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Autore: Tactolien    11/08/2015    0 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre la Fowl Star Seconda navigava alla massima velocità verso la sua destinazione, Artemis ebbe modo di riesaminare l’ultima conversazione avuta con Grana e Polledro prima di partire.
 
 

“Dove si trova esattamente Avalon?! -sbottò di colpo Artemis- A che coordinate?”.
Polledro sospirò. Aveva già capito: “Vuoi andare la lei, vero?”.
“Scordatelo -intervenne subito Grana- Neppure noi della LEP possiamo andarci senza autorizzazione. Pensate sul serio che farebbero entrare due Fangosi con tutto quello che fanno per tenere l’isola segreta?”
“Sì, se accompagnati da altri membri del Popolo -si rivolse poi a N°1- Ti va di venire con me?”.
Il diavoletto sorrise felice: “Sì, certo! Andiamo a trovare Spinella!”
“Non sperate nella mia collaborazione”
“Non mi serve la tua collaborazione Grana, mi basta solo sapere dov’è l’isola”.
“Ma perché non ti decidi a lasciarla un po’ in pace?”.
Il ragazzo esitò un istante, prima di rispondere: “Voglio solo parlare con lei”.
“No, tu vuoi solo convincerla a tornare indietro, niente di più -ribatté il comandante, con una sghignazzata tagliente- Sarai anche un genio, ma resti comunque un bambino con la palla”.
“Bambino con la palla?” li guardò di sbieco N°1.
Fu Polledro a rispondere in quel caso: “E’ un modo di dire. Un bambino nel suo box insieme a due giocattoli: una macchinina e una palla. Lui gioca con la macchinina senza degnare la palla di uno sguardo, ma appena qualcuno prende la palla il bambino lascia subito la macchinina e si riprende la palla”.
Il piccolo Demone stregone non ci capì molto. Da dove veniva tutto quell’astio tra Artemis Fowl e Grana Algonzo?.
Lì vicino, Leale ascoltava senza intervenire. Non ce n’era bisogno: il suo giovane protetto sapeva benissimo come gestire una discussione, anche se per lo più riguardavano il lavoro.
“Un’analogia interessante, Comandante, ma del tutto fuori luogo”.
“Allora perché t’interessi a Spinella solo adesso che se n’è andata?”.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un’impercettibile smorfia di stizza, prova del suo disappunto: “Ti ho già detto che a me è sempre importato di…”
“Quand’è il suo compleanno?” lo interruppe di punto in bianco.
Artemis s’irrigidì interdetto: “Come?”.
“Il compleanno di Spinella, quand’è? Con tutti i file della centrale che sottrai dai nostri computer avrai sicuramente dato un’occhiata alla scheda del capitano Tappo”.
E per la quarta volta in vita sua… Artemis Fowl rimase senza parole. Non conosceva la data di nascita di Spinella.
“Il suo colore preferito allora? -insisté Grana- Vi conoscete da anni ormai, saprai almeno questo”.
Artemis continuò a non rispondere. La quanta volta in vita sua… e prima volta a così poca distanza dalla  precedente.
L’elfo alzo lo sguardo su Leale: “Tu lo sai? Non vi è mai capitato di parlare del più e del meno una volta tanto?”.
Neppure lui rispose.
“Lo vedi, Fowl? Negli affari sei bravo, ma nei rapporti personali non vali niente. In ogni caso non pensare che qui qualcuno ti dia l’ubicazione di Avalon -lanciò un’occhiata al centauro- O verrebbe subito licenziato”.
Pochi secondi… e Artemis Fowl gli voltò le spalle per tornarsene sulla navetta che lo avrebbe riaccompagnato a casa. Leale lo seguì, e lo stesso fece N°1 che in teoria sarebbe dovuto tornare a Cantuccio.
“Non avrai esagerato un po’?” chiese Polledro a Grana.
“Non c’è pericolo per quello. Ricorda che una mente come la sua non rimane sopraffatta a lungo dalle emozioni. Lo dice sempre anche lui. Tra due minuti sarà come non fosse successo niente”.
“Sei  molto duro con lui. Lo sai che a modo suo adora Spinella”.
“Hai detto bene. A modo suo. Le mente, la sfrutta e la caccia nelle peggio situazioni. Non oso immaginare cosa farebbe se non l’adorasse”.

 
 
“Guarda, qui dice che Avalon è la riserva naturale del Popolo da secoli, e che ospita dozzine di specie di creature rare” lo riscosse dai suoi pensieri, N°1 che consultava un volantino turistico preso chissà dove.
Era partiti due giorni dopo; il tempo di organizzare in tutta la fretta la nuova nave di famiglia, quella che Artemis Fowl Senior usava per le consegne all’estero. La Fowl Star Seconda. Quando l’aveva acquistata l’anno precedente aveva solo sperato che fosse più fortunata della sua predecessora.
“C’è anche scritto che è grande quanto l’Irlanda”.
Però Artemis non lo ascoltava; stava là seduto nella sua cabina in silenzio, a fissare il nulla dall’oblò. Leale stava al timone.
Era stato Qwan a dar loro tutte le informazioni che servivano. Anche diecimila anni fa Avalon aveva preso una certa importanza, sembrava essere l’unico luogo al mondo dove l’essere umano non aveva mai messo piede, e all’epoca non aveva certo modo di arrivarci. Perciò era diventato un posto sicuro prima di passare sottoterra.
N°1 aveva semplicemente chiesto al maestro se ne sapeva qualcosa e quell’ultimo aveva detto che si trovava nel bel mezzo dell’oceano atlantico, a poche centinaia di chilometri al largo dall’Irlanda. Un paio d’altre domande… e già avevano latitudine e longitudine.
“Ma dovete fare attenzione -aveva aggiunto il vecchio stregone- Se sono riusciti a tenerla nascosta fino adesso significa che avranno un ottimo sistema di difesa, potrebbero anche decidere di affondarvi la nave”.
Di questo Artemis non si preoccupava affatto. Dall’internet del Popolo aveva scoperto che il sistema di difesa di Avalon era basato sull’inganno e giocava su due fronti. Il primo consisteva nel rendere invisibile l’isola agli occhi dei satelliti umani, tramite alcuni sofisticatissimi  Distorsori che mostravano solo mare aperto dove invece c’era terra. Il secondo invece consisteva nel tenere lontane le navi che passavano di lì. Un’idea geniale nella sua semplicità. Bastava usare degli ologrammi sia per nascondere l’isola che per proiettare una serie di iceberg, molto comuni nell’atlantico, per costringere le navi a passare da un’altra parte.
“Artemis?”.
Il ragazzo non diede segno di reazione.
“Artemis?” lo scosse per una spalla.
Finalmente il ragazzo si riscosse: “Sì?”.
“Dici che Spinella sarà felice di vederci?”.
Accennò un sorriso: “Di vedere te di sicuro, lei ti crede ancora sulla luna quindi le farai una bella sorpresa”.
“Parli come se sarà felice di vedere anche te e Leale”.
Sorprendentemente… Artemis ridacchiò.
Probabilmente penserà che non so stare un minuto senza intromettermi negli affari del Popolo.
Sto andando ad Avalon.
Secondo gli umani Avalon era la mitica isola dov’era sepolto Re Artù, o comunque un luogo mistico dove gli antichi praticavano magie. Sicuramente qualcuno aveva avuto accesso al posto riportandone gli avvenimenti, prima che tutto piombasse nella leggenda.
Sì, probabilmente si arrabbierà.
Ripensò a ci che aveva detto Grana.
Non aveva mai pensato che la sua presenza fosse deleteria per Spinella. Anzi da quando era tornato in vita erano uniti più che mai, riuscivano anche a vedersi al di fuori delle crisi per salvare il mondo.
Ora che ci pensava… tutto poteva essere cominciato dal matrimonio di Grana e Lili. Mai Spinella aveva accennato l’idea di trasferirsi. Quel che era certo era che l’elfa non era il genere di fanciullina che scappa via dopo una delusione d’amore.
Anche se quello che dice Polledro è vero: probabilmente avrei fatto di tutto per fermarla.
O sabotarla. Lo ribeccò una voce maligna nella sua testa.
Artemis sospirò. Spinella aveva fatto tanto per il Popolo, per il mondo e soprattutto per lui. Se aveva deciso di cambiare vita e tentare una carriera diversa non aveva nessun diritto di fermarla.
Ma almeno voglio poterla rivedere per salutarla come si deve.
“Artemis, N°1 -li chiamò la voce di Leale dall’interfino della nave- meglio se venite a vedere”.
I due corsero sul ponte. Leale guardava l’orizzonte attraverso il binocolo. Lo passò al suo giovane datore di lavoro.
“Da quella parte” indicò.
Con mani improvvisamente tremanti… Artemis guardò oltre le grandi lenti.
Iceberg a prua.
  
 
 




 
  
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