Vi erano giorni in cui Hyoga riusciva a convivere con il suo senso di colpa, giorni in cui il ricordo delle persone care cessava di dargli il tormento, lasciandolo libero di vivere la propria vita senza permettere ai ricordi di divorarlo.

In quei momenti egli aveva come la sensazione di riuscire finalmente a respirare dopo un lungo ed estenuante periodo di apnea.

Gli altri giorni, invece, erano più difficili da sopportare: il senso di colpa era tanto forte da non riuscire a farlo dormire la notte ed il dolore lo affliggeva costantemente, senza dare lui alcuna tregua.

In quelle situazioni, lasciarsi andare allo sconforto più totale sembrava essere decisamente inevitabile.

Per sua fortuna, Hyoga sapeva di poter sempre fare affidamento sul conforto di una persona speciale.

<< Devi smetterla di colpevolizzarti, Hyoga: la morte delle persone a noi care è sempre un evento assai doloroso, ma tu non hai ragione di pensare che sia colpa tua. Tu non sei un crudele assassino, Hyoga... Non sei un mostro! >>

Hyoga abbassò tristemente il capo e si morse il labbro inferiore, gli occhi completamente ricolmi di lacrime e dolore.

<< Come fai a dire una cosa simile, Shun? >> biascicò << Dopo tutto ciò che ho fatto, come puoi dire che non sono un mostro? >>

Shun strinse il compagno in un caldissimo abbraccio e lo baciò teneramente sulle tempie, cullandolo con dolcezza e mormorando con voce morbida e rassicurante: << Lo so e basta, mi occorre semplicemente guardare dentro all'azzurro cristallino dei tuoi occhi, per capire che c'è del bene in te. Puoi credermi, Hyoga: al mondo non esiste niente di più bello e prezioso del tuo dolcissimo e grandissimo cuore. >>

Hyoga sorrise debolmente e sospirò, rilassandosi completamente fra le braccia solide e rassicuranti di Shun. Forse non si sarebbe mai liberato di quell'enorme peso sul cuore, ma di una cosa era assolutamente certo: finché Shun avesse continuato a stringerlo in quel modo e a sussurrargli parole di conforto mentre lo cullava dolcemente, niente sarebbe mai stato del tutto perduto.