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Autore: pillina28    02/09/2015    6 recensioni
Tratto dal testo:
Mi ritrovo a passare davanti a lui e attratta da ciò che vedo, mi fermo: Lo specchio, il classico nemico di ogni donna.
Mi avvicino ad esso come in trance: sono solo in intimo e, anche se so che non dovrei, fisso il mio riflesso e.. ciò che vedo, mi disgusta.
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"In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna. La uccide perché la considera una sua proprietà, perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.. E noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l'amore, con gli schiaffi e i pugni c'entra come la libertà con la prigione. Un uomo che ci mena non ci ama. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male. Non è questo l’amore. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia.
Abbiamo una sola vita, non buttiamola via " L. Letizzetto
Una piccola one-shot contro la violenza sulle donne. Spero apprezziate.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagome
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Image and video hosting by TinyPic   Salve, questo non è il genere di storia che scrivo di solito. Ma è venuta fuori così,vedendo un cortometraggio dedicato a questo importante argomento e ci tenevo a condividere tutto ciò con voi.
I commenti a fine storia, Buona lettura =)



Vaso di Cristallo


Un grido squarcia il silenzio della notte.
Sudata, ansante e in lacrime, scosto le coperte e mi siedo sul letto, poggiando i piedi sul pavimento gelido.
Sospiro, quando realizzo che quel grido agghiacciante e pieno di paura, era il mio.
Di nuovo.
Respiro profondamente, cercando di far capire alla mia mente un po’ distorta, che era tutto un sogno.
Un incubo.
Di nuovo.
Accendo la lampada, mi guardo intorno registrando ogni singolo e piccolissimo rumore, ma tutto tace.
Infondo, sono solo le cinque del mattino.
Con la flebile speranza che una tisana possa calmarmi, mi alzo e mi dirigo verso l’angolo cottura.
Mi ritrovo a passare davanti a lui e attratta da ciò che vedo, mi fermo: Lo specchio, il classico nemico di ogni donna.
Mi avvicino ad esso come in trance: sono solo in intimo e, anche se so che non dovrei, fisso il mio riflesso e.. ciò che vedo, mi disgusta.
Alzo una mano, come a rallentatore e, dopo interminabili secondi, le mie dita gelide sfiorano il contorno del mio viso, soffermandosi sullo zigomo sinistro, violaceo e gonfio, per poi passare a toccare lievemente la palpebra che, nella medesima situazione, mi impedisce di vedere perfettamente.
Come dotata di propria volontà, la mano scende, fino a toccare delicatamente il labbro superiore, spaccato, gonfio anch’esso.
La mano adesso è tra i capelli, tagliuzzati alla meno peggio, madidi di sudore, spenti, senza vita…
Come me.
Che ne è stato di quella ragazza che sorrideva sempre, piena di calore e gioia di vivere?
Frammenti.
Schegge.
Come un bellissimo vaso di cristallo, andato in pezzi.
Una lacrima scende, da quegli occhi che erano stupendi, dello stesso colore del mare, ma che ora sembra abbiano perso la loro luce.
Guardo il resto del mio corpo, le mie forme che ora mi appaiono volgari; quella gambe grasse che sono assolutamente da coprire; e poi mi soffermo sui fianchi, che vedo troppo morbidi e arrotondati.
Forse se mi guardassi dal di fuori, da spettatore esterno, vedrei una ragazza graziosa, con curve giuste e femminili; non grassa, ma normale.
Normale?
Ma io non sono normale, non più.
Sono rotta.  
Irrimediabilmente.
Come un vaso di cristallo.
Un’altra lacrima scende, ma stavolta per rabbia.
Un mostro ha reso la mia vita un inferno e.. so che è colpa mia.
Ho davanti a me, riflessa in questo specchio impietoso, la prova dei miei errori.
Quante volte ho perdonato?
Quanto tempo ho vissuto nella paura, aggrappata con cieca speranza ad un “perdonami, non accadrà più?”
Le lacrime ora scendono copiose e non so più perché: forse piango per il dolore o forse, piango per la donna che ero e che non sono più; per quel vaso di cristallo caduto in mille pezzi, distrutto dalle mani di chi aveva promesso di prendersene cura.
Chiudo gli occhi, ripenso all’incubo.
L’ennesimo incubo, proiezione di ricordi e non di fantasia.
Sento nelle mie orecchie le sue urla: quella stessa voce che un tempo mi diceva di amarmi, che con tono affettuoso e innamorato, diceva che ero la sua vita… quella stessa voce che mi grida addosso senza pietà, che urla che sono una donna indegna, che sono grassa, che sono imbranata, incapace, insignificante.. che sono sbagliata.
Tremo, quando l’incubo mi da la sensazione di sentire ancora le sue mani, nonostante lui non sia qui: quelle stesse mani che mi hanno aiutata, confortata, accarezzata e amata.. quelle stesse mani che mi hanno piegata, distrutta, lacerata; quelle mani che provavo senza successo a fermare, che mi facevano troppo male.
Ed eccola.
Quella sensazione che mi toglie il respiro, quel peso nello stomaco che mi impedisce di riprendere fiato.
Colpita,ancora e ancora.
Pezzi sparsi ovunque.
Ricordo la prima volta: ha iniziato con una spinta.. poi sono arrivati gli schiaffi, i pugni, i calci… poi è passato alle umiliazioni, agli insulti, alle minacce di morte.
Mi diceva di non dimenticarmi che ero sua e sua soltanto.. e che se fossi fuggita, lui mi avrebbe trovata ovunque e, me l’avrebbe fatta pagare.
Ed ogni volta, dopo lo sfogo, mi chiedeva scusa in lacrime.
Mi diceva che quella era l’ultima volta, che non mi avrebbe più fatto del male, perché mi amava alla follia.
Follia.
E io, gli credevo.
Folle.
Ero sorda e cieca, troppo innamorata per accorgermi che mi stava lentamente distruggendo.
Perché anche io, lo amavo alla follia.
Stupida.
E folle.
L’amore è un’altra cosa.
Non ferisce.
Non umilia.
Non uccide.
Ma quando è la persona che ami più di ogni altra cosa a dirti che sei sbagliata, a dirti che non vali niente, a dirti che sei grassa, goffa, imbranata…a dirti che è tutta colpa tua..
Beh, finisce che ci credi.
Allora sei tu, a sentirti in difetto.
Sbagliata.
Colpevole.
Brutta.
Grassa.
Insicura.
Incapace.
Stupida.
Ci credi, perché finisce che ti senti proprio così.
Con mille difetti, mille crepe.
E in quel momento non è più il mostro a distruggerti: sei tu, che distruggi te stessa.
 
Riapro gli occhi e guardo ancora il riflesso attraverso le lacrime: non sono io questa.
Non posso essere io.
Come ho fatto?
Come ho fatto ad amarlo così tanto?
Come ho potuto permettere che mi consumasse, che quell’amore un tempo così bello, mi distruggesse in mille pezzi?
Non sono io.
Non voglio essere io.
Rivoglio la mia vita.
Rivoglio la vera me.
Lacrime e ancora, lacrime.
Ripenso alla mia vergogna, nello spiegare ogni volta come mi ero fatta male: sono caduta, ho sbattuto, ho inciampato- dicevo.
E la gente mi guardava in un misto di scherno e compassione.
Altre lacrime, di rabbia cieca.
Non sono io questa.
Non voglio essere io.
Rialzati.
È un sussurro che rivolgo a me stessa, ma che riecheggia come un grido di guerra dentro me, nel profondo.
Coraggio, rialzati, asciuga le lacrime  e lotta.
Lentamente, come un robot, mi rialzo dal pavimento dove sono caduta in pezzi.
E mi guardo ancora.
Puoi farcela.
Me lo ripeto, mentre con un gesto di stizza asciugo le lacrime che bagnano ancora il mio viso pesto.
Hai affrontato tante cose, ce la farai ancora.
Non arrenderti.
È determinazione quella che sento dentro?
O forse semplicemente è disperata speranza? Il desiderio di uscire da questo tunnel buio, per tornare finalmente alla luce?
È questo che si sta smuovendo dentro di me?
Ricordati chi eri.
Ricordo una ragazza spensierata, solare, felice.
Ricordo una donna che sa cucire e cucinare divinamente; che ha la passione per i romanzi rosa e il cinema, per la lirica e il violino; che ha tante amiche e amici che le vogliono bene e che, non volevano abbandonarla.
Ricordo una donna che aveva un gesto gentile o una parola di conforto per tutti.
Ricordo una donna che amava inseguire i proprio sogni.
Che fine ha fatto quella donna?
E’ dentro me. Racchiusa in un cofanetto e sigillata ben bene.. per paura.
È ora di aprire quel cofanetto; è ora di far tornare quella donna.
Mi guardo ancora.
Cosa vedi?
Vedo una persona che non si è arresa.
Brava.
Vedo una persona che vuole voltare pagina e non pensare al passato e a ciò che è stato.
Brava.
Magari nel pomeriggio, potrei uscire..
Potrei andare a farmi tagliare i capelli.. e magari comprare un vestito che non sia largo e nero.
E forse, anche un rossetto.
Posso farcela.
Posso tornare a credere nella vita, a pensare che qualcosa di bello può ancora succedere.
Devi farcela.
Il segreto è tornare quella che eri prima di incontrarlo.
Mi allontano dallo specchio e mi volto verso la finestra, dove l’alba è ormai prossima.
I raggi del sole timidamente fanno capolino all’orizzonte: Piccoli, ancora deboli, diventeranno sempre più caldi, forti ed accecanti, con lo scorrere dei  minuti.
Sarò come un raggio di sole.
Timidamente, ma con tenacia, mi riprenderò la mia vita.
Non permetterò a nessuna nuvola nera, di distruggere la mia luce.
Magari un giorno amerò di nuovo.
Forse. Chissà.
Magari un uomo riuscirà a farmi sentire ancora cosa si prova, ad essere accarezzati, toccati .. amati.
Sorrido, prima timidamente, poi con più convinzione.
E quel sorriso, è la mia vittoria più grande.
 
 
Two years later
 
<< Signorina, scusi! Le è caduto questo… >> sento alle mie spalle e mi volto, incontrando il sorriso più bello che io abbia mai visto.
<< Credo che sia suo, le è caduto dalla borsetta quando è scesa dal treno >> continua, porgendomi un rossetto e continuando a sorridermi gentile.
<< La ringrazio >> rispondo, senza sapere bene cosa dire.
Lo osservo: è decisamente un uomo molto bello.
Ha gli occhi color del sole, la pelle olivastra, i capelli neri come la pece e.. un sorriso meraviglioso.
Allungo una mano, per riprendermi il rossetto incriminato e le mie dita sfiorano le sue, trasmettendomi una scossa elettrica che attraversa tutto il mio corpo.
Di scatto, alzo gli occhi sul suo viso e, anche lui mi fissa, tra lo stupito e l’ ammaliato.
Mi affretto a ritrarre la mano, spaventata da quelle sensazioni e, sussurrando un grazie molto imbarazzato, faccio per voltarmi e scappare.
<< Aspetti! >> mi grida ancora, facendomi fermare.
Mi volto appena a guardarlo e lo vedo porgermi la mano: << Io.. sono Inuyasha >> si presenta; << Vorrei offrirle un caffè, se ne ha voglia >> mi chiede grattandosi la testa nervoso e impacciato.
Arrossisco.
E rimango ferma, senza sapere bene cosa dire, con la borsetta stretta spasmodicamente in una mano e il rossetto nell’altra.
Non avendo risposta, l’uomo sorride leggermente rattristato: << Mi scusi, non avrei dovuto chiederglielo. Probabilmente una donna bella come lei è già impegnata >> dice guardandomi con.. rimpianto? Delusione Tristezza?
<< Buona giornata >> mi sorride ancora, prima di voltarsi e riprendere a camminare.
Quella che eri prima di incontrarlo, ricordi?
Per quanto ancora ti trincererai dietro le tue paure?
Per quanto ancora permetterai al passato di condizionare la tua vita?
Guardo il rossetto tra le mie mani, lo stesso vecchio rossetto che ha segnato l’inizio della mia nuova vita e che porto sempre con me, anche se ormai è finito, solo per ricordarmi che donna voglio essere.
Guardo quell’uomo allontanarsi piano e prendo la mia decisione.
Due passi, tre passi, quattro passi..
<< Aspetti! >> dico, raggiungendolo.
Lui si volta sorpreso e mi fissa in attesa: << Mi perdoni, io.. sono Kagome.. e ecco.. se l’invito è ancora valido, berrei volentieri un caffè con lei >> dico rossissima in volto ed impacciata come mai.
Lui mi fissa dapprima stupito, poi quel bellissimo sorriso torna a spuntare sulle sue belle labbra, dandomi una sensazione di calma e serenità che mai ho provato.
<< Certamente! Allora andiamo, Kagome >> dice, porgendomi nuovamente la mano e io, dopo un attimo di esitazione, la stringo, sentendomi stranamente felice.
 


ANGOLINO MIO

Lo so è una tematica forte ma purtroppo si sentono troppe storie su questo argomento, troppe donne vengono malmenate e perdono la vita ed è giusto parlarne, anche attraverso racconti così, almeno secondo il mio modesto parere.
Nell'intro della storia, c'è una piccola citazione di un discorso fatto da Luciana Letizzetto proprio in merto a questo argomento e mi è sembrato approppriato.
Ho tratto anche spunto da alcune canzoni che trattano l'argomento donne, se trovate qualche similitudine è per quello.

Spero che la storia vi sia piaciuta e che il messaggio che volevo dare sia arrivato a chi ha letto =)
Non voglio commentare troppo ^^ Fatemi sapere il vostro parere, ci tengo!!
Un bacio, ai prossimi aggiornamenti!
Priscilla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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