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Autore: Soqquadro04    17/08/2015    1 recensioni
[Angst] [DeanCentred] [1743 parole] [possibile OOC]
(Il suo nome è Dean Winchester.
Ha ventotto anni.
È un cacciatore.
E ha un fratello.
Sam.
È all'Inferno per Sam – l'ha fatto per salvargli la vita.)
Lo ripete come una litania rassicurante, senza fermarsi, un talismano contro i sussurri e la sofferenza e la colpa e la pazzia – è tutto quello che sa ed è tutto quello a cui può aggrapparsi per salvare quel poco che resta di lui, anche se non è sicuro che possa essere salvato.
A un certo punto, prevedibilmente, non è più abbastanza – a un certo punto le voci si fanno assordanti, sempre più forti, sempre di più, come vermi nella sua mente esausta, e allora può vedere i volti (volti di mostri, molto peggiori di qualsiasi cosa abbia mai affrontato – mostri con il viso di persone che non ricorda più e bocche spalancate per inghiottirlo e lezzo di decomposizione e sangue e dolore e occhi neri come l'eternità) e non serve a niente chiudere gli occhi e, a un certo punto, inizia a dimenticare.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Autore: Soqquadro04
Disclaimer: niente di tutto ciò mi appartiene e non guadagno niente a scrivere di tutta questa sofferenza se non un cuore spezzato çç
Generi: Angst, Introspettivo
Avvertimenti: possibile OOC, What if
Rating: Giallo
N/A - Note dell'Autrice:
Buonsalve, lettrici.
Per prima cosa, tutto quello che c'è scritto qua sotto è pura ipotesi, perché sono paralizzata dalla paura al pensiero di scoprire quello che è successo veramente e di conseguenza sono bloccata alla 4x07 senza avere il coraggio di andare avanti, soprattutto perché mi sento nelle ossa che entro due puntate lo mostreranno e non sono minimamente pronta.
Questo sfogo - perché è uno sfogo - è completamente masochistico e l'unica vera motivazione per cui ho deciso di affrontare il periodo è perché mi ero stufata di fare incubi terribili a riguardo, e di solito scrivere mi aiuta a passare oltre certe cose, ma sono abbastanza sicura che questa volta non sia servito.
Cooomunque forse sopravviverò alla verità o forse no, in ogni caso spero che tutto ciò non sia troppo un disastro, lo considero più un esercizio di stile (e un anti-stress) che altro, ecco.

A presto (spero),
la vostra Soqquadro

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Each lost soul

(will go to Hell)

 

Ho un angelo che mi guarda dietro la spalla stanca, un angelo senza bilancia non pesa la mia giornata. Un angelo che non mi condanna quando la rosa ferisco, quando fuggo la speranza, quando batto la fronte sulla pietra del disinganno, quando inganno la morte con rondini di carta. Ho un angelo che mi salva dietro la spalla stanca.
Raffaele Carrieri


 

L'Inferno è esattamente come si dice che sia – l'Inferno non ha pareti e non ha fine e non esistono parole per descriverlo, non ce n'è mai stato bisogno (nessuno torna indietro, dopotutto).

Ogni parte di quel che ancora ti rende umano viene soggiogata e annichilita e distrutta e rotta fino a che non è riconoscibile e non ne resta più niente, niente, e allora l'unica cosa che rimane è un'estenuante, continua, infinita lotta per rimanere legati alla vita, soltanto un attimo in più, secondi lunghi come decenni e secoli e millenni interi – la vita di sopra e ogni cosa bella che ti riesce di portare con te e ciò che si prova a sentire acqua fresca sul viso e calore sulla pelle, calore buono, come di terra tiepida in estate, perché laggiù non esiste niente di diverso dal fuoco, l'odore persistente di zolfo e carni ustionate e il terrore cieco di anime annientate che non ricordano più, non ricordano nulla, il loro passato svanito troppo tempo prima, sepolto e frantumato e abbandonato fra tormenti e atrocità e il vuoto assoluto che li circonda.

 

(La prima cosa che impara è che è impossibile non impazzire.
E la prima cosa che dimentica è la luce del sole.)


 

pezzi di ricordi voci frammenti
e
disperazione

(disperazione non è abbastanza
niente lo è
niente)
e
oscurità densa come olio

(la vera oscurità
la prima oscurità
madre venefica di abomini e mostri e disgrazie)
e
fiamme rosse di sangue che
bruciano

(la carne)

distruggono

(i volti)

illuminano
labirinti di corde incandescenti corpi straziati bagliori bianchi di ossa esposte

(e allora il buio è gradito)

e
le urla

(le urla)

le urla non finiscono mai
mai

non finiscono mai.


 

Non è solo con il dolore, che lo fanno (che cercano di estirpare memoria e umanità e pensieri e tutto quello che è stato) – non è solo quell'agonia perenne che morde feroce come un lupo e divora tutto, tutto quanto, fino alla punta delle dita, formicola sotto la pelle fino a fargli credere che in ogni capillare scorra acido e che il cranio stia per esplodere sotto la pressione di mani invisibili e pelle lacerata e forse a volte tutto questo succede e non importa, ricomincia ancora e ancora e ancora e ancora perché non può certo morire, è già morto, e la sofferenza è reale ma la carne è solo un'illusione e ogni singolo crudele minuscolo colpo è inferto sulla sua stessa anima e non guarirà mai.
Eppure, nonostante questo, non è solo il dolore.

È il rumore.

Se fossero soltanto grida – frementi e insopprimibili e comprensibili, nomi nel buio e suppliche e singhiozzi – sarebbe quasi tollerabile – ma non sono soltanto grida e non sono soltanto fuori, fuori dalla sua testa, e se solo ancora ci fosse un qualche posto nascosto dentro di lui in cui rifugiarsi.
Ma quel luogo non c'è più, non c'è più da tanto tempo, se ancora sa cos'è il tempo – lo scorrere dei giorni non si conta e gli anni passano lenti come rintocchi di campane a morto e ogni frazione di ogni secondo è un'agonia insopportabile e indefinita, ogni istante non sembra poter essere peggiore del precedente e invece lo è e non esiste riposo.

E sopra le urla e il ruggire del fuoco e le preghiere ci sono altre voci, roche e viscide e maligne, voci che gli mormorano piano nelle orecchie (parlano e parlano e parlano) di ogni vita che non ha salvato e di ogni incubo che ha tormentato le sue notti e di quello che si è lasciato dietro, distruzione e lutto e solitudine e non smettono mai, mai.

E non c'è modo di ignorarle, non c'è e basta e allora si cerca di fermarle e di gridare abbastanza da zittirle e si finisce col perdere se stessi.

 

(ti meriti ogni attimo di tutto questo a causa tua è morta tanta di quella gente vero non è forse così li hai sgozzati bruciati pugnalati e avresti potuto salvarli avresti potuto e avresti dovuto salvarli ma non l'hai fatto non l'hai fatto e ora sei qui a implorare pietà tu essere miserabile tu feccia del mondo e hai lasciato solo tuo fratello l'hai lasciato solo a diventare ciò che era destinato a essere e lui è così disperato potrebbe fare qualche sciocchezza forse ti ha già raggiunto basta poco un istante una distrazione un vampiro affamato un fantasma più furioso del solito una strega potente e lui sarà qui magari proprio accanto a te perché non c'è più nessuno che possa salvarlo e tu sei inutile ormai se non puoi salvare Sammy cosa resta di te solo un guscio vuoto di paura e dolore e crudeltà non sei mai stato altro e non lo sarai più)

 

non riesci a pensare non riesci a
ricordare
cosa devi ricordare c'è qualcosa

qualcuno

qualcuno
qualcuno che sogna e ricorda e piange
nella tua testa
puoi sentirlo

piangere

ma non sei certo che sia per
te

non lo meriti
non sai più chi sei

(e hai paura).


(Sammy? Sam? Dove sei, Sam?)


 

(Il suo nome è Dean Winchester.
Ha ventotto anni.
È un cacciatore.
E ha un fratello.
Sam.
È all'Inferno per Sam – l'ha fatto per salvargli la vita.)


 

Lo ripete come una litania rassicurante, senza fermarsi, un talismano contro i sussurri e la sofferenza e la colpa e la pazzia – è tutto quello che sa ed è tutto quello a cui può aggrapparsi per salvare quel poco che resta di lui, anche se non è sicuro che possa essere salvato.
A un certo punto, prevedibilmente, non è più abbastanza – a un certo punto le voci si fanno assordanti, sempre più forti, sempre di più, strisciano come vermi nella sua mente esausta, e allora può vedere i volti (volti di mostri, molto peggiori di qualsiasi cosa abbia mai affrontato – mostri con il viso di persone che non ricorda più e bocche spalancate per inghiottirlo e lezzo di decomposizione e sangue e dolore e occhi neri come l'eternità) e non serve a niente chiudere gli occhi e, a un certo punto, inizia a dimenticare.

Non può fare nulla per impedirlo, e le parole gli scivolano dalle labbra in gemiti spezzati e non hanno più senso, non sono più nulla, non ricorda più – non hanno significato e presto perde il suo stesso nome e tutto quello che l'ha definito per una vita intera, ed è a tanto così dal lasciarsi sopraffare, una volta per tutte, piegato e sconfitto e così stanco, lasciare solo che vincano, se è quello che vogliono.

Lo farebbe, lo farebbe davvero, se non fosse per Sam.

Sam è l'unica cosa che rimane dell'uomo che è stato prima di trasformarsi in questo – l'uomo che è stato un fratello e un amico e un soldato e che l'ha protetto e che rifarebbe ogni scelta per salvarlo (lo rifarebbe ancora anche se sapesse cosa lo aspetta laggiù – anche se sapesse di follia e disperazione e sofferenze indicibili e lacrime e incubi che diventano reali) ed è quanto di più lontano al mondo da ciò che è diventato.

Gli hanno tolto tutto – tutto –, ma ha ancora abbastanza forza – ancora per poco, deve resistere solo un altro po', un passo e poi un altro e poi un altro e poi un altro, e forse riuscirà a non impazzire del tutto, forse forse forse – da non lasciarsi portare via Sam.


 

sam

(è tuo fratello tuo
fratello)

sam

(pianti occhi grigi malinconie di bambini
e

notti fredde termosifoni rotti stanze anonime)

sam

(litigi rabbia accuse pensieri spezzati
e

ritorni silenzi segreti persone che nessuno nomina più)

sam

(domande giornali ricerche bugie
e ancora

lunghi viaggi vuoti confessioni a mezza voce)

sam
sam

sam

 

L'Inferno è esattamente come si dice che sia.
E all'Inferno non si è mai vista una luce come quella.

All'inizio è solo un chiarore dietro le palpebre serrate e un agitarsi impercettibile delle corde e dei ganci e una folata che abbassa le fiamme, ma è così lontano e così assurdo e così irrilevante rispetto a tutto il resto (le voci continuano e continuano e continuano e i volti sono sempre lì, impressi nelle retine) che nemmeno se ne accorge, non ci dà importanza, niente ha più molta importanza, ormai.

Ma poi sente le grida.
Sono diverse da quelle delle anime torturate – sono grida stridule di demoni uccisi e il sibilo di fuoco domato che torna a ruggire e rumore di troppe battaglie insieme e allora apre gli occhi – è da tanto e tanto e tanto tempo che non lo fa più, che rifiuta di osservare il nero sopra la sua testa, pronto a inghiottirlo inglobarlo annullarlo – e vede la luce.

E se ancora ricordasse cos'è il sole – ma ovviamente non può, non può, è la prima cosa che ha lasciato svanire, adesso c'è solo Sam a cui tenersi stretto – forse potrebbe paragonarla a quello, ma è mille e mille volte più bianca e più forte e sarebbe persino spaventosa, sarebbe qualcosa da temere, capace di accecare e ferire e bruciare, se non avesse visto le cose che ha visto e sentito le cose che ha sentito e sopportato le cose che ha sopportato.

Ma ha visto sentito sopportato e allora non gli fa paura – non gli fa paura, ma gli dà la speranza (speranza, anche se speranza è una parola che non ha più nessun senso) che si tratti dell'ultima prova da affrontare, qualcosa capace di distruggere definitivamente anche quel che resta della sua anima e dargli finalmente (finalmente) il vuoto.
Il vuoto.

Non distoglie lo sguardo nemmeno quando inizia a fare veramente male – nulla, nulla in confronto a quello a cui ha resistito – e all'improvviso le voci non ci sono più – non ci sono più sussurri nella sua testa e le urla sono dettagli di nessuna importanza ai margini della sua attenzione e stringe gli occhi, cercando di capire.

Gli è sembrato di vedere un volto, indefinibile e mutevole e quasi sconcertato, ma si dice che è impossibile e poi non importa più, non importa più niente, perché la luce brucia come (peggio) di ogni fiamma e calma il battito impazzito e pare risanare ogni abisso che gli è stato scavato nel cuore.
E dopo c'è solo il buio.


 

(Chi sei? Chi sei?
sogni frammentati ricordi a brandelli non riesce a parlare
non riesce
ma gli viene data comunque risposta

urgenza nella voce fruscio di ali le urla che si fanno di nuovo
di nuovo
più forti dei pensieri)

Mi chiamo Castiel. Ora riposa.

   
 
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