Travolti da un insolito destino a causa di un settimino!
Perché quando i gatti non ci sono i topi ballano… !?
Di rientro da una breve escursione esplorativa, Erwin e
i ragazzi, una volta arrivati al quartier generale, cominciarono a cercare
Hanji e Levi. Quel giorno, non si sa bene
perché, erano rimasti lì, invece di andare con tutti loro.
Notarono
subito che nel refettorio regnava uno strano silenzio, e anche il resto
dell’edificio sembrava tutto deserto, ma poi cominciarono a sentire degli
strani rumori che provenivano dal piano di superiore.
«Ma insomma! Dove si sono cacciati quei due? Qui abbiamo nuove importanti
scoperte da condividere e questi sembravo spariti nel nulla» commentò serio
Erwin.
«A giudicare dal casino, signore, sembra che siano di sopra» commentò Jean alzando
la testa verso il soffitto, indicandolo con l’indice, come per rafforzare il
concetto.
Il comandante tese l’orecchio. Erano rumori cadenzati, ritmici, strani. Si
accigliò e ordinò imperioso: «Andate a vedere che cosa accade e portateli giù».
Subito i ragazzi, uno dietro l’altro, presero le scale, a parte Mikasa, che
sbuffò infastidita e si fermò sul pianerottolo.
«Dove vai Eren?» chiese bloccando il passaggio al
fratellastro.
«Di sopra mi pare ovvio!» disse quello sgusciando via e piantandola lì, prendendo i gradini a due a due di corsa.
Il blando tentativo della ragazza di rimanere sola con lui fallì miseramente, arresa,
salì le scale anche lei seguendo la scia dei compagni.
Appena li raggiunse li trovò tutti addossati, l’uno vicino all’altro, che
indecorosamente, stavano origliando alla porta da cui uscivano quegli strani
rumori.
«C’era proprio bisogno di infilarlo tutto fino in fondo?» stava chiedendo Hanji
un po’ stizzita e affannata.
«Che domanda idiota!» fu la risposta sibillina di Levi, che fece poi un verso
gutturale.
Seguì il silenzio, ma intervallato da rumori e gemiti strozzati.
«Mi stai facendo male Levi! Non spingere così, e poi mi stai schiacciando una
tetta!». Si lamentò di nuovo Hanji che sembrava avere il fiato corto.
«Zitta che mi deconcentri! Oh, ma quanto sei delicata?».
Altro gemito strozzato, quasi un grugnito di Levi, che subito dopo aggiunse: «Cazzo
quattr’occhi e collabora un po’, sennò non la finiamo più qui!».
«Presto tappate subito le orecchie ad Armin!» disse scandalizzato Connie, non
appena ebbero udito questa inequivocabile conversazione tra Levi ed Hanji. Che
sembravano molto impegnati a darci dentro di brutto.
Attualmente i due erano in camera del capitano. La porta era chiusa, ma a quel
punto, quella sorta di sbattere ritmato, lasciava ben poco all’immaginazione.
Jean aveva obbedito solerte, ma Arlert, subito, gli aveva levato stizzito le
mani liberandosi «Non ho capito, tappare le orecchie a me perché? Non sono mica
più piccolo di voi eh!» protestò veemente. Che credevano che ancora credesse
alle favole sui cavoli, le cicogne, le api e il miele?
«Non sei ancora sviluppato ti potresti traumatizzare» lo canzonò Jean.
Furono interrotti da Eren che esordì sbalordito: «Ohhh! Ma il capitano… e
il capo squadra…» aggiunse sgranando gli occhioni verdi, sbattendo le ciglia e
spalancando bocca «… stanno facendo roba?».
«Eh già, almeno QUALCUNO fa roba!»
puntualizzò sarcastica Mikasa piantandogli una gomitata nelle costole, per
vedere di svegliare il bell’addormentato
tra i giganti.
«Perché ti risulta che qualcun altro del Corpo di Ricerca dovrebbe farla?» gli
chiese attonito e molto infastidito il fratellastro, che come sempre non aveva
capito una beata mazza.
Jean si mise una mano sulla fronte e scosse la testa.
Armin allora lo guardò accigliato «Io non sarò sviluppato, ma tu sei proprio
rincoglionito!».
Eren allora agitò i pugni con fare minaccioso e con la sua espressione da apprendista
psicopatico disse: «Non ho tempo per le cazzate perché IO ammazzerò tutti i…»
«GIGANTI!» risposero gli altri in coro cantilenato.
«Lo sappiamo Eren ormai la canzone è vecchia!» aggiunsero, se non in tutti
insieme, quasi.
Ma furono di nuovo interrotti da una serie di frase smozzicate dallo sforzo,
con cui i due sembravano essere davvero notevolmente impegnati.
«Ferma, ferma ferma!» fece Levi. Seguì un attimo di silenzio e continuò «Brava…
così… ec..co» ponzò quasi.
«Sì, ma tu spingi però! Sennò non verrai mai…» lo interruppe Hanji.
«Sììì, cosìììì!» aggiunse lui quasi trionfalistico.
«Ohhh! Mi sa che ci siamo
eh!» ridacchiò impunemente Jean.
«Sentite io ho fame! Speriamo che si muovano, ‘sti due, che mi sono belle che rotta!»
intervenne Sasha scocciata.
«ALLORA? Si può sapere che state facendo?» tuonò Erwin che era appena arrivato
visto che non scendeva nessuno.
I ragazzi si girarono tutti insieme di scatto, facendo delle facce colpevoli
come se fossero stati beccati con le dita nella marmellata.
«Porca miseria, ti sei proprio incastrato! Ora non esci più, come facciamo?» si
sentì dire improvvisamente da Hanji.
«Ma che diavolo succede qui?
Ora basta!» tuonò Erwin e prima che qualcuno potesse dire, o fare qualcosa, spalancò
improvvisamente la porta.
Jean prontamente tappò gli occhi ad Armin.
Lo spettacolo che si presentò ai loro occhi increduli era il seguente.
Levi in tenuta da clean freak, con tanto di pezzolina bianca
sulla chioma corvina, era abbarbicato al suo settimino (cassettone a sette
cassetti). Con una mano incastrata dentro all’oggetto in questione. Le gambe puntellavano
contro il mobile, mentre con l’altro braccio era stretto ad Hanji che cercava
disperatamente di liberarlo, tirandolo come un elastico.
Erano sudati e stremati.
«Ma come non state facendo sesso?» commentò stranito e anche un po’ deluso Jean
Levi si girò e lo fulminò
con un’occhiataccia omicida «Se mi libero ti prendo a calci in culo da qui a
Trost!» gli sibilò contro.
Hanji lo guardò in modo forse più temibile del capitano «Vuoi per caso che ti
usi per qualche esperimento quando Eren si trasforma?» gli chiese con a aria da
psicotica.
A quel punto Jean deglutì e si nascose dietro Erwin che guardava la scenetta
divertito.
In poche parole era accaduto questo.
Levi aveva voluto
approfittare del momento di assenza generale per riordinare meticolosamente la
sua stanza. Aveva deciso di pulire a fondo e rimettere in ordine i cassetti
della biancheria, in particolare quello delle mutande.
Trecentosessantacinque paia, tutte uguali, dello stesso colore, ripiegate nello
stesso identico modo. C’era qualcosa di davvero inquietante anche nella sua
biancheria intima…
Il problema era nato durante la sanificazione accurata del cassetto, che Levi,
da bravo maniaco del pulito, aveva esteso fino alle più oscure e nascoste
intercapedini, dove, il braccio, dell’uomo più forte, nonché del più pulito
dell’universo conosciuto, s’era fatalmente incastrato.
Molto più tardi, dopo cena…
Levi ancora contrariato dall’equivoco
di cui era stato vittima camminava impettito e ancora più inasprito di sempre,
stava rientrando nei suoi alloggi.
Lo seguiva Hanji che ridacchiava impunemente.
«Cos’hai tanto da ridere quattr’occhi?» le ringhiò contro, fermandosi di botto
e girandosi per guardarla malissimo.
«No, scusa, ma non riesco ancora credere come abbiamo potuto pensare che tu…
che io…» e si sganasciò in un’altra grassa risata.
Lui la squadrò con astio «Beh? Ti farebbe così schifo?» gli chiese torvo
incrociando le braccia al petto offeso e indignato. Il suo orgoglio di maschio
stava uscendo fuori tutto insieme.
La donna sgranò gli occhi e lo fissò perplessa, arrossendo appena. «Uh?» le
uscì fuori a testimoniare il suo stupore. Che gli prendeva ora a mister antipatia gratuita? Sembrava che
quasi, quasi…
«Che ti credi sciocchina? Saprei farti miagolare come una gatta» le disse con
la sua solita aria sprezzante, quasi come se le avesse letto nel pensiero.
Seguì un silenzio grave, che fu interrotto da una nuova e fragorosa risata del
caposquadra, che non poteva credere che Levi fosse serio.
Però non fece in tempo a finire di ridere, perché fu afferrata per un braccio
trascinata letteralmente di peso, di nuovo, nella camera del capitano, che
mugugnò a denti stretti un: ora ti faccio
vedere io stupida femmina!
E fu così che Levi fece miagolare Hanji tutta la notte e questa volta i rumori che si sentirono fuori da quella porta, non furono colpa di nessun cassetto, cassettone, o mobile che dir si voglia…
…perché quando è giunta l’ora i topi si mettono a ballare e la gatta fa le fusa!
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Questa ficcia è dedicata a Marilou, che tanto mi supporta in questa mia titanica avventura!
GRAZIE di tutto :*
Special thanks alla mia amica Sara (in EFP cowgirlsara) che, chiacchierando una di queste sere, mi ha raccontato un’idea su una commedia degli equivoci, da lei pensata per una sua fic, facendo in me scattare la voglia di applicarla, ovviamente a modo mio, a questa coppia!
ADORO questa coppia, ma non riesco a concepirla in modo serio, non per il momento, quindi abbiate pietà di me e siate clementi! Dato che c’ero ho approfittato per prendere un po’ in giro anche gli altri (sennò Levi si arrabbia!) ^_^
Il titolo di questa fic è fortemente ispirato alla grande Lina Wertmüller e al
suo bellissimo film intitolato: Travolti
da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto. I cui protagonisti
nelle loro dinamiche, mi ricordano i battibecchi tra Hanji e Levi :D
Grazie a chiunque sia passato di qua e a chi vorrà lasciare un commento ♥
Disclaimer: Hanji, Levi e tutti gli altri personaggi, citati nella fic, (purtroppo) non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama.