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Autore: Supreme Yameta    04/09/2015    3 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Salve a tutti! Ne è passato di tempo, non è così. Da non credere che non scriva qualcosa da Marzo. Il mio è stato proprio un bel blocco dello scrittore, non c’è che dire e non so nemmeno se ritroverò qualcuno di voi che continuerà a leggere le mie storie. A parte studio e lavoro, che altre scuse posso inventarmi? Sì, il blocco dell’autore, il fatto che sono stato preso con la piccola storia incentrata sulla figlia di Sasuke, sul film che parla dell’amore sbocciato fra Naruto e Hinata e la mia insana ricerca di action figure di Naruto e One Piece. Ho proprio avuto un gran bel da fare, ma sicuramente la colpa maggiore va data alla Sony per avere inventato la ps4.
Comunque, bando alle ciance, vi lascio alla lettura del capitolo e buon divertimento.



 

La corsa verso il villaggio della Foglia era svolta da un numero considerevole di contendenti che non si sarebbero lasciati ostacolare da nessuno, pur di raggiungere la propria meta indisturbati.

Kakashi viaggiava alla massima velocità, perché raggiungere il villaggio della Foglia prima di Danzo, in questo modo sarebbe riuscito ad avvertire gli oppositori al regime del Reggente Sesto Hokage delle sue intenzioni e ne avrebbero sventato i piani, prima ancora che questi li potesse applicare.

Kakashi aveva già superato il confine con il paese del Ferro e stava per entrare nel territorio della nazione dell’Erba, la quale precedeva l’ingresso alla nazione del fuoco; il viaggio sapere durato ancora qualche ora.

Nonostante ciò, Kakashi riusciva a conservare una certa dose di sicurezza e per questa ragione non si preoccupava; dopotutto Danzo era anziano, per tanto la sua resistenza non poteva certamente reggere il confronto con un avversario molto più giovane.

All’improvviso, il ninja copia percepì che qualcosa non stava filando per il verso giusto; questo accadde non appena si addentrò in una boschetta ben oscurata. La sua lunga esperienza nelle forze speciali gli aveva insegnato che determinati suoni e posizioni di oggetti potevano risultare fatali per un ninja che non li notasse.

«C’è qualcosa che non quadra.» pensò Kakashi fra sé.

Era da qualche minuto che lungo il tragitto non si imbatteva in altro che fogliame della stessa tipologia e non ne capiva il motivo, considerato che la nazione dell’erba era conosciuta per le sue enormi praterie e per avere dei piccoli boschetti a tappezzare il paese. Ciò che Kakashi stava vivendo era parte di una delle tattiche della squadra d’assalto nelle forze speciali.

«Arte illusoria...» ne dedusse l’argenteo.

Kakashi non faticò molto a comprendere l’identità dei suoi assalitori e non ebbe alcun problema ad aggirare la tecnica, nella quale il nemico aveva tentato di farlo cadere per ucciderlo alla sua prima distrazione.

Kakashi congiunse le mani nel segno della capra e impastò il chakra; non si sarebbe di certo fatto abbindolare da una tecnica illusoria del genere: dopotutto, lui era Kakashi dello Sharingan.

«Dispersione!» recitò Kakashi con voce acuta.

Una volta pronunciata quella formula, tutta la zona circostante si distorse all’istante, per poi scomparire nel nulla e lasciare spazio a un’ampia distesa verde tempestata di enormi rocce, dietro le quali si celavano i ninja della Radice che avevano tentato di assaltare il ninja copia.

Kakashi sollevò la benda che copriva il suo occhio sinistro, poiché intenzionato a usare il suo sharingan per mettere a tappeto gli avversari, senza sprecare tempo prezioso.

«Sarò franco con voi. - esordì. Questo non è un ottimo momento per mettermi a giocare con dei principianti, perciò venite fuori senza ulteriori indugi e attaccatemi. Vado di fretta!»

I ninja della Radice raccolsero la sfida lanciata dall’avversario e sbucarono fuori dai loro nascondigli, accerchiandolo. Erano circa una dozzina di shinobi agguerriti e ben equipaggiati che erano stati formati da numerose missioni, in cui spesso si rischiava la vita per perseguire la sicurezza del villaggio della Foglia.

Kakashi conosceva molto bene il loro background, poiché anche lui aveva vissuto le medesime esperienze, quando militava nelle forze speciali come capitano. Per questa ragione, l’uomo non si era fatto intimorire dalle minacciose maschere indossate dai suoi innumerevoli avversari, per il semplice motivo che conservava la sicurezza di potersi sbarazzare di loro, senza ricevere aiuto alcuno.

Kakashi assunse la sua tipica posizione da combattimento e fece segno ai suoi nemici di iniziare lo scontro.

«Fatevi sotto!» li invitò lui.

I ninja della Radice non se lo fecero ripetere una seconda volta. Tutti insieme si fiondarono contro il loro obiettivo e lo scontro ebbe inizio.

Nonostante la superiorità numerica, i ninja della Radice si resero subito conto che Kakashi Hatake era un avversario fuori dalla loro portata. Egli possedeva abbastanza potenza per sbaragliare un elevato numero di nemici, inoltre il suo sharingan costituiva una minaccia da cui tenersi il più lontano possibile, affinché non si venisse ipnotizzati dal suo misterioso potere. A nulla servirono le prudenze adottate dai seguaci di Danzo, vennero sbaragliati in pochi secondi dall’avversario.

Kakashi fu anche costretto a ricorrere al suo Raikiri per porre fine alla vita dei suoi avversari, questo per la semplice ragione che nessuno degli shinobi della Radice avrebbe sopportato l’onta della sconfitta alla quale avrebbero sempre preferito una onorevole morte in battaglia; questo era ciò che era stato insegnato loro da Danzo.

Una volta concluso lo scontro, Kakashi si guardò intorno, osservando con grande rammarico le vite spezzate di quelle persone che avevano tentato di ostacolarlo, solo per eseguire gli ordini dell’uomo di cui si fidavano.

«Quanto spreco.»

L’uomo era rimasto molto afflitto dalla scena che gli si parava di fronte. Molte delle sue vittime avevano perso addirittura la maschera che portavano per celare le loro identità. Questo aveva permesso a Kakashi di accertarsi dell’identità di ciascuno di loro, facendo la terribile scoperta che molti di loro erano poco più che adolescenti della medesima età dei suoi allievi.

Tale scoperta aveva lasciato un senso di ingrata corruzione nell’animo di Kakashi, nonostante egli non fosse nuovo a questa sensazione, avendo mietuto un considerevole numero di vittime in tutto l’arco della sua vita.

Nello stato emotivo in cui si era improvvisamente ritrovato, Kakashi non poté fare a meno di interrogare se stesso sul suo stato d’animo corrotto. Nella sua mente, provò a interrogare l’immagine dei suoi ricordi del maestro Minato; ogni volta che lo faceva, riusciva sempre a trovare la soluzione giusta.

«È veramente questo il destino del villaggio della Foglia? Quanti giovani sono morti, solo perché gli adulti affermino il loro potere? Le cose devono cambiare, altrimenti non vi sarà nessun futuro per il villaggio per cui hai sacrificato la tua vita, maestro.»

A quel punto, gli venne automatico chiedersi che cosa significasse realmente il ruolo dell’Hokage e se lui sarebbe stato in grado di soddisfare i requisiti richiesti per svolgere tale compito. Un assassino che uccideva i giovani della Foglia, solo per una stupida competizione di potere; poteva mai un individuo del genere essere l’Hokage di cui il villaggio avesse bisogno?

Kakashi non ne aveva la minima idea, ma quando notò qualcosa brillare accanto a uno dei cadaveri, la sua attenzione slittò agli eventi attuali, ovvero fermare Danzo. L’uomo si avvicinò all’oggetto che aveva attirato la sua attenzione, dopodiché lo raccolse, in modo da capire di che cosa si trattasse.

«Ma questa è...» sbottò Kakashi meravigliato.

L’uomo osservò con interesse l’oggetto nella sua mano. Si trattava di una piccola sfera di cristallo, una di quelle che un tempo aveva visto nell’ufficio dell’Hokage, quando ai tempi il Terzo Hokage usava tale mezzo per tenere d’occhio gli avvenimenti che si sviluppavano all’interno del villaggio.

Kakashi si chiese se si trattasse di un oggetto dalle medesime proprietà di quello posseduto dal Terzo Hokage.

«C’è solo un modo per scoprirlo.» ripeté fra sé l’uomo.

Kakashi infuse il suo chakra all’interno dell’oggetto e questo magicamente si illuminò, fino a mostrare l’immagine di tre uomini che Kakashi conosceva molto bene: Danzo e le sue due guardie del corpo.

I tre uomini stavano oltrepassando il ponte che separava il paese dell’erba dalla nazione del ferro, quindi erano praticamente a tre ore di distanza dall’attuale posizione di Kakashi.

Doveva trattarsi del suo giorno fortunato. Kakashi non poteva desiderare oggetto migliore per tenere sott’occhio il suo avversario, senza che questi non ne fosse a conoscenza; era stato proprio un bel colpo.

Kakashi si mosse in direzione del villaggio e ogni tanto dava un’occhiata alla sfera di cristallo che reggeva continuamente in mano, nella sua mente non poteva evitare di pensare che era fatta e che Danzo a quel punto non lo avrebbe mai superato.

A un certo punto, però, accadde qualcosa che Kakashi non aveva proprio calcolato: Danzo e i suoi uomini avevano arrestato la loro avanzata al centro del grande ponte; qualcuno aveva bloccato loro il passaggio: si trattava di Madara Uchiha.

«Merda! Questo non lo avevo previsto!» commentò Kakashi sconvolto.

Perché Madara era lì? Che cosa voleva esattamente da Danzo?

Kakashi viveva nell’ottenebrante paura che Danzo fosse addirittura in combutta con Akatsuki pur di ottenere il potere al villaggio della Foglia. Qualora un’organizzazione del calibro di Akatsuki si fosse alleata con Danzo e avesse attaccato la Foglia, non ci sarebbe stata alcuna speranza.

«Che faccio?»

Kakashi era giunto a un bivio. Doveva tornare indietro e affrontare Danzo, prima che si accordasse con Madara per un eventuale piano di attacco? Oppure avrebbe dovuto proseguire? Forse, la soluzione sarebbe giunta, osservando lo svolgersi degli eventi tramite la magica sfera di cristallo.


*

 

Il kunai aveva mancato di poco il piede di Danzo. Il rischio di un attentato era ben evidente e Fu e Torune si erano messi in difesa del loro superiore, in maniera tale da garantirne l’incolumità anche a costo della loro vita.

«Tutto bene, signore?» domandò Torune.

Danzo annuì, ma senza dare una chiara risposta, poiché aveva sollevato lo sguardo verso uno dei grandi pilastri che reggevano il grande ponte: Madara Uchiha era proprio lì a osservarli dall’alto verso il basso come sempre.

«Quanto tempo, Danzo. - salutò Madara. Non ci vediamo dai tempi del massacro del clan Uchiha. Come te la passi?»

«Madara Uchiha. Sapevo che ti saresti fatto vivo, prima o poi.» disse Danzo.

Il pericolo era di considerevole entità. Danzo sapeva che Madara era giunto lì con l’intenzione di ucciderlo, su questo non vi erano dubbi. Per tale ragione, l’anziano era giunto alla conclusione di non avere altra scelta che usare la sua arma segreta per uccidere il potente Uchiha.

Danzo estrasse il braccio destro dal suo involucro e iniziò a rimuovere le pesanti restrizioni che ne racchiudevano l’arcano potere che stava per essere liberato.

«Fu, Torune. Copritemi, mentre rimuovo i sigilli.» ordinò il vecchio shinobi.

Madara parve molto interessato da quanto stava facendo Danzo e tentò di guardare con il suo sharingan il braccio del nemico, in modo da capirne di più sulle sue intenzioni.

«Che chakra anormale. - commentò Madara. A quanto pare, tu e Orochimaru vi siete divertiti molto a sperimentare con un potere più grande di voi stessi.»

Danzo non dette alcuna risposta al commento inviato dall’uomo mascherato, era troppo concentrato a lasciar progredire la rimozione della sua tecnica da sigillo.

Nel frattempo, Fu e Torune si gettarono contro il nemico, in modo da tenerlo occupato per il tempo necessario a Danzo di potere fare sul serio.

Per prima cosa, Torune lanciò dei kunai contro il nemico, il quale balzò all’indietro per schivare le pericolose armi. Nel frattempo, Fu era balzato alle spalle dell’avversario con l’intenzione di accoltellarlo senza alcuna pietà, ma quando tentò di assestare il colpo, lo shinobi attraversò letteralmente il corpo intangibile dell’Uchiha.

I due shinobi non ebbero nemmeno il tempo necessario per sorprendersi della tecnica del nemico, poiché quest’ultimo aveva afferrato il braccio di Fu, non appena questi lo attraversò, così da accoltellarlo con un kunai che aveva tirato fuori dalla manica. A quel punto, l’intervento provvidenziale di Torune salvò la vita al collega, tramite il lancio di un kunai contro la testa di Madara; ovviamente il kunai gli passò attraverso.

«Vi muovete bene. Complimenti.» commentò Madara.

Fu stava per assestare un nuovo colpo contro l’avversario, il quale però stavolta aveva bloccato il braccio omicida e aveva calciato via Fu, facendolo finire addosso a Torune.

Tempo di brain-storming per entrambi i guerrieri della Radice.

«Questo tizio è molto abile. Nemmeno le nostre combo hanno potuto metterlo in difficoltà.» commentò Fu.

«Inoltre usa una tecnica spazio-tempo molto problematica. - aggiunse Torune. Tuttavia, sembra che l’ultimo colpo lo abbia bloccato con la mano, quindi ha un limite di utilizzo della tecnica. Quasi cinque secondi.»

Madara apparve estremamente meravigliato da quanto aveva udito.

«Non siete niente male. Avete persino scoperto i limiti della mia tecnica.»

Dopodiché l’uomo mascherato si era rivolto all’indaffarato Danzo.

«Hai degli ottimi sottoposti, Danzo. Sei sicuro di volerli mettere contro di me? Sarebbe un vero spreco perderli.»

Nessuna risposta.

Nel frattempo, Fu e Torune stavano decidendo una nuova strategia da applicare contro il loro potente avversario.

«Fu, te la senti di fare da diversivo?» domandò all’improvviso Torune.

L’uomo guardò con sospetto il collega, poiché aveva compreso dove questi volesse andare a parare, dopodiché disse.

«Va bene. Quando ti metti a usare quella tecnica?»

«La sto attivando!» replicò il collega.

Il giovane uomo aveva avvicinato a sé le proprie mani, coperte da dei guanti che rimosse con i denti. Sorprendentemente, le sue mani erano di una colorazione insolita; erano tutte nere.

A quel punto, anche Madara parve molto interessato a quel gesto.

«Che cos’è?» domandò Madara.

Persino Danzo fu sorpreso dal gesto del sottoposto che si era distolto dalla sua mansione per osservare le prodezze che Torune avrebbe compiuto, servendosi della sua misteriosa tecnica che giaceva nelle sue mani.

«Sono pronto.» dichiarò lo shinobi.

Il collega si era gettato in picchiata contro Madara, il quale stava per prepararsi a reagire all’attacco frontale di Fu, quando questi aveva utilizzato una bomba fumogena, così da confondere la visuale dello sharingan e potere colpire l’avversario di sorpresa. Purtroppo, nemmeno la natura voleva essere a favore dei ninja della Radice e una forte raffica di vento aveva allontanato la coltre fumogena dal suo punto di origine, così Madara disponeva nuovamente della visuale.

Nonostante quell’inghippo, Fu aveva approfittato bene della situazione per aggirare l’avversario e preparare la sua tecnica, in maniera tale da fermarlo.

Madara riconobbe subito la posa assunta da Fo.

«Tecnica del Capovolgimento Spirituale!»

Madara fu abbastanza provveduto contro la tecnica segreta del clan Yamanaka e approfittò del suo potere sullo spazio e sul tempo per scappare dal raggio d’azione del nemico, sparendo nel nulla.

Fu si guardò attentamente intorno, al fine di rintracciare il pericoloso avversario.

«Pazzesco. Quando si smaterializza, persino il suo chakra scompare nel nulla. Le mie doti sensoriali sono inutili.» commentò l’uomo.

Pochi secondi dopo, Madara era apparso alle spalle del suo assalitore, il quale venne avvertito dell’imminente pericolo dal proprio collega.

«Alle tue spalle, Fu!» tuonò Torune.

L’uomo fu abbastanza scaltro da assestare un fendente del suo pugnale contro la nuca di Madara, il quale si era difeso con la sua solita tattica, dopodiché aveva bloccato il braccio di Fu, così da potersene sbarazzare a modo suo.

I due ninja della Radice non aspettavano altro che Madara restasse fermo. Con uno scatto, Torune piombò alle spalle dell’anziano Uchiha, pronto a colpirlo con la sua particolare tecnica all’interno delle sue mani.

Per sua fortuna, Madara era in possesso dello sharingan, di conseguenza aveva potuto prevedere in tempo la mossa, lasciare la presa su Fu e smaterializzarsi nel medesimo istante in cui Torune stava per toccarlo. Essendo Madara divenuto intangibile nuovamente, Torune andò a finire addosso al collega, il quale ebbe la triste sorte di venire toccato dall’alleato.

«Merda!» sbottò Torune preoccupato.

Fu si stava agitando per il dolore, toccando l’avambraccio dalla quale era partita la tecnica del suo collega. Quella tecnica stava corrompendo i tessuti cutanei del suo braccio, che se Torune non si fosse prodigato immediatamente a curarlo, probabilmente Fu avrebbe perso un braccio o addirittura la vita.

«Ti chiedo scusa, Fu. Mi ha fregato all’ultimo momento. - disse Torune. Aspetta che li rimuovo immediatamente dal tuo corpo.»

Mentre l’uomo dalle mani pericolose si adoperava per salvare la vita al collega, Madara ne approfittò per capire meglio di che tecnica si stesse avvalendo il suo avversario; era veramente interessato a una tecnica del genere.

«Che cos’è? Veleno?» ipotizzò l’Uchiha.

Lo sharingan dissolse ogni dubbio. Ciò che stava distruggendo il corpo di Fu non era né veleno ne acido, si trattava di insetti dalla grandezza di un nano centimetro, impercettibili all’occhio nudo, ma letali quando attaccavano in branco.

«Ora è tutto chiaro. - sbottò Madara. Nano-insetti, eh? Quindi sei del clan Aburame, non mi stavo sbagliando. La tua, è una tecnica molto rara, persino fra i membri del tuo clan. Che io ricordi, c’era solo un uomo in possesso di un potere così unico, mi riferisco a Shikuro Aburame. Che tu sia suo figlio, per caso? Si spiegherebbe tutto.»

Madara aveva proprio fatto centro; Torune era un membro del clan Aburame ed era proprio il figlio dell’uomo che il vecchio Uchiha aveva appena citato, questo significava che, pensò Torune, non sarebbe stato per nulla facile assestare un colpo decisivo contro Madara, ora che sapeva come funzionava la sua tecnica.

La procedura per curare Fu era stata appena terminata e l’uomo si era rimesso di nuovo in piedi, pronto per il secondo round.

«Questo tizio è molto scaltro. Dobbiamo agire ancora con più sincronia e rapidità!» disse il membro del clan Yamanaka.

Torune era perfettamente d’accordo con il collega, di conseguenza aveva deciso di fare sul serio, così, mentre tutto il suo corpo veniva rivestito dei suoi insetti speciali, facendogli assumere una colorazione violacea alla sua pelle, Torune rimase a petto nudo, in modo da infettare Madara, non appena questi si fosse confrontato con lui.

«La prossima volta non mi scappa!» dichiarò l’Aburame convinto.

Anche Madara era pronto per dare il colpo di grazia ai due avversari. Ora che aveva compreso perfettamente la natura dei poteri di Torune, non avrebbe lasciato alcuna apertura ai due per attaccarlo; bisognava finire subito lo scontro, altrimenti Danzo si sarebbe intromesso prima del previsto e non sarebbe stato facile per Madara badare a tre avversari.

Madara usò la sua tecnica spazio-temporale per rendersi intangibile e scomparire sotto terra, dopodiché la usò di nuovo per sbucare alle spalle di Torune, prima ancora che questi se ne rendesse conto.

«Sei mio!» tuonò Madara.

L’Uchiha aveva toccato la spalla dell’avversario, un requisito essenziale per usare un’altra delle sue particolari proprietà della sua tecnica spazio tempo; Torune venne risucchiato in un buco nero, la cui origine risaliva all’occhio destro dell’Akatsuki: per Torune il combattimento finiva lì.

«Lo ha preso!» sbottò Fu, il quale non si era accorto assolutamente di nulla.

Tuttavia, quell’azione non andò del tutto a buon fine e la tecnica di Torune aveva lasciato delle tracce nel corpo di Madara, avendolo toccato pur di risucchiarlo nella sua dimensione personale.

«A quanto pare sono stato infettato. Pazienza.» commentò Madara.

L’uomo non esitò un istante, si fratturò il braccio destro e se lo stacco, così da permettere agli insetti di corrodere solo quella parte amputata. Madara comunque decise di sfruttare quell’arto per confondere le idee al rimanente avversario, così lo calciò in direzione di quest’ultimo, il quale si era distratto proprio nell’istante in cui Madara si era teletrasportato di fronte a sé per destinarlo alla medesima sorte del collega: per Fu e Torune la battaglia si era conclusa, e anche la loro vita.

Una volta concluso quel breve combattimento, Madara si sporse verso Danzo. L’uomo aveva rimosso completamente le catene d’acciaio che tenevano fermo il suo braccio e stava lentamente rimuovendo le bende che coprivano l’arto misterioso, segno che Danzo fosse quasi pronto dell’imminente scontro.

«Bene bene. Si prospetta un confronto interessante. Sono certo che qualcuno sarà felice di questa cosa.» disse l’Uchiha.

Un attimo dopo, Madara era scomparso nel nulla, era andato nella sua dimensione personale per intrappolare in una illusione le sue prede e per chiamare Sasuke e Karin, i quali erano ancora all’interno del magico mondo per riprendersi dallo scontro con i cinque Kage.

Sasuke si era ormai ripreso dalle sue fatiche, grazie alle amorevoli cure di Karin e dei suoi poteri curativi; in quel momento, Sasuke non poteva di certo immaginare che Madara gli avrebbe servito Danzo su un piatto d’argento.


*

 

Naruto era silenzioso. Mano a mano che percorrevano il percorso indicato dal clone d’inchiostro di Sai, sentiva uno strano peso al petto dall’origine misteriosa. Naruto si era interrogato sulla natura di quel male e, nonostante non fosse riuscito a dare una spiegazione plausibile a quel male, aveva fatto alcune ipotesi fondate; con molta probabilità, egli si sentiva in colpa nei confronti dei suoi amici, per avere mentito loro, inscenando la sua morte.

Che cosa avrebbe detto a tutti loro? Come avrebbe dovuto iniziare il discorso? Doveva cercare di sdrammatizzare o avrebbe dovuto dare delle spiegazioni? Naruto non lo sapeva proprio.

L’ansia di giungere a destinazione contrastava inesorabilmente con la paura del confronto. Naruto stava cercando di mitigare il marasma delle sue emozioni con tutta la calma possibile di cui disponeva.

A un certo punto, Naruto reputò importante conferire con Sai.

«Hey, tu! Come hai detto di chiamarti?»

Il clone d’inchiostro si voltò verso di lui, aveva la sua tipica espressione finta.

«Mi chiamo Sai e faccio parte della squadra Kakashi.» rispose l’altro.

«So che lavoravi per Danzo, non è così?» domandò Naruto.

«Sì. - rispose Sai. Ma non ti devi preoccupare, non sono una minaccia né per te, né per gli altri.»

Naruto storse il naso; con il tempo aveva appreso che fidarsi degli sconosciuti era un lusso che non poteva permettersi, anche se a garante ci fosse una persona di cui nutriva la massima fiducia.

«E come faccio a fidarmi di te? Che ne so se hai preso in giro pure il maestro Kakashi?»

Proprio così, nessuno poteva assicurare la veridicità delle parole dette da Sai, in merito al problema corrente, tuttavia quest’ultimo non si era preoccupato di questa problematica, anche perché la priorità che lo aveva smosso era più importante di qualunque altra cosa.

«Capisco che tu non ti fidi di me, ma se ti fidi del maestro Kakashi che non ha detto nulla a proposito, ti prego credi nelle mie parole. Per il bene dei miei amici.»

Naruto non si espresse più in merito a tale argomentazione, bensì si era focalizzato su qualcos’altro.

«Se non ricordo male, io ti ho quasi ucciso l’ultima volta, non è così?» domandò l’Uzumaki.

Sai ricordava perfettamente quanto era accaduto nell’episodio appena rievocato dal suo interlocutore. La sua prima missione con la squadra Kakashi, il momento in cui aveva iniziato a cambiare, a divenire più umano e ad accettare i sentimenti che erano stati sommersi dall’allenamento condotto presso la Radice.

Quella volta, Sai aveva provato a combattere contro Naruto, il membro di Akatsuki che Sakura, Hinata e tutti gli altri cercavano di salvare disperatamente; Sai era stato sconfitto in meno di un batter d’occhio, ricevendo pure una ferita molto seria al petto che spesso gli provocava dolori, anche solo quando ripensava all’accaduto.

Anche in quel momento, dato che Naruto aveva tirato fuori l’argomento, la ferita doleva sul petto di Sai.

«Sì...» rispose il ninja pittore.

Si percepì uno strano senso di disagio fra i due ragazzi, tanto che a un certo punto, persino Koichi, Rina e Masato si sentirono esclusi dalla conversazione.

«Beh, ecco. Scusami, amico. Quella volta mi sono lasciato prendere fin troppo la mano.» disse infine Naruto.

Sai osservò in viso il biondo; era sincero. Inoltre, Sai dovette ammettere di non serbare rancore nei suoi confronti per quanto era successo, era fatto così.

«Non devi preoccuparti. Non ho nulla contro di te per quell’episodio.» rispose Sai.

Nonostante ciò, Sai non poteva comunque affermare di non provare rancore nei confronti di Naruto per altri motivi; a questi non sarebbe mai riuscito a soprassedere.

«C’è una cosa però che mi fa arrabbiare di te. - iniziò Sai. Ed è come hai trattato gli altri, i tuoi amici e che sono anche i miei. Hai messo in giro questa assurda notizia che fossi morto, facendoli soffrire in maniera incommensurabile. Quello che hai fatto è imperdonabile.»

I timori di Naruto erano ben fondati; rabbia, senso di abbandono, vergogna e rimpianto sarebbero stati all’apice, non appena si sarebbe imbattuto nei suoi vecchi compagni. Naruto era molto incerto sul fatto che sarebbe riuscito a gestire la situazione, ma sicuramente il tempo avrebbe aiutato tutti quanti a capire e a capirlo; almeno così lui sperava.

«Lo so. - rispose Naruto. Sono qui proprio per assumermi tutta la responsabilità di quanto è successo, ma è questo il momento. Ora dobbiamo fermarli dal raggiungere Sasuke.»

«Su questo sono d’accordo con te. Affrettiamoci, non manca molto.» commentò Sai.

Mancava veramente poco, eppure la situazione risultava essere ancora calma e perfettamente gestibile.

A un certo punto, tuttavia, l’attenzione generale si spostò su qualcosa appena captato da Rina, la quale si apprestò subito a dichiarare quanto aveva scoperto.

«Qualcuno ci segue, maestro!»

Tutti quanti si guardarono attorno alla ricerca del misterioso inseguitore che stava minacciando la tranquillità del viaggio; di chi poteva trattarsi?

«Impossibile! Eppure sono stato molto attento!» fu il rapido commento di un sorpreso Sai.

«Eppure è così, tizio pallido! Io non mi sbaglio mai!» urlò Rina accigliata.

«Calmati, Rina. Non è questo il momento di fare al tuo solito.» la rimproverò il suo maestro.
Naruto era entrato immediatamente in modalità eremita, al fine di percepire l’entità segnalata dall’allieva; doveva liberarsene ancora prima che raggiungessero gli altri amici.

Pochi istanti e Naruto fu capace di rintracciare il bersaglio; era un chakra che conosceva perfettamente, quindi sapeva che il pericolo che stavano correndo era ben definito nella loro mente.

Era  necessario prendere delle misure necessarie a fermare la minaccia sul nascere, prima che la situazione si complicasse ulteriolmente. Naruto avrebbe usato tutta la sua forza per far fuori il nemico.

«Koichi, Rina, Masato. Voi andate avanti assieme a Sai. Trovate il gruppo dei miei amici e fermateli per tutto il tempo che potete.» fu l’ordine perentorio di Naruto.

«Come? E perché? Che vuole fare lei?» domandò incuriosita Rina.

«Io mi occuperò del nostro inseguitore. Non permetterò a nessuno di voi di ingaggiare lotta contro uno come lui.» dichiarò Naruto.

«Ne è sicuro, maestro?» insistette Koichi.

«Sì! - rispose Naruto. Si tratta di uno di Akatsuki, non è un avversario alla vostra altezza. Io invece lo conosco bene e sono molto più forte di lui. Lasciate che ci pensi io a fermarlo.»

Una volta impartito l’ordine, Naruto arrestò la sua marcia, facendo di un grosso ramo di un albero la sua postazione, nella quale avrebbe atteso l’arrivo del nemico. Gli altri, invece, continuarono la loro marcia, aumentando la velocità, in vista di sfuggire allo scontro imminente.

Qualche secondo dopo, dal tronco dell’albero di fronte a Naruto, uscì una figura contorta che il giovane riconobbe immediatamente: si trattava dello Zetsu nero.

«Yo, come te la passi, Zetsu?» lo salutò Naruto.

La figura nera fissò il suo interlocutore con il suo unico occhio, dopodiché scatto a ridere.

«Questa tua spavalderia mi fa quasi tenerezza, caro Naruto. Eppure l’ultima volta tremavi come una foglia, quando tentavi di nascondere la tua identità a Madara. Ora che lui non è nei dintorni, fai tanto il gradasso, ma vedrai che fra poco ti mostrerò che anche io so incutere timore.»

A seguito di quanto udito, Naruto fu colto da alcuni dubbi che subito decise di togliersi, parlandone con colui che li aveva seminati nella sua mente.

«Quindi tu lo sapevi e non lo hai detto a Madara. Perché?»

«E chi lo sa. - rispose Zetsu vago. Sicuramente non lo verrò a dire a te, ma per quella volta, dovresti essermi grato per non avere parlato. Perché non mi dai l’Ennacoda come segno di gratitudine?»

Naruto si innervosì; odiava essere preso in giro in quel modo da un tipo del genere. L’unica cosa che desiderava era spazzarlo via e tornare ai suoi affari.

«Perché invece non te ne vai a fare in culo, stronzo?»

Lo Zetsu nero scoppiò a ridere, mentre scompariva all’interno dell’albero a lui vicino.

«Come siamo nervosi. - disse l’essere. Ma anche se sei più forte di me, questo non ti garantisce la vittoria. Tu non hai la minima idea di quello che so fare.»

Naruto entrò immediatamente in modalità eremita e raccolse la sfida appena lanciata dall’essere nero.

«Poche chiacchiere! Fatti sotto!» tuonò Naruto.

Senza esitazione, Zetsu nero si era fuso con il tronco dell’albero da cui era emerso, innescando così il processo necessario per attivare la sua tecnica, la quale si rivelò essere la temuta arte del legno.

Dei rami presero inaspettatamente vita e attaccarono l’ormai incredulo Naruto, il quale non ebbe tempo per realizzare quanto stesse accadendo, che si era subito premurato a scansare l’attacco e a rispondere di conseguenza, tagliando i rami, ricorrendo all’arte del vento.

«Che cosa diavolo sei tu?!» domandò Naruto, rivolgendosi all’avversario.

Zetsu nero si mise a sghignazzare, divertito dalla trasformazione del suo spavaldo interlocutore che adesso lo prendeva finalmente sul serio. L’essere si fuse completamente con il tronco che stava toccando e passò alla fase di attacco più intensa.

«Questo non ti è lecito saperlo, mio caro Naruto. - rispose Zetsu. E ora muori.»

Naruto raccolse il chakra per la creazione delle sue tecniche più devastanti e partì alla carica verso il pericoloso avversario. I boati dello scontro si espansero per l’intera foresta, persino i ragazzi della Foglia li udirono.


*

 

I ragazzi della Foglia avanzavano con cautela nella foresta che dovevano oltrepassare per raggiungere il ponte di confine con il paese del Ferro. L’ansia di giungere immediatamente a destinazione aumentava con il passare del tempo, così come aumentava anche il desiderio di imbattersi in Sasuke e dirgliene di tutti i colori per tutte le malefatte commesse.

«Manca ancora molto per superare questa foresta?» domandò Chouji esausto.

«C’è ancora un’ora di cammino, poi avremmo raggiunto il confine.» riferì Neji.

Lo Hyuga stava scrutando la zona alla ricerca di eventuali indizi che li potessero guidare alla ricerca di Sasuke; fino a quel momento, non era ancora riuscito a trovare nulla di anormale.

«Che noia però… - si lamentò Rock Lee. Perché non acceleriamo? Tutta questa calma sta prosciugando la mia gioventù.»

Rifiutatosi di camminare come un normale essere umano, infatti, Rock Lee aveva optato di percorrere il sentiero camminando con le mani e portando alle caviglie gli zaini di Neji e Ten Ten per fare contrappeso.

«Te l’ho già spiegato dieci volte con questa, maledizione! - si lamentò Neji. Dobbiamo preservare le nostre energie per un eventuale scontro, perciò stiamo procedendo a questa normale andatura.»

Lee stava per controbattere che quella non fosse una giustificazione pertinente, di conseguenza sarebbe stato preso per squilibrato da tutti e Ten Ten gli avrebbe urlato contro di essere il solito ossessionato, ordinandogli di procedere a quell’andatura, senza obiettare. Tutta questa conversazione non avvenne, poiché un forte boato prese il posto di attore principale nell’interesse dei ragazzi della Foglia: che cosa poteva essere stato?

«Dovrà esserci uno scontro nei paraggi. - disse Shikamaru a tal proposito. Forse sarebbe il caso di indagare.»

Tutti si trovarono d’accordo con la proposta fatta dal Nara, ma ancor prima che potessero agire, un altro avvenimento scosse la loro tranquilla passeggiata, riportando tutti loro al reale motivo per cui erano partiti.

Kiba infatti aveva percepito l’odore di Sasuke proprio nella zona in cui si era espansa l’esplosione.

«L’ho trovato ragazzi! Ho trovato Sasuke!» comunicò il ragazzo.

Neji e Hinata usarono i loro occhi speciali per partire alla ricerca di quanto trovato da Kiba, così da accertarsi che quanto affermato da quest’ultimo corrispondesse al vero. Il loro sguardo infine si posò sul ponte che segnava il confine tra gli stati; sopra di esso, Sasuke, una ragazza e uno di Akatsuki stavano di fronte al Reggente Sesto Hokage.

«Oh, no! Che ha intenzione di fare?» domandò Hinata preoccupata.

«Che sta succedendo ragazzi? Allora, lo avete visto? Rispondetemi!» insistette Sakura, strattonando i due.

Dunque, Neji si premurò di spiegare ai presenti quanto aveva visto; il suo viso era carico di preoccupazione per quello che sarebbe avvenuto.

«Non so che cosa sia preso a Sasuke, ma non penso che si possa più recuperare, se osa assalire anche l’Hokage. Ormai è fuori controllo.»

Che cosa fare dunque?

Da un lato c’era il crescente boato di uno scontro misterioso, fumi che si estendevano in cielo e attiravano l’attenzione di tutti.

Dall’altro lato, Sasuke e la sua squadra si apprestava ad assalire Danzo e provocare così un enorme disastro per la politica del villaggio.

Dove andare?

«Io vado da Sasuke!» dichiarò Sakura decisa.

Prima però che questa partisse alla carica, Hinata le bloccò la strada, tenendola per un braccio.

«Aspetta, Sakura, non essere precipitosa! Non puoi andare da sola, è troppo pericoloso!»

Sakura allora tirò un profondo respiro per fare mente locale. Fin dalla partenza, aveva deciso che sarebbe stata lei e soltanto lei a occuparsi della questione di Sasuke; di conseguenza, nessun’altro avrebbe dovuto immischiarsi nella faccenda. Sakura avrebbe fatto di tutto pur di rispettare questo sacrosanto principio, anche a costo di narcotizzare i suoi amici con un potente gas soporifero che aveva prodotto prima della partenza.

«Mi dispiace. - esordì malinconica Sakura. Ma questa è una questione fra me e Sasuke.»

Sakura era realmente intenzionata a usare il suo potente narcotico per liberarsi di tutti quanti, prima che questi si accorgessero del suo piano e la fermassero, tuttavia la sua boccetta venne immediatamente prelevata da una mano più rapida che si era parata di fronte a tutti.

Sakura si voltò verso il suo assalitore, gettandogli contro tutta la sua ira.

«Sei un bastardo, Sai!» urlò la ragazza.

Sakura aveva spinto Hinata e si era gettata su Sai, nel tentativo di recuperare la fiala, prima ancora che il suo contenuto venisse rivelato. La ragazza era una vera belva e non si risparmiò nemmeno dall’usare la sua super forza per ottenere quanto le apparteneva.

Sai comunque riusciva a tenerle testa, essendo più veloce.

A un certo punto, la misteriosa aggressione di Sakura ai danni di Sai venne posta a termine, quando Shikamaru usò la tecnica del controllo dell’ombra sulla ragazza, immobilizzandola.

«Lasciami! Lasciami subito!» urlò Sakura.

La ragazza provò a divincolarsi con tutte le sue forze, ma senza successo. La presa di Shikamaru era riuscita a tenere inchiodato al suolo persino quelle due forze della natura di Hidan e Kakuzu.

«Prima devi calmarti, Sakura, dopodiché prenderò in considerazione di sciogliere la tecnica.» dichiarò autoritario il genio della Foglia.

Era giunto il momento di conoscere la verità sul piano di Sakura: tutti volevano sapere che cosa fosse improvvisamente accaduto all’amica.

«Che cosa significa tutto questo? Sai darci una spiegazione, Sai?» chiese Neji.

Sai fu ben lieto di farlo, mostrando al gruppo la boccettina contenente il potente narcotico.

«Che cosa c’è lì dentro?» domandò Hinata.

«Non ne sono sicuro, però credo che si tratti di una potente sostanza soporifera che avrebbe dovuto metterci tutti fuori combattimento per un bel po’.» spiegò Sai.

I presenti rimasero a bocca aperta, non potevano credere che Sakura avesse realmente intenzione di drogarli; davvero era disperata al punto dal fare del male ai suoi amici?

«Sakura… Come hai potuto...» piagnucolò Hinata; era a pezzi.

Ino invece era furiosa.

«Sei disposta pure ad andare all’inferno per quel criminale?! Non ti riconosco più!»

Così come lo erano tutti gli altri, sebbene fra questi ci fosse qualcuno che si sforzasse di capire le ragioni che avevano spinto Sakura a premeditare tale gesto.

La stessa Sakura parlò in sua difesa con le parole più sincere, quelle che provenivano dal profondo del suo cuore ferito.

«I-io lo amo. - pianse la ragazza. Non posso farci nulla, ma lo amo troppo, per questo non posso permettere che continui a fare del male alle persone che amo. Io lo salverò a tutti i costi, anche se questo significa morire entrambi.»

Tali parole lasciarono un grande vuoto nella mente dei presenti, nessuno si sentiva più sul piano di volere criticare Sakura per l’ignobile gesto che voleva compiere ai loro danni.

«Sakura...» singhiozzò Ino.

Qualcun’altro invece volle essere più vicino alla ragazza, usando un ragionamento serio e perfettamente logico; era il caso di Shikamaru.

«Sakura, capisco le tue ragioni, davvero. Ma noi qui siamo una squadra, siamo amici e a questo serviamo. Come dissi una volta, Sasuke mi è sempre stato sul cazzo, ma per il bene di chi lo ama, sono pronto a rischiare la vita per salvarlo. Per favore, Sakura, permettici di aiutare.»

Tutti erano d’accordo su quanto detto da Shikamaru e con un sorriso volevano dimostrare a Sakura che le avrebbero impedito a tutti i costi di ricorrere alla soluzione finale; avrebbero trovato un modo per salvare Sasuke, insieme.

Tuttavia, ci fu qualcuno che si trovava in netto disaccordo con tutti quanti e non tardò a rivelare quanto ancora vi era celato.

«No! - dichiarò secco Sai. Non permetterò a nessuno di voi di andare da Sasuke!»

Il gelo si era esteso per tutta l’area occupata dai viaggiatori della Foglia. Una semplice domanda a tutto questo: perché?

«Che cosa cazzo stai dicendo, eh Sai?! Noi siamo venuti proprio per fare questo e non ce ne andremo a mani vuote!» sbottò Kiba.

Sai era più serio che mai ed era disposto anche a ricorrere alla forza, pur di fermarli dal perseguire il loro obiettivo.

«Ancora bugie, Sai? Perché?» domandò affranta Ino.

Gli sguardi di tutti erano ben focalizzati verso colui che impediva il realizzarsi dei loro sogni; anche loro avrebbero fatto ricorso alla forza, per liberarsi del patetico bugiardo che li aveva gabbati ancora una volta.

«E pensare che mi stavo per fidare nuovamente di te. Sei una persona orrenda, Sai!» sbottò Rock Lee.

Sai aveva le sue ragioni e non aveva motivo per nasconderle a tutti loro.

«Vi state sbagliando. Questa volta sto agendo per conto mio, giusto il tempo che il maestro Kakashi mi raggiunga e mi aiuti a fermarvi. Andare da Sasuke, ora come ora, significa morte certa.»

«Il maestro Kakashi? Veramente?»

«E quando lo avresti incontrato, sentiamo.» indagò Shino sospettoso.

«Ho usato un clone d’inchiostro per infiltrarmi nel paese del Ferro, seguendo quei ninja della Nuvola. - spiegò Sai. Dopodiché ho atteso di incrociare uno dei Kage per chiedere aiuto con Sasuke, ma alla fine mi sono imbattuto nel maestro Kakashi e in...»

Sai si bloccò; davvero era quello il modo per dire a tutti loro chi accompagnasse il maestro Kakashi?

«Ebbene?» insistette Kiba.

Sai allora decise di riprendere il racconto, evitando con cura i chiari riferimenti a Naruto, così da non causare troppo danno nella mente dei presenti.

«Ho raccontato del vostro piano al maestro Kakashi e lui mi ha ordinato di tenervi occupati, per il tempo che gli serviva per raggiungerci.»

«Secondo me è un’altra delle tue bugie! Avrai sicuramente fatto rapporto al tuo capo e stai tenendo un’imboscata al maestro Kakashi! Ormai ti credo capace di tutto!» sbraitò Kiba.

Shikamaru invece non credeva affatto che Sai stesse mentendo, poiché non poteva dimenticare ciò che egli aveva fatto per proteggere Sasuke da Omoi e Karui; non poteva essere una recita.

«Io ti credo, Sai.» dichiarò Shikamaru.

Una dichiarazione che lasciò gli altri senza parole.

«Ma che diavolo dici, Shikamaru?! Come puoi fidarti di questo bastardo?! E’ ovvio che mente!» tuonò Ten Ten.

Shikamaru aveva come al solito la risposta pronta, ma prima una sigaretta per aiutarlo a calmarsi.

«Se fosse come dite, a quest’ora gli uomini di Danzo ci sarebbero saltati addosso e invece non è così. Io voglio credere in Sai, lui è un nostro compagno. Se non vi fidate di lui, almeno fidatevi di me.»

Le carte in tavola erano completamente cambiate ora che Shikamaru aveva detto la sua; dopotutto, tutti si fidavano del suo giudizio.

«Ti ringrazio, Shikamaru. - rispose Sai. Quindi non andrete da Sasuke?»

«Non ho mai detto questo.» obiettò Shikamaru.

Lo sguardo smarrito di Sai obbligò Shikamaru a spiegare le sue motivazioni.

«Odio ripetermi, ma siamo qui per dare una mano a una nostra amica per salvare Sasuke. Non possiamo lasciare sempre che se ne occupino gli adulti. Dobbiamo essere noi a occuparcene.»

«Ben detto, Shikamaru!» esultò Kiba.

Sai non ebbe scelta, doveva combattere pur di fermarli; sperava solo che Naruto si sbrigasse a sconfiggere il tizio di Akatsuki il prima possibile per aiutarlo, dato che non era convinto che l’aiuto dei suoi allievi sarebbe stato a sufficienza.

Sai estrasse il suo pennello e dipinse sul suo rotolo dei serpenti che presero vita, tramite la tecnica dell’ultra illustrazione animale; questa mossa era il segnale per i tre ninja della Pioggia di uscire dallo scoperto.

L’arrivo dei tre ragazzini lasciò sbalorditi i presenti.

«Chi diavolo sono questi mocciosi?» domandò Ino.

«Mi aiuteranno a fermarvi!» annunciò Sai.

Koichi, Masato e Rina erano silenziosi come non lo erano mai stati, erano molto incuriositi dagli amici del loro maestro e avevano ascoltato tutto quello che era stato detto, dal momento in cui erano giunti e si erano nascosti, attendendo il segnale.

«Koichi, Masato, facciamo vedere a questi sbruffoni cosa sanno fare i mocciosi!» tuonò Rina.

I due compagni si scambiarono uno sguardo, preoccupati per quello che la dichiarazione della compagna poteva significare: Rina avrebbe combattuto per uccidere, era troppo competitiva.

Koichi e Masato le corsero contro con lo scopo di farla desistere.

«Ferma, Rina! Non erano questi i patti!» sbottò Koichi.

«Al maestro non piacerà nemmeno un po’ questa cosa.» aggiunse Masato.

Rina non aveva alcun problema a discutere con il suo maestro, dato che nelle discussioni riusciva sempre a spuntarla lei contro quel “demonio senza spina dorsale”, come lo chiamava. Rina aveva visto in passato quanto il maestro Naruto potesse essere forte e pericoloso quando si arrabbiava, ma sapeva anche che con il tempo si era stranamente addolcito.

La spada di Rina vibrò in direzione del primo avversario possibile: Neji.

Rina attaccò.

«Preparati, bello! Fendente Fulmineo!» tuonò la ragazza.

Neji fu in grado di schivare il fendente senza alcun problema. Sebbene la ragazzina fosse in gamba, non era ancora veloce abbastanza da poterlo ferire in nessun modo.

«Hai bisogno di allenamento, ragazzina.» commentò Neji.

Quel commento non fece altro che fare infuriare ulteriolmente Rina, la quale non si dette per vinta e iniziò a scagliare fendenti contro un tranquillo Neji che schivava ogni colpo senza alcuna fatica.

Masato e Koichi la raggiunsero proprio in quell’istante per darle manforte, usando la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo per tenere impegnati tutti quanti.

«Sei sempre la solita, Rina!» sbottò Masato.

«Questi qui sono dannatamente forti, dovremmo impegnarci sul serio se vogliamo fermarli.» fu l’intervento di Koichi.

Neji si mise in mezzo alla discussione dei tre ragazzini.

«Non so chi voi siate, ma state commettendo un grosso errore a mettervi contro di noi. Abbiamo un’importante missione da portare a termine. Toglietevi dai piedi!»

Fu Koichi a questo punto a bloccare i movimenti di Neji, conficcando dei kunai alle spalle dello Hyuga. Quest’ultimo fu addirittura obbligato ad attivare il suo byakugan; si era reso conto che quei ragazzini non erano dei principianti.

Koichi aveva rivestito la sua mano con il Kazekiri che aveva appreso da Naruto, con il quale aveva tentato di colpire l’avversario, il quale però usò il suo Juken per bloccarne gli effetti.

«Mi dispiace, ma abbiamo ricevuto un ordine dal nostro maestro. Vi dobbiamo fermare per tutto il tempo che serve!» dichiarò Koichi.

Neji allora mise più forza nel suo colpo per mettere alle strette Koichi.

«Allora dovrete provare a ucciderci!» dichiarò lo Hyuga.

Nonostante l’impegno dei ragazzi della Pioggia, i ninja della Foglia stavano ottenendo la meglio su tutti loro. Solo Sai sembrava avere ottenuto dei risultati considerevoli, poiché era già riuscito a bloccare i movimenti di Kiba e Akamaru e stava dando filo da torcere a Shino.

Prima che lo scontro portasse a conseguenze irriparabili, un enorme boato interruppe tutte le lotte e attirò l’attenzione dei presenti su un cumulo di detriti che si dirigeva rapidamente verso di loro. All’interno di quel cumulo vi era annidata una figura misteriosa che andò a schiantarsi contro il tronco di un albero: l’attenzione era tutta su quell’individuo.

«E adesso che succede?» si domandò Ino.

La polvere attorno al misterioso individuo andò a diradarsi, mostrando a tutti colui che giaceva al suolo per avere subito pesanti conti dal suo avversario.

Zetsu nero tentò di alzarsi, ma non ci riuscì. I danni che aveva subito lo rendevano tremante.

«Maledizione. E’ diventato ancora più forte, rispetto ai dati che avevo raccolto dalla lotta con Pain.»

Nessuno dei presenti aveva mai visto quella strana creatura dal corpo tutto nero e ricoperto di rami che ne perforavano la pelle.

«E quella cosa che diavolo è?!» sbottò Sakura.

«Un mostro!!» scattò impaurito Chouji.

«Avanti, Chouji! Smettila di fare il fifone e comportati da vero uomo. E che cavolo!» lo rimproverò Ino.

Peccato che, sebbene Ino parlasse in maniera così decisa, si fosse nascosta proprio dietro Chouji, perché anch’ella impaurita dal misterioso mostro.

«Deve trattarsi di uno di Akatsuki. In quell’organizzazione non c’è nessun essere umano.» commentò a tal proposito Shikamaru.

«Mi sa che hai proprio ragione.» aggiunse Shino.

Zetsu nero era messo alle strette. Percepiva che Naruto stava per arrivare a dagli il colpo di grazia; non poteva accadere! Assolutamente!

L’essere misterioso si fuse al tronco su cui era poggiato e fece emergere le lunghe radici dagli alberi, con esse attaccò i presenti, intento a farne degli ostaggi per ottenere un vantaggio nei confronti dell’avversario.

Tutti quanti si misero in posizione di difesa, pronti a fermare questa minaccia.

«Merda! Ora anche questo dannato di Akatsuki si mette in mezzo!» sbottò Sakura.

«State attenti, ragazzi!» avvertì Neji, che distruggeva tutto con il suo palmi distruttori.

Zetsu nero doveva sbrigarsi, ancora una manciata di secondi e Naruto sarebbe stato lì e avrebbe distrutto tutto. Era necessario prendere delle contromisure e conservare un jolly che gli permettesse la sopravvivenza, anche nel caso di una eventuale sconfitta.
Per prima cosa, Zetsu usò le spore che aveva disseminato sui tre genin della Pioggia, dato che erano stati presenti al summit dei Kage e ne erano stati esposti. Facendo leva su quella tecnica, diversi Zetsu bianchi sbucarono dal corpo dei tre ragazzini, rubando loro tutto il chakra possibile; lo stesso furto avveniva contemporaneamente ai danni di coloro che venivano catturati dalle sue radici: Hinata, Rock Lee, Chouji e Ino vennero derubati dal loro chakra.

«Ragazzi!!»

Sai fu in grado di liberare Ino dalle grinfie di Zetsu. Ten Ten aiutò Rock Lee ad allentare la presa. Tuttavia, il tempo che i ragazzi usarono per soccorrere i compagni catturati, Zetsu aveva catturato anche i tre genin e aveva usato tutto il chakra raccolto per fondersi con la carne dei nove Zetsu che aveva prelevato: il risultato fu un gigantesco e muscoloso mostro bicolore che emetteva terrore da tutti i pori.

«Ora sei mio, Ennacoda!» dichiarò deciso Zetsu.

L’enorme aspetto del mostro di Akatsuki aveva segnato pesantemente i ragazzi della Foglia che ancora potevano combattere. Nonostante fossero dei coraggiosi guerrieri, però, affrontare quella creatura abominevole avrebbe comportato ingenti danni, forse anche la morte, se fossero stati sfortunati.

Senza perdersi in ulteriori convenevoli, Rock Lee si era messo di fronte a tutti, determinato ad aprire le porte del chakra pur di difendere i suoi amici con tutte le sue forze.

«Ci penso io, ragazzi! Voi proseguite!» li avvertì Rock Lee.

Nessuno voleva che Rock Lee si sacrificasse per loro e non vi era la minima intenzione di volere obbedire alla sua richiesta, anche perché c’erano ancora Chouji, Hinata e i tre genin che erano in balia del mostruoso energumeno.

«Non fare il melodrammatico, Lee. Dobbiamo ancora salvare gli altri!» sbottò Ten Ten, dando un pugno in testa all’amico.

Ten Ten era esasperata; perché doveva sempre riempire di pugni Rock Lee per la sua non curanza della propria vita? Nonostante non sapesse rispondere, sapeva di godere di un’unica certezza, ovvero l’appoggio del freddo Neji.

Ten Ten si voltò verso il fidato amico per attingere dalle sue grandi doti analitiche.

«Grandissimo figlio di puttana! Lascia andare subito madamigella Hinata! Lasciala immediatamente, lurido pezzo di merda o ti frantumo il culo!!!» urlò furioso lo Hyuga.

Un linguaggio colorito che ci si poteva aspettare da un tipo come Kiba, ma non da una persona elegante e pacata come Neji Hyuga; evidentemente, quando la sua amata cugina era in pericolo, Neji non riusciva a conservare affatto la propria freddezza.

«Cielo quanti modi di usare la parola culo...» commentò Ino sbalordita.

«Dovresti tapparti le orecchie, mia cara.» le suggerì Sai con uno dei suoi sorrisi.

Ciò nonostante, preoccuparsi dei propri compagni era una problematica secondaria a quella di riuscire a sconfiggere l’essere di Akatsuki che era in grado di cibarsi di tutto il chakra racchiuso nelle tecniche che Neji gli lanciava addosso.

Tale fattore non faceva altro che fare innervosire Neji.

«Resista, madamigella Hinata!» urlò Neji.

Il ragazzo aveva strappato dalle mani delle armi che Ten Ten che aveva appena evocato e aveva iniziato a mirare con precisione al ramo che teneva legata la cugina.

«Chouji! Maledizione comportati da uomo e aiutami a salvare madamigella Hinata!» continuò Neji urlando.

«Hey, non riesco a muovermi nemmeno io, come diavolo faccio ad aiutare Hinata?!» sbottò Chouji sofferente.

Zetsu stava usando anche il chakra delle sue vittime per potenziarsi e questo lo stava iniziando a rendere veramente pericoloso per l’intero gruppo e ne stava venendo cosciente, tanto da iniziare a mettersi a deridere le sue prede.

«Sarete tutti il mio pasto! - dichiarò il mostro. Con il chakra che ho preso da voi, potrò finalmente catturare l’Ennacoda! Il suo chakra sarà finalmente di lord Madara.»

Solo allora ai membri del gruppo della Foglia venne un colpo. Come poteva Zetsu volere catturare la volpe a nove code, quando tutti sapevano che Akatsuki si era già impossessata di quella preda alla sconfitta di Naruto da parte di Pain.

«Che diavolo vuole dire quel tipo?» domandò Sakura esterrefatta.

Un sospetto, piccolo quanto la punta di un ago che si accostava alla punta di un dito, dando un leggero fastidio alla vittima. Non potevano avere capito male? Oppure si stavano solo sforzando di capire ciò che poteva risultare impossibile.

«Non vorrà mica dire che lui è...» ripeté Sakura.

«Non può essere!» aggiunse Shikamaru.

Le loro domande si tramutarono in ansia nel volere capire ciò che stava succedendo e con chi ce l’avesse realmente Zetsu; in realtà, tutti loro speravano con tutto il cuore di stare male interpretando tutto.

A quel punto, Sai non ce la fece più a restare in silenzio; la situazione non permetteva a nessuno di potere stare fermi a pensare alla gravità della scoperta fatta.

«Sì, lui è proprio qui ed è vivo. Questa volta non è uno zombie, è quello vero.» dichiarò il pittore.

«Non può essere! Impossibile!» tuonò Sakura

La ragazza era talmente sconvolta che agguantò Sai per il bavero della sua maglia e iniziò a scuoterlo con afflizione.

Naruto non poteva essere vivo. Konan lo aveva dichiarato apertamente, quando era apparsa ai ninja della Foglia, durante l’assalto al villaggio della Pioggia. Kabuto aveva inoltre riportato in vita proprio lo zombie di Naruto, ciò significava che l’amico fosse veramente morto: le dichiarazioni di Sai e Zetsu non avevano senso.

«Perché devi continuare a insistere?! Naruto non c’è più! Perché devi continuare a farci del male?!» disse Sakura urlando.

«Non è così! - replicò Sai. Io l’ho incontrato assieme al maestro Kakashi! E’ proprio Naruto che sta arrivando ad aiutarmi a fermarvi!»

Era assurdo, troppo assurdo da credere a quanto appena udito. Fu ancora più assurdo per tutti loro credere alla veridicità di quanto affermato dal pittore, anche quando Naruto apparve alle spalle dell’imponente Zetsu e tagliasse di netto i rami che tenevano imprigionate le sue prede, le quali vennero afferrate dai suoi cloni e portate in salvo.

«Maestro!» sbottò Rina.

Naruto guardò con esasperazione i suoi tre allievi; il fatto che fossero in difficoltà contro Zetsu, lo aveva fatto rendere conto che aveva commesso un errore a portare quei tre con sé: non erano ancora pronti.

«Come diavolo è possibile che vi trovo sempre in mezzo ai guai?!» si lamentò Naruto.

In realtà, Naruto cercava di sforzarsi a conversare con i suoi allievi per non concentrarsi sulla presenza di tutti i suoi amici; il momento di conferire con loro era appena arrivato e molte delle sue paure lo stavano assalendo in maniera insormontabile, al punto da rendere le altre copie incerte nei movimenti.

La presa di Naruto sulla gamba di Chouji si stava allentando e il biondo non osava minimamente voltarsi verso l’Akimichi, poiché non sapeva come avrebbe reagito.

«Naruto? Sei proprio tu?» domandò Chouji sbalordito.

Naruto non rispose, il suo sguardo, per quanto immerso nella vergogna, era più interessato all’originale che teneva in braccio Hinata; ogni copia lì presente era ansiosa di scomparire, al fine di acquisire le informazioni dell’originale, in merito a quanto successo con Hinata.


 
   
 
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