Non
ho sonno
Sapeva che non
avrebbe mai dovuto metter piede in
quel posto; sapeva che poi, una volta a casa, non sarebbe riuscita a
chiudere
occhio.
Se i film
dell'horror la spaventavano ogni oltre
misura concepibile, era ovvio che una visione dal vivo di
ciò che aveva sempre
visto sullo schermo la terrorizzasse in maniera esponenziale.
Ma ormai il
danno era fatto: dopo innumerevoli
serate di mostri, omicidi ed affini trasmessi in televisione avrebbe
affrontato
anche quella notte. Magari passandola in bianco, ma superandola alla
grande.
Forza, Akane!
Hai visto di tutto, dai ragni alieni
ai pazzi psicopatici serial killer... manderai giù anche
questa!
Il Tunnel del
Perduto Amore era stato orribile; ma
credeva che dopo una granita ed un pomeriggio in compagnia avrebbe
mitigato un
po' l'atmosfera.
Invece niente.
Una volta congedati tutti e tornati a
casa, però, aveva avuto lo strano quanto comune sentore che
i mostri si fossero
introdotti nel dojo, pronti a tenderle un imboscata; e non era certa di
avere
il sangue freddo necessario per fronteggiarli uno ad uno. Tanto meno
Ranma
sarebbe intervenuto. Anzi, le avrebbe riso in faccia come suo solito
per una
settimana intera.
Stare in camera
di certo non aiutava, e non aiutava
provare a distrarsi con un libro comico od uno shonen manga ma le ombre
che
creava la lampada da scrivania la facevano sentire ancora peggio. Non
poteva
neanche guardare in direzione della porta se stava seduta alla
scrivania! Non
le andava di essere ancora assalita alle spalle.
Alla fine, si
scostò le lenzuola di dosso con un
gesto stizzito, prese una torcia elettrica e uscì dalla sua
camera. Al diavolo
i mostri e i serial killer sotto il letto. Aveva un disperato bisogno
di
accertarsi che a casa non ci fosse nessuno di indesiderato, ma
soprattutto
nessun mostro o zombie che le chiedesse o le offrisse qualcosa.
I passi incerti
che provocavano dei tonfi
amplificati dal silenzio della notte e dal buio solo parzialmente
interrotto
dal fascio di luce fra le sue mani la facevano sussultare di continuo;
ma in
quanto erede era suo dovere difendere il dojo, assicurare sicurezza a
se stessa
e alla sua famiglia; e sì, anche a quell'idiota del suo
fidanzato - d'altronde,
ora faceva parte integrante della famiglia.
I piedi nudi le
avrebbero favorito una maggior
attenzione verso rumori estranei; ma per un po', mentre percorreva
tutto il
corridoio del piano di sopra, null'altro sentiva il suo respiro a
stento
trattenuto ed il battito furioso del suo cuore. Se fosse stata
più assennata -
o codarda - avrebbe svegliato Ranma per avere braccia che la potessero
sostenere o difendere.
D'un tratto,
sentì un tonfo. Akane pensò a centinaia
di cose che avrebbero potuto fare un rumore simile, e nessuna era
rassicurante
abbastanza da farle abbassare la guardia e da frale dubitare delle sue
abilità
in combattimento. La mazza da baseball l'aveva lasciata in camera sua -
aveva
così paura che in un primo momento non ci aveva pensato -
così pensò di armarsi
del primo oggetto contundente che fosse riuscita a trovare. Ma vallo a
trovare,
pensò. Le passò per un istante il pensiero che
avrebbe dovuto affilarsi le
unghie. Come i gatti. Ridacchiò, mentre le immagini di
centinaia di micetti ed
un Ranma spaventato a morte le slittavano nella testa; e per un momento
si
dimenticò della sua stramba missione.
Ma un debole
fascio luminoso la agghiacciò seduta
stante. Proveniva dalla cucina. Che una mummia avesse ucciso un essere
umano od
un animale e avesse deciso di banchettare a casa Tendo? Per favore, fa'
che non
sia così.
All'improvviso
sentì qualcosa lambirle
la spalla e una voce gutturale
risuonarle accanto all'orecchio destro. Qualcosa di freddo si
appoggiò
dolcemente sulla sua gola. Con orrore Akane si rese conto che con tutta
probabilità era un coltello. "Sta' ferma, o non vedrai mai
più il tuo
fidanzato."
Le pupille di
Akane si dilatarono più di quanto non
facesse il buio circostante. La mano che teneva la torcia
tremolò, e per quanto
s'imponesse di rimanere calma Akane non ci riusciva. Infine,
serrò la presa
sulla torcia e, a rischio della vita, provò a sferrargli un
colpo di dietro,
diretto allo stomaco. Sentì un gemito soffocato, e qualcosa
di metallico cadere
a terra con fracasso. La ragazza si voltò e gli
puntò la torcia contro per
vedere il suo aguzzino in faccia, e con sorpresa vide il volto di Ranma
contratto per il dolore, ma fortunatamente abbastanza lucido da
mettersi a
ridere.
Akane lo
osservò allibita, per poi puntare il fascio
di luce in direzione dell'arma. Un cucchiaio. Un maledetto ed
inoffensivo
cucchiaio.
"Ma che...?"
Aggrottò
le sopracciglia e ritornò ad osservare
Ranma che, vedendola arrabbiata, rise ancora più forte.
"Mi hai fatto
credere di esser sul punto di
morire?"
La risata crebbe
d'intensità.
"Sei diventato
completamente pazzo?"
Finalmente Ranma
si calmò dall'accesso di risa.
Raccolse il cucchiaio da terra. "Sei proprio una fifona."
Piccata, la
giovane Tendo era sul punto di dargli un
pugno, ma fu bloccata.
"Però,
almeno hai reagito. Ammirevole!"
"Perché
sei qui, ancora sveglio? E che ci fa la
luce accesa in cucina?"
"Beh, per farti
questo scherzo ho dovuto
attirare la tua attenzione altrove, certamente non alle tue spalle!"
disse
Ranma agitando il cucchiaio. "Comunque mangiavo del gelato."
"Hai anche il
coraggio di cambiare discorso?
Sai bene che questo pomeriggio ho avuto uno spavento dietro l'altro, mi
ero
praticamente rasserenata al ritorno, poi mi era rivenuta la fifa, e tu
che fai?
Mi fai questo maledetto scherzo di pessimo gusto che, sai benissimo, mi
avrebbe
fatto saltare il cuore e che mi vieni a dire? Vuoi del gelato? Sei
proprio
privo di tatto! Vattelo a mangiare di nascosto da solo, stupido!"
"Ma dai, Akane,
volevo tirarti su il morale! E
poi, diamine, quanto sei scema! Quello che hai visto nel tunnel
è tutto finto:
le ferite, le ossa, il sangue..."
"Aaaaah
smettila, idiota!" urlò la ragazza
coprendosi le orecchie. Sentire nominare tutto quel disgusto non faceva
altro
che farle venire i brividi come se fossero lì, ancora
davanti a lei. Anzi, con
un pizzico di immaginazione in più sarebbe riuscita a
sentire tutto ciò sotto
le dita.
Ranma sorrise a
quella reazione. Prese la torcia e
se la puntò al mento, adottando una cadenza di voce
agghiacciante.
"... gli arti
mozzati, la carne in
putrefazione..."
"Basta, Ranma!"
I suoi nervi erano così
tesi che sentì l'impulso di malmenarlo ancora. Ma era anche
ancora paralizzata
dalla paura, così quel che riuscì ad eseguire fu
solo uno schiaffo di modesta
entità diretta alla guancia del fidanzato. "Se ti va di
scherzare, fallo
con qualcun altro!"
Ranma scosse la
testa. Non aveva nessuna voglia di
vederla in quello stato. Doveva reagire in qualche modo, non starsene a
pensarci finché non fosse diventata matta.
"Ora tu vieni
con me!"
Le
afferrò un braccio, e incurante delle sue
proteste la trascinò prima in cucina per spegnere la luce e
posare il cucchiaio, poi fuori, sul
vialetto che conduceva al dojo. Akane stava morendo di paura, e la
presenza di
Ranma non mitigava affatto i suoi timori. Lui era convinto che fosse
tutta una
finzione teatrale - come se gli psicopatici e i fantasmi non
esistessero, e
forte di questa consapevolezza non avrebbe esitato a gettarla dentro
dandola in
pasto ad un mostro annidato là dentro.
Si
puntellò con i talloni, provando a liberarsi
dalla stretta del ragazzo con il codino sul suo polso, ma era troppo
forte per
lei. D'un tratto, dai suoi occhi salirono lacrime di terrore, mentre
implorante
gli chiedeva di portarla dentro, al sicuro, e di lasciarla in pace per
le
prossime tre settimane.
"Ora fa' quel
che faresti se ci fossero quei
personaggi finti di cui hai tanta paura! Colpisci!" disse Ranma con il
codino una volta dentro il dojo.
"Eh?!" Smarrita,
Akane non ebbe il tempo
di realizzare che il giovane provò a spingerla lievemente.
"Ma che stai
facendo?"
"Immagina che io
sia uno di quei fantasmi o
zombie o come si chiamano, e prova a difenderti!" la spronò
Ranma, ma
Akane continuava a guardarlo sconvolta e stranita insieme. "Prima lo
hai
fatto, no?"
Presa
completamente alla sprovvista, Akane non
sapeva se assecondarlo oppure no; non che avesse intenzione di non
raccogliere
quello che era, con tutta evidenza, un guanto di sfida ma quello che le
stava
proponendo era così assurdo che a stento si sentiva in grado
di replicare. I
fantasmi erano incostistenti, e gli zombie per quel che ne sapeva
essendo già
morti non avevano la percezione del dolore.
"Ranma,
è troppo ridicolo quel che mi stai chiedendo!"
"E tu sei troppo
ridicola quando hai paura di
cose che a rigor di logica non esistono!"
"Oh, adesso
vorresti spiegarmelo
scientificamente?" chiese Akane sarcastica. "Io me ne ritorno a
dormire!"
No, non poteva
andarsene così. Doveva trovare una
maniera per farla restare e provare a non farle sentire più
paura di niente.
L'Akane che conosceva lui non si sarebbe fatta intimorire da... beh,
quasi
niente. Ma doveva provare a non lasciarsi andare alla paura per queste
stupide
fantasie e concentrasi sui veri avversari, ovvero quelli che per un
motivo o
per un altro l'avrebbero sfidata. Senza contare che questo avrebbe
fatto di lei
un'eccellente maestra di arti marziali.
Sorprendentemente,
la sua provocazione usuale era
ben peggiore di tutti quei mostri mangiadonne in cui credeva.
"Maschiaccio!"
Akane si
fermò, voltandosi; e mentre Ranma allargò
le labbra in un sorriso soddisfatto, gli occhi della giovane si
accesero di una
strana luce omicida.
Sì,
esultò Ranma fra sé. Ma non poté farlo
oltre
perché Akane cominciò ad attaccarlo con le mani
con velocità spaventosa; e più
il suo fidanzato indietreggiava, più ci metteva quanta
più forza avesse in
corpo.
"Immagina che io
sia un mostro o che
altro!" la spronò, e questo non fece altro che infiammare
l'animo di Akane
e darle la rabbia necessaria per sovrastare la paura.
Ranma era
consapevole di star perdendo terreno, ma
la cosa era passata in secondo piano. L'unica cosa che faceva erano
sorrisetti
sonioni e schivare i colpi inferti dalla ragazza. Fra calci, pugni e
affondi
Ranma si rese conto di essere arrivato al capolinea. Akane lo mise con
le
spalle al muro, e provò a dargli una craniata. Lui si
abbassò, sgusciando fino
ad essere fuori dalla sua portata.
Vide Akane che
per un pelo non colpiva le assi di
legno del dojo, e risvegliarsi come da una trance.
Si
voltò, tremendamente arrossata per i movimenti
troppo violenti impiegati, ed esclamò un "Oh!" smarrita
quando fu
consapevole di non averlo battuto.
"Ben fatto,
davvero!"
La giovane si
rabbuiò. "Non ti ho battuto,
però."
"Sì,
ma mi hai tagliato molte vie di fuga!
Avanti, dillo: ero un mostro o un fantasma?"
Akane aveva
fatto di tutto per figurarsi Ranma come
un mostro o qualsiasi altra cosa, ma ci era riuscita solo in parte.
Però in
quel momento le ritornò in mente la mummia che stava
divorando qualcosa in
cucina. Stavolta le venne da ridere.
"Una mummia. Ma
una mummia che mangia gelato fa
ridere, dai!"
"Ma le mummie
non mangiano gelato"
rifletté il ragazzo con il codino palesemente incerto se
fosse vero o meno.
"A dirla tutta, le mummie neanche possono muoversi."
"Questo lo dici
tu" sorrise lei.
"Hai visto
troppi film dell'orrore. E il Tunnel
ha peggiorato la situazione" scosse la testa.
"Può
darsi," rise Akane.
"Almeno ora ci
ridi su."
"Grazie a te."
NDA
No, non fate
quella faccia: è che la settimana
scorsa trasmettevano film di Dario Argento a profusione, e combinando
il tutto
con "Il Tunnel del Perduto Amore" è uscita fuori 'sta roba.
So che sa un po'
di minestra riscaldata, ma spero
sia stata di vostro gradimento e che vi abbia fatto divertire. :)
A tutte le
Ladies e a chiunque è arrivato fin qui. Un
bacio <3
PS.: Se ci sono
errori, segnalateli. Non ho
ricontrollato.
PPS.: Per quanto
riguarda i ragni alieni mi
riferisco al film Apollo 18. Sì, ehm... incidente di
percorso. xD