolto dal fare qualche idiozia.
Allan si stava chiedendo se avrebbe dovuto andare a cercarlo oppure no, quando l'esclamazione di Marian gli fece alzare lo sguardo su di lei. La ragazza sembrava indignata e preoccupata allo stesso tempo.
- Cosa ci fa lui con il cavallo di Guy?!
La ragazza indicò il cavaliere che stava galoppando verso Locksley e Allan sussultò nel riconoscere Archer.
Cosa ci faceva lì da solo e in groppa al cavallo di Gisborne? Che una di quelle loro sfide fosse andata a finire male e che Guy fosse rimasto ferito o peggio?
Archer si diresse verso di loro, fermando il cavallo con uno strattone delle redini. Lo stallone nero si impennò e scalpitò, chiaramente poco entusiasta di essere cavalcato da uno sconosciuto.
- Allan e Lady Marian, giusto? - Chiese Archer, senza perdere tempo in convenevoli.
Marian fece un piccolo cenno affermativo e stava per chiedergli cosa volesse, ma Archer riprese a parlare prima che la ragazza potesse aprire bocca.
- Bene, Gisborne mi ha detto di rivolgermi a voi.
Marian lo guardò, indignata.
- Guy era con voi?!
Allan invece provò un certo sollievo nel sentire quelle parole perché significavano che perlomeno Guy era vivo e in grado di parlare.
Archer si guardò intorno, notando la confusione che li circondava.
- State cercando qualcuno, vero?
- Esatto, e Guy dovrebbe essere qui a dare una mano invece di perdere tempo con voi! - Esclamò Marian, furiosa, ignorando gli sguardi preoccupati di Allan.
- Sono spariti tre bambini. - Disse Archer senza scomporsi di fronte alla collera della ragazza. - E se ci tenete a recuperarli fareste meglio a radunare gli uomini e seguirmi. Assicuratevi di portare anche corde robuste e chiamate un medico o un guaritore, uno di loro è ferito.
La ragazza lo fissò, allibita, chiedendosi se fosse una menzogna, poi Allan espresse la stessa domanda che avrebbe voluto fare lei.
- Ma che c'entra Giz? Dov'è? E perché hai il suo cavallo?
- Mi ha detto lui di prenderlo per dimostrarvi che non sto mentendo. I mocciosi sono caduti nella galleria di una miniera abbandonata e Gisborne è rimasto con loro. Anzi, se non volete recuperare i cadaveri di tutti e quattro dal fondo del pozzo, vi suggerisco di sbrigarvi.

Guy si strinse la coperta addosso, sperando di smettere di tremare. Faceva freddo e se Archer non avesse pensato di lanciargli giù la coperta, lui e i bambini avrebbero rischiato di assiderarsi. Si chiese come avessero fatto i tre ragazzini a resistere tutta la notte in quel pozzo gelido.
- Ci hanno abbandonato, Sir Guy? Moriremo qui?
Gisborne scosse la testa.
- No. Ci vuole del tempo per arrivare a Locksley e a noi sembra che passi più lentamente perché siamo bloccati qui, ma presto arriveranno.
- Ne siete sicuro?
- Certo.
Guy chiuse gli occhi. Ormai la torcia lasciata da Archer si era spenta da un bel pezzo ed erano di nuovo sprofondati nel buio. Guy riusciva a distinguere a malapena le sagome dei bambini stretti ai suoi fianchi. Matt, rannicchiato sul suo torace e sempre immobile come un morto, respirava debolmente, anche se ora la sua pelle era un po' meno fredda.
O forse sembra meno fredda a me perché sono le mie mani a essere gelate.
Toccò il collo del bambino svenuto, cercando il battito, ma non riuscì a sentirlo.
E se fosse già morto? Se avessi solo immaginato di sentirlo respirare?
Il suo cuore accelerò i battiti a quel pensiero e Guy ebbe l'impressione che non ci fosse abbastanza aria, che le pareti di quel cunicolo fossero troppo strette per permettergli di respirare.
Immaginò di alzarsi in piedi e di aggrapparsi alle pareti del tunnel, di arrampicarsi in qualche modo e uscire di lì, anche a costo di abbandonare i tre bambini.
Non poteva restare lì, non poteva. Doveva scappare a tutti i costi.
Rimase immobile, cercando di rallentare il respiro, poi si avvicinò un braccio al viso e lo morse per impedirsi di gridare, fino a sentire il sapore del sangue.
Stranamente, il dolore riuscì a calmarlo. Concentrarsi sul male fisico causatogli dal morso, lo aiutò a distogliere la mente dal panico che minacciava di soffocarlo.
- Sir Guy? Ho paura. - Gemette Tom, aggrappandosi più forte a lui.
- Va tutto bene. - Disse Guy, sperando che non gli tremasse la voce. - Presto saremo fuori di qui.
Richard si mosse e le assi di legno scricchiolarono sinistramente.
- Cadremo! - Gridò, terrorizzato.
- No! Sir Guy non ci lascerà cadere, non è vero?
Gisborne si appoggiò alla parete, pronto a puntellarsi nel caso di un crollo.
- Se le assi dovessero cedere, voi aggrappatevi a me.
La piattaforma smise di scricchiolare e tutti e tre sospirarono di sollievo, poi sussultarono quando qualcosa cadde dall'alto.
- È una corda! - Esclamò Guy. - Archer è tornato!
- Gisborne! Sei ancora lì? - Chiese Archer, affacciandosi con una torcia in mano per guardare giù.
Guy gli rivolse un sorriso ironico.
- Non avevo molta scelta, non trovi?
- Guy!
La voce di Marian fece trasalire Gisborne. Sentì la protesta di Archer mentre veniva spinto di lato e un attimo dopo il viso della ragazza apparve al posto di quello del fratellastro.
Rimasero a fissarsi per un lungo attimo, trattenendo il respiro, col desiderio di dire mille cose, ma senza trovare il coraggio di parlare.
- Guy? Stai bene? - Chiese Marian alla fine, la voce strozzata dall'emozione.
Gisborne la guardò e la ragazza lesse la paura nei suoi occhi.
- Io sto bene e anche loro due. - Disse Guy, accennando a Tom e Richard, poi spostò la coperta per lanciare uno sguardo preoccupato a Matt. - Ma lui è ferito e non ha ancora ripreso conoscenza.
Marian si lasciò sfuggire un grido nel vedere il bambino immobile. Conosceva bene quei tre monelli e spesso si era divertita a guardare i bambini di Locksley che giocavano nel villaggio.
Allan si stese a terra accanto a lei per guardare in basso.
- Prendi la corda, Giz, così potremo tirarvi su.
- Spero che questa sia più robusta dell'altra.
Guy afferrò la corda e si chiese come agire. Aveva paura che si potesse spezzare di nuovo e in quel caso la piattaforma di assi non avrebbe retto a un altro colpo.
Prese la coperta e vi avvolse il bambino svenuto, poi annodò saldamente gli angoli per formare una specie di sacco e vi legò la corda in modo che non potesse sciogliersi.
- Tiratelo su! E fate piano.
Archer fece spostare Marian e lui e Allan iniziarono a tirare la corda, cercando di non farla oscillare. Finalmente Archer riuscì a sollevare tra le braccia il bambino e lo affidò a uno degli uomini del villaggio perché lo portasse subito dalla guaritrice che avevano chiamato, poi tornò a gettare la corda a Guy.
Gisborne la assicurò intorno alla vita di Richard, poi si alzò in piedi e prese il bambino sulle spalle per sollevarlo e ridurre lo spazio che avrebbe dovuto percorrere appeso alla fune.
Allan e Archer lo tirarono su, mentre Guy si chinava perché anche Tom potesse salirgli sulle spalle.
I due uomini avevano appena messo in salvo Richard e stavano per gettare di nuovo giù la corda, quando la piattaforma di assi cedette all'improvviso sotto il peso di Gisborne.
Guy gridò mentre scivolava giù e istintivamente allargò le braccia, cercando di frenare la caduta.
La corda spezzata che aveva usato per assicurarsi a una roccia sporgente si tese e lo fermò con uno strattone che gli mozzò il respiro, ma resse abbastanza per permettergli di puntellarsi con braccia e gambe contro le pareti del cunicolo. Tom, ancora aggrappato alla sua schiena urlava di terrore.
Marian si era sentita morire quando aveva sentito il grido di Guy. Si era infilata tra Allan e Archer per potersi affacciare sul bordo del precipizio, ma per qualche istante non aveva avuto il coraggio di guardare, poi aveva sentito la voce di Guy.
- Lanciate quella corda, ora!
Allan si era sbrigato a obbedirgli e Guy aveva sentito la fune che gli sfiorava la testa.
- Tom! - Disse in tono duro, rivolgendosi al bambino terrorizzato. - Smetti di piangere immediatamente e fai quello che ti dico.
Tom sembrava non averlo sentito e continuava a singhiozzare.
- Ragazzino, obbedisci altrimenti ti taglierò davvero la lingua! - Gridò Guy e Tom si azzittì con un sussulto.
- Ora ascoltami. - Disse Guy, in tono più gentile. - Prendi la corda e fatti passare il cappio sotto le ascelle, poi controlla che sia ben salda e aggrappati bene con entrambe le mani. Quando sei pronto dimmelo.
Tom esitò prima di staccare le braccia dal collo di Guy, poi si decise a obbedire.
- Sono pronto, Sir Guy.
- La corda è ben stretta?
- Sì, Sir Guy.
- Allan, Archer, tiratelo su! - Gridò Guy e un attimo dopo non sentì più il peso del bambino sulla schiena.
Alzò il viso, sperando di riuscire a vedere Marian, ma nella posizione in cui si trovava non poteva scorgere il bordo del pozzo.
Non la vedrò più. Pensò, e sentì una lacrima che gli scivolava lungo la guancia per poi cadere nell'abisso.
Presto l'avrebbe seguita anche lui, si disse, terrorizzato.
Prima Archer aveva piantato un'altra torcia nella parete per illuminare il pozzo, ma la sua luce non arrivava a illuminare il fondo.

Marian attese che Archer tirasse in salvo Tom, poi si rivolse a lui e ad Allan.
- Presto, gettate la fune a Guy! - Gridò, poi si sporse un po' verso il basso. - Guy, prendila!
La fune rimase immobile e per qualche secondo nessuno parlò, poi Marian sentì la voce di Guy.
- Non posso.
Gisborne aveva parlato in tono sommesso, ma perfettamente chiaro.
- Cosa significa che non puoi? Attaccati a quella corda, ora!
Guy si lasciò sfuggire un gemito di disperazione.
- Sono bloccato. Se mi muovo, se stacco anche solo una mano per prendere la corda, perderò la presa e cadrò giù.
Marian scosse la testa, terrorizzata all'idea di perderlo.
- Allora stai fermo. Allan prenderà un'altra corda e uno di noi si calerà per venirti a prendere.
- Non ce la faccio! Non sento più le braccia! Sto per scivolare!
La ragazza sentì il panico nella voce di Guy e strappò la fune dalle mani di Allan, tirandola su in fretta.
- Guy di Gisborne, non ti azzardare a cadere oppure te ne farò pentire!

Anche in mezzo al terrore che provava, Guy si ritrovò a sorridere per la assurda minaccia di Marian.
Sapeva di non poter resistere a lungo, pochi secondi al massimo, poi avrebbe perso la presa sulla parete del cunicolo e sarebbe caduto, senza alcuna speranza di sopravvivere.
Pensò con amarezza che Marian lo avrebbe visto morire pensando di essere stata tradita da lui, di non essere stata amata abbastanza.
No. Non poteva accettare che finisse così.
- Marian? Ti amo. Non voglio morire perché significherebbe separarmi da te e io non voglio perderti. - Guy si interruppe con un singhiozzo soffocato, poi si sforzò di riprendersi e chiuse gli occhi, immaginando il volto della ragazza. - Ma se deve succedere voglio che le ultime parole che mi sentirai dire siano queste. Io ti amo. Sei l'unica luce nei momenti più oscuri, la stella che guida ogni mio passo. Ti amo e lo farò sempre. Sempre. Io... ti... amo...
Guy pronunciò le ultime parole a fatica, stremato.
Non c'era più tempo e lo sapeva, la resistenza dei suoi muscoli era al limite e presto avrebbe ceduto.
Si sforzò di ripetere un'ultima volta quelle tre parole, poi perse la presa e iniziò a cadere.
   
 
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