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Autore: Anonymous writer    27/08/2015    1 recensioni
- Semplicemente, ha bisogno di una come me.- si voltarono tutti simultaneamente, ma Steve la vide per prima. Senza rendersene conto fece un passo avanti verso la rossa. Natasha era tornata, i suoi capelli erano più lunghi e lei era più magra, ma il sorriso sghembo e malizioso era sempre lo stesso.
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(Tratto direttamente dal primo capitolo.)
Gli Avengers, tra vecchi e nuovi elementi. Tanto amore, sofferenza, guerra e vendetta.
I personaggi saranno il più possibile attinenti, all'inizio, poi li vedremo cambiare segnati da troppe cicatrici.
Buona lettura, e lasciate una recensione!! :)
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo cinque.

 
 
 
Natasha scese dall’auto e un giovane le porse una mano per aiutarla. Lei accettò, rivolgendo un sorriso disarmante ad un altro, a cui consegnò le chiavi. Indossò uno scialle di finta pelliccia grigia e nera e fece la sua trionfale entrata nel palazzo. Raggiunse in fretta la sala dove si stava tenendo il ricevimento alla fine di una lunga asta di beneficienza, dove stavano danzando in molti. Decise di salire al primo piano per osservare bene la situazione e così fece, dopo aver accettato un bicchiere di champagne. Si poggiò alla ringhiera, sorseggiando il liquido. Era dolciastro. In quel momento lo vide e sorrise. Ma qualche metro verso l’entrata notò Steve, confuso, guardarsi attorno e quasi non si strozzò. Deglutì e portò una mano all’orecchio: - Abbiamo un problema. Il Capitano è qui.-
Era già per le scale, il bicchiere le rotolava dietro.
- Ripeto, Capitan America è vicino al bersaglio.-
Silenzio, e poi un secco:- Crea il diversivo.-
Natasha era tra la folla, si faceva spazio e poi, finalmente, afferrò il braccio di Steve. Lui si voltò, le rivolse uno sguardo indecifrabile.
- Che ci fai qui?- le chiese lei, ma capì subito cosa volesse da lei: la verità. Natasha sospirò e gli prese una mano, se la mise dietro la schiena e poi afferrò l’altra. Steve s’irrigidì per un attimo, poi si mosse con lei. Iniziarono a ballare, ma entrambi avevano la testa altrove.
- Dov’è Russell?-
- In bagno.-
- E va fino a Londra ogni volta che gli scappa?- lui la forzò a guardarlo negli occhi – Ho controllato, sta per prendere un volo all’aeroporto. Quindi la domanda è cosa ci fai tu qui.-
- Sono in missione, Steve.-
- Ho come un déjà-vu.- il suo tono era duro, il suo sguardo la perforava peggio di un proiettile e anche lei ebbe la sensazione di essere già stata in una situazione del genere. E ricordò l’ospedale dove Nick Fury aveva inscenato la sua morte. Quando lei aveva recuperato quella stupida chiavetta e Steve l’aveva portata in uno stanzino, sbattendola delicatamente contro un muro. Lo stesso sguardo. Fra loro c’era la stessa distanza. Ma loro erano troppo diversi, continuavano a dividersi, a respingersi. Natasha volteggiava tra le braccia di lui, sentiva la sua mano spostarsi appena sotto la pelliccia e sulla sua schiena.
- Steve, non voglio mentirti.- spostò lo sguardo su altre coppie – Sono davvero in missione e non potevo parlartene perché questi erano gli ordini. Sai che …-
- Non so troppe cose, Natasha. E questa storia deve finire. Come puoi pretendere che io mi fidi di te.-
Lei voltò il viso verso il suo, ad un soffio dal suo. Strinse gli occhi e schiuse le labbra.
- A casa di Sam. –
- Cosa?- era confuso e il suo tono diverso. Lei sorrise.
- Hai detto che ti saresti fidato di me, se fosse toccato a me salvarti la pelle. Hai detto che sei sempre sincero.-
- E’ così… Ma le cose cambiano.- lei afferrò il bavero della camicia di Steve, dietro al suo collo. Voltò di scatto la testa, sbagliando un passo e la loro danza s’interruppe per un attimo.
- Alla tua destra.- disse la voce nell’auricolare, Natasha spostò lentamente il viso nella direzione suggerita. Incrociò lo sguardo di Bucky Barnes, che le rivolse un sorriso sghembo. Capì immediatamente che stava per succedere, così piegò una gamba di Steve nell’incavo del ginocchio e lo gettò a terra, sorreggendogli la testa con una mano per evitare che la sbattesse. Si sentì uno sparo e la gente iniziò a muoversi, allarmata.
- Sta’ giù, cowboy.- era sopra di lui. Allungò una gamba a destra e la scoprì spostando il vestito nero.
- Che sta succedendo?- Natasha rivelò un’autoreggente in pizzo, alla quale era legata una pistola.
- Si aprono le vere danze.- poi si alzò, scavalcandolo – Senza offesa.-
Si voltò e sollevò la propria arma verso il Soldato d’inverno.
- Tutti giù!- urlò, mentre la folla si disperdeva, in preda al panico. Bucky le sparava senza sosta, ma Natasha schivò abilmente i colpi rotolando prima a destra e poi in avanti. Poi rispose al fuoco, mirando alle gambe. Steve vide il suo vecchio amico e non poté far altro che restare a terra. Non riusciva a capire se quella fosse o meno un’allucinazione. No, non la era e ora capì il perché di tutta quella segretezza. La missione era Bucky; lo era sempre stata. Ma perché non dirgli nulla? Osservò la Vedova Nera avanzare verso il suo nemico, evitando i colpi di pistola. Era aggraziata e rapida. Poi vide del movimento al piano di sopra; degli uomini armati si stavano disponendo in formazione per poter sparare a Bucky. Steve sperò che non volessero ucciderlo. Si alzò a rilento. Intanto Natasha aveva finito le munizioni e anche il Soldato. I due i guardarono per un attimo, poi lui buttò l’arma di lato. Lei invece gliela lanciò addosso. Poi iniziò il combattimento corpo a corpo. Bucky era più forte, soprattutto con il braccio sinistro, ma lei era più agile. Gli sferzò un pugno e poi gli scivolò alle spalle per dargli un calcio al fianco. Ma poi lui l’afferrò per il collo, con il braccio sinistro. L’alzò da terra e caricò il pugno destro. Lei usò un “morso della vedova” sul suo petto e venne liberata. Si trattava di una scarica elettrica. Natasha prese dal reggiseno due dischi dello stesso tipo e glieli lanciò addosso. Bucky s’inginocchiò per il dolore e, digrignando i denti, alzò lo sguardo verso Steve. I due si guardarono per una frazione di secondo, poi Natasha gli assestò una ginocchiata sul viso, mandandolo a terra. Stava per colpirlo nuovamente, ma lui si tirò agilmente in piedi e in un attimo furono di nuovo una addosso all’altro. La Vedova gli scivolava attorno, sfruttando la sua lentezza per sorprenderlo. Lui colpiva appena poteva e, ad un certo punto, la colpì in viso, mandandola al tappeto. In quel momento, Steve intervenne, come risvegliato da una nuova ibernazione. Attraversò il salone ormai sgombro in mezzo secondo, saltò e piombò addosso a Bucky. I due finirono a terra, e rotolarono per un paio di metri, poi quest’ultimo sbalzò l’altro da parte e si rialzò. Entrambi in piedi iniziò una serie di colpi simili alla boxe. Uno si parava il volto, l’altro colpiva più basso. Natasha si alzò in piedi e si pulì distrattamente il sangue che le usciva dalla bocca. Guardò in alto e premette l’auricolare.
- Quando sei pronto.- disse, stanca.
- Ormai dovresti saperlo- rispose la voce – Io sono sempre pronto, Nat.-
Steve venne sbalzato all’indietro da Bucky. Sentì un sibilo e poi un rumore sordo. Il Soldato d’inverno era intrappolato in una rete elettrificata; continuava a contorcersi finchè un secondo sibilo lo mandò a dormire. Era una freccia conficcata proprio dietro l’orecchio. Steve e Natasha alzarono lo sguardo e Clint sorrise loro.
- Missione completata.- disse alla ragazza dall’auricolare. Lei sorrise e poi si voltò.
La Vedova si accucciò su Steve per aiutarlo ad alzarsi, ma lui ritirò il braccio e alzandosi abbandonò il salone.
Clint la raggiunse e le posò una mano su una spalla:- Stai sanguinando.-
- Sono stata peggio. – e poi se ne andò anche lei, recuperando la sua pelliccia a terra. Il rumore dei suoi tacchi era sordo nella stanza, ma non il solo. Clint l’osservò allontanarsi e si convinse che forse si era immaginato tutto, ma Nat poteva avere qualcosa di strano. Pensò che avrebbe dovuto scambiarci due parole. Intanto aiutò gli uomini a caricare Barnes sul camioncino fuori l’edificio.
 
 
 
Due ore dopo erano di nuovo tutti alla base. Clint aveva chiuso Bucky nello scantinato, in una stanza costruita per Banner e per i suoi momenti no. Steve aveva fatto una lunga passeggiata prima di tornare a prendere la macchina e poi aveva guidato fino alla base, sovrappensiero. Non capiva perché fosse tanto arrabbiato; aveva ritrovato Bucky! Eppure sentiva di essere infuriato con Natasha. E Clint. Odiava essere tagliato fuori dalle cose. Forse doveva solo rilassarsi, essere felice che tutto si era risolto per il meglio e concentrarsi su quello che sarebbe arrivato poi. Pensò allo scambio di battute tra lui e la Vedova mentre ballavano. Parcheggiò l’auto in preda alla confusione e la spense, rimanendo all’interno. Spense le luci, il motore e restò lì dentro a pensare a come comportarsi. Decise che avrebbe dovuto parlare con Bucky e lasciar perdere il resto. Ma non riusciva a togliersi dalla mente il fatto che Natasha non si fidasse di lui, Sì, aveva ricevuto degli ordini, ma infondo poteva pur sempre rivelarne una parte. No, non poteva. Steve capì di essere stato affrettato. Capì di aver sbagliato ad attaccare la ragazza. Pensò alla sua mano sulla sua schiena, appena qualche ora prima. E poi se la figurò a terra, con il sangue alla bocca. L’aveva guardato per una frazione di secondo, in quel momento. E lui era scattato. Si ricordò di quando avevano affrontato Bucky, in un’altra situazione. Natasha era stata colpita alla spalla e lui si era sentito impotente. Aveva colpito il suo vecchio amico con forza e l’aveva affrontato a testa alta, finché non capì che quello era Bucky.
Una serie di emozioni contrastanti gli offuscarono la vista e picchiò forte il volante, evitando il clacson. Poi si calmò, ascoltando il proprio respiro. Abbandonò la testa all’indietro e gli rivenne in mente il sogno che gli aveva fatto fare Wanda. Peggy e il ballo che le aveva promesso. Gli mancava Peggy, terribilmente. Pensò di nuovo al ballo con Natasha. Uscì dalla macchina e decise di andare a cercarla.
In camera sua non c’era, non era in infermeria, non nell’edificio. Finalmente, s’imbatté in Barton.
- Capitano.- lo salutò lui, con rispetto – Spero non ci sia del rancore per questa missione. Ho visto quello scatto con Nat, prima. –
Aveva centrato la questione, ma Occhio di Falco sapeva ben valutare ciò che vedeva. E, per di più, non gli sfuggiva nulla. Beh, quasi. Clint ripensò a uno scambio di battute con sua moglie: dopo l’attacco di Ultron e dei gemelli Maximoff nella nave Churchill. Quando gli Avengers la conobbero, lei si accorse subito che tra Banner e Nat c’era del tenero. Il pensiero volò a Hulk e Clint serrò i denti, per la rabbia improvvisa. Ancora la sua amica non si era ripresa da quell’abbandono improvviso e violento. Avrebbe picchiato forte quella massa di muscoli verde. Gli avrebbe ficcato una freccia su per …
- Nessun rancore, Clint. Solo, credo che avreste potuto dirmi quello che facevate nell’ombra.-
- Sai che non potevamo. Che spie saremmo?- scherzò Clint, accennando ad un sorriso.
- Sì, beh, arriverà un giorno in cui sarete prima di tutto degli Avengers?-
- Steve – Occhio di Falco si prese un attimo, per riordinare le idee. Non voleva essere cattivo – Noi non abbiamo martelli, armature o scudi. Abbiamo un paio di pistole, una arco e una manciata di frecce. Siamo Avengers e siamo parte di questa squadra. Cercare e recuperare Barnes è stata un’idea di Natasha. Dovresti ringraziarla, non incolparla. L’ha fatto per te, affinché anche tu potessi tornare con la testa alla squadra.-
- Che vorresti dire?-
- Voglio dire che ognuno di noi ha i suoi fantasmi e il suo passato. Non importa quanto lontano sia, Capitano. Noi siamo spie, viviamo nei segreti e purtroppo fanno parte di noi. Ma in qualità di Avengers possiamo sfruttarli per fare del bene.-
Clint si allontanò, lasciandolo interdetto. Steve rifletté sulle sue parole, solo e al buio. Tutti dormivano alla base e ora che anche Occhio di Falco si era ritirato nelle sue stanze e che di Natasha non c’era neanche l’ombra, era il momento di scambiare due parole con Bucky. Un soldato di vedetta nella sala di controllo gli disse che si trovava nel piano sotterraneo e così scese le scale, lentamente. La lentezza non era dovuta a stanchezza o ad affaticamento, bensì a una stretta allo stomaco piuttosto forte. Aveva paura. Capitan America che ha paura, che grande notizia. Aprì una porta e si trovò di fronte ad un’anticamera e poi a una porta in vetro, dietro alla quale scorse una testolina rossa. Entrò cercando di fare poco rumore e guardò anche lui nella sua direzione: Bucky era nella stanza successiva, steso su un letto, che russava profondamente. Natasha invece era silenziosa, anche se lo aveva sentito entrare, non voltò nemmeno la testa.
- Dorme?- chiese Steve, nonostante l’ovvietà. La Vedova fece di sì con la testa, continuando a fissare Barnes. Ripiombarono nel silenzio, poi Steve le si mise di lato e le si accucciò affianco. Lei era seduta, rilassata sulla sedia, le mani sul grembo che torturavano un pezzo di stoffa rossa. Steve le guardò il viso, poco illuminato: gli occhi stanchi, la bocca rossa. Aveva le labbra spaccate.
- Stai bene?- le porse un’altra domanda e, questa volta lei incrociò il suo sguardo. Lui era più in basso e aveva il viso un po’ alzato.
- Mi dispiace, Steve.- iniziò a parlare velocemente – Volevo aiutarti, darti quello di cui avevi bisogno, quello che stavi cercando. Ti vedevo distante, cambiato, sempre pensieroso… Sapevo qual era il problema; infondo c’ero io con te quando lo S.H.I.E.L.D. è caduto, quando hai ritrovato Bucky, quando…-
- Ehi!- le afferrò una mano, cercando di riportarla alla calma – Nat, ho capito, davvero! Ci ho pensato ed ho capito che hai fatto tutto questo per me. Per aiutarmi! E invece di ringraziarti, ti ho accusata e ti sono stata con il fiato sul collo…-
Lei abbassò lo sguardo sulla mano di Steve, che quasi copriva entrambe le sue, poi guardò Bucky dormire. Non russava più.
- Sai, la cosa che ti ho detto prima è vera. Voglio davvero dimostrarti che puoi fidarti di me.-
- Come hai detto tu- gli ripeté lui – Ti ho già detto che mi fido di te.-
Passò un’eternità e poi lei disse:- Grazie.-
Steve le lasciò le mani:- Beh, parlerò con Bucky domani.- si alzò in piedi e invitò lei ad imitarlo -Andiamo a letto?-
Natasha sollevò un sopracciglio, seguendolo fuori la stanza:-Infondo per essere un tipo giurassico sai ancora come si rimorchia. Ma non credi di correre troppo?-
- Non intendevo…- Steve arrossì – Sei la solita, Romanoff.-
Entrambi sorrisero.      
    
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Spazio autrice.
 
Here we are!
Sono tornata! Scusate per l’assenza… Spero questo capitolo vi piaccia perché da qui in poi tutto inizierà a complicarsi ed a infittirsi. Venitemi a trovare anche nel mio sito youtube: Sophiegraphic-
Ho creato moltissimi video della Marvel e vorrei delle opinioni!
Al prossimo capitolo e, mi raccomando, recensite!
  
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