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Autore: 1984    21/08/2015    1 recensioni
Nimue ha solo una chiave, una semplice ed innocua chiave, donatele da una strana vecchietta.
E grazie a quella chiave la sua vita cambierà per sempre.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dalek, Doctor - 10, Master - Simm, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chiariamo subito una cosa, non sono una maga.
Non più di quanto sia una lady.
E' facile ingannare le persone ed è una cosa che ho imparato non grazie ai miei poveri genitori, ma a coloro che mi crebbero dopo la scomparsa del mio villaggio, una coppia di anziani girovaghi dalla pelle color oliva e dalle orecchie piene di cerchi.
Non li ho mai considerati come dei genitori sostitutivi, avevo solo quella maledetta chiave a ricordarmi chi ero davvero e cosa mi era accaduto. La morte della mia gente da un giorno all'altro non venne nemmeno presa in considerazione... credo siano stati quegli esseri, i Dalek, come li ha chiamati il Dottore, ad aver influenzato le menti di chi non c'era ad assistere alla distruzione. 
Ma ovviamente hanno dimenticato qualcuno, sennò io sarei cresciuta come una normale ballerina o acrobate da circo. Ma madame e mister Zazzy (così si erano sempre fatti chiamare da me e scrivevano nei cartelli che poi dovevo appendere alla loro carrozza), non mi avevano destinato a giochi acrobatici, bensì trucchetti mentali, a leggere le carte a ingannare i miei poveri clienti. Avevo solo tredici anni quando mi costrinsero ad andare in giro come una piccola madame Zazzy, mi fecero sei buchi per orecchio e insegnarono a truccarmi pesantemente.
Dovevo apparire ai loro occhi come una miniera d'oro, giovane e pronta da sfruttare. E io eseguivo i loro ordini alla perfezione, cercando di imparare il più in fretta possibile. Da piccola avevo provato a scappare, col tempo mi ero rassegnata assecondandoli in tutto e per tutto, sperando che mi avrebbero lasciata andare quando avrei dimostrato loro di aver imparato tutto ciò che avrebbero voluto insegnarmi. Ma le cose non cambiarono per una decina d'anni, io li seguivo dappertutto come un bravo cane ammaestrato: ingannavo le persone, soprattutto giovani donne innamorate o che speravano di cambiare il loro futuro. Ero diventata un'esperta di erbe, la prima donna che avevo aiutato ad abortire era una ragazzina: aveva a malapena quattordici anni e non volle nemmeno vedere il feto... Se i miei genitori avessero visto quello che ero diventata non avrei potuto sopportarlo. 
A vent’un anni, undici anni dopo essere stata 'salvata' da quelli che erano diventati degli sfruttatori, mister Zazzy morì. Non so bene come spiegarlo, ma era stata quella chiave a causarne la morte, di questo ne sono più che certa. Il fatto che con il tempo avessi acquisito, stando agli occhi della gente, dei poteri magici non lo credevo possibile, ma sapevo che c'era qualcosa vero nelle predizioni che facevo o negli incantesimi che impartivo ai poveri malcapitati, e sempre grazie alla chiave arrugginita. Potrei citare moltissime volte in cui ebbi la possibilità di constatarlo, ma la morte di mister Zazzy è stata di sicuro quella che mi fece capire il potenziale di quella ferraglia, che allora portavo con una catenina di argento, legata al collo.
Mister Zazzy, al contrario della moglie, era sempre stato gentile nei miei confronti. Gentile può risultare fuori luogo visto che ero da quella coppia ero stata rapita, ma se ciò non fosse accaduto, probabilmente sarei morta congelata nei boschi o uccisa dagli stessi Dalek. Aveva una faccia barbuta e un naso costantemente rosso in inverno per il freddo, in primavera per le allergie e d'estate per le grosse scorpacciate di cibo. Non beveva mai e da giovane era stato uno dei più famosi solleva pesi dell'intera Inghilterra. Anche se aveva ormai passato la sessantina, tutti i giorni si allenava con costanza e non perdeva mai occasione di mostrare al pubblico i suoi soliti numeri. 
Una mattina di maggio e andando a raccogliere l’acqua al pozzo, madame Zazzy era andata a comprare nel villaggio più vicino leccornie per festeggiare la buona riuscita dei guadagni ricavati la serata di spettacoli a cui avevamo partecipato il giorno prima, mentre mister Zazzy era rimasto dentro alla carrozza-alloggio a riposare. La difficile manovra di sollevare l’acqua dal pozzo consisteva in un gioco di muscoli e prese ben forti, tutte cose che io non possedevo e, come molte altre volte, stavo faticando a più non posso. Può sembrare ben giusto che uno degli uomini più forti d’Inghilterra di fine settecento non fosse disposto ad aiutare una giovane a raccogliere l’acqua dal pozzo che per di più trattava come una figlia, ma il motivo era che l’eccessivo sforzo della scorsa sera l’aveva stancato più del solito, e lui non era più resistente come una volta. Non riesco ancora a capire come non abbia fatto ad accorgermene, ma la catenina d’argento che mi aveva donato madame Zazzy e che nella quale avevo appeso la chiave, dopo anni di resistenza, si ruppe proprio nel momento cruciale in cui l’acqua è dentro il secchio e tutto quello che devi fare è tirare con forza la catena, pregando che non si strappi e sperando di non perdere troppa acqua durante la risalita. La catenina andò persa nella profondità del pozzo, mentre la chiave cadde nell’acqua appena raccolta. Nessun tonfo richiamò la mia attenzione e così portai con fatica il secchio alla carrozza. Madame Zazzy non era ancora tornata e appena spalancai la porta svegliai mister Zazzy, assetato e rosso in viso, come suo solito. Allora io… io versai l’acqua e gliela porsi. Ricordo ancora i suoi occhi vecchi e buoni che mi guardavano e le sue scuse per non essere venuto in mio aiuto, rivedo ancora i suoi baffi scomparire e il pomo d’Adamo andare su e giù mentre trangugiava con avidità l’acqua avvelenata. Appena ebbe finito di bere ebbe come uno spasimo, gli occhi gli si spalancarono di colpo e una bava biancastra cominciò a colargli dalle labbra dischiuse. Urlai e corsi ad aiutarlo, chiedendomi che cosa fare per aiutarlo. Tutto mi faceva pensare a un caso acuto di avvelenamento e corsi a cercare le erbe adatte. Ero sconvolta, non avevo ancora collegato che l’acqua potesse essere avvelenata, d’altronde, come poteva essere? Era la stessa acqua che avevamo bevuto la sera prima ed eravamo ancora tutti vivi. Feci il più in fretta possibile, e per la prima volta l’esperienza acquisita nel corso anni fu del tutto inutile… Mister Zazzy morì fra le mie braccia, sentendomi del tutto impotente e in un qualche modo colpevole. Come in preda a una rabbia febbrile, mi alzai di scatto, toccandomi il collo. Collegai immediatamente e, ancora con le lacrime che scendevano copiose giù per le guance mi fiondai alla ricerca della chiave, che trovai dentro il secchio dell’acqua. Madame Zazzy sarebbe arrivata a momenti e cos’altro avrebbe potuto pensare se non che io le avevo avvelenato il marito? Mi sentivo dannata come mai prima d’ora, ero una disgrazia per chiunque mi avrebbe incontrato e in quanto dannata non avrei potuto fare altro che andarmene via il più velocemente possibile, augurandomi di trovare la morte durante il cammino. Con la chiave stretta in pugno, corsi fuori. 
Mi allontanai il più possibile dal villaggio, vagando nei boschi. Ho vissuto come una vagabonda per circa tre mesi, e con il sopraggiungere della stagione estiva non ebbi difficoltà a sopravvivere. Ma se sopravvivere era facile, vivere con i sensi di colpa non lo era per nulla. Durante il cammino che mi aveva portata il più lontano possibile da coloro che avevo inconsciamente tradito, avevo provato a liberarmi della chiave, sotterrandola, gettandola in burroni e laghi, ma come avevo ben presto capito quella chiave faceva parte di me e in quanto tale mi sentivo la colpevole della morte di mister Zazzy. Il frangente che mi fece incontrare il Dottore, altrimenti ribattezzato da me, in preda alla rabbia, ‘’uomo dalla testa porcospinata’’ fu del tutto casuale e… beh, devo riconoscere che se lui non fosse arrivato in quel momento, probabilmente sarei morta. Una donna che vaga nei boschi e che si nutre di ciò che la natura le può offrire e che sa ricercare le piante come ben so fare io, grazie all’esperienza acquisita, non passa inosservata. Finché si tratta di intrattenere donnine spaventate durante una festività, facendo credere loro e te stessa di saper leggere il futuro in una mano, la cosa finisce per non destare molti sospetti, perché ritenuta falsa. 
Senza saperlo, avevo attirato su di me una vera e propria azione di caccia alla strega, ma io che mi spostavo relativamente in fretta e senza dare nell’occhio, non me ne ero mai accorta. Fino a quel maledetto giorno in cui mi trovavo vicino a un villaggio a nord dell’Inghilterra e mi imbattei in un gruppo di uomini armati per andare a caccia. Mi riconobbero come la strega ricercata e mi assalirono. Io non potei fare altro che scappare come un cerbiatto braccato, ma non avendone ovviamente la forza e la velocità non riuscii a disperdere le mie tracce. Avevo perso ogni speranza, quando sentì uno strano rumore, come mai mi era capitato di sentire in vita mia e vidi una testa arruffata uscire fuori da quella che mi sembrava una specie di capannetta minuscola degli attrezzi, o qualcosa di simile, tutta dipinta di un blu intenso. 
Stavo piangendo e il mio stato era pietoso, non appena vidi la porta spalancarsi e l’uomo uscire mi ci gettai contro e quello, capita al volo la situazione mi afferrò per le spalle e chiuse la porta dietro di sé, poi caddi svenuta fra le sue braccia.
   
 
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