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Autore: Flamel_    15/08/2015    4 recensioni
[Disney Crossover ]
Storia partecipante al contest "Zitto e nuota" di Una direzione: fanfiction.
A Gaston piace Belle.
A Mulan non piace Gaston.
La squadra di lacrosse del capitano Li Shang, di cui fa parte Gaston, cerca nuove reclute.
Riuscirà Mulan a ferire Gaston prima che lui ferisca Belle?
La scuola, piena zeppa di personaggi di nostra conoscenza, assisterà la nostra eroina nella sua missione.
Buona lettura!
Genere: Comico, Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A chi avrà il coraggio di leggerla tutta

e ai miei genitori che hanno pazientato affinché la terminassi. VVB.

  

 

Farò di te un giocatore di lacrosse 

 

 

“Non ci posso credere, guarda come la accarezza!”.
“Spero stia scherzando, è così viscido!”.
“Lezioni private?! E’ un lurido approfittatore! Ha scritto
secondo fine in fronte, come fa Belle a non accorgersene?!”.
Dopo svariati minuti di silenzio e nessuna risposta giunta alle sue orecchie, la ragazza dai fini tratti asiatici si volta con uno sguardo pieno di accusa verso l’altra persona presente nel bagno dei ragazzi. “Mushu, idiota! Non sei per niente di sostegno!”.
Il ragazzo, asiatico anche lui, alza lo sguardo annoiato dalle sue eccentriche scarpe da tennis (una viola, l’altra verde acido) e “non hai bisogno del mio sostegno” borbotta scrollando le spalle. “Te la cavi benissimo da sola”.
“Io di sicuro!” afferma la ragazza infervorata. “Ma non si può dire la stessa cosa di Belle: guardala” gli chiede indicando la ragazza oltre il vetro della porta, “è così indifesa! Con quegli occhi da cerbiatto non riesce a scorgere l’anima marcia di quel Gaston!”.
Mushu scende dal davanzale della finestra con un balzo e raccoglie la sua cartella dal pavimento. “Mulan, non sei sua madre. Belle è una ragazza matura e capirà i suoi errori” dice sbrigativo.
“Non lo dirai mica perché ti brucia ancora il suo rifiuto?”.
“Ricorda che attingo da tutte le sponde, cara, e troverò il modo per curare il mio cuore ferito. Ciò detto, ho già perso troppo tempo per questa storia e ho assolutamente bisogno di raccogliere nuovo materiale per il giornalino”.
Cerca di darle un bacetto sulla guancia, ma Mulan lo allontana schiaffeggia dogli il braccio esile. “Stavolta non contare su di me per le tue indagini! Non sarò di nuovo tua complice per lo shock che causerai a quella poverina di Biancaneve” esclama imbronciata, poi alza gli occhi al cielo. “Una mela rossa nell’armadietto, si può essere più crudeli?!”.
Un sorrisetto divertito compare sul viso del ragazzo. “Chiedilo a Ursula, tesoro, lei ha sempre le idee più perfide. Ci si vede!”. E di tutta fretta esce dal bagno, alla ricerca di gossip più succulenti.
Mulan sospira e quando scorge Gaston baciare la guancia della sua amica reprime il bisogno di vomitare. E anche quello di andare a picchiarlo.
Qui ci vuole un piano geniale, qualcosa che lo colpisca nel profondo, qualcosa di così perfido da far invidia a Ursula, si dice la ragazza. Ma cosa?


La mensa della scuola è rumorosa come non mai. L’anno scolastico è appena iniziato e le varie squadre e i vari club sono alla ricerca di nuove reclute. Perciò tra ragazzi che pubblicizzano i vari provini e i muri ricoperti da volantini di improbabili colori fluorescenti, un bel mal di testa è assicurato. Lo testimonia Meg, che senza alcuna voglia di avere un comportamento socialmente accettabile, ha appoggiato la testa sul tavolo dall’inizio della pausa pranzo. “Sono così chiassosi i mercati dalle tue parti?” urla cercando di sovrastare il caos della mensa alla ragazza seduta davanti a lei.
“Anche peggio!” esclama Jasmine sorridendo con le sue labbra piene. “Non resisteresti nemmeno un minuto”.
“Preferirei non scoprirlo” mormora tra sé e sé Meg guardandosi attorno con un’espressione desolata sul volto. La sua attenzione, però, si concentra d’un tratto su un ragazzone che si fa largo tra i tavoli della mensa.  E’ alto, le sue spalle sono larghe e le braccia si flettono evidenziando i muscoli mentre si aggira per la sala tutto affaccendato. Meg sorride alla vista di quel ragazzo dal profilo greco e l’aria da bambino.
“I provini per la squadra di lacrosse iniziano il 20 settembre! Ragazze e ragazzi! I provini per…”. La litania del ragazzo continua ancora per qualche minuto, ma Meg stranamente non è infastidita da tutto quel baccano e Mulan lo nota.
“Come mai tutta questa attenzione verso quel ragazzino, Megara?” chiede la ragazza scrollando l’amica con una gomitata. “Non sarai mica interessata a lui?”.
Meg si volta di scatto verso Mulan e un occhio attento noterebbe un lieve arrossamento sulle gote aguzze, forse perché l’amica l’ha chiamata con il nome completo, che lei odia, forse per quell’insinuazione che proprio non la fa sorridere. Infatti alza gli occhi al cielo e “Sai benissimo che i ragazzi non m’interessano, sciocca”.
“Sì, lei è uno spirito libero forte, indipendente, molto dark e
hipster e bla bla, alla ricerca della sua anima profonda e bla bla…” si intromette Mushu emergendo dalla lettura del suo giornalino. “A chi vuoi darla a bere. Prima o poi perderai anche tu la testa per un qualche idiota con le spalle grosse”.
Mulan ridacchia al commento sarcastico di Mushu, ma la risata diventa fragorosa quando nota la malcelata occhiataccia dell’amico nei confronti di Belle. “Dai, semplicemente ammettilo. Non vorrai mica imitare la qui presente Jasmine? Ci sono voluti
secoli prima che ammettesse che le avances di Aladdin non erano del tutto malaccette”.
La ragazza in questione s’imbroncia e “quanto ancora vorrai farmi pesare questa storia? Sono passati anni da quando-“.
“Ragazze, ragazze!” la interrompe Meg alzando la voce. “…E Mushu” aggiunge ripensandoci. “Stiamo perdendo il punto della situazione: il megafusto laggiù! Si può sapere che diavolo sta pubblicizzando a gran voce? Non sento niente con questo chiasso”.
“I provini per la squadra di lacrosse” s’intromette timidamente Belle. “Cercano ragazze e ragazzi, visto che più di metà squadra si è diplomata l’anno scorso adesso sono a corto di forze. O almeno questo è quello che mi ha detto Gaston”.
Al sentir pronunciare quel nome, lo sguardo di Mulan scatta verso Belle prestandole un’attenzione tutta nuova.  “Quindi te l’ha detto Gaston, eh?” mormora con un sorriso diabolico sulle labbra. Mushu la osserva, lo sguardo perso nel vuoto, e giurerebbe di sentire le rotelle nel suo cervello lavorare duramente nonostante il baccano in sala.
“Qualsiasi cosa tu stia pensando, sappi che è una pessima idea”.
“Una
geniale pessima idea, vorrai dire” ribatte Mulan sorridendo trionfante. “Meg, avrai modo di conoscere il tuo mega fusto. Sono pronta all’attacco!”.

Quando Mulan si sveglia, sa già che quello sarà un giorno importante. Ha trascorso gli ultimi quindici giorni a fare pratica con la stecca di lacrosse e anche se le sono venuti i calli alle mani, non rimpiange un singolo istante di quegli allenamenti. Si alza dal letto con uno slancio che non le appartiene, afferra il pennarello rosso che è a terra dal giorno prima e segna una bella croce rossa sulla casella del 20 settembre. E’ una cosa che ha visto fare solo nei peggiori film americani e la trova un’abitudine un po’ ridicola, ma d’altra parte, ci ripensa, lei è americana di adozione: i suoi geni cinesi devono essere stati influenzati in qualche modo. Il punto fondamentale di quella croce rossa sul calendario è uno: il giorno è arrivato e lei non potrebbe essere più pronta.
Ha la mente sgombra da pensieri mentre si veste davanti allo specchio. Le ore di allenamento hanno reso il suo corpo già snello, muscoloso e scattante. Lo sport le è sempre piaciuto, ma non la disciplina. Correre per i prati che circondano la sua casa di periferia la fa sentire libera, ma iscriversi alla squadra di atletica della scuola non le è mai interessato: se c’è un modo per evitare rigide (e inutili, aggiungerebbe lei) regole, Mulan lo trova.
Lo sa bene Mushu, che si trova ad aspettarla in macchina sotto casa della ragazza, mentre i minuti di ritardo si accumulano ancora e ancora e ancora. Quando la vede spuntare da casa con un borsone da ginnastica più grande di lei, non riesce a nascondere lo sgomento. “Dimmi che non lo farai sul serio”.
“Ho mai disatteso qualche piano?”.
“No”.
“Ecco, non lo farò nemmeno stavolta”.
“Ma… Mulan!”. Il tono del ragazzo è così tragico e disperato che Mulan è quasi preoccupata. “E’ una follia, lo sai anche tu! Quei maschioni dai bei muscoli tonici ti annienteranno e tu sarai più sconvolta di quando hanno detto ad Ariel che avrebbero chiuso la piscina dell’istituto”.
Mulan sorride al ricordo. “Sembrerebbe una catastrofe” commenta con allegria.
“Lo è, lo è! Ma la tua voglia di vendetta è inarrestabile, vero?”.
Assssssolutamente” conferma Mulan imitando la rugosa professoressa Izma, un’insegnante di storia della loro scuola che secondo l’opinione comune avrà all’incirca centoventi, centotrenta anni. L’imitazione non ha l’effetto sperato, Mushu sorride debolmente alla battuta, ma la tensione non cala.
“Dolcezza, quello che sto cercando di dirti, forse un po’ tra le righe, è che sono davvero preoccupato per te. Ieri ho addirittura dimenticato di inviare alla redazione il mio articolo sull’assenza di Principi azzurri nel XXI secolo! Se mi cacciano dal giornalino, la colpa sarà solo tua!”.
“Non possono cacciarti: sei il fondatore e il direttore, nemmeno la perfida Ursula riuscirebbe a sgraffignarti il posto”.
“Giusto, giusto” annuisce Mushu, l’apprensione già dimenticata. “Aspetta, ti ha mai dato l’impressione di volerlo fare?”.
“Non lo so, ma mai fidarsi di Ursula. Quel mostro non ha le mani, ha dei tentacoli… e sono ovunque!”.

Il capitano Li Shang è semplicemente il ragazzo più intimorente della scuola. Sì, anche più del tenebroso Adam (accuratamente soprannominato “La Bestia” dalla maggior parte degli studenti). Mulan quasi vorrebbe nascondersi dietro un ragazzo del secondo anno quando il capitano Shang schiera le nuove reclute sulla linea laterale del campo. I lineamenti marcati del volto non aiutano lo sguardo a sembrare meno severo. Squadra i ragazzi e le poche ragazze del gruppo senza battere ciglio e Mulan sa bene che un altro ragazzo avrebbe approfittato del momento per osservare con attenzione quelle oche starnazzanti che sicuramente non sono lì per il lacrosse. Un altro ragazzo come Gaston, per esempio, che non manca di fischiare il suo apprezzamento dalle panchine. Che testa di… Mulan alza gli occhi al cielo, ma la sua smorfia viene colta al volo dal capitano Shang, che interrompe la sua camminata proprio davanti a lei. La guarda dritto negli occhi senza esprimere alcuna emozione e Mulan si stringe nelle spalle -ad un tratto l’idea di nascondersi non le pare del tutto azzardata. Teme che possa farle una strigliata sul comportamento in campo ancora prima di conoscerla. Ma a quanto pare sarebbe eccessivo anche per lui, perché fa un passo indietro e ordina “dieci giri di campo! Muovetevi!”.
…Cavolo.

Dopo mezz’ora di atletica e sudore, Li Shang chiede ai ragazzi di allinearsi di nuovo e inizia a numerarli. “Uno… due… tre… quattro… uno… due…”. Intanto fa cenno ai componenti della squadra di avvicinarsi. “Ognuno dei ragazzi giocherà con tre di voi. Inizieremo con passaggi brevi; progressivamente si allungheranno fino a metà campo. Mi auguro che abbiate tutti preso in mano una stecca di lacrosse una volta nella vita” commenta e il suo sguardo cade per una frazione di secondo sul gruppetto di ragazze che lo guardano con aria sognante. “Via!”.

Il ragazzone che pubblicizzava i provini nella mensa si chiama Hercules ed effettivamente ha origini greche. E’ al secondo anno, ecco spiegati i tratti infantili del viso, e ha una risata fragorosa.  E’ senza dubbio il più amichevole tra i ragazzi della squadra e Mulan si è sentita sollevata quando ha scoperto di doversi allenare con lui, anche se avrebbe dovuto rimandare il
geniale pessimo piano a un momento indeterminato. Insieme a loro ci sono altri due ragazzi. Il primo è un ragazzo del terzo anno, si è trasferito quest’anno in città e nella sua vecchia scuola faceva parte della squadra di lacrosse. Ovviamente durante tutto l’allenamento non ha sbagliato un lancio, non ha mancato una presa e ha seguito gli schemi alla lettera. L’altro ragazzo è un ragazzino del primo anno decisamente più gracile che, citando le sue parole, si era presentato lì per far contento suo fratello, capitano della squadra della scuola qualche anno prima. A causa del suo mancato impegno nello sport, Mulan è apparsa molto più forte di quanto non fosse realmente. I suoi lanci sono stati un po’ deboli, ma le sue prese tutte eccellenti: anche Hercules le ha fatto i complimenti.
L’unica persona non del tutto convinta del potenziale di Mulan è ovviamente il capitano Shang. Si è aggirato tra i vari gruppi durante tutto l’allenamento e ha osservato ogni più piccolo gesto senza mostrare segni di approvazione né disprezzo. Durante una pausa per bere, Mulan l’ha sentito confabulare con Hercules.
“Non mi convince”.
“Come no? E’ una piccola forza della natura. Certo, i suoi lanci devono migliorare, è un po’ goffa ed è inciampata diverse volte nei suoi piedi, ma quando è concentrata è velocissima: immaginala sgusciare tra i difensori della squadra avversaria, passaggio filtrante per gli attaccanti e BOOM, palla in rete!”.
Il capitano Shang emette un verso infastidito. “Sì, ma… non volevo ragazze in squadra, sai, tutte le distrazioni e il resto”.
“Mulan non mi sembra il tipo interessato a distrarre ragazzi. Piuttosto, quella Genoveffa lì non mi convince per niente” ha mormorato il ragazzo dai capelli rossi, lo sguardo altrove. “E poi Shang, se continuerai a fare il sessista prima o poi arriverà una di quelle femministe a oltranza come Merida a darti grane. Tu sai che è meglio evitare” ha concluso con un’occhiata eloquente.

L’allenamento si conclude con una partita organizzata alla bell’e’meglio negli ultimi minuti. Le potenziali reclute sembrano quasi tutte distrutte e qualcuno si è addirittura ritirato prima della fine. Un fischio potente di Gaston segna il termine della partita e quando tutti si avvicinano al centro del campo per raccogliere il materiale, il capitano Shang annuncia che i membri della squadra verranno elencati su un foglio della bacheca scolastica il giorno successivo.
Quando tutti si incamminano verso gli spogliatoi, Mulan si stiracchia credendo che non riuscirà ad alzare più le braccia per molto tempo da lì in avanti. Quando sente una mano stringerle proprio il braccio quasi si lascia andare al turpiloquio, ma tutte le parole cadono nel vuoto quando vede che Li Shang è il proprietario della mano.
“Ragazzina-”.
“Mulan” lo corregge subito lei, qualsiasi reticenza scomparsa dopo il pesante allenamento.
Mulan” ricomincia allora Shang esasperato. “Se vuoi davvero far parte della squadra dovrai impegnarti più di tutti gli altri. Questa non è una squadra per-“. S’interrompe prima di dire femminucce, memore del discorso di poco prima con Hercules, “…schiappette. Abbiamo bisogno di persone forti e motivate in squadra e se follemente deciderò di ammetterti, dovrai dimostrare il tuo valore. Chiaro?”.
E Mulan, che non ha seguito una sola parola del discorso di Shang, annuisce e “cristallino” afferma brevemente, ancora incantata da quegli occhi neri dal taglio orientale per formulare una risposta più articolata.

Mushu, quando legge i componenti della squadra di lacrosse (in anteprima: uno dei privilegi di essere il direttore del giornalino) quasi non scoppia a ridere. Infatti, prima assume un’espressione seriosa, tentando di controllare il tremolio al labbro, poi fallito il tentativo, si lascia andare a una delle sue risate più isteriche, con tanto di lacrime. Il nome di
Fa Mulan in quella lista è un intruso. Dev’esserci stato sicuramente un errore. La piccola Mulan in mezzo a quegli energumeni. Assolutamente impossibile.
Afferra il suo cellulare tra le cianfrusaglie che ha nella borsa e digita il numero a memoria. “Meg. Meg, no, non me ne frega niente se stai per portatene uno a letto. Ne troverai un altro. Devo dirti una cosa. No, calmati, il giornalino non c’entra niente. Si tratta di Mulan. Sì. Sì, Meg. No, non sto scherzando. Da ora fa parte della squadra”.

Essendo uno sport estivo, gli allenamenti della squadra che si tengono durante la stagione autunnale e invernale sono poco frequenti. Questo accade con molta gioia di Mulan, che di addominali, flessioni e giri di campo proprio non ne vuole sentir parlare. Ma anche se, essendo l’unica ragazza in squadra, rimane spesso indietro rispetto agli altri, il suo impegno, come promesso al capitano Shang, non vacilla nemmeno per un attimo. Il coinvolgimento di far parte di una squadra, gli sguardi d’intesa in campo, le inevitabili battute stupide sulle
mazze, tutto questo la rende felice e dopo qualche settimana le sembra di essere in famiglia quando si trova con gli altri ragazzi. Persino Shang ha iniziato a darle fiducia e nelle sue correzioni non c’è più un’ombra di rimprovero, ma un genuino interesse per il suo apprendimento. Mulan non lo ammetterà mai, ma alla fine quello sport le piace a prescindere dalla sua prospettiva di vendetta nei confronti di Gaston.
D’altra parte, non ha dimenticato il suo obiettivo. Gaston è l’unico motivo per cui lascerebbe la squadra. Le sue battute sono sempre sguaiate ed eccessive, tratta come suoi servi i ragazzini dei primi anni terrorizzandoli, si vanta delle scorrettezze che mette in atto in campo e non fa mistero del suo comportamento offensivo nei confronti delle ragazze. Mulan sa che non sarebbe un’eccezione se non fosse amica di Belle. Per qualche motivo, con lei Gaston riesce a nascondere la sua arroganza e la tratta in modo quasi dignitoso, ma viscido, e Belle sembra non accorgersene oppure è troppo gentile per respingerlo con forza. Qualunque sia il problema, Mulan non è disposta a lasciarlo avvicinare troppo a lei.

Il suo piano, come le ha fatto notare Mushu, non è un granché. Certo, adesso che è in squadra può tenerlo più sott’occhio, ma mitragliarlo di palline e metterlo fuori uso per un po’ è senza dubbio l’idea più stupida che potesse venire in mente a Mulan. Ma questo non le impedisce di metterla in pratica.
Decide di dare inizio al piano quando il capitano Shang annuncia un’amichevole contro gli acerrimi nemici della squadra, gli Unni, capitanati da Shan Yu. Dovranno affrontare una preparazione atletica importante e
sarebbe un peccato, pensa Mulan, se Gaston non partecipasse alla competizione, vero?

Mulan si china per raccogliere una pallina da terra. “Fa’ come se dovessi alzare della terra con una pala e ti ritroverai la palla nella stecca” le aveva detto Kronk, il suo vicino di casa. Anche lui fa parte della squadra di lacrosse e Mulan ha sfruttato la sua stupidità per farsi insegnare tutte le tecniche per sopravvivere al provino per entrare in squadra. E’ un ragazzo un po’ tonto, ma generoso e per questo facilmente sfruttabile.
La pallina rotola velocemente nella retina della stecca. Adesso è tempo di attaccare.
Lo schema illustrato dal capitano Shang è più facile del previsto e Mulan lo segue senza distrarsi: un paio di scatti, due finte, due passaggi e un tiro in rete. Quando arriva alla fine e l’ultima azione da compiere è un semplice tiro in rete, Mulan si concentra su un obiettivo
lievemente oltre la rete, circa venti metri dietro.
La spalla prominente di Gaston è un bersaglio fin troppo facile per la ragazza, che senza indugi stende le braccia di scatto: la pallina sfreccia verso di lui superando la rete e quando sta per colpire il ragazzo, quello decide all’ultimo di abbassarsi per allacciarsi le scarpe.
Non bastano quindi quegli “attento!” e quei “Gaston!”per evitare che la pallina colpisca l’orecchio destro con una forza tale da far perdere l’equilibrio all’obiettivo. Gaston dopo insulti vari ed eventuali alza la testa di scatto e fulmina la ragazza che si trova ancora davanti alla porta. “Shang! Ecco cosa succede quando apri la squadra alle schiappe!”.
Il capitano sbuffa e “Mulan!” la rimprovera senza convinzione da lontano, mentre la ragazza alza le spalle pigolando un falsissimo “scusate, mi è sfuggita la stecca di mano!”.
Quando torna in fila per ripetere l’esercizio, le arriva tra le costole una gomitata di Hercules. Ha un sorrisone stampato sul volto. “Potente quel tiro! Pensa che Shang aveva paura che fossi troppo deboluccia!”.

Vari tentativi di sabotaggio dopo, alcuni falliti, alcuni meno palesi del primo, Mulan torna soddisfatta nello spogliatoio femminile, spoglio e deserto. Quando si ferma per accendere la luce, una mano la prende con forza per la spalla e la fa voltare.
Ancora una volta Mulan trova davanti a lei il capitano Li Shang e la sua espressione dura. Non ha superato ancora il trauma di vedere il suo viso dai lineamenti perfetti così da vicino e lascia vagare lo sguardo sugli zigomi sporgenti, sugli occhi neri e lucenti. Il capitano d’altra parte non ha alcuna voglia di scambiarsi occhiate lunghe e profonde e parte all’attacco. “Non sono affatto contento del tuo allenamento oggi, Fa Mulan. Ti sei dimostrata pigra, svogliata e deconcentrata. Il tuo comportamento mi è sembrato irragionevole: hai sbagliato mira diverse volte e non hai mai cercato di recuperare applicando i consigli che ti davo. Prima facevi progressi e ne ero soddisfatto, ma adesso non so più cosa pensare” conclude secco il ragazzo.
“Shang, mi…” soffia Mulan, ma non sa bene cosa dire. Quando progettava di infiltrarsi nella squadra di lacrosse per infortunare Gaston, non aveva mai considerato la possibilità di affezionarsi ai ragazzi della squadra, allo sport in sé o, soprattutto, al suo capitano. Inutile mentire, l’opinione di Li Shang sui suoi progressi è fondamentale. E non perché ha guadagnato il diploma da allenatore prima del tempo e nemmeno perché è uno dei giocatori più forti dello Stato. Li Shang trasmette i valori in cui Mulan crede -la correttezza morale, la sincerità, il gioco di squadra, anche in uno sport violento come il lacrosse maschile. E nonostante alcuni, come Gaston, perseverino in un comportamento sregolato, Mulan è rimasta affascinata dalla fierezza con cui Li Shang si sforza di mantenere il gioco pulito. E per questo non può che essere sincera con lui. “Mi dispiace, davvero”.
“Io…” inizia il capitano, ma si interrompe quando gli sovviene un altro pensiero. “Prendersela con un compagno di squadra, poi! Tutti avevamo l’impressione che Gaston fosse un bersaglio fisso per i tuoi
errori, se li vogliamo chiamare così. Hai qualcosa da dire a riguardo?”.
Al silenzio del momento si sovrappone il ronzio delle luci al neon e il lontano risuonare delle docce negli spogliatoi maschili. Non c’è un istante in cui i due interrompano il loro sguardo carico di tensione, ma nessuno sembra disposto a parlare, finché Li Shang sospira. Quasi sbuffa e pare finalmente umano, libero da quella rigidità che gli indurisce il volto. “Dispiace anche a me, Mulan, ma non posso fare altro che allontanarti dalla squadra a tempo indeterminato. La squadra della nostra scuola ha una certa nomea e non posso permettere che una ragazzina come te la rovini”.
“Hai ragione” si ritrova a concordare Mulan, ma lo fa con grande tristezza. Non sta pensando al suo stupido piano, a Gaston o a Belle. “Non avrei dovuto comportarmi così” mormora con lo sguardo basso.
Ma Li Shang è tornato a essere quella maschera severa a cui l’aveva abituata. Si allontana di qualche passo, prima di tornare a guardarla negli occhi con un cipiglio arrabbiato. “Spero solo che tu non sia entrata in squadra per ragioni di gelosia e vendetta, così come si mormora nello spogliatoio” le dice prima di allontanarsi definitivamente, a pugni chiusi.
Mulan lo guarda andare via senza avere il coraggio di negare quella mezza verità.

Ciò che fa sussultare Mulan mentre si trova nell’aula di storia in attesa che inizi la lezione è lo schiaffo del giornalino della scuola che viene sbattuto sul suo banco. Ma ciò che la sorprende più di tutto è vedere la sua faccia stampata in bianco e nero su quelle pagine di carta riciclata.
“Che diavolo…?” inizia, ma Jasmine la interrompe con un gesto della mano.
“Ursula. Quell’essere tremendo ha colto le chiacchiere dello spogliatoio e le ha spifferate tutte per “il bene superiore”. O almeno questo è ciò che va blaterando lei”.
Mulan la guarda stralunata e quasi come un automa afferra il giornale e guarda di nuovo il suo viso tondo in copertina. E’ la foto dell’annuario dell’anno precedente e non è ritratta in modo particolarmente splendente. Il fotografo puzzava di tonno e alcol e l’espressione di Mulan rispecchia le sensazioni di quel momento: un profondissimo disgusto.
Lascia scorrere lo sguardo sul giornale e alcune frasi balzano all’occhio. “L’immigrata tenta l’approccio a uno sport straniero senza successo”, “i suoi genitori hanno venduto tutti i loro possedimenti per permetterle di frequentare la nostra scuola”, “avvistata mentre trastullava contemporaneamente il capitano Li Shang e Gaston”, “pare che i due si siano affrontati per lei”.
“Sciocchezze!” esclama ad alta voce Mulan allontanando di scatto il foglio. “Sono tutte delle grandi sciocchezze inventate di sana pianta per attirare l’attenzione. Ursula è il solito mostro, ma da lei me l’aspettavo”.
Jasmine la guarda apprensiva perché sa bene che il comportamento inaspettato non era affatto quello di Ursula, ma quello di…
“Eccolo” commenta monocorde Mulan osservando la figura esile che si catapultava nell’aula.
“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!” esclama Mushu a gran voce. “Sono stato uno sciocco a consentire che quella bestiaccia pubblicasse il suo articolo sul giornalino. Certo, le ho chiesto che eliminasse le parti in cui parlava del tuo seno inesistente o dell’estensione dei tuoi peli pubici, ma non ho potuto fare molto! Mi dispiace!” conclude il ragazzo, ora preso a mordicchiarsi le mani congiunte in preghiera.
“Sei disgustoso, Mushu. Ma lo sai perché? Non perché ti sei alleato col nemico, né perché me ne freghi qualcosa dei gossip che circolano sulle mie tresche amorose. Hai tradito la mia fiducia e quella dei miei genitori, che da sempre sono pronti a offrirti tutto il cibo che vuoi quando vieni a casa e soprattutto ti trattano come un figlio! Come hai potuto?!”.
“Lo so, lo so, mi vergogno profondamente di quello che ho fatto” afferma teatralmente Mushu coprendosi le mani con gli occhi. “Ho sbagliato e me ne rendo conto. C’è qualcosa che posso fare per rimediare?” chiede infine con gli occhi carichi di aspettativa.
Mulan lo osserva e vede che è rimasto il ragazzino insicuro che conosce da dieci anni, ancora preso dal giudizio degli altri. Tipico di lui tradire un’amica per il proprio tornaconto, azione che gli varrà un boom di letture sul giornalino. “Adesso sparisci, per favore” mormora ancora più seccata quando realizza che dovrà trovarsi un nuovo passaggio per tornare a casa.
“Va bene, allora… Chiamami quando hai voglia di parlarne, okay?”.
“Sicuro” è la risposta sarcastica di Mulan, che non ha nemmeno voglia di guardarlo in faccia.


Meg si trova sugli spalti del campetto da basket esterno alla scuola, l’aria annoiata dalla monotonia della scuola. Avrebbe dovuto essere nell’aula di biologia a quell’ora, ma proprio non aveva voglia di inscatolarsi tra quelle quattro mura opprimenti. Si gode il silenzio delle due del pomeriggio, l’aria ancora calda di settembre e le montagne che si intravedono in lontananza. Non permetterebbe a nessuno di rovinare la pace di quel momento, nemmeno al ragazzone che si sta avvicinando con un sorriso allegro sul volto.
“Tu sei Megara, giusto?” le chiede sempre sorridente, una volta seduto accanto a lei.
La ragazza gli scocca un’occhiata fredda. “Chiamami un’altra volta Megara e ti stacco la testa dal collo. Chiaro?”.
“Chiarissimo, direi” risponde Hercules, ma la minaccia non ha scalfito il suo buon umore. “Mulan ha detto che volevi parlarmi”.
“Mulan è una chiacchierona” commenta lei. “Ma ha ragione: volevo conoscerti”.
Il ragazzo stende una mano verso di lei e “beh, piacere, io sono Hercules”. Meg osserva quella mano per qualche istante e la afferra con piacere, pensando che forse quell’impicciona di Mulan non combina sempre disastri.

Mulan si sente come il mulo da soma di suo padre mentre si avvicina agli spogliatoi maschili accanto alla palestra. Trasporta due borsoni di materiale e attrezzi di lacrosse perché, come richiesto da Shang, deve riconsegnarli alla squadra. Loro stanno per iniziare l’allenamento, per questo Mulan non è troppo sorpresa di trovare già qualcuno nello spogliatoio, anche se sperava di sgattaiolare via senza farsi notare. Osserva Gaston e Kronk parlare di qualcosa a bassa voce, quasi di nascosto, ma non riesce a cogliere nemmeno una parola di quello che si stanno dicendo.
Decide allora di chinarsi sulle ginocchia e appoggia i due borsoni per terra cercando di non fare rumore. Tiene la stecca in mano per evitare che cada facendo un gran baccano e si avvicina ai due ragazzi che continuano a parlare in modo sospetto. Li scorge attraverso le reti che separano una stanza e l’altra degli spogliatoi, poi Mulan si stringe contro il muro di cemento per non farsi vedere.
“No, certo che non ne sa nulla! Shang non sospetta alcunché, ma appena andrò a parlare con l’ispettore sportivo la farò pagare a quel raccomandato figlio di papà. E’ lì solo perché suo padre era un campione di lacrosse” sussurra Gaston.
“Ma in fin dei conti è un bravo allenatore e capitano, qual è il tuo problema?”.
“Il mio problema è che merito il posto da capitano molto più di lui. Sono o non sono il giocatore più forte della scuola?!”.
“Beh…” comincia Kronk, ma Gaston lo interrompe senza farsi troppi problemi. “Ero retorico, zuccone, ovvio che lo sono! E finalmente prenderò quello che mi spetta”.
Appena Mulan li sente alzarsi dalle panchine su cui sono seduti, posa la stecca e si allontana velocemente dagli spogliatoi, correndo alla ricerca di chi, qualche giorno prima, ha mandato via in malo modo.

Irrompe nella redazione del giornalino con il fiatone. “Se vuoi fare qualcosa per me” esordisce davanti a cinque persone che la guardano come se fosse pazza “prestami uno di quei tuoi registratori finissimi, quelli che “registrerebbero anche un battito d’ali”, e ti perdonerò. Forse” aggiunge ripensandoci.
Mushu si è alzato in piedi appena è entrata nella stanza e la guarda sbalordito. “Adesso che cosa hai in mente?”.
“Non è questo il tempo né il luogo adatto alle chiacchiere. Ti spiegherò tutto tra qualche giorno, ma adesso ho davvero bisogno di-“.
“Questo gioiellino è tutto tuo” le assicura Mushu e si lancia in un’accuratissima spiegazione del funzionamento dell’oggetto. Mulan lo osserva gesticolare e sgranare gli occhi ogni volta che esagera questa o quella funzione, ma sorride vagamente perché capisce che alla fine non potrà mai essere arrabbiata con lui per più di qualche giorno, qualsiasi cosa lui faccia, anche se è un amico tremendo e tenta di truccarla ogni sabato sera.
“Ho finito, ma se qualcosa non ti è chiaro dimmelo e te lo farò sapere. Ah, ehm, dimenticavo di dirti una cosa…”. Mushu sorride quasi arrossendo di vergogna. “Ho fatto allontanare Ursula dal giornalino. Non riuscivo a smettere di pensare quanto fossi stato idiota a permettere che pubblicasse un articolo così, su di te, poi”.
“E’ una questione antica ormai. Più antica di mia nonna che, tra parentesi, ha invitato a cena
quel mattacchione del mio amico Mushu, parole testuali” sorride a sua volta Mulan. “Mi raccomando, non deluderla. Non sai mai come potrebbe reagire”.
“Non lo farò, non ti preoccupare. Amici come prima?”.
“Solo se non tenterai di torturarmi con quelle cose puzzolenti come lo scrub al cetriolo di qualche settimana fa”.

“Kronk, mi raccomando. Tasto verde accendi, tasto rosso spegni. Non è così complicato”.
“Tasto verde accendo, tasto rosso spengo. Non è così complicato. Perfetto” ripete a memoria Kronk, prima di interrompersi. “Solo che… verde per me o verde per te? Perché sono daltonico e temo di confondermi”.
Mulan sbuffa rumorosamente. “A sinistra accendi, a destra spegni. Chiaro?”.
“Chiarissimo!” esclama Kronk, ma aggrotta le sopracciglia spesse poco dopo. “Ma è la mia sinistra o la sinistra del registratore?”.
Mulan emette un verso lagnoso e “accidenti, Kronk” sospira, prima di armarsi di pennarello indelebile e rovinare il
gioiellino di Mushu. Tanto la perdonerà, dopo qualche mese di insulti.
Il piano è semplice: ripetere la conversazione tra Gaston e Kronk di qualche giorno prima e registrarla. Un gioco da ragazzi convincere Kronk a farlo –le è bastato minacciarlo di diffondere per la scuola una voce sul suo interesse per la professoressa Izma, d’altra parte è più complicato far sì che il piano proceda come previsto. “Mi raccomando, Kronk. Calma e sangue fretto. Ce la puoi fare”.
“Ce la posso fare” annuisce il ragazzo tra sé e sé. “Gaston non deve sapere niente di tutto questo, giusto?”.


Intanto nella biblioteca della scuola, Belle si rannicchia sulla poltrona dietro il bancone mentre lascia scorrere lo sguardo sulle pagine del libro che ha appena preso in prestito. E’ così presa dalla lettura che non si accorge del ragazzo che si è avvicinato a lei. Certo, di solito nessuno si accorge di Adam, ma Belle è una di quelle ragazze che rivolge la parola a tutti, a prescindere dalla loro reputazione a scuola. Ha già incrociato Adam in biblioteca negli anni precedenti, ma non hanno mai avuto lunghe conversazioni.
“Posso disturbarti?” le chiede gentilmente lui.
“Mmm no” mormora Belle come farebbe con suo padre, prima di ricordarsi che ha finalmente ottenuto la gestione della biblioteca e per questo dovrebbe ascoltare chi le chiede aiuto. “Scusa, ehm, ero presa dal libro. Dimmi pure!”.
“Leggevi Simone de Beauvoir? Che coincidenza, ho appena finito di leggere un’opera di Sartre”.
“Davvero?” esclama Belle, sorpresa che qualcuno in quella stupida scuola conosca i suoi autori preferiti. “Hai origini francesi?”.
“Sì, i miei genitori sono francesi. Posso supporre che anche tu abbia radici lì, visto che stai leggendo il testo in lingua originale?” chiede Adam con un sorriso cortese. In effetti, adesso che ci fa caso, Belle riconosce un leggero accento francese nella parlata del ragazzo.
“Mio padre è francese, mia madre era americana” commenta brevemente Belle, sperando che lui non voglia soffermarsi sull’argomento. “Avevi bisogno di una mano a trovare un libro?”.
Adam si lascia andare a una risata leggera e si passa la mano tra i capelli color miele. “In verità” confessa ancora sorridendo. “Stavo cercando una scusa per parlarti. Erano
anni che cercavo una scusa per parlarti, ma non ho mai trovato un argomento con cui iniziare. Oggi ho solo colto la palla al balzo”.
“Oh!” esclama Belle arrossendo visibilmente. “Oh, mi fa piacere che tu l’abbia fatto. Mi hai distratto dall’ennesima lettura di Memorie di una ragazza perbene”.
“Fossi stata alla tua prima lettura, forse non ti avrei interrotto, ma visto che sei all’
ennesima lettura mi prendo tutto il diritto di disturbarti”.
Belle ridacchia portandosi una mano davanti alle labbra. “Fa’ pure. Mio padre ne sarebbe quasi contento. “Sei sempre con la testa tra i libri”, mi dice”.
“Sì, mi suona familiare” conviene il ragazzo. “I miei di solito aggiungono “vivi in un universo parallelo con castelli, principi e bestie feroci”, ma non sanno che le bestie vere sono a scuola”.


“Sei una bestia! Un’imbrogliona! Una sporca truffatrice!”.
Mushu urla a pieni polmoni quando la registrazione termina. Mulan è dall’altra parte della stanza con le braccia incrociate e un’espressione annoiata sul viso. “Oh, andiamo Mushu…”.
“Andiamo?! Te l’ho sempre detto che
MAI avrei voluto mettermi contro gli grandi dei dello sport e tu che fai? Progetti di allontanarli dalla squadra! Finché si trattava di-” Mushu abbassa di colpo la voce. “Infortunare Gaston a tempo determinato, ero ancora d’accordo perché se lo meritava, ma addirittura cacciarlo dalla squadra! Questo è un oltraggio agli dei dello sport, si vendicheranno e noi saremo visti dalla società della scuola come quegli idioti di Gaspare e Orazio! Santi numi!”.
Mulan alza gli occhi al cielo e “hai finito? Ti ho già detto che non succederà niente perché
nessuno ne saprà niente. Ti chiedo solo di mettere quella registrazione sulla chiavetta USB e questa storia sarà chiusa per sempre”.
“E va bene. Solo perché ci conosciamo da quando avevo una cotta per Genoveffa. Ma non mi farò coinvolgere mai più nei…”.
La filippica di Mushu prosegue per tutto il tempo necessario a trasferire la prova incriminante sulla chiavetta USB. Mulan percorre la stanza avanti e indietro, più e più volte, prima di fermarsi quando il lavoro è terminato. “Mushu, amico mio, non ti ringrazierò mai abbastanza. Adesso però scappo perché ho una missione da compiere!”.
Arrivata all’armadietto del capitano Shang, le tremano le mani quando infila tra le fessure la busta che contiene la chiavetta e una lettera di spiegazioni e, dopo essersi guardata attorno, si allontana a grandi passi dal corridoio, le dita incrociate ad augurarsi buona fortuna.



Il sabato mattina è il momento preferito di Mulan. I suoi genitori sono al mercato e in casa c’è solo sua nonna, quindi nessuno la sveglierà a orari improbabili come le otto del mattino per dirle che deve studiare. Di Nonna Fa si può dire di tutto, ma non che non rispetti le abitudini di sua nipote.
Per questo motivo, quando sente qualcuno bussare alla porta della sua camera, la ragazza è colta di sorpresa per un attimo prima di decidere che, chiunque sia là fuori ad aspettarla, si merita qualche lamentoso verso animalesco per averla svegliata a quell’ora folle (le dieci e trentasette del mattino).
La testa canuta della nonna fa capolino nella stanza disordinata della nipote. “Fa Mulan, lo sai che non ti disturberei il tuo sonno nemmeno se gli dei scendessero in terra, ma stavolta c’è un evento ancora più raro, per cui vale la pena sistemarti un po’ quei capelli e scendere in salotto”.
“Nonna, che diavolo stai blaterando?” biascica Mulan con un occhio chiuso e l’altro chiuso per evitare che la terribile luce del giorno la accechi totalmente.
“C’è un bel giovane che ti aspetta in salotto. Sbrigati, non farlo aspettare!” la esorta prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Ho sempre detto che avremmo dovuto iscriverla all’università della terza età pensa la ragazza mentre pettina i capelli alla bell’e’meglio. E’ fuori come un balcone.
Scende le scale che la separano dal
bel giovane con un passo così pesante che farebbe impallidire un marinaio e già si dà della stupida perché sarà di certo uno scherzo di sua nonna e al piano di sotto non la aspetta altro che Mushu.
Ma quando davanti a lei trova davvero un bel giovane, si pente un po’ di non essersi messa in tiro. Li Shang la osserva scendere dalle scale come se fosse una piccola meraviglia e non una piccola peste. Per una volta nel suo sguardo non c’è ombra di rimprovero, durezza o severità, ma solo una sincera ammirazione.
“Buongiorno” la saluta con un sorriso gentile appena accennato sul viso. “Vedo che hai dormito bene”.
Mulan è come sempre senza parole davanti a lui e prima di avvicinarsi ulteriormente controlla che la saliva non si sia seccata attorno alle labbra durante la notte. “Benissimo, non posso dire lo stesso di te, però” commenta lei osservando un esteso livido sullo zigomo del ragazzo. “Cosa è successo alla tua faccia?”.
“I rischi del mestiere. Ieri, alla partita…”.
“Ah, com’è andata l’amichevole con gli Unni?”.
“Bene, ma Shan Yu non l’ha presa altrettanto bene. E’ lui che mi ha fatto questo” dice accennando al livido.
Segue un momento di silenzio imbarazzato tra i due, che nessuno sa come riempire. Mulan è ancora intontita dal risveglio improvviso e Shang non sembra a suo agio come sul campo da lacrosse.
“Mulan, sono qui perché… perché ho letto ciò che mi hai scritto e ho sentito la registrazione e ti ringrazio per quello che hai fattoo. Quello che adesso vorrei dirti è che… che mi dispiace per averti cacciato dalla squadra. Certo, infortunare uno dei miei giocatori più forti non avrebbe agevolato la squadra, ma d’altra parte avere un elemento così scorretto non giovava nessuno. Quindi anche se per i motivi sbagliati, allontanare Gaston era la scelta giusta. Per questo, da ieri non è più un giocatore di lacrosse della nostra scuola”.
Anche se il tono di Shang sfiora quello serio da confessione, Mulan non può fare a meno di sorridere e “ma davvero?” pigolare. “Finalmente, accidenti. Quel gallo sgonfierà finalmente quel petto ripieno di ego e-“.
Shang la interrompe con una risata fragorosa e “non ho finito, Mulan” dice tornando serio, ma sempre con una vago sorriso sulle labbra. “Volevo dirti anche che, se davvero ti interessa giocare a lacrosse, con un paio di allenamenti in più potresti tornare nella squadra”.
Mulan sgrana gli occhi e quasi si strozza con la saliva per non ridere. “E’ uno scherzo? Pensavo di essere la peggior schiappa di sempre! Dov’è finito il discorso sul rendere onore alla squadra e tutto il resto?”.
“Ehm” borbotta Shang chiaramente preso alla sprovvista. “Con te potrei averla messa giù un po’ dura. Ma non intendevo essere così severo: come giocatore hai delle potenzialità non indifferenti”.
“Lo vorrei ben dire, rispetto a quegli scimmioni senza cervello…” mormora la ragazza scrollando le spalle. “L’invito è ben accetto, capitano Shang, ma esigo delle protezioni della mia misura: quelle che mi hai dato tempo fa sono enormi!”.
“Provvederò”.
“E del balsamo negli spogliatoi”.
“Provvederò anche a quello”.
“E una stecca delle dimensioni giuste, è già tanto che non mi sia messa k.o. da sola con quella sottospecie di lancia!”.
“Va bene, va bene. Nuovo materiale, ho afferrato” ridacchia Shang posandole una mano sulla spalla. “Non hai nulla di cui preoccuparti, Mulan. Farò di te un giocatore di lacrosse”.

 

 


 

 

F_'s corner.
Ho poco tempo e tanti concetti che vorrei esprimere in questo spazio.
1. La storia partecipa al contest "Zitto e nuota. [Disney contest]" di Una direzione: fanfiction;
2. Non postavo da così tanto che quasi avevo dimenticato come si facesse;
3 Grazie a te che sei rimasto con Mulan fino alla fine (semi cit.);
4. Mi sono davvero divertita a scriverla;
5. Mich scusa per il ritardo ^^''.

Ciao belli!
  

  
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