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Autore: Kodocha    28/08/2015    11 recensioni
Lui l'aveva tradita con lei...la sua migliore amica.
Lei lo aveva odiato.
Dopo due anni trascorsi in Italia per lasciarsi il passato alle spalle, Sana su richiesta di Misako, decide di tornare a Tokyo dove frequenterà l'ultimo anno di liceo insieme alle sue vecchie amicizie, dando così inizio al suo tormento.
Riusciranno i nostri protagonisti a mettere da parte i sensi di colpa e i rancori, per recuperare un rapporto che sembra ormai perduto?
Una cosa è certa: nuovi incontri, convivenze forzate, litigi e gelosie saranno all'ordine del giorno!
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Crossover tra Kodocha e Marmalade boy/Piccoli problemi di cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro personaggio, Aya Sugita/Alissa, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Quella sera la città di Tokyo sembrava brillare di luce propria.
Il cielo stellato era quasi magico e Sana se ne stava lì a fissarlo, affacciata dal finestrino dell'auto che l'avrebbe condotta, insieme a sua madre, in un prestigioso ristorante in centro per conoscere coloro che a breve sarebbero entrati a far parte della sua famiglia.
Durante il tragitto ebbe modo di pensare alle novità che c'erano state negli ultimi giorni: dopo averci riflettuto a lungo, aveva deciso di abbandonare il mondo dello spettacolo per un tempo indeterminato, in modo tale da poter recuperare il tempo perduto lontano dalla madre.
Inoltre Rei, seppur non avesse approvato a pieno la sua decisione, aveva colto la palla in balzo per fare il grande passo ed andare a convivere con Asako, in una villetta situata poco distante dalla loro abitazione.
La separazione era stata molto difficile, dopo i lunghi anni trascorsi insieme Rei era diventato a tutti gli effetti un membro della famiglia Kurata, ma in fondo anche lui aveva il diritto di farsi una vita insieme alla donna che amava sin dai tempi del liceo.
Una volta arrivate a destinazione, un cameriere con indosso un elegante smoking, le condusse ad un tavolo apparecchiato per quattro persone, accanto al quale vi era già seduto qualcuno.
Si trattava di un uomo molto affascinante, sulla quarantina, dai folti capelli corvini e gli occhi ambrati, che appena le vide arrivare si alzò per poterle accogliere a dovere.
«Ciao Bart, scusaci per il ritardo» lo salutò Misako, stampandogli un bacio sulla guancia.
«Non preoccuparti tesoro, dopottutto le donne devono farsi aspettare no?»
«Esatto, vedo che stai imparando»
«Tu devi essere Sana» interloquì l'uomo. Aveva una cadenza di voce forte, eppure molto cortese «Sai, ero molto impaziente di conoscerti. Tua madre mi ha parlato molto di te. Piacere di conoscerti»
Sana sfoggiò il suo miglior sorriso e timidamente, gli rispose «Il piacere è tutto mio, Bart»
A primo impatto ebbe un'impressione positiva su di lui.
Sembrava un uomo molto socievole e a modo, il tipo perfetto per sua madre e di questo ne fu decisamente felice.
«Come mai Yuri non è qui con te?» gli chiese Misako, prendendo posto accanto a lui.
«Arriverà a breve, è in ritardo perchè ha avuto molto da fare a lavoro»
«Capisco, beh non vedo l'ora di rivederlo» esclamò, per poi rivolgersi alla figlia «Sono sicura che andrete d'accordo, è un ragazzo davvero fantastico»
«Non ne dubito mamma»
"Chissà se instaureremo un buon rapporto. Devo cercare di essere gentile, a volte quando mi intimidisco ho lagrazia di un elefante"
«Eccolo, è arrivato»
«Salve, scusate per il ritardo»
L'entrata del ragazzo non lasciò indifferente nessuno, nemmeno Sana, che rimase colpita dal fascino che emanava.
Yuri era un ragazzo alto, muscoloso, capelli biondo cenere, labbra carnose, occhi castani, ma ciò che la colpì di più fu il suo sorriso, il più bello che avesse mai visto in vita sua.
«Non preoccuparti Yuri, siamo appena arrivate»
«Meglio così»
«E adesso passiamo alle presentazioni» proferì Misako, schiarendosi la voce «La ragazza che vedi è mia figlia, Sana.  Sana, lui invece è Yuri, il figlio di Bart»
«Ciao Sana, lieto di conoscerti»
«Piacere mio, Yuri»
 Quest'ultimo le regalò un dolce sorriso, e lei arrossì.
Si portò le mani sulle guance, nel tentativo di nascondere le sue gote arrossate "Calmati Sana! Non è il momento di lasciarsi andare alle emozioni. Certo, è carino ma non devi arrossire così, devi cercare di controllarti, devi restare con i piedi per terra"
«Com'è andato il lavoro?»
«Abbastanza bene, anche se a causa dei saldi c'è molto lavoro da fare» rispose, prendendo posto accanto a Sana che, curiosa, gli chiese «Di cosa ti occupi?»
«Lavoro come commesso in un negozio di abbigliamenti qui in centro. Tu, invece, mi pare di ricordare che lavori come attrice, giusto?»
«Non più. Ho deciso di mollare tutto almeno per un pò di temp... » lasciò la frase in sospeso, quando notò i loro gentiori intenti a fissarli con uno strano ed inquietante sorrisino stampato sulla faccia «Ehy, si può sapere perchè ci stata fissando in quel modo?»
«E' bello vedere il testimone e la damigella chiacchierare così amichevolmente»
Sana alzò platealmente gli occhi al cielo, scuotendo appena il capo «...sarà meglio ordinare qualcosa da mangiare»
La cena proseguì tranquilla, tutti sembravano essere al proprio agio, chiacchieravano, ridevano, proprio come una tipica famigliola felice.
A fine serata, mentre stavano assaporando il dessert, all'interno del ristorante partì una canzone che attirò subito l'attenzione dei due promessi sposi.

 
"Everyday I sit and ask myself
How did love slip away
Something whispers in my ear and says
That you are not alone
For I am here with you
Though you're far away
I am here to stay"

«La nostra canzone» constatò Bart, rivolgendosi alla sua futura sposa.
«Che coincidenza!»
L'uomo si alzò e le prese la mano per invitarla al centro della sala.
«Mi concedi questo ballo?»
«Ma come, qui davanti a tutti?» 
Bart sollevò entrambe le sopracciglia, scettico «Da quanto in qua ti fai questi problemi?»
«Sai che ti dico? Hai proprio ragione!»
Entrambi danzarono abbracciati sulle note della loro canzone, sotto gli occhi di tutti i presenti in sala.
Erano davvero innamorati e il loro amore lo si percepiva chiaramente.
"But you are not alone
For I am here with you
Though we’re far apart
You’re always in my heart
But you are not alone

‘Lone, ‘lone
Why, ‘lone

Just the other night
I thought I heard you cry
Asking me to come
And hold you in my arms
I can hear your prayers
Your burdens I will bear
But first I need your hand
Then forever can begin"

 
 
«Ma guardali, sembrano proprio due piccioncini» esordì Yuri.
«Già, è proprio vero»
«Era da tempo che non vedevo mio padre così sereno»
«Posso dire la stessa cosa di mia madre. Sono davvero felice per loro»
«Questo vuol dire che sei entusiasta del matrimonio?»
«Diciamo di si. Anche se sarà strano convivere con due persone che conosco appena, ma sono sicura che andrà tutto per il meglio»
«Lo penso anch'io»
«Eppure mi fa un certo effetto vedere mia madre così. Pensavo che dopo l'esperienza negativa avuta con il suo primo marito, non si sarebbe più innamorata di nessuno e invece...»
«L'amore è una cosa strana, non si sa mai quale strada prenda per arrivare a destinazione, ma quando arriva ti travolge e non c'è modo di poter scappare»
«Già, hai ragione»
«Sei d'accordo anche t...» non continuò, fissò Sana in viso per qualche millesimo di secondo e poi scoppiò in una rumorosa risata.
«Si può sapere cos'hai da ridere?» sbottò indispettita, battendo una mano sul tavolo.
«Hai un... un...» non riusciva a continuare preso com’era dal ridere.
«Un cosa?»
Quando la sua risata si calmò, si avvicinò pericolosamente al suo viso e le sfiorò il naso con un dito, facendola arrossire vistosamente.
«Avevi uno sbuffo di panna sul naso»
Imbarazzata, boccheggiò alla ricerca di una buona risposta, ma alla fine le uscì solo un semplice «Oh...»
«Non c'è che dire, sei proprio una bambina»
Sana digrinò i denti come una belva feroce ed assottigliò gli occhi «Ehy bambina a chi? Non costringermi a cacciare il mio piko»
Lui le rivolse uno sguardo tra il confuso e lo stranito «Il piko è quello strano martelletto di plastica che compariva spesso nelle tue foto?»
«Esattamente, può sembrare un aggeggio stupido, ma ti assicuro che fa davvero male»
«E tu hai portato un oggetto simile anche in un ristorante di lusso?»
«Certo! Sapendo che dovevo venire qui, ho legato un nastro rosso al manico per renderlo più elegante»
Yuri scosse la testa, ridacchiando divertito «Certo che sei davvero buffa»
«E tu sei davvero antipatico» borbottò, voltando per un attimo la testa di lato e gonfiando le guance, provocando un risolino da parte del ragazzo.
«Sarà una convivenza davvero divertente!»
Continuarono a punzecchiarsi fino alla fine, attirando l'attenzione di tutti i presenti, divertiti da quei buffi litigi, dopodichè si salutarono e si diressero ognuno presso la propria abitazione





Il giorno del matrimonio non tardò ad arrivare.
Il luogo scelto sia per la cerimonia che per il rinfresco fu l'enorme giardino della villa Kurata, addobbata a nozze.
Si trattava di una cerimonia semplice ed intima, con pochissimi invitati.
Come da tradizione fu Sana, in veste da damigella d'onore, la prima a percorrere la navata.
Indossava un abito color rosso fragola, con scollo a cuore, che le scendeva perfettamente sul corpo evidenziando le sue forme, i capelli erano semi raccolti, con dei leggeri boccoli che le ricadevano morbidi sulle spalle.
Era splendida e ciò non passò innosservato agli occhi degli invitati, che la guardavano con ammirazione.
Nonostante fosse abituata ad essere al centro dell'attenzione, quel giorno sentendosi tutti gli occhi puntati addosso, si sentiva particolarmente in imbarazzo.
Abbassò lo sguardo per non far notare le sue gote arrossate e quando lo rialzò i suoi occhi si incatenarono in quelli di Yuri, che la fissava sorridente accanto al padre.
Non sapeva esattamente il perchè, ma quegli occhi, quel sorriso, riuscivano a rapirla in un modo che non avrebbe mai immaginato.
Subito dopo vi fu l'entrata di Misako, vestita con un abito bianco vaporoso, lavorato in pizzo, mentre sull'acconciatura vi era l'immancabile Maro con indosso un mini smoking, che manteneva tra le zampette un piccolo cuscino con sopra le fedi.
Dopo che il cerimoniere ebbe terminato la parte iniziale della sua funzione, vi furono le promesse che gli sposi avevano scelto di scrivere personalmente... dopottutto, essendo entrambi degli scrittori potevano mai fare altrimenti?
Il primo ad iniziare fu Bart:
«Misako, prometto di aiutarti ad amare la vita di trattarti sempre con tenerezza e di avere la pazienza che l'amore richiede. Di parlare quando le parole sono necessarie e di restare in silenzio quando non lo sono, e di vivere nel calore del tuo cuore e considerarlo casa mia. Ti amo»
Dopodichè venne il turno di Misako, che con non poca commozione disse: «Bart, prometto di amarti ardentemente. in ogni tuo momento, ora e per sempre. Prometto di non dimenticare mai che questo è un'amore che capita una volta nella vita. Grazie di aver incrociato il mio cammino»
Le parole degli sposi commossero tutti e una volta che la cerimonia fu terminata, vennero ricoperti da chicchi di riso lanciati dagli invitati.
La giornata continuò in modo tranquillo, tutti sembravano divertirsi molto, o meglio tutti eccetto la povera Sana, che fu praticamente assalita dalle amiche/pettegole della madre.
«Allora raccontaci, come mai hai deciso di abbandonare il mondo dello spettacolo?»
«Hai altri progetti in mente?»
«Tornerai in Italia?»
«Veramente io...»
Nella sua mente recitò tutte le preghiere che conosceva affinchè venisse qualcuno a salvarla e sembrarono essersi esaudite quando, una voce alle sue spalle, interruppe quell'estenuante interrogatorio.
«Scusate se vi interrompo signore, vi dispiace se ve la rubo per un pò?»
Yuri sorrise e le pettegole lo guardarono ammaliate, rapite da tanta bellezza.
«Ma certo, fa pure giovanotto»
«Allora?!Mi concede questo ballo my lady?» 
Sana sembrava sorpresa da quella proposta e prima che potesse accettare o rifiutare, lui la prese per mano e la trascinò al centro della pista da ballo.
«Che stai facendo?» 
«Non è evidente? Ti ho appena salvato da quelle pettegole» 
«Oh, mio eroe» ironizzò.
«Che ragazza acida» ribattè sorridendo
«Che ragazzo antipatico» rispose lei, con un cipiglio severo
«Sai, sei molto carina con quest'abito»
 «Ora fai anche il ruffiano?» sbraitò, corrucciando la fronte.
«Sono solo sincero,  Sana» 
Le fece fare una giravolta e l'attirò di nuovo a sè, rendendo minima la distanza tra i loro corpi.
Nell'averlo così vicino Sana sentì il suo cuore battere talmente forte che, per un breve momento, temette potesse uscirgli dalla gabbia toracica "Perchè mi fa quest'effetto?" pensò confusa.
«Come mai sei arrossita? La mia vicinanza ti emoziona così tanto?» le chiese, sorridendo malizioso, con il solo scopo di provocarla.

«Sono rossa dalla rabbia a causa della tua vicinanza, non dall'emozione» tentò invano di giustificarsi, uscendosene con la prima giustificazione che le passò per la testa.
«Quindi da oggi in poi sarai costantemente nervosa?»
Lo guardò interrogativa, non capendo subito dove volesse andare a parare con quell'affermazione.
«Visto che da stasera saremo costretti a vivere sotto lo stesso tetto...»
«L'avevo rimosso, pensa un pò» brontolò, acidamente.
Yuri si limitò a sorriderle, sembravano non sopportarsi a vicenda eppure, presi com'erano l'uno dall'altro, non si erano nemmeno resi conto che erano l'unica coppia rimasta ancora in pista.
Quando i festeggiamenti giunsero al termine, Sana si precipitò in camera sua, levò quei tacchi vertiginosi che l'avevano tormentata per tutta la giornata e si lanciò sul suo letto a baldacchino.
«Kami, che stanchezza!» mormorò, portandosi un braccio sulla fronte.
Dopo la lunga giornata, l’emozione provata nell’aver visto sua madre così felice, ora si sentiva praticamente svuotata.
Restò per qualche minuto distesa, con gli occhi chiusi, prima di sentire una voce a lei ormai nota.
«Dunque, questa è la tua stanza?»
«Yuri! Cosa ci fai in camera mia?» sbottò, scattando  a sedere.
«Tecnicamente sono ancora fuori la porta, non in camera tua» rispose, appoggiandosi allo stipite della porta.
Sana si alzò di scatto dal letto e si avvicinò indispettita a lui«Si ok, ma cosa ci fai qui?»
«Volevo solo augurarti la buonanotte» le stampò un bacio sulla fronte, le strizzò l'occhio ed infine sgattaiolò nella camera che gli era stata assegnata, senza attendere alcun tipo di risposta.
Rossa fino alla punta dei capelli, Sana si toccò nel punto esatto dove poco prima lui aveva appoggiato le sue labbra.
Non seppe spiegarsi il perchè, ma quel semplice contatto le aveva provocato un violento brivido su per la spina dorsale e sapeva con certezza che ciò non prometteva nulla di buono.
Nonostante la stanchezza, trascorse quasi l'intera notte in bianco, pensando allo strano comportamento di Yuri che delle volte era scorbutico e antipatico, altre volte invece era molto dolce.
Perchè si comportava così con lei?
Ma soprattutto perchè provava quelle strane sensazione ogni volta che lui le era vicino?
Quelle semplici domande non facevano altro che rimbombarle nella testa, rendendole impossibile conciliare il sonno.

Il mattino seguente si diresse in cucina dove trovò la persona che durante l'intera nottata aveva occupato i suoi pensieri, seduta accanto all'isola intenta a fare colazione.
Cercò di sembrare il più naturale possibile, di certo non voleva fargli capire che la sua sola presenza riusciva ad agitarla "Avanti Sana, fai uscire l'attrice che c'è in te!” pensò, mentre si avvicinava sempre di più a lui.
«Buongiorno Yuri» lo salutò, cercando di utilizzare un tono neutro
«Buongiorno a te Sana, sai mi sorprende vederti già sveglia, ieri sera sembravi così stanca»
«Già...» trovandosi con le spalle al muro non era riuscita a formulare una risposta decente. Dopottutto poteva mai confessargli che a causa sua non era riuscita a chiudere occhio?
«Devi andare a lavoro?» cercò di rimediare, quando vide lo sguardo interrogativo di Yuri.
«Mi sono preso un giorno di festa, dopo la giornata di ieri la voglia di lavorare è pari a zero»
«Immagino» rispose, addentando un croissant al cioccolato.
«Mi passeresti la senape per piacere?»
«Fai colazione con la senape?Certo che sei proprio un tipo strano tu» lo schernì, passandogli il barattolo.
«Non posso farci niente, amo la senape e poi...» spostò lo sguardo da lei al barattolo un paio di volte «E' molto simile a te»
Sana strabuzzò gli occhi, confusa, restando con il croassaint sospeso a mezz’aria «Come scusa?»
«Sei acre e amarognola, ma anche così saporita, proprio come la senape»
«Ehy! Acre e amarognola a chi?» sbraitò, minacciandolo con il suo solito piko.
«Invece di restare lì a giocare con quell'aggeggio, preparati e vieni a fare la spesa con me»
«Spiegami per quale motivo dovrei venire a fare la spesa con te»
«Semplice, perchè non conosco i vostri gusti e non so che cosa comprare»
Sbuffò, facendo svolazzare un ciuffo di capelli che le ricadeva sulla fronte «E non possono andarci i nostri genitori?» chiese scocciata, portandosi la tazza di tè alla bocca.
«Sono ancora a letto, saranno sicuramente stanchi dopo la lunga notte di nozze» ammiccò con tono malizioso.
A quell'affermazione le andò il tè di traverso, tossì diverse volte prima di riuscire a riprendersi.
«Cosa c'è?»
«Cosa c'è? Mi chiedi cosa c'è? Ma ti sembrano cose da dire?»
Yuri la guardò divertito e continuò «Avanti, vai a prepararti o faremo tardi»
Dopo averlo letteralmente incendiato con lo sguardo, con poca voglia, fece ciò che l'era stato chiesto.
Era ufficiale: quel tipo e il suo modo di prendersi gioco di lei, gli davano parecchio su i nervi.
Ma non poteva capitargli un “fratellastro”, un tantino meno irritante?
E magari… meno bello?!
 
 



 
 
 «Prendiamo anche qualche pacco di lasagne»
«Ancora? Non pensi che abbiamo già preso troppa roba?» affermò Yuri, dando un'occhiata al carrello pieno fino all'orlo.
«Non è mai abbastanza quando si tratta di cibo»
«Attenta o finirai col diventare una balenottera»
«Brutto antipatico» sbottò stizzita, colpendolo con un pungo sulla spalla, causando l'ilarità di tutte le persone che avevano assistito alla scena.
Dopo aver dato spettacolo ed aver pagato ciò che avevano acquistato, uscirono dal supermercato e si incamminarono verso la loro abitazione che, dalla sera precedente, erano costretti a condividere.
«Ah povere borse, urlerebbero dal dolore se potessero e anche i miei muscoli»
«A quanto pare quei muscoli non servono ad un granchè, visto che ti lamenti per così poco»
«Guarda che stavo scherzando, riesco a portarle senza problemi» borbottò.
«Si si, certo...» lo canzonò, sventolandosi una mano davanti al viso, come a voler scacciare via un insetto fastidioso.
Infastidito, con la mano libera l'attirò verso di se e la sollevò di qualche centimetro da terra.
«Hai ancora qualcosa da ridire riguardo i miei muscoli?» sghignazzò.
Colta alla sprovvista, si agitò come un pesce fuori d’acqua «Ma cosa fai!Mettimi subito giù»
«Come preferisci»
Fece spallucce e l’adagiò nuovamente sul marciapiede.
Sana, gli puntò l’indice contro, furiosa al mille per mille «Sei soltanto un pallone gonfiato, Yuri»
«Adesso basta, smettila di arrabbiarti, non vuoi provare ad essermi amica?» le propose, porgendole la mano, con quel sorriso che solo lui possedeva.
Arrossì “Caspita quant'è carino”
«Allora?»
“Sarà dura andare d'accordo con un tipo come lui, ma dovrò provarci oppure la convivenza diventerà un vero e proprio inferno".
«S-si...va bene»
Gli porse la mano e lui ne approfittò per appiccicarci sopra qualcosa di stranamente appicciocoso.
«E questa cos'è?» chiese, osservando perplessa quella cosa rosa appiccicata alla sua povera mano destra.
«Gomma da masticare» rispose, scoppiando a ridere per poi iniziare a correre via, prevedendo la reazione di Sana che, in effetti, non tardò ad arrivare, visto che iniziò subito a corrergli dietro «Se ti prendo!»
«Fermati se sei un'uom...» non ebbe modo di terminare la frase  poichè, una volta svoltato l'angolo, si scontrò contro una persona, causando la caduta di entrambi.
«Maledizione!» imprecò sottovoce «Le chiedo scus...» le parole le morirono in bocca quando si rese conto di essere finita addosso all'ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
Lui, la causa dei suoi dolori, delle sue sofferenze, colui che anni addietro l'aveva tradita, costringendola a scappare via, allontanandosi da tutto ciò che aveva fatto parte della sua vita fino a quel momento.
Restarono per interminabili secondi immobili a fissarsi negli occhi.
Sana avrebbe voluto alzarsi e scappare via, ma le braccia e le gambe le diventarono così molli da impedirle ogni movimento.
Durante gli anni trascorsi in Italia aveva immaginato tante volte come sarebbe avvenuto il loro incontro e di certo mai avrebbe immaginato che gli sarebbe finita addosso come un sacco di patate.
Nell’aria calò un imbarazzante silenzio, un silenzio carico di tensione che le pesava come un macigno sul petto, rendendole difficile anche solo respirare.
«Povero ragazzo, l'avrai ucciso» la voce di Yuri squarciò il silenzio che si era creato, facendoli sussultare.
Con non poca facilità recuperò le forze necessarie per alzarsi e allontanarsi di scatto da Hayama, che una volta in piedi iniziò a fissarla con insistenza.
«Devi scusarla, ma vedi mi stava rincorrendo per uccidermi e sbadata com'è è finita col caderti addosso»
Hayama non rispose, si limitò a rivolgergli uno sguardo impassibile, per poi spostare di nuovo l'attenzione su Sana, intenta a fissarlo con occhi accusatori e colmi di rabbia.
«Yuri, andiamo a casa» non seppe come, ma riuscì a trovare la forza per pronunciare quelle parole, afferrarlo per un braccio e trascinarlo via da lì.
Durante il resto del tragitto, i due non proferirono parola.
Sana era ancora scossa per quanto accaduto poco prima, mentre Yuri, avendo avvertito il suo stato d'animo, preferì non farle domande.
No che non fosse preoccupato per lei, visto che da quel poco che la conosceva non l'aveva mai vista in quelle condizioni, ma non voleva rischiare di peggiorare ulteriolmente la situazione, dicendo qualcosa di sconveniente.
Una volta giunti a casa, Sana si rintanò per il resto della giornata in camera sua, con la speranza di riuscire a colmare quella rabbia che aveva provato non appena aveva incontrato quei maledetti occhi ambrati, quegli stessi occhi che in passato aveva amato tanto, ma che ora le causavano solo dolore e sofferenza.
Solo quando calò la sera, spinta dalla fame, decise di scendere al piano di sotto per cenare insieme alla sua "nuova famiglia".
«Yuri ti piace la cena?»
«E' tutto squisito» si complimentò.
Misako sorrise, compiaciuta «Bene, mi fa piacere»
«Avete fatto incontri oggi mentre eravate fuori?»
A quella domanda Sana sussultò
«Nessuna» si affrettò a rispondere Yuri, ricevendo un sorriso di gratitudine da parte della ragazza.
«Beh, avrete modo di fare nuove conoscenze lunedì» aggiunse Bart, sorseggiando un bicchiere di sakè.
«Lunedì?»
«Ma come tesoro, te ne sei dimenticata? Lunedì sarà il primo giorno di scuola»
A quella constatazione Sana non riuscì più a ragionare lucidamente, sembrava che la sua mente fosse offuscata da una nebbia persistente che le impediva di rimanere lucida.
Tornare a scuola significava rivedere Akito e Aya, insieme.
Significava affrontare il passato dal quale aveva cercato di sfuggire per tanto tempo e ciò la mandò nel panico.
«Sana, tesoro, stai bene?» domandò preoccupata Misako, notando il volto pallido della figlia
No, non stava bene.
Sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto e il respiro diventare sempre meno.
«Scusate, tutt'ad un tratto mi è passata la fame» proferì, alzandosi dal suo posto, con la frangia che le ricopriva gli occhi «Vado a letto, buonanotte»
E senza aggiungere altro, tornò a rinchiudersi in camere, lontano da tutto e tutti.
Si distese sul letto e scoppiò in un doloroso pianto, inzuppando il cuscino di lacrime.
I ricordi le facevano male, troppo male e non riusciva a far niente per impedirlo.
Improvvisamente, sentì qualcosa battere contro la finestra, ma inizialmente non ci diede penso.
 “Sarà il vento” pensò, ma quando i rumori si fecero più insistenti, vi voltò verso di essa e trovò Yuri proprio lì, fuori al suo balcone.
Sobblazò dalla sorpresa, stropicciandosi gli occhi con la manica del pigiama «Yuri!»
«Mi apri?»
Fece come l'era stato chiesto, permettendogli di entrare in camera
«Come hai fatto ad arrivare fin qui?»
«I nostri balconi sono poco distanti l'uno dall'altro, sono passato di lì» rispose con tono tranquillo, come se passare da un balcone all'altro fosse la cosa più naturale del mondo.
«Ma sei impazzito? Potevi cadere giù»
«Da quanto in qua ti preoccupi così tanto per me?»
«Si può sapere perchè non hai bussato alla porta della camera come tutte le persone normali?»
«Se l'avessi fatto tu mi avresti aperto?»
Sana chinò il capo senza rispondergli, dondolandosi sui talloni.
«Ecco, appunto»
«Non illuderti, è la prima è l'ultima volta che ti apro. La prossima volta ti lascio lì fuori» borbottò, cacciandogli fuori la lingua.
«Come sei buffa»
Gonfiò le guance indispettita, assumendo le sembianze di un pesce palla «Sei venuto qui per insultarmi o cosa?»
«No, sono venuto per parlarti di quello che è accaduto poco fa»
«Allora puoi anche uscire da dove sei entrato»
«Avanti, ti chiedo solo di parlare da persone civili»
«D'accordo, se proprio ci tieni» sospirò.
Si accomodò sul bordo del letto e Yuri, subito dopo, l’affiancò.
Quest'ultimo si sporse ancora di più verso di lei, e con i pollici le asciugò il viso ancora bagnato di lacrime, facendola trasalire dall’imbarazzo.
«Almeno ora hai smesso di piangere»
Sana abbassò lo sguardo. per non far notare le sue gote arrossate, ma lui le posò l'indice sotto al mento o lo rialzò delicatamente, per poterla guardare negli occhi.
«Sana, io non so perchè hai avuto quella reazione, ma so per certo che centra in qualche modo il ragazzo ch abbiamo incontrato stamani»
Annuì.
«Non ti chiedo di parlarmene, quando e se vorrai farlo saprai dove trovarmi. Voglio solo che tu sappia che non sei sola, qualsiasi cosa sia successa l'affronteremo insieme»
«Perchè ti preoccupi così tanto per me? In fondo ci conosciamo appena»
«Semplice, perchè mi piaci di più quando sorridi»
Nell'ascoltare quelle parole, le sue gote si tinsero vistosamente.
Lui le sorrise, accarezzandole dolcemente una guancia.
«Andrà tutto bene, ora ci sono io con te»



 
*



 
 
 


Quella sera si sentiva particolarmente strano "Sarà colpa degli allenamenti" cercò di autoconvincersi, anche se era consapevole del fatto che in realtà il motivo del suo turbamento era un altro.
Sapeva che il ritorno di Sana avrebbe messo a dura prova il suo rapporto con Aya, ma non immaginava che bastasse così poco per mandarlo in crisi.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del cellulare, si alzò dal letto dov'era disteso e si affrettò a rispondere.
«Hayama, ti sto chiamando da due ore, che fine avevi fatto?»
«Non iniziare con le tue lamentele Tsu» sbuffò.
Per tutta la giornata aveva evitato qualsiasi tipo di contatto con le persone che conosceva, temendo che quest'ultime potessero intuire qualcosa e non voleva, non poteva permettere che ciò accadesse.
«Ti ho solo chiesto che fine avevi fatto Hayama, non mi sembra di averti detto chissà cosa»
«Saranno anche affari miei non ti pare?»
«Ma si può sapere cosa ti prende? Sei addirittura più acido del solito»
«Niente, sono solo stanco a causa degli allenamenti»
Sentì dei rumori in sottofondo, segno che aveva cambiato stanza per poter parlare tranquillamente.
«L'hai incontrata vero?»
Come al solito aveva intuito subito la vera causa del suo umore, del resto lo conosceva meglio di chiunque altro.
Tsu era il suo miglior amico sin dai tempi dell'asilo, colui che gli era stato accanto sempre, anche quando aveva scoperto della relazione con la sua ex ragazza.
Sapeva che poteva fidarsi di lui come di nessun altro, eppure in quel momento non riuscì a sbilanciarsi
«...già»
«E che effetto ti ha fatto rivederla?»
«Ti diverti così tanto a psicoanalizzarmi, Sasaki?» ringhiò.
«Voglio solo aiutarti» il suo tono era comprensivo e ciò lo fece infuriare ancora di più.
«Come vuoi che mi sia sentito?» sbraitò «Non mi ha fatto alcun effetto rivederla»
«Sembra che tu voglia convincere più te stesso che me»
«Sai che ti dico?Va al diavolo» riattaccò la chiamata e lanciò il telefono dall'altra parte della camera.
Non avrebbe voluto trattarlo in quel modo, sapeva che il suo intento era solo quello di aiutarlo, da buon amico-psicologo qual'era, ma dopo quanto accaduto non era riuscito a mantenere la calma.
Non quando non faceva altro che pensare a lei, al calore del suo corpo e quel profumo che poteva giurare di sentire ancora impresso sui suoi abiti.
Vaniglia.
Inevitabilmente i suoi pensieri lo riportarono a qualche anno fa, quando dopo ogni volta che avevano fatto l'amore, lui appoggiava la testa nell'incavo del collo di lei, inebriandosi di quel profumo che gli piaceva tanto.

«Mi piace l'odore della tua pelle»
«E' vaniglia»
«Non mi stancherò mai di questo profumo»
«E di me?» chiese, voltandosi verso di lui
«Come potrei? Ti amo troppo per riuscire a stancarmi di te» le rispose, baciandola dolcemente a fior di labbra.


Dopo tanto tempo, sentì una leggera malinconia dei tempi passati, una malinconia che si trasformò presto in rabbia.
Preso da uno scatto d'ira, affondò un pungo nella parete della sua camera, provocando una leggera crepa
"E' assurdo pensare a lei" .
   
 
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