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Autore: eugeal    31/08/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Allan chiuse l'ultimo fermaglio della giacca di pelle nera e si guardò con aria dubbiosa.
- Non ci crederanno mai, Giz.
Guy lo osservò: Allan indossava la sua giacca di ricambio e pantaloni di pelle nera identici ai suoi. - Dovranno crederci oppure finiremo impiccati entrambi.
- Tu sei più alto di me e poi io ho i capelli chiari…
Gisborne estrasse un sacchetto di stoffa dall'involto che gli era stato lasciato da Archer e lo tenne sul palmo della mano per mostrarlo all'amico.
- Ma noi abbiamo questi. Fai in modo di gettarli in qualche braciere e faranno abbastanza fumo da offuscare la visuale. E poi saranno tutti concentrati su Robin e sul Guardiano Notturno, nessuno baderà troppo a te.
- Lo spero, Giz.
- Se dovessero scoprirti, pensa solo a scappare, va bene? Ora mettiti una tunica e il mantello, nessuno deve vedere come sei vestito.
- Morirò di caldo. - Si lamentò Allan, indossando quegli strati di vestiario aggiuntivi.
- Credimi, Allan, all'inferno farebbe ancora più caldo. Ed è lì che finiremo se qualcuno dovesse accorgersi dell'inganno.
- Allora volete davvero salvare Robin. - Disse una voce femminile alle loro spalle.
I due uomini sussultarono e Guy si voltò di scatto, estraendo la spada.
Si fermò un attimo prima di attaccare nel vedere che a parlare era stata Meg.
- Che ci fai tu qui?! - Sbottò. - Non fare mai più una cosa del genere!
La ragazza controllò che la porta della stalla fosse ben chiusa alle sue spalle prima di avvicinarsi a Guy e Allan con aria soddisfatta.
- Ne ero certa.
- Di cosa?
- Che voi due non eravate dei traditori. Gli altri ne sono convinti, ma io non ci credo.
Gisborne rinfoderò la spada e sedette su una balla di fieno, rattristato.
- Robin è come un fratello per me, darei la mia vita per salvarlo.
- Ed è probabilmente quello che farai oggi. - Commentò Allan con un mezzo sospiro. - La tua e anche la mia.
- Allan…
Meg sorrise a entrambi per incoraggiarli.
- Sono certa che avete un buon piano. Può servire un po' di aiuto?
Un sorriso illuminò il viso di Allan.
- Davvero lo faresti? Per noi?
- Per voi e per Robin. - Confermò la ragazza.
- Potrebbe essere pericoloso. - La avvertì Guy, preoccupato.
- Lo è per te, lo è per Allan, lo è per Robin, perché dovrebbe essere un problema se corro qualche rischio anche io? Faccio parte della banda anche io, non voglio che mi consideriate diversa dagli altri solo perché sono una ragazza. Allora, cosa volete che faccia?
Guy la guardò per qualche attimo, poi le affidò alcuni dei sacchetti contenuti nell'involto che aveva in mano e diede gli altri ad Allan.
- Bene, allora. Anche tu ti occuperai dei “segreti dell'Oriente”. Fatti spiegare da Allan cosa devi fare e il momento giusto in cui usarli.
Guy prese l'ultimo oggetto contenuto nel pacchetto di Archer, una chiave di ferro, e se la fece scivolare all'interno della manica della giacca, nello stesso posto in cui di solito teneva uno dei suoi pugnali ricurvi, poi gettò via la stoffa che aveva contenuto il tutto.
- Bene, è ora. - Disse Guy. - Io e Allan dobbiamo raggiungere Sir Edward e Marian, tu, Meg, prendi pure uno dei cavalli e vai a Nottingham, mescolati alla folla che verrà ad assistere all'esecuzione e aspetta Allan.
Meg stese una mano verso di loro.
- Per Robin, allora.
Allan mise subito la propria mano su quella della ragazza, imitato un attimo dopo da Gisborne.
- Per Robin. - Ripeterono tutti e tre insieme, prima di sciogliere le mani e avvicinarsi ai cavalli.
Guy montò in sella.
- Andiamo. Si comincia.

Vaisey camminò avanti e indietro sulla parte più alta della scalinata, osservando con soddisfazione le facce dei nobili radunati sui gradini più bassi e quelle del popolo che affollava il cortile, intorno alla piattaforma del patibolo. Tutti, senza alcuna distinzione tra nobili e pezzenti, pensò lo sceriffo, avevano la medesima aria infelice.
Il loro malcontento metteva di buon umore Vaisey. Era chiaro che erano tutti angosciati per la sorte di Robin Hood anche se cercavano di non mostrarlo e lui li avrebbe puniti facendolo penzolare dalla forca davanti ai loro occhi senza che potessero fare nulla per evitarlo.
- Bene, portate i prigionieri! - Disse allegramente e le guardie scortarono fino alla forca Robin Hood e l'uomo che qualche giorno prima aveva attentato alla vita di Archer.
I soldati assicurarono le catene di Robin al palo di legno della forca e gli arcieri disposti sulle mura del castello lo tennero sotto tiro, mentre Vaisey si avvicinava all'altro uomo.
Il contadino era fuori di sé per il terrore e sembrava non rendersi nemmeno conto di quello che stava accadendo, continuando a gridare frasi sconnesse ai soldati che lo tenevano fermo.
- Mi è stato riferito che quest'uomo, anche se a vederlo ora non sembra possibile, abbia attentato alla mia autorità tentando di uccidere il mio emissario. - Disse Vaisey, osservando con disgusto il prigioniero, poi tornò ad avvicinarsi ai nobili, fissandoli uno a uno prima di fermarsi accanto a Guy. Gli mise le mani sulle spalle da dietro, accostando il viso a quello di Gisborne fin quasi a sfiorargli la guancia con la propria. Guy rimase immobile. - E mi è anche stato detto che per una volta nella sua inutile vita, Gizzy ha fatto qualcosa di buono, salvando la vita di Archer ed evitandomi il disturbo di dover cercare un altro aiutante. Non è vero, Gizzy? Ti sei sentito un eroe, vero? Guarda!
Vaisey fece un gesto ai soldati e uno di loro mise il cappio al collo del contadino, mentre l'altro calciò via lo sgabello da sotto i suoi piedi, lasciandolo a penzolare nel vuoto.
Il prigioniero scalciò convulsamente, poi i suoi movimenti rallentarono fino a fermarsi del tutto e rimase definitivamente immobile.
Lo sceriffo si spostò di fronte a Guy, continuando a serrargli una mano sulla spalla e lo fissò negli occhi.
- Allora, Gizzy, cosa ne pensi? Se non fosse stato per te sarebbe sfuggito alla giustizia.
Guy poteva sentire chiaramente l'orrore che provavano le persone che lo circondavano. Anche senza guardare, sapeva che Marian doveva essere sconvolta e che probabilmente stava stringendo con forza la mano del padre per impedirsi di reagire. Lui stesso era nauseato dalla morte ingloriosa di quell'uomo e dall'espressione gongolante dello sceriffo, ma si costrinse a restare impassibile.
Si inumidì le labbra con la lingua prima di riuscire a rispondere a Vaisey, ma quando lo fece, la sua voce suonò ferma e tranquilla, come se quell'esecuzione gli fosse completamente indifferente.
- Era un criminale e ha ricevuto la punizione prevista dalla legge.
- Non fare il modesto, Gizzy. Meriti un premio per quello che hai fatto. Vieni, vieni con me.
Lo sceriffo lo tirò per un braccio, costringendolo a salire con lui sulla piattaforma del patibolo e per un momento Guy fu sicuro che Vaisey lo avrebbe consegnato ai soldati perché fosse impiccato anche lui.
Lanciò uno sguardo terrorizzato ad Archer, temendo di essere stato tradito da lui e che quella fosse una trappola per giustiziarlo, ma il fratellastro si limitava ad assistere alla scena con un'espressione neutra sul viso.
Vaisey lo lasciò andare non appena furono arrivati di fronte a Robin Hood e Guy rimase immobile, cercando di capire le intenzioni dello sceriffo.
Robin aveva le mani legate da catene di ferro e era a petto nudo. Doveva essere stato malmenato mentre era prigioniero perché la sua pelle era segnata da vari lividi.
- Guarda Gizzy, guardalo bene. Il famigerato Robin Hood, in catene e inerme! Per quanti anni è riuscito a prenderti in giro, eh, Gizzy? Quante volte hai cercato inutilmente di catturarlo? Quante umiliazioni hai subito da lui? Cosa hai da dire a tua discolpa per tutti quei fallimenti?
- Era un avversario abile.
- Oppure eri tu a essere scarso? Guarda Archer, non ci ha messo molto a catturarlo.
Guy non rispose e lo sceriffo gli sorrise.
- Ma non prendertela, Gizzy, oggi avrai comunque un premio. Vedi? È tutto collegato: se tu non avessi salvato la vita di Archer, lui non avrebbe catturato Hood. Quindi possiamo dire che è anche merito tuo e che meriti una ricompensa. Qualcosa che ti renda felice, che ne dici?
- Non è necessario, mio signore. Chiunque altro avrebbe agito nello stesso modo. - Rispose Guy. Le parole di Vaisey lo rendevano nervoso. Era chiaro che lo sceriffo aveva in mente qualcosa e lui non sapeva cosa aspettarsi.
Aveva contato di approfittare della confusione provocata dalla polvere fumogena di Archer per fingere di perdere i sensi per il fumo e farsi sostituire da Allan mentre lui interveniva come Guardiano Notturno, ma se lo sceriffo attirava tutta quell'attenzione su di lui, lo scambio sarebbe stato molto più difficile.
Distolse lo sguardo da Robin e lo fissò nel vuoto. Vedere l'amico ferito e umiliato in quel modo rischiava di incrinare la maschera di indifferenza che era costretto a mostrare allo sceriffo.
- No, Gizzy, meriti un premio, non puoi rifiutare. Oggi avrai la possibilità di vendicarti di tutte le umiliazioni subite e di provare allo stesso tempo la tua fedeltà. Archer, vieni.
Il giovane si avvicinò allo sceriffo e Vaisey si fece consegnare da lui una frusta di cuoio, la stessa con cui tempo prima Archer aveva colpito Guy. Lo sceriffo fece scorrere le dita sul manico della frusta prima di metterla in mano a Gisborne.
- Colpisci Hood, Gizzy! Dai il peggio di te e mostrami ciò di cui sei capace. Non sei felice? Potrai vendicarti di tutto quello che ti ha fatto passare. Ora datti da fare, voglio sentirlo urlare, ma non ucciderlo, deve penzolare da quella forca.
Guy lasciò cadere la frusta, inorridito.
Sapeva molto bene quanta sofferenza potesse provocare quello strumento e non sarebbe più riuscito a usarlo per infliggere dolore a qualcuno. Di certo non a Robin.
Vaisey lo guardò.
- Sei diventato maldestro, Gizzy. Ora raccoglila.
Guy non si mosse, impietrito. Archer gli lanciò uno sguardo significativo per esortarlo a obbedire, badando a non farsi scorgere dallo sceriffo, ma Gisborne non poteva indursi a toccare la frusta.
Vaisey lo fissava, come un falco pronto a lanciarsi sulla preda.
Robin scoppiò a ridere.
- Cosa c'è, Gisborne, hai paura che possa farti fare di nuovo la figura dell'idiota anche se sono legato? - Disse in tono derisorio. - Ormai dovresti esserci abituato, no? Probabilmente non saresti capace di colpirmi nemmeno se la tua stessa vita dipendesse da quello.
Guy sussultò alle parole di Robin.
Stai dicendo che devo farlo, fratello? Che se non ti colpisco lo sceriffo ucciderà entrambi? Dentro di sé sapeva di non avere scelta, che se non avesse frustato Robin Hood, Vaisey lo avrebbe accusato di tradimento e lo avrebbe fatto uccidere immediatamente. E una volta morto lui, il piano sarebbe fallito e nemmeno Robin avrebbe avuto speranze.
Per salvarlo doveva colpirlo, Guy ne era perfettamente consapevole, eppure il solo pensiero di quello che stava per fare gli faceva venire voglia di vomitare.
Fece un respiro profondo per allontanare la nausea e si chinò a raccogliere la frusta.
Si raddrizzò e strinse le dita sul manico di pelle. Assurdamente, si ritrovò a pensare che era una fortuna che avesse indossato i guanti perché altrimenti la frusta gli sarebbe scivolata via dalle mani sudate.
- Dai Gizzy, non abbiamo tutto il giorno. Su, impegnati, voglio sentirlo chiedere pietà. - Disse lo sceriffo, allegramente.
Guy alzò il braccio e fece scattare la frusta. Avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma si impose di non farlo e vide sussultare Robin mentre una linea rossa appariva sulla sua schiena nuda.
Gisborne ricordava fin troppo bene il dolore bruciante provocato da quel tipo di ferita e fu sul punto di voltarsi e scappare, a costo di essere ucciso sul colpo dagli arcieri appostati sulle mura.
Non si mosse.
Troppe altre vite dipendevano dalla sua, a partire da quella di Robin.
Guy non desiderava altro che fuggire, ma non poteva farlo.
Invece, alzò un'altra volta il braccio e colpì di nuovo.
   
 
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