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Autore: Lucenera88    09/08/2015    0 recensioni
Storia dell'amore di Jessie e James, un amore tanto tormentato quanto forte. Dedicato a chi mi ha ispirata giorno per giorno, avrei tanto voluto fargli leggere la storia completa ma non è stato così.
Buona lettura.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James, Jessie, Meowth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Incinta

James la guardò. Una palletta si intravedeva sotto il maglione scuro, portato apposta per nascondere quello che stava accadendole in grembo. Jessie non ne sembrava entusiasta, e James non riusciva a capirne in perché: a lui, quella graziosa pancina rotonda appariva quantomeno adorabile.
La osservò mentre si cuciva una salopette più comoda sfruttando stoffe di mercato e pezzi di vecchi travestimenti, e si accorse che era cambiata. Si chiese se era vero, che la gravidanza la stava trasformando come si dice delle donne in quello stato, o se era frutto della sua immaginazione.
Jessie era ormai quasi al settimo mese, e la pancia non si poteva più occultare più di tanto. Doveva aver preso qualche chilo, oltre a quelli del bambino: le gambe erano più piene e la faccia si era leggermente arrotondata. Le sue guance si arrossavano addirittura, cosa insolita per lei che era sempre colorata da un pallore di morte che le inaspriva i tratti del viso. Tutto sommato, stava molto meglio ora che aveva messo su un po’ di carne su quel corpo magro come un fuscello.
Tornò in sé quando Jessie lo chiamò:
“Ehi, ti sei incantato?”
“No!” James divenne rosso fino alla punta dei capelli, e di rimando anche Jessie arrossì di imbarazzo.
“Invece di stare qui con le mani in mano, perché non ti rendi utile alla società e dai da mangiare ai Pokémon?”
James ritornò in sé: “ma certo” mormorò, alzandosi in piedi e prendendo entrambi i marsupi che contenevano le sfere sue e di Jessie. Con gesti lenti rilasciò un Pokémon alla volta, e senza nemmeno sistemarle nelle borsette, lasciò che le Pokéball ingradite e vuote si sparpagliassero sul tavolino. Una cadde sul pavimento.
Tutti i Pokémon erano visibilmente affamati… d’altronde, chi non lo era in quel gruppo miserando?
Anche Meowth, sentito il trastuono dei suoi simili, si svegliò dal giaciglio e stiracchiandosi in una delle sue rare mosse feline, si diresse verso James intento ad aprire una busta di crocchette secche.
“Miao, James, ancora quella robaccia?” si lamentò. Entrambi forse si aspettavano una risposta pronta di Jessie per metterlo a tacere, ma non arrivò. Allora quasi contemporaneamente levarono lo sguardo verso di lei, che seguiva a cucire, completamente presa dal lavoro.
James esitò ancora un secondo su quella figura piegata su se stessa, dallo sguardo corrucciato e allo stesso tempo rassegnato, poi reagì.
“Questo abbiamo e questo ti tocca, Meowth” disse, pensando che quelle sarebbero state le parole opportune che avrebbe detto Jessie.
Meowth sbuffò disgustato, mentre tutti gli altri Pokémon si accanivano sulle ciotole di cibo. “Mah… e voi invece che cosa pensate di mangiare per cena?”
“Aria fritta” rispose Jessie senza staccare gli occhi da quello che stava facendo.
James si ficcò una mano in tasca, e ne cacciò fuori qualche moneta. Le contò pensando che poteva andare a prendere qualche onigiri da poco al kombini[1] più vicino… ma pensò a Jessie, e alla palla misteriosa che portava in grembo, quindi prese il portafogli sul tavolino facendo cadere altre Pokéball.
“Tranquillo, Meowth” disse controllando le banconote che aveva a disposizione, “stasera andiamo fuori a mangiare pizza”.

Jessie si sentiva finalmente sazia, forse non provava questa senzazione da un po’. Erano stati ad un all you can eat di pizza, uno di quelli dove paghi un fisso e ti mangi mezzo ristorante, bibite non alcoliche gratis. L’atmosfera colorata e calda del family restaurant rendeva anche lei stessa un po’ più di buonumore, come se potesse essere per un po’ una bambina che va con i genitori a mangiare in un fast-food tutto palloncini e pagliacci.[2]
“Ah! Adesso sono piena! Come sto bene!” esclamò ad alta voce, e sebbene dentro di sé la coscienza le faceva notare di dover ringraziare James per aver pagato al posto suo, avrebbe preferito crepare che dirgli grazie. Ma non importava; era contenta e piena, la pizza e gli zuccheri che aveva ingerito quasi la inebriavano e si sentiva abbastanza di buon umore da godersi un po’ di chiacchiere serene con i suoi due compagni di sventure, quasi come gente normale che esce in un weekend normale parlando di sciocchezze.
Stettero lì a chiacchierare e a prendersi in giro abbondantemente prima di decidersi a uscire, e godersi una passeggiata per la galleria gremita di negozi. C’erano saldi di tutte le maniere, e sarà stato il fatto che aveva potuto permettersi da mangiare, all’improvviso Jessie si sentiva piena di soldi e vogliosa di acquistare. Così, muovendosi svelta e leggera quasi come se la pancia le fosse scomparsa, iniziò la sua ricerca all’ultimo affare, negozio per negozio, trascinandosi dietro James e Meowth appensantiti dal cibo poco salutare che avevano consumato in quantità spropositate.
“Ah! Guarda questo rossetto!” Jessie aprì il tubetto tester del lip-stick rosso fuoco, e guardandosi allo specchio del negozio si era appena tinta un punto delle labbra, quando si fermò.
Riflessa, vi era una figura che stentava a riconoscere: una donna più grossa di quello che era abituata a vedere, con indosso un abito largo da cui spuntava un bozzo in avanti. Si passò la mano sulla pancia e si domandò se fosse davvero tutto reale. E, come spesso le accadeva, tutta una serie di sentimenti le si riaffacciò dai suoi occhi riflessi nello specchio.
Chi è questa donna? Sono veramente io? Come ho fatto a finire in questo modo? Colpa di James…
Si guardò, così frivola con la pancia grossa ed un rossetto fra le mani. Un rossetto che, tra l’altro, le costava di più di quanto potesse permettersi. Per adesso mi salvo ancora, ma fra un paio di mesi non potrò fare sprechi con il denaro… e accavallandosi a questo pensiero, un altro: ma se fino ad ora non ho mai avuto il becco di un quattrino, come farò quando avrò questo bambino?
Una mossa di angoscia le premette sullo stomaco, e lei non sapeva bene se era il bambino che si muoveva o era l’ansia che le torceva le viscere. Io non mi riconosco, non sono io, si disse; e la mente le suggerì di disfarsi di quel coso ad ogni costo, morte o adozione, di tutto perché quell’incubo finisse presto e non dovesse parlarne mai più.
“Jessie, lo compri quello?” James le si avvicinò, e la ragazza riemerse da quel suo stato di trance.
Jessie fissò il rossetto pulendosi le labbra. “Macché! A parte che non ho mai dovuto comprarli i rossetti, io! Solo non ne ho bisogno, questo colore non mi piace” rispose riponendo il tester al suo posto.
“Usciamo di qui, mi sono stancata”.
Così i tre iniziarono a scendere in scala mobile i vari piani del negozio, diretti all’uscita. Al piano terra furono però colti da un numero di persone ammassate e confuse, e da una nuvola di fumo che toglieva la vista delle porte di uscita.
“Ma che?!” disse James, quasi inciampando sulla scala mobile.
“Sarà un incendio! Lo sapevo che questo posto fa schifo!” strillo Jessie isterica.
“Un incendio? Ma qui non c’è un acquario di Pokémon d’acqua, da qualche parte?” Meowth colse che qualcosa era strano. Senza stare ad ascoltarlo, Jessie si mise a dare gomitate alla gente andando alla cieca nel fumo, seguita a ruota da James e dal Pokémon-gatto.
“Non mi interessa se è un incendio o se hanno esagerato con l’incenso, voglio uscire di qui!” gridò spingendosi in avanti fino ad accorgersi che qualcosa ostacolava l’uscita.
Fu proprio in quel momento che due sagome comparvero dalla coltre di fumo sfoggiando un’aria trionfante.
“Ma quelli non sono…?”

“Preparatevi a passare dei guai!”
“Dei guai molto, molto grossi!”

Quelle due figure fin troppo familiari erano di fronte ad una bolla gigante colma di acqua e di Pokémon rari, molto probabilmete rubati all’acquario.
“Ma sono Cassidy e Buck!”
“No, non si chiama così… si chiama Ko…”
“Ko… coso”.
Butch stramazzò a terra.
“Ne ho sentite di tutti i colori ma mai che mi chiamassero coso[3]!!!!!”
“Vedo che ci siete anche voi” disse Cassidy compiaciuta. Poi si accorse dello strano abbigliamento di Jessie.
“Da quando è che ti sei data ai vestiti da pagliaccio, Jessie? Vuoi nascondere i tuoi chiletti di troppo? E’ tempo sprecato, si vedono lo stesso!” rise squillante.
“Stai zitta, Cassidy!”
Allora Cassidy si accorse della pancia. Sgranò gli occhi e si accasciò a terra dalle risate.
“Non ci posso credere! Non ci posso credere! Ti sei fatta fregare!” continuava a ridere a squarciagola, sotto gli occhi imbarazzati dello stesso Butch. “Jessie La Frigida[4] alla fine ha aperto le gambe e ci è rimasta anche fregata ahahahahahahaha!”
“Chiudi il becco, brutta strega!” gridò James furente, a difesa della sua compagna. A quel punto Cassidy, che stava per terra dalle risate, lo fissò un attimo e poi scoppiò in un’altra incontenibile risata.
“Non dirmi che è tuo! Hahahahahahah” oramai aveva le lacrime agli occhi. “Te la sei fatta con l’unico che ha avuto lo stomaco di non fuggire a gambe levate!” e continuava a ridere.
Jessie, a quel punto, sembrava trattenere a stento le lacrime di rabbia.
“Basta così!”
Tirò fuori dalla sfera Poké un Hitmonchan, ordinandogli di attaccare con quanta furia avesse in corpo sia direttamente Cassidy sia il Pokémon avversario; allo stesso tempo chiamò in campo un Arbok ordinandogli di mordere il contenitore pieno d’acqua con quanta forza aveva, e approfittando della distrazione di Butch e Cassidy poté travolgerli con un’ondata che ne disperse i Pokémon catturati e mandò all’aria i piani dei due antagonisti.
“Non ti permettere più, strega bionda!” urlò Jessie, soddisfatta e furibonda, mentre richiamava le sue bestie. “Oggi abbiamo mangiato tutti e abbiamo l’energia sufficiente per suonarvele due volte!”
“Ha ragione lei, o volete che mi ci metta in mezzo anche io?” Propose Meowth affilandosi gli artigli.
“Tsé” fece Cassidy riprendendosi dal colpo, “credete davvero che una supermamma, il suo mezzo spermatozoo di compagno e il loro animaletto da compagnia possano spaventarci?”
In quel momento ritirò il suo Pokémon nella sfera.
“Oggi volevamo farci un piccolo extra ma non era giornata; in compenso vi ringrazio della sorpresa: vi auguro una lieta nascita, miei cari!” Ridacchiò mentre spinse Butch fuori dal negozio. Subito saltarono su una specie di mini-jet parcheggiato fuori e sfuggirono alla sicurezza accorsa sul luogo.
Quando si allontanarono, Jessie si sentì all’improvviso tremendamente stanca.
“Ci conviene smammare prima che le guardie ci chiedano i documenti” suggerì Meowth, e così, a passo svelto, il Team Rocket sparì; e nessuno seppe rintracciare la coppia e il loro Pokémon a cui si intendeva offrire una ricompensa per aver salvato i Pokémon rari del grande magazzino.

Tornati nella camera d’albergo, Jessie si fece un bagno caldo, si lavò i capelli, si infilò il pigiama. Cassidy l’aveva urtata talmente che le sembrava di avere il suo odore sulla pelle. Si guardò nel piccolo specchio del bagno dopo essersi lavata i denti, prima frontalmente e poi di profilo, passandosi il dito sulla curva del ventre rigonfio.
Uscendo dal bagno, si trovò James davanti.
“Devi usare il bagno?” gli domandò con un po’ di sfrontatezza. Lui però le si avvicinò, le prese la mano e lei avvertì che le aveva dato un oggetto. Guardò confusa verso di esso, e si accorse che era il rossetto che aveva provato quel pomeriggio.
“Non mi dirai che l’hai comprato, imbecille!” sbraitò lei.
“E come potrei? Me lo sono infilato in tasca” rispose lui candidamente.
“Mah, comunque te l’ho detto che non mi piace. Non me lo metterò mai”.
James le lanciò uno sguardo interrogativo. “Che bugiarda che sei! Hai un rossetto gratis e non te lo provi? Stiamo a vedere”.
“La vedi questa?” disse lei indicandosi la pancia. “La vedi? Già sono un pagliaccio, come dice Cassidy, poi mi trucco pure! Chi vogliamo prendere in giro!” e dopo mezzo secondo: “ è tutta colpa tua, bastardo! Mi hai rovinato la vita!”
Meowth, che guardava la tv seduto sul letto, girò solo la testa per vedere dove sarebbe andata a parare l’ennesima isteria di Jessie. “Se devo iniziare a fuggire dimmelo, Jessie”.
Jessie prese il rossetto e lo lanciò addosso a James.

 
“Chi se lo immaginava, vero? Che Jessie sarebbe diventata madre” commentò Butch tamponandosi i capelli con un asciugamani.
Cassidy emise un risolino. “eh già, proprio una bella sorpresa. Ma non sa quella che sto per farle io” commentò, mentre cercava un numero nella rubrica del cellulare.
“…Pronto? Sì, desidero un appuntamento per discutere di una questione urgente. Sì. Devo segnalare una violazione al codice comportamentale da parte di alcuni colleghi”.

 

 

 

Note dell’autrice: dopo anni ed anni sono tornata!

[1] Kombini: contrazione di “convenience store”, minimarket giapponese aperto 24/7. Per info: https://it.wikipedia.org/wiki/Convenience_store

[2] Riferimento a catene tipo Shakey’s (https://en.wikipedia.org/wiki/Shakey%27s_Pizza ) . Nello specifico, il “mio” Team Rocket è stato a quello che si trova nella Sun-road di Kichijoji (http://shakeys.jp/store/KICHIJOJI/ se siete in zona e volete mangiare a sbafo e poco, consiglio). L’immagine che ha Jessie è invece più legata ai miei ricordi quando da bambina costringevo mio padre ad andare al McDonald’s – incredibile che di lì a pochi anni l’avrei ripudiato!. Chi conosce quello sulla tangenziale di Napoli?

[3] Il nome originale di Butch è Kosaburō, ma tutti si ostinano a chiamarlo Kosanji. Io ho giocato sulla prima sillaba Ko per far dire a James “coso”.


[4] Jessie (Musashi in giapponese) nella puntata di Pokémon Chronicles viene chiamata da Cassidy “shinigami Musashi”, dove il suo nickname è collegato con la morte. Ciò perché non riesce a stare con nessuno. Questo particolare, come molte altre parti nella puntata, è stato eliminato e completamente riscritto nel doppiaggio inglese, da cui noi prendiamo riferimento per il doppiaggio italiano. Yamato (ovvero Cassidy) dice chiaramente, nello spogliatoio: “ne, shitteru? Shinigami musashi to yonderu”, cioè “lo sai? Ti chiamano Musashi la Shinigami(? non sono sicura di aver sentito bene)”. Ho voluto tradurre questo nickname come la Frigida.


   
 
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