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Autore: Life In Fangirling Motion    16/08/2015    6 recensioni
Dal testo: "Con un'alzata di spalle infilò nuovamente le pagine nella sua copertina e, come se niente fosse successo, lo rimise a posto insieme agli altri.
-Questo non lo diciamo alla mamma, ok?- si rivolse al nipotino con un'occhiata complice, portandosi l'indice davanti alle labbra in segno di silenzio.
Il bimbo ridacchiò, imitando il suo gesto: avevano un accordo.
"Il est un enfant terrible. Paloma avrà una bella gatta da pelare"."
Genere: Commedia, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aloah.
Bonjour.
Bienvenidos.
Guten tag.
E, insomma, salve!
So che non credete ai vostri occhi, ma è tutto vero: è la seconda cosa che pubblico quest'estate. Stregoneria.

Vi dico già da subito che, teoricamente, questa fanfiction scritta un paio di millenni fa, era destinata ad essere uno dei capitoli della mia ormai-ferma-da-troppo-tempo raccolta di OS.
Ma lo “spettacolare evento” di ieri notte mi ha spinta a pubblicarla oggi, prima che facesse la muffa tra gli altri documenti di Word.
Se non avete intuito di quale spettacolare evento io stia parlando.. beh, andate avanti e scopritelo.

WARNING: Nomi inventati because of reasons.

 

 

 

 

Kids

 

 

5 Maggio 2019

 

The kids are playing in the sun,

They think their life is just begun.

For them is just another day,

Playing games only kids would play.

 

 

 

Sebbene mancasse ancora un mese all'inizio dell'estate, il caldo fuori stagione aveva colpito, per la gioia dei suoi abitanti, anche il bel quartiere di Richmond, a sud-ovest di Londra. Il sole aveva rimpiazzato la leggera pioggerellina primaverile e le nuvole grigie si erano diradate lasciando spazio ad un cielo azzurro e limpido. Anche nel giardino di una graziosa casetta coloniale recintata da una staccionata bianca, dipinta di fresco, l'ultimo bocciolo si era liberato della sua gabbia di foglie e spine, sfoggiando petali multicolore.
Nonostante i nuovi inquilini -due giovani coniugi e un bambino piccolo- vivessero lì solo da pochi mesi, ormai l'intero distretto l'aveva capito: i Penniman erano dannatamente chiassosi.
Forse per via delle origini libanesi, forse per indole personale, sembrava che tutta la discendenza fosse afflitta dall'incapacità di parlare con un tono di voce inferiore ai 120 decibel.
Tre o quattro volte all'anno -per le grandi occasioni- la famiglia al completo si radunava a casa dei genitori e si stipava a fatica nella piccola automobile d'epoca del figlio maggiore. E, a giudicare dall'espressione del capofamiglia, quella dei propri figli che uno dopo l'altro si stringevano impacciatamente nel sedile posteriore, era una scena davvero comica. Ma tra litigi, sghignazzi e risate degni di una ciurmaglia di bambini, Joanie e Michael riuscivano sempre a portare la progenie dall'ormai non più neo-mamma Paloma, nella sua casetta di periferia. E al solo sentire avvicinarsi il rombo scoppiettante del vecchio e malandato motore della decappottabile rossa, l'intero quartiere poteva affermare con certezza: i Penniman stanno arrivando.

<< Fort, togli quella gamba. >>
<< Ahi! Chi mi ha pestato il piede? >>
<< Ops, scusa. >>
<< Zul i tuoi capelli mi fanno il solletico. >>
<< Mi si è addormentato il braccio. >>
<< Manca ancora molto? Devo andare in bagno. >>
<< La mamma ti aveva detto di andare prima di uscire. >>
<< Beh, ma prima non dovevo andarci.. >>
<< Finitela lì dietro! >> tonò Joanie dal sedile dell'autista, lanciando un'occhiataccia ai figli dallo specchietto retrovisore. << Sembrate dei bambini; fate i seri per una volta. Mike, diglielo anche tu. >>
<< Mmh.. sì, fate come dice la mamma >> disse poco convinto l'uomo, liquidando distrattamente la questione con un gesto della mano e tornando a concentrarsi sul GPS con cui stava armeggiando da ben 10 minuti. << Dannato aggeggio.. >> bofonchiò a denti stretti, dopo aver premuto l'ennesimo tasto sbagliato. Lo poggiò sul cruscotto con un gesto brusco, borbottando un “Io l'avevo detto prendere la cartina.”
Solo dopo un'altra mezz'ora di viaggio, durante la quale il motore si spense più volte e Joanie sbagliò strada altrettanto spesso, finalmente i passeggeri arrivarono a destinazione, con più lividi e graffi di quando erano partiti.

Parcheggiata nel vialetto della modesta abitazione, subito dietro la Chevrolet nera del padrone di casa, una Sprite '66 rossa, che sembrava aver visto tempi migliori, preannunciava al vicinato un pomeriggio più caotico del solito.

 

 

<< Chi vuole un'altra fetta di torta? >> la voce di Paloma sovrastò il brusio generale per un secondo, prima di essere nuovamente inghiottita da un coro di "Basta, non ce la faccio più", "Ora scoppio", "Mi metto a dieta fino a Capodanno" e, contrariamente a tutto il resto, una voce: << Io, grazie. >>
L'ormai non più tanto 'piccolo' Fortuné si alzò dalla poltrona sulla quale si era leggiadramente stravaccato e, dall'alto dei suoi quasi 2 metri, annuì con un sorriso all'espressione perplessa e sbigottita della sorella maggiore e del resto della famiglia.
<< Un giorno di questi mi spiegherai come fai ad ingozzarti così e rimanere magro come uno stecco >> bofonchiò Zuleika, con una nota d'invidia molto poco velata, osservando il fratello prendere un morso del dolce.
<< Segreti del mestiere >> riuscì a replicare il più piccolo, la bocca piena di torta al cioccolato e le guance sporche di briciole.
<< Non parlare con la bocca piena! >> lo rimproverò Joanie, agitando l'indice nella sua direzione.
Anche se non più giovane come un tempo, il temutissimo udito-radar, che più di una volta aveva messo nei guai tutti e 5 i suoi figli, non l'aveva abbandonata.
<< Paloma tesoro, se dopo hai bisogno di una mano a pulire, diccelo pure. Ti aiutiamo volentieri. >> riprese la donna in tono dolce, guadagnandosi un coro di bisbigli contrariati da parte dei figli, che mise a tacere con un'occhiata torva.

Era una festicciola in famiglia, ma l'intera casa era tappezzata di ghirlande e palloncini, sommersa di carta da pacco e regali di ogni genere, e uno striscione colorato che recitava "Buon compleanno" torreggiava sulle teste dei pochi invitati. Su una torta al cioccolato, ormai ridotta a poche fette allineate su un vassoio di ceramica, cinque candeline colorate emettevano ancora un sottile filo di fumo.
<< Come al solito si parla di pulire e Mika che fa? Sparisce. >> fece notare Zuleika, roteando gli occhi e sbuffando.
<< Che strano.. >> commentò sarcastico il più piccolo, scuotendo la testa con una smorfia di ironia.
<< Hai ragione, che fine ha fatto quello scansafatiche? >> chiese Yasmine, guardandosi intorno alla ricerca del fratello.
Un tonfo proveniente dal piano di sopra, seguito da uno scroscio di risate, rispose alla sua domanda.


 


<< Ancora! Ancora! >> la vocina di Conner esplose entusiasta quando Mika s'inchinò a raccogliere la pila di libri che aveva distrattamente fatto cadere da uno scaffale.
La copertina rosso vermiglio di un tomo polveroso che aveva l'aria di essere piuttosto vecchio, si staccò del tutto dal resto del libro dopo la rovinosa caduta dalla mensola. Mika la raccolse con sguardo corrucciato, prendendola delicatamente tra il pollice e l'indice, quasi avesse paura si potesse sgretolare al suo tocco, rovinandosi più di quanto già non fosse. Con un'alzata di spalle infilò nuovamente le pagine nella sua copertina e, come se niente fosse successo, lo rimise a posto insieme agli altri.
<< Questo non lo diciamo alla mamma, ok? >> si rivolse al nipotino con un'occhiata complice, portandosi l'indice davanti alle labbra in segno di silenzio.
Il bimbo ridacchiò, imitando il suo gesto: avevano un accordo.
Il est un enfant terrible. Paloma avrà una bella gatta da pelare.
<< ..ora che facciamo? >> domandò di botto il bambino, quasi come se quell'attimo di silenzio l'avesse improvvisamente annoiato.
<< Uhm.. fammi pensare >> rimuginò l'uomo, vagliando con lo sguardo la camera del bambino alla ricerca di un nuovo passatempo.
Pareti azzurro cielo, mobili gialli e lucidi, letto verde, tappeto rosso e viola, scrivania di legno scuro: quella stanza era l'esatto contrario di quella che , ai suoi tempi, era stata la cameretta di Mika. I colori esplodevano in un insieme all'apparenza stonato che, inverosimilmente, riusciva ad essere molto armonioso.
L'uomo si rese conto che se non fosse stato per lui quella stanza sarebbe stata ancora in ordine; subito dopo il suo arrivo le grandi finestre erano state spalancate e ora la luce illuminava perfettamente il disordine che si era creato.
<< Che ne dici di questo? >> con due lunghe falcate il 35enne raggiunse l'altro capo della camera, aprendo l'armadio a muro ed infilandosi dentro con un gesto teatrale. Ne uscì qualche secondo dopo, avvolto da un vecchio cappotto beige appartenuto un tempo a suo padre e che, in qualche modo, era finito in fondo al guardaroba di Conner. Il cappuccio bordato di pelliccia gli incorniciava il volto proprio come una criniera e le mani, tenute vicino al volto con le dita arcuate, sembravano pronte ad artigliare una preda. Niente da obiettare: Mika era sempre stato un mago dei travestimenti e della teatralità.
Il bambino sgranò gli occhi, sbalordito da quel cambiamento così repentino. Battendo le mani divertito, iniziò a ridacchiare, arricciando il naso.
Sebbene avesse preso i capelli biondi e alcuni tratti del carattere dal padre, guardando Conner era facile intuire che i geni Penniman fossero predominanti. Grandi occhi nocciola, nasino alla francese, dita affusolate e gambe lunghe, sottili come giunchi. Nonché forse due delle più caratteristiche qualità riscontrate in ogni membro della famiglia: l'innata curiosità verso l'Universo e la ben nota testardaggine. Le due unite insieme, davano vita alla "gioiosa anarchia" nella quale i Penniman si riuscivano ad identificare perfettamente.

Mika si mise carponi e, alzando la testa verso il soffitto, emise un ruggito che fece tremare i vetri delle finestre. Con un sorriso compiaciuto si rivolse al nipotino: << Prova tu. >>
Conner cadde in ginocchio, uno lampo furbetto gli illuminò lo sguardo. Sfida accettata.
Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e ruggì.
<< Wow, ottimo lavoro campione! >> esclamò l'uomo, scompigliando i capelli al bimbo.
Ripresero a ringhiare, ruggire e ridacchiare, avventandosi l'uno sull'altro per farsi solletico a vicenda. Con un vero balzo felino Conner si lanciò sullo zio, facendogli il solletico un po' ovunque e liberando la risata limpida e cristallina del più grande.
<< Mick, sei più bambino tu di lui >> commentò Paloma divertita, la spalla poggiata allo stipite della porta.

Aveva assistito a quella scena in silenzio, ricordando quando da piccoli, anche lei e i fratelli si divertivano così. Non l'avrebbe mai ammesso, ma un po' invidiava quel lato bambinesco che il riccio aveva tenuto intatto nonostante il passare degli anni.

<< Zio Mika, mi canti di nuovo quella canzone? >>
Conner balzò in piedi come una molla e senza neanche lasciargli il tempo di riprendere fiato dopo tutte quelle risate, costrinse l'uomo ad alzarsi dal pavimento.
<< Solo se tu fai la parte che ti ho insegnato! >> contrattò Mika in tono entusiasta.
Affare fatto.

I due si sedettero uno vicino all'altro di fronte alla piccola tastiera giocattolo, di sole 3 ottave, posta di fianco alla scrivania. Era stato il suo regalo per il precedente compleanno del nipote e, con grande soddisfazione e un pizzico d'orgoglio, da quel momento raramente passava giorno senza che il bambino si “esercitasse” sulle melodie che lui gli aveva insegnato.
Le mani del cantante scivolarono esperte sui tasti, sprigionando una melodia incalzante ed allegra che fece sorridere Paloma. Conosceva bene quella canzone, la loro madre gliel'aveva cantata migliaia di volte.
<< Mamma's little baby loves shortnin', shortnin'.
Mamma's little baby loves shortnin' bread. >>

Fratello e sorella si misero a cantare nello stesso istante, scambiandosi un sorriso. Riuscirono quasi a percepire il calore del fuoco, il profumo dei Maamoul ai datteri appena sfornati e la voce dolce ed amorevole di Joannie che riempiva la stanza.
<< Three little children layin' in the bed
Two were sick and the other 'most dead
Sent for the doctor, the doctor said
"Feed those children on shortnin' bread. >>

Anche le manine di Conner si protesero a suonare qualche nota di quando in quando, partecipando all'esibizione estemporanea.
<< Wooho, batti cinque campione! >> esclamò Mika una volta finita la canzone, allungando la mano verso il nipotino che, ridacchiando contento, schiacciò il palmo contro quello dello zio.
<< Attento fratellino, quest'ometto ti ruberà la scena un giorno >> predisse con sguardo orgoglioso la donna.


<< Mika, c'è Andy al telefono. >> Yasmine sbucò dalla porta tenendo in mano la cornetta di un vecchio apparecchio con la rotella; un pezzo d'antiquariato che Paloma aveva trovato in un negozietto pagandolo pochi spiccioli.
Secondo suo marito, si trattava solo di anticaglia polverosa.

<< Dice, e cito testualmente, “Dopo un anno e mezzo di interminabili scartoffie quell'idiota di tuo fratello vuole fare tardi proprio alla firma degli ultimi documenti? Digli di muoversi, ha lui la macchina.” >> riprese la giovane, imitando la voce profonda del cognato, alterata dall'agitazione e facendo sorridere Paloma sotto i baffi.
<< Farai meglio a sbrigarti Mika, o il tuo maritino te la farà pagare >>. Yasmine non riuscì a trattenersi dal commentare, beccandosi un'occhiataccia da parte del fratello più giovane.

Fece per alzarsi sbuffando, ma Conner lo trattenne, tirandolo per la manica.
<< No zio Mika resta con me! >> lo implorò con sguardo abbattuto << Io mi annoio qui da solo; non ci sono bambini con cui giocare nemmeno il giorno del mio compleanno.. >> farfugliò, rattristendosi di colpo.
Paloma osservò il figlio, con sguardo compassionevole. Le si stringeva il cuore; avevano traslocato da poco e Conner non aveva ancora conosciuto degli amichetti con cui giocare, quindi passava le giornate da solo ad annoiarsi nella sua stanza.
Se non fosse stato per suo fratello, che aveva messo a disposizione la macchina per portare lì tutta la famiglia, Conner avrebbe passato il suo compleanno in compagnia dei soli genitori.
<< Hey campione, ti rivelo un segreto >> disse piano Mika con tono complice, piegandosi sulle ginocchia per poter stare faccia a faccia con il nipote. << Dammi due settimane di tempo e ti trovo una bimba della tua età con cui giocare. >>
Gli occhi di Conner si illuminarono di colpo a quelle parole, e un sorriso a trentadue denti si dipinse sul suo volto. Due fossette gli spuntarono sulle guance rosse.
<< Davvero avrò una bambina con cui giocare? >> chiese incredulo, la voce che tradiva un entusiasmo crescente.
<< Si chiama Cécile, io e lo zio Andy stiamo andando a prenderla. >>




 


 

Eccoci qui!
Sì, avete tutto il diritto di chiedervi “Che razza di nome è Conner?”.
Non lo so, ho scritto questa cosa dopo aver finito i libri di The Land Of Stories, di quel cutie pie di Chris Colfer (saga che vi consiglio caldamente se avete voglia di farvi due risate e tuffarvi nel mondo delle fiabe), e mi è uscito questo nome. Prendetelo come un omaggio a Colfer, o se volete, date la colpa a Mika che ci costringe a chiamare quel bambino “il Nipotino” da un anno e mezzo. E vabbè.
Immagino abbiate capito che l'evento spettacolare non è altro che la nuovissima foto di quel piccolo gigante che cresce a vista d'occhio. Se non l'avete vista, correte sull'account instagram di Mika e scioglietevi un po' davanti a quel Piccolo Lord con lo sguardo da furbacchione. Vi ricorda qualcuno? Uwu

Per quanto riguarda la storia.. beh, non c'è molto da dire.
Credo sia piuttosto ovvio che i “Kids” a cui mi riferisco nel titolo e nella strofa della canzone non hanno necessariamente 4 anni.
Che vi devo dire, mi diverto a prendere un po' in giro quella famiglia di pazzi.

Anyway.. avete anche tutto il diritto di prendermi a parolacce per il finale con cui vi ho lasciati. Sbizzarritevi nelle recensioni ;)
Bye xX

  
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