Incinta
La
osservò mentre si cuciva una salopette più comoda
sfruttando stoffe di mercato
e pezzi di vecchi travestimenti, e si accorse che era cambiata. Si
chiese se
era vero, che la gravidanza la stava trasformando come si dice delle
donne in
quello stato, o se era frutto della sua immaginazione.
Jessie
era ormai quasi al settimo mese, e la pancia non si poteva
più occultare più di
tanto. Doveva aver preso qualche chilo, oltre a quelli del bambino: le
gambe
erano più piene e la faccia si era leggermente arrotondata.
Le sue guance si
arrossavano addirittura, cosa insolita per lei che era sempre colorata
da un
pallore di morte che le inaspriva i tratti del viso. Tutto sommato,
stava molto
meglio ora che aveva messo su un po’ di carne su quel corpo
magro come un
fuscello.
Tornò
in sé quando Jessie lo chiamò:
“Ehi,
ti sei incantato?”
“No!”
James divenne rosso fino alla punta dei capelli, e di rimando anche
Jessie
arrossì di imbarazzo.
“Invece
di stare qui con le mani in mano, perché non ti rendi utile
alla società e dai
da mangiare ai Pokémon?”
James
ritornò in sé: “ma certo”
mormorò, alzandosi in piedi e prendendo entrambi i marsupi
che contenevano le sfere sue e di Jessie. Con gesti lenti
rilasciò un Pokémon
alla volta, e senza nemmeno sistemarle nelle borsette,
lasciò che le Pokéball
ingradite e vuote si sparpagliassero sul tavolino. Una cadde sul
pavimento.
Tutti
i Pokémon erano visibilmente affamati…
d’altronde, chi non lo era in quel
gruppo miserando?
Anche
Meowth, sentito il trastuono dei suoi simili, si svegliò dal
giaciglio e
stiracchiandosi in una delle sue rare mosse feline, si diresse verso
James
intento ad aprire una busta di crocchette secche.
“Miao,
James, ancora quella robaccia?” si lamentò.
Entrambi forse si aspettavano una
risposta pronta di Jessie per metterlo a tacere, ma non
arrivò. Allora quasi
contemporaneamente levarono lo sguardo verso di lei, che seguiva a
cucire,
completamente presa dal lavoro.
James
esitò ancora un secondo su quella figura piegata su se
stessa, dallo sguardo
corrucciato e allo stesso tempo rassegnato, poi reagì.
“Questo
abbiamo e questo ti tocca, Meowth” disse, pensando che quelle
sarebbero state
le parole opportune che avrebbe
detto
Jessie.
Meowth
sbuffò disgustato, mentre tutti gli altri Pokémon
si accanivano sulle ciotole
di cibo. “Mah… e voi invece che cosa pensate di
mangiare per cena?”
“Aria fritta” rispose Jessie senza staccare gli
occhi da quello che stava
facendo.
James
si ficcò una mano in tasca, e ne cacciò fuori
qualche moneta. Le contò pensando
che poteva andare a prendere qualche onigiri da poco al kombini[1]
più vicino…
ma pensò a Jessie, e alla palla misteriosa che portava in
grembo, quindi prese
il portafogli sul tavolino facendo cadere altre Pokéball.
“Tranquillo,
Meowth” disse controllando le banconote che aveva a
disposizione, “stasera
andiamo fuori a mangiare pizza”.
“Ah!
Adesso sono piena! Come sto bene!” esclamò ad alta
voce, e sebbene dentro di sé
la coscienza le faceva notare di dover ringraziare James per aver
pagato al
posto suo, avrebbe preferito crepare che dirgli grazie. Ma non
importava; era
contenta e piena, la pizza e gli zuccheri che aveva ingerito quasi la
inebriavano e si sentiva abbastanza di buon umore da godersi un
po’ di
chiacchiere serene con i suoi due compagni di sventure, quasi come
gente
normale che esce in un weekend normale parlando di sciocchezze.
Stettero
lì a chiacchierare e a prendersi in giro abbondantemente
prima di decidersi a
uscire, e godersi una passeggiata per la galleria gremita di negozi.
C’erano
saldi di tutte le maniere, e sarà stato il fatto che aveva
potuto permettersi
da mangiare, all’improvviso Jessie si sentiva piena di soldi
e vogliosa di
acquistare. Così, muovendosi svelta e leggera quasi come se
la pancia le fosse
scomparsa, iniziò la sua ricerca all’ultimo
affare, negozio per negozio,
trascinandosi dietro James e Meowth appensantiti dal cibo poco salutare
che
avevano consumato in quantità spropositate.
“Ah!
Guarda questo rossetto!” Jessie aprì il tubetto
tester del lip-stick rosso
fuoco, e guardandosi allo specchio del negozio si era appena tinta un
punto
delle labbra, quando si fermò.
Riflessa,
vi era una figura che stentava a riconoscere: una donna più
grossa di quello che
era abituata a vedere, con indosso un abito largo da cui spuntava un
bozzo in
avanti. Si passò la mano sulla pancia e si
domandò se fosse davvero tutto
reale. E, come spesso le accadeva, tutta una serie di sentimenti le si
riaffacciò dai suoi occhi riflessi nello specchio.
Chi
è questa donna? Sono veramente io? Come ho fatto a finire in
questo modo? Colpa
di James…
Si
guardò, così frivola con la pancia grossa ed un
rossetto fra le mani. Un
rossetto che, tra l’altro, le costava di più di
quanto potesse permettersi. Per
adesso mi salvo ancora, ma fra un paio di mesi non potrò
fare sprechi con il
denaro… e accavallandosi a questo pensiero, un altro: ma se
fino ad ora non ho
mai avuto il becco di un quattrino, come farò quando
avrò questo bambino?
Una
mossa di angoscia le premette sullo stomaco, e lei non sapeva bene se
era il
bambino che si muoveva o era l’ansia che le torceva le
viscere. Io non mi
riconosco, non sono io, si disse; e la mente le suggerì di
disfarsi di quel
coso ad ogni costo, morte o adozione, di tutto perché
quell’incubo finisse
presto e non dovesse parlarne mai più.
“Jessie,
lo compri quello?” James le si avvicinò, e la
ragazza riemerse da quel suo
stato di trance.
Jessie
fissò il rossetto pulendosi le labbra.
“Macché! A parte che non ho mai dovuto
comprarli i rossetti, io! Solo non ne ho bisogno, questo colore non mi
piace” rispose
riponendo il tester al suo posto.
“Usciamo
di qui, mi sono stancata”.
Così
i tre iniziarono a scendere in scala mobile i vari piani del negozio,
diretti
all’uscita. Al piano terra furono però colti da un
numero di persone ammassate
e confuse, e da una nuvola di fumo che toglieva la vista delle porte di
uscita.
“Ma
che?!” disse James, quasi inciampando sulla scala mobile.
“Sarà
un incendio! Lo sapevo che questo posto fa schifo!” strillo
Jessie isterica.
“Un
incendio? Ma qui non c’è un acquario di
Pokémon d’acqua, da qualche parte?”
Meowth colse che qualcosa era strano. Senza stare ad ascoltarlo, Jessie
si mise
a dare gomitate alla gente andando alla cieca nel fumo, seguita a ruota
da
James e dal Pokémon-gatto.
“Non
mi interessa se è un incendio o se hanno esagerato con
l’incenso, voglio uscire
di qui!” gridò spingendosi in avanti fino ad
accorgersi che qualcosa ostacolava
l’uscita.
Fu
proprio in quel momento che due sagome comparvero dalla coltre di fumo
sfoggiando
un’aria trionfante.
“Ma
quelli non sono…?”
“Preparatevi
a passare dei
guai!”
“Dei guai molto, molto
grossi!”
Quelle
due figure fin troppo familiari erano di fronte ad una bolla gigante
colma di
acqua e di Pokémon rari, molto probabilmete rubati
all’acquario.
“Ma
sono Cassidy e Buck!”
“No,
non si chiama così… si chiama
Ko…”
“Ko…
coso”.
Butch
stramazzò a terra.
“Ne
ho sentite di tutti i colori ma mai che mi chiamassero coso[3]!!!!!”
“Vedo
che ci siete anche voi” disse Cassidy compiaciuta. Poi si
accorse dello strano
abbigliamento di Jessie.
“Da
quando è che ti sei data ai vestiti da pagliaccio, Jessie?
Vuoi nascondere i tuoi
chiletti di troppo? E’ tempo sprecato, si vedono lo
stesso!” rise squillante.
“Stai
zitta, Cassidy!”
Allora
Cassidy si accorse della pancia. Sgranò gli occhi e si
accasciò a terra dalle
risate.
“Non
ci posso credere! Non ci posso credere! Ti sei fatta
fregare!” continuava a
ridere a squarciagola, sotto gli occhi imbarazzati dello stesso Butch.
“Jessie La
Frigida[4]
alla fine ha aperto le gambe e ci è rimasta anche fregata
ahahahahahahaha!”
“Chiudi
il becco, brutta strega!” gridò James furente, a
difesa della sua compagna. A
quel punto Cassidy, che stava per terra dalle risate, lo
fissò un attimo e poi
scoppiò in un’altra incontenibile risata.
“Non
dirmi che è tuo! Hahahahahahah” oramai aveva le
lacrime agli occhi. “Te la sei
fatta con l’unico che ha avuto lo stomaco di non fuggire a
gambe levate!” e
continuava a ridere.
Jessie,
a quel punto, sembrava trattenere a stento le lacrime di rabbia.
“Basta
così!”
Tirò
fuori dalla sfera Poké un Hitmonchan, ordinandogli di
attaccare con quanta
furia avesse in corpo sia direttamente Cassidy sia il
Pokémon avversario; allo
stesso tempo chiamò in campo un Arbok ordinandogli di
mordere il contenitore
pieno d’acqua con quanta forza aveva, e approfittando della
distrazione di
Butch e Cassidy poté travolgerli con un’ondata che
ne disperse i Pokémon
catturati e mandò all’aria i piani dei due
antagonisti.
“Non
ti permettere più, strega bionda!” urlò
Jessie, soddisfatta e furibonda, mentre
richiamava le sue bestie. “Oggi abbiamo mangiato tutti e
abbiamo l’energia
sufficiente per suonarvele due volte!”
“Ha
ragione lei, o volete che mi ci metta in mezzo anche io?”
Propose Meowth
affilandosi gli artigli.
“Tsé”
fece Cassidy riprendendosi dal colpo, “credete davvero che
una supermamma, il
suo mezzo spermatozoo di compagno e il loro animaletto da compagnia
possano
spaventarci?”
In
quel momento ritirò il suo Pokémon nella sfera.
“Oggi
volevamo farci un piccolo extra ma non era giornata; in compenso vi
ringrazio
della sorpresa: vi auguro una lieta nascita, miei cari!”
Ridacchiò mentre spinse
Butch fuori dal negozio. Subito saltarono su una specie di mini-jet
parcheggiato fuori e sfuggirono alla sicurezza accorsa sul luogo.
Quando
si allontanarono, Jessie si sentì all’improvviso
tremendamente stanca.
“Ci
conviene smammare prima che le guardie ci chiedano i
documenti” suggerì Meowth,
e così, a passo svelto, il Team Rocket sparì; e
nessuno seppe rintracciare la
coppia e il loro Pokémon a cui si intendeva offrire una
ricompensa per aver
salvato i Pokémon rari del grande magazzino.
Uscendo
dal bagno, si trovò James davanti.
“Devi
usare il bagno?” gli domandò con un po’
di sfrontatezza. Lui però le si
avvicinò, le prese la mano e lei avvertì che le
aveva dato un oggetto. Guardò
confusa verso di esso, e si accorse che era il rossetto che aveva
provato quel
pomeriggio.
“Non
mi dirai che l’hai comprato, imbecille!”
sbraitò lei.
“E
come potrei? Me lo sono infilato in tasca” rispose lui
candidamente.
“Mah,
comunque te l’ho detto che non mi piace. Non me lo
metterò mai”.
James
le lanciò uno sguardo interrogativo. “Che bugiarda
che sei! Hai un rossetto
gratis e non te lo provi? Stiamo a vedere”.
“La
vedi questa?” disse lei indicandosi la pancia. “La
vedi? Già sono un pagliaccio,
come dice Cassidy, poi mi
trucco pure! Chi vogliamo prendere in giro!” e dopo mezzo
secondo: “ è tutta
colpa tua, bastardo! Mi hai rovinato la vita!”
Meowth,
che guardava la tv seduto sul letto, girò solo la testa per
vedere dove sarebbe
andata a parare l’ennesima isteria di Jessie. “Se
devo iniziare a fuggire
dimmelo, Jessie”.
Jessie
prese il rossetto e lo lanciò addosso a James.
“Chi
se lo immaginava, vero? Che Jessie sarebbe diventata madre”
commentò Butch tamponandosi
i capelli con un asciugamani.
Cassidy
emise un risolino. “eh già, proprio una bella
sorpresa. Ma non sa quella che
sto per farle io” commentò, mentre cercava un
numero nella rubrica del
cellulare.
“…Pronto?
Sì, desidero un appuntamento per discutere di una questione
urgente. Sì. Devo
segnalare una violazione al codice comportamentale da parte di alcuni
colleghi”.
[2] Riferimento a catene tipo Shakey’s (https://en.wikipedia.org/wiki/Shakey%27s_Pizza ) . Nello specifico, il “mio” Team Rocket è stato a quello che si trova nella Sun-road di Kichijoji (http://shakeys.jp/store/KICHIJOJI/ se siete in zona e volete mangiare a sbafo e poco, consiglio). L’immagine che ha Jessie è invece più legata ai miei ricordi quando da bambina costringevo mio padre ad andare al McDonald’s – incredibile che di lì a pochi anni l’avrei ripudiato!. Chi conosce quello sulla tangenziale di Napoli?
[3] Il nome originale di Butch è Kosaburō, ma tutti si ostinano a chiamarlo Kosanji. Io ho giocato sulla prima sillaba Ko per far dire a James “coso”.
[4] Jessie (Musashi in giapponese) nella puntata di Pokémon Chronicles viene chiamata da Cassidy “shinigami Musashi”, dove il suo nickname è collegato con la morte. Ciò perché non riesce a stare con nessuno. Questo particolare, come molte altre parti nella puntata, è stato eliminato e completamente riscritto nel doppiaggio inglese, da cui noi prendiamo riferimento per il doppiaggio italiano. Yamato (ovvero Cassidy) dice chiaramente, nello spogliatoio: “ne, shitteru? Shinigami musashi to yonderu”, cioè “lo sai? Ti chiamano Musashi la Shinigami(? non sono sicura di aver sentito bene)”. Ho voluto tradurre questo nickname come la Frigida.