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Autore: BarrelRider    01/09/2015    11 recensioni
Rosie Cotton ha sempre saputo, fin da bambina, che persona speciale fosse Samvise Gamgee.
Diamante di Lungo Squarcio ha sempre visto Peregrino Tuc, come un ragazzino impertinente e viziato.
Sarà durante la dittatura di Saruman, nell'anno 1421 secondo il calcolo della Contea, che le vite delle due giovani s'intreccerano, in una maniera che non avrebbero mai immaginato.
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Una storia semplice, come semplici sono i suoi protagonisti.
Una storia diversa, o almeno è ciò che speriamo.
Scritta a quattro mani da CrisBo e Leila91
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diamante di Lungo Squarcio, Pipino, Rosie Cotton, Sam
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Qualcosa è cambiato:
 

Non appena vide la figura dell’amica apparire sulla soglia della cella, Diamante si tuffò dritta fra le sue braccia.
Bart richiuse delicatamente la porta, e si allontanò con discrezione lasciando alle due un po’ d’intimità.
 
“Che scusa hai usato questa volta?” domandò la più giovane, una volta sciolto l’abbraccio.
Rosie fece un sorrisino: “Di questo passo i miei penseranno che il vecchio Ham Gamgee stia morendo di fame. E’ la quarta volta che racconto di volergli portare del cibo”.
Detto ciò, estrasse un cestino ricolmo di frutta da sotto il mantello: “Ecco, è tutto ciò che sono riuscita a prender…”
Non fece quasi in tempo a finire la frase, che Diamante si era già avventata sulle pietanze.
“Stavo quasi cominciando a dimenticarne il sapore”, mugugnò con la bocca impastata di fragole.
“Sei la mia salvezza Rosie. E meriteresti di essere veramente a trovare il Gaffiere, piuttosto che una fuorilegge come me”.
Il tono con cui aveva pronunciato l’ultima frase era perlopiù ironico, ma con una profonda nota finale di amarezza.
 
“Non dire sciocchezze” la rimbeccò Rosie, “Sei come una sorella per me, pensi davvero che potrei mai…”
L’espressione di Diamante si addolcì all’istante: “Avanti, stavo solo scherzando”.
“Anche se… forse non poi così tanto” concluse, volutamente maliziosa.
Fu con grande sollievo che l’amica le arruffò i capelli e scoppiò in una risata genuina: “Non cambi mai, vero? Che immenso sollievo. Sei rimasta la solita ragazzina impudente e sfacciata. Tu e i tuoi pensieri sconvenienti…”
 
Diamante alzò le spalle, e tirò fuori la lingua: non ribatté, ma le ridevano gli occhi.
 
Nessuno avrebbe mai potuto prevedere lo sbocciare di un simile affiatamento tra le due giovani Hobbit.
Eppure, nonostante i caratteri profondamenti diversi, la loro amicizia era rimasta salda e sincera, a discapito delle malelingue e dello scetticismo generale.
Nata nel più improbabile dei modi: Rosie lo ricordava come fosse ieri.
 
Era una giornata piovosa del mese di Settembre. Decisamente il momento meno opportuno per dimenticare a casa l’ombrello.
 
 
                                                            *******
Lo schizzo fu violento, improvviso e inaspettato.
Come se non bastasse tutta la pioggia che si stava già buscando. Maledetta la sua smemoraggine.
 
Era stato un gruppo di cavalieri al galoppo a infradiciarla in quel modo, sfrecciando attraverso una pozzanghera proprio davanti a lei.
 
Uomini al galoppo nella Contea.
 
Probabilmente in un altro momento Rosie ne sarebbe rimasta turbata: mai prima di allora si era vista una cosa del genere.
Quel giorno però, tutta la sua attenzione era stata focalizzata da una giovane Hobbit coi capelli scuri, che la fissava dall’altro lato della strada, ridendo sguaiatamente.
Diamante di Lungo Squarcio. La conosceva pressappoco di vista.
 
Rosie rimase a corto di parole, e sentì la rabbia montare dentro di sé.
Ma prima che potesse dire anche solo una parola, un piccolo carretto passò a gran velocità, e questa volta l’onda sollevata si riversò completamente sull’altra ragazza.
Fu quindi Rosie a potersi sbellicare.
 
“Ride bene chi ride ultimo”, non poté trattenersi di dire.
“Fai in fretta a parlare tu”, le sputò addosso Diamante, con inaspettata amarezza, “Questo era il mio vestito migliore, e oggi dovrei iniziare a lavorare da Adamanta Paffuti. Come posso presentarmi in questo stato?!”
 
Rosie non era una persona serbante rancore: si lasciava intenerire facilmente, e le bastò veder spuntare le lacrime sul viso di quella Hobbit, che sapeva per fama essere terribilmente fiera, da intenerirsi immediatamente, dimenticando l’offesa.
Sempre che di offesa si potesse parlare.
 
“Coraggio, perché non vieni da me? Casa mia è poco distante, e anche io sono ridotta malaccio. Sono sicura che riusciremo a trovare qualcosa che ti vada bene”.
 
“Non voglio la tua carità”, ribattè Diamante, scocciata.
 
“Come preferisci” rispose freddamente Rosie, “Sono sicura che Adamanta ti sarà grata per tutto il fango che le porterai in casa”.
 
Diamante sbuffò, e con malavoglia fu costretta ad arrendersi, di fronte a quell’affermazione.
 
                       
                                   **********
I primi momenti a casa Cotton furono imbarazzanti a dir poco.
Rosie non soleva quasi mai portare con sé delle amiche, o in questo caso conoscenti, ma vista l’assenza dei suoi genitori, le furono risparmiate fastidiose domande.
Anche Diamante ne parve sollevata: trovava già abbastanza disagevole lo stato dei suoi vestiti. Figurarsi il doversi ritrovare a fare conversazione con persone tanto diverse da lei!
La famiglia Cotton pareva esattamente quel tipo di gente pudica, rispettabile e noiosa che le faceva spesso prudere le mani. Vedere Rosie completamente zuppa e inzaccherata le aveva procurato non poca soddisfazione. Ora non aveva più quell’aria da principessina delle fiabe con la quale girava sempre!
 
Ma chi la fa l’aspetti, dicevano dalle sue parti. Dannato carretto.
 
Nessuna delle due sembrava intenzionata a rompere il silenzio, e alla fine fu il profumo della crostata di mirtilli a salvare la situazione.
 
 
“Per tutte le bacche e i lamponi! Non avevo idea che tu sapessi cucinare così bene!”
Diamante non riuscì proprio a impedirsi di parlare, nonostante avesse la bocca piena.
Alla malora le buone maniere: le avrebbe imparate mai?
“Perché, quante altre cose conosci di me?” la canzonò dolcemente Rosie.
“Beh… hai ragione, effettivamente non so praticamente nulla di te”, ammise l’altra; “A parte il fatto che sei generosa e buona anche con chi non se lo merita”, aggiunse quasi sottovoce.
Rosie ridacchiò.
“Come sei melodrammatica, ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque”.
“Non chiunque” borbottò Diamante, come fra sé.
Rosie inarcò un sopracciglio e fece finta di niente: “Che ne dici, ti andrebbe di ricominciare d’accapo? Nessuna offesa?”
La bruna sorrise, e strinse la mano che le veniva offerta: “Nessuna offesa”.
 
Più tardi Rosie scovò nel suo armadio i vestiti perfetti per entrambe.
Le due fanciulle scoprirono di aver molte più cose in comune di quanto inizialmente avrebbero mai immaginato, e il resto della mattina trascorse amabilmente fra chiacchiere e prime, timide, confidenze.
 
Almeno fino all’arrivo di Nibs e Jolly.
 
 
*************
 
I fratelli maggiori di Rosie non le somigliavano affatto.
Questo fu praticamente tutto ciò che ebbe il tempo di pensare Diamante.
Più alti, e dalla capigliatura corvina.
Aveva appena iniziato a fantasticare sulle spalle incredibilmente larghe di Jolly, che i suoi pensieri vennero catturati immediatamente dai racconti dei due.
 
Erano entrati in cucina come dei fulmini, chiamando a gran voce il loro padre.
“Ah, sei tu!” avevano poi esclamato, vedendo Rosie.
Subito dopo Nibs si era bloccato, e aveva assunto un’espressione tra le più buffe che Diamante avesse mai visto.
Qualcosa che era a metà tra l’estasiato e il terrorizzato.
 
“Da quando abbiamo un’altra sorella?”
“Non cominciare Carlo*. Come mai siete già a casa, piuttosto?”
“Beh, per riferire a papà la novità”.
 
 
Cavalieri nella Contea.
Gente Alta, proprio così.
E diretti a Casa Baggins, niente meno.
 
Diamante non ebbe bisogno di guardare Rosie negli occhi per capire che i pensieri che turbinavano frenetici nella sua mente, era gli stessi che tormentavano lei.
Gli stessi Uomini di poche ore prima.
 
La domanda più urgente ed elementare ora era: che cosa ci facevano lì?
 
 
                                       *******
 
“Beh… è stata indubbiamente una mattinata particolare”.
“Già…”
 
Rosie aveva scortato la sua ospite sulla porta. Non le sarebbe dispiaciuto se si fosse soffermata ancora, ma fare tardi il primo giorno di lavoro non era di certo fra le cose più sagge. E Adamanta Paffuti sapeva essere alquanto detestabile.
 
“Dovremmo rifarlo. Magari senza schizzi né fango”.
A entrambe sfuggì una risatina.
 
“Rosie…” cominciò la bruna, con tono improvvisamente serio, “Non credere che io stia subito pensando al peggio, ma ho davvero l’orribile sensazione che…”
 
“Diamante, no! Non ne voglio parlare, ti prego”.
Rosie si tappò le orecchie d’istinto, improvvisamente spaventata.
 
“Ma è qualcosa che non possiamo ignorare!” fu la secca risposta, “Rosie, maledizione, ascoltami. Non lo capisci che potrebbe…”
 
“Va bene, ti prometto che ne riparleremo”, la zittì l’altra con una mano sulla bocca, “Ma non ora e non qui. Adesso vai, ci rivedremo presto”.
 
E così era stato.
 
              ********
Quando vide l’amica farsi sfuggire un risolino, Diamante si accigliò non poco: “Mi sfugge veramente cosa ci sia divertente in questa situazione”.
“Stavo ripensando al nostro primo incontro”, rispose quella.
 
La giovane si unì allora alla risata, che però assunse ben presto un retrogusto amaro: “E’ stato allora che per la prima volta ci siamo accorte che qualcosa non andava”.
“Lo ricordo bene” annuì Rosie, anch’essa rattristata, “Pensi che avremmo potuto fare qualcosa?”
Diamante non rispose immediatamente, pareva combattuta.
Quando finalmente fu sul punto di dire qualcosa, la porta della cella si aprì.
 
“Tempo scaduto” borbottò Bart, “Mi dispiace…”
“Dacci ancora un momento, che cosa ti costa?”
 
Rosie poggiò una mano sul braccio dell’amica, come a volerla placare: “Tornerò presto, lo prometto”.
 
“Sulla coda di Rufus?” domandò l’altra sorridendo allusiva.
Rosie fu colta di sorpresa da quella domanda, ma il suo leggero imbarazzo fu presto rimpiazzato da una nuova risata.
“Sulla coda di Rufus” confermò, annuendo convinta.
 
 
 
*vero nome di Nibs.

 
 
 
Deposito Barili:
 
Ciaone!!!
Eccoci di nuovo con voi, e lasciatecelo urlare a gran voce: GRAZIEEEE!
Siete state meravigliose, la vostra accoglienza ci ha commosse e fatte sorridere come delle ebeti. Speriamo di rimanere all’altezza delle aspettative.
In questo capitolo abbiamo iniziato a raccontare come sia nata l’amicizia tra le nostre protagoniste: questa volta abbiamo composto tutto insieme u.u, ospiti di un localino di roba ‘bio’ a Clapham, durante un pomeriggio piovoso.
Ma dal prossimo tornerà l’alternanza di point of view!
Gli Uomini che compaiono di sfuggita non sono esattamente belle persone u.u com’era intuibile.
Ci diverte (muahahahaha) lasciare alcune cosette in sospeso (Rufus coff coff) ma piano piano chiariremo tutto, promise.
Che altro dire… fateci sapere che ne pensate ^^!
Un very big thanks a: Melianar, Tielyannawen, Xingchan, Kano_Chan, Zebraapois91, Laylath e Kanako91 per le recensioni *^*
A: Tielyannawen, Xingchan, Kano_Chan, Zebraapois91, Laylath, Kanako91, Feanoriel e Evelyn80 per averci aggiunte nelle seguite *^*
 
Un abbraccio e alla prossima!
 
Cris e Benni
   
 
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