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Autore: _ Arya _    06/09/2015    9 recensioni
Sequel di "Rescuing The Jolly Roger Helmsman - Storybrooke Hospital"
La specializzanda Emma Swan, sta vivendo la sua nuova vita col paziente a cui tre mesi prima ha salvato la vita. Lo stesso vale per la sua collega e migliore amica Regina Mills.
Frequentarsi al di fuori dell'ospedale è fantastico, quanto diverso. Ci si inizia a conoscere più a fondo, ed è a qual punto che una relazione può rafforzarsi o distruggersi.
Soprattutto quando si è davvero innamorati, non è facile essere il fidanzato di un chirurgo la cui vocazione è salvare vite, non a Storybrooke quando non sai mai cosa ti aspetta dietro l'angolo.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Happiness is bravery














KILLIAN POV

A quella reazione rimasi senza parole: mi ero aspettato che desse di matto o che avesse un mezzo infarto, ma non che non mi facesse capire cosa ne pensasse.
Le alternative erano due, ed andavano da un estremo all'altro: nel primo caso avrebbe potuto darmi un pugno in faccia dandomi del pazzo ancora una volta, nel secondo, invece, mi avrebbe baciato ringraziandomi felice di quella novità.
Anche Henry era paralizzato a guardare sua madre, e perfino Lily si era voltata a guardarla.
-Mmh... Emma?- feci in un sussurro, per ricordarle di essere ancora lì; lei sembrò non reagire però, e continuava a guardarsi intorno allibita e sconvolta.
Mi morsi un labbro, e pian piano iniziai a pensare che si trattasse del primo caso, e che non avesse alcuna intenzione di venire a vivere con me: forse era stato un errore fare tutto di testa mia, senza informarla; forse avevo fatto un passo più lungo della gamba, nonostante mi fosse sembrata un'ottima idea. E in più Henry aveva detto che lei aveva intenzione di chiedermi di trasferirmi da loro... che l'incidente le avesse fatto cambiare idea? Che l'avesse convinta a fare le cose più con calma?
-Tu- fece poi voltandosi verso di me, e puntandomi il dito sul petto -Tu hai preso una casa, una casa enorme per tutti noi e non mi hai detto niente. Ti sei bevuto il cervello?!
Bene, non mi aveva dato un pugno, ma decisamente neanche un bacio.
-Io... mi dispiace tesoro, credevo fosse una buona idea...
-Una buona idea sarebbe stata dirmelo! Brutto idiota, ti avrei dato una mano! Avremmo fatto le cose insieme, invece di affaticarti da solo! Potevi aspettare che tornassi, e ci saremmo divisi le spese, il lavoro da fare!
Fu il mio turno di rimanere sconcertato, quella era una reazione che proprio non avevo decisamente preso in considerazione: un rimprovero gioioso.
-Io...
-Sei uno stupido cretino Killian Jones, e ti amo da impazzire!- esclamò e quasi mi saltò in braccio, stringendomi con forza e baciandomi con una passione estrema, a cui non ero affatto preparato. Rimediai però immediatamente, e la strinsi a mia volta ricambiando il bacio con la stessa intensità, più felice che mai.
Si scansò poi di poco per guardarmi negli occhi, e scoppiò a piangere a dirotto abbracciandomi nuovamente, e affondando il viso nella mia spalla.
Era inquietante come da un momento all'altro fosse passata al pianto, ma anche molto dolce. Le accarezzai i capelli lasciandola sfogarsi senza darle alcuna fretta, e sorridendo a Henry che guardava la scena allegro; forse avremmo potuto evitare quel bacio troppo appassionato, ma conoscendo il ragazzino, si era voltato da solo – disgustato – e si era dedicato alla sorellina.
-Te l'ho detto amore mio, non ho intenzione di lasciarti. Non succederà mai, te lo giuro.- le sussurrai all'orecchio, e quella singhiozzò per poi regalarmi un sorriso bagnato di lacrime.
-Grazie- disse piano -Ma non dovevi, davvero... avrei potuto darti una mano.
-Quindi è un sì? Verremo a vivere insieme come una famiglia?
-Ovvio, a meno che tu non la tenessi per la vecchia Emma...
-Shh. Tu sei Emma. Non importa quanto ci vorrà, ma tornerai quella che eri, io lo so. Nel frattempo la mia spalla è disponibile per tutti gli sfoghi di cui avrei bisogno... e se la notte fai brutti sogni ti abbraccerò ancora più stretta, e ti canterò perfino le ninne nanne se necessario.- le promisi, portandole una ciocca bionda dietro l'orecchio.
-Ecco, quello magari no. Sei un po' stonato...- disse con un gran sorriso, ma mi diede subito un bacio per farsi perdonare. Non aveva tutti i torti comunque, non ero affatto un gran cantante... solo Lily sembrava sopportare e perfino amare le mie ninne nanne improvvisate.
-Comunque non ero solo Swan, Henry ha aiutato...- aggiunsi sciogliendo l'abbraccio, per lasciar spazio a suo figlio che sollevò da terra per riempirlo di baci.
-E anche i tuoi genitori, Robin e Regina...
-Ecco cosa intendeva Regina con “altre cose”! Oh mio dio, dovrò ringraziare tutti... siete stati meravigliosi! Possiamo entrare?
-Certo... e noto con piacere che sei tornata piuttosto loquace!
-Mh-mh, la birra e la cioccolata hanno sciolto quel fastidioso nodo alla gola che ho da giorni, non sai che sollievo almeno per ora. Dai, entriamo, voglio vedere tutto! Ed è enorme, oh mio dio, una casa a due piani solo per noi... ed è enorme pure il giardino!
Scoppiai a ridere mentre mi tirava per mano come una bimba, e fu di nuovo Henry a doversi occupare della carrozzina, divertito dall'immagine che aveva davanti.
Io non mi feci pregare ed aprii la porta, lasciando entrare prima i piccoli e poi portando dentro Emma, che si fermò in mezzo all'ingresso guardandosi intorno emozionata; dovetti ammettere che il grande lampadario di cristallo a spirale creava davvero una bellissima atmosfera, illuminando l'ingresso in maniera eccezionale. Avevo riempito gli scaffali con le mie cose, non mi era sembrato carino rovistare tra le sue, ma avevo anche sistemato oggetti utili a tutti, come tre poltrone con un tavolino, e dei quadri sui muri, tutti oggetti prelevati dalla casa ormai venduta. Non avevo preso tutto, ma comunque tutto ciò che si sarebbe potuto adattare alla nostra nuova abitazione in modo da non dover ricomprare troppi mobili.
-So che vuoi vedere tutto tesoro, ma e l'una passata... sarebbe meglio andare a letto.- la riscossi divertito, e lei annuì seppur controvoglia.
-Va bene. Ma si può dormire qui?
-Certo, ho dato una lucidata, ho spolverato... e mi sono preso la libertà di portare un po' da vestire. Avevo comunque intenzione di farti una sorpresa anche se non ora, quindi...
-Quindi volevi comunque farmi prendere un infarto.
-Diciamo di sì! Forza, ti accompagno in bagno così ti puoi lavare, e poi metto a letto i bambini.
La ragazza annuì e mi diede un bacio, lasciandosi accompagnare su per le scale, non senza guardarsi intorno ancora meravigliata.

 

 

***

 

 

EMMA POV

Ero un totale e completo disastro. Un fallimento assoluto.
Non solo avevo reso imbarazzante il momento in cui ci eravamo messi a letto, alludendo al fatto di non voler fare sesso – come se non lo potesse capire da solo, ma nonostante il tranquillante che avevo preso, mi ero svegliata gridando nel cuore della notte per ben tre volte: o meglio, due nel cuore della notte, e una alle 7 del mattino.
Killian non me l'aveva fatto pesare, era stato dolce e premuroso nel consolarmi ogni volta, ma ora mentre sorseggiavo la cioccolata non riuscivo a non pensare a quanto mi vergognassi di me stessa.
La sorpresa della casa era stata scioccante ma bellissima, e avevo creduto che non avrei avuto problemi a dormire, grazie alla gioia: invece no, gli incubi erano tornati a tormentarmi di nuovo.
Non solo io avevo dormito poco e niente, ma avevo riservato al mio uomo la stessa sorte, e non era giusto. Per giorni non aveva riposato a causa mia, e ora che ero tornata continuava a essere così!
-Emma, ti piace? Credo di essere diventato bravo a fare la cioccolata...
-E' buonissima, davvero.- sussurrai, ma senza alzare gli occhi dalla tazza. Mi vergognavo troppo per sostenere il suo sguardo: probabilmente sarebbe stato meglio se fossi tornata a farmi ricoverare in ospedale, così non si sarebbe preoccupato e al contempo avrebbe anche potuto riposare.
-Tesoro, non fare così...
-Lasciami stare. Vai a dormire piuttosto, non hai chiuso occhio...
-Non è un problema, davvero. Emma.- fece serio prendendomi le mani, e costringendomi a guardarlo -Te l'ho detto ieri che ti avrei sostenuta fino a che ne avrai bisogno... non sono passati neanche tre giorni da quando sei a casa, non rimproverarti se non riesci a migliorare subito. A me sta bene coccolarti e consolarti...
-A me no!- tuonai, cercando di trattenere le lacrime -Sono delusa di me stessa, capisci?! Non sono mai stata così, non mi riconosco... e non mi piaccio! Pensavo che le cose sarebbero migliorate adesso che sono a casa con le persone che amo, invece non sono altro che un peso!
-Smettila!- gridò sovrastando la mia voce, e si alzò in piedi -Sei un essere umano Swan, e non una roccia! A tutti può capitare di crollare, in passato è capitato a me... e allora? Ora sono qui, ed è questo che conta.
-Tu non capisci...
-Capisco invece! Sei abituata a essere forte, lo so! Ma questa volta lascia che sia io a prendermi cura di te, non c'è bisogno di vergognarsene. E ora lo so che vuoi piangere, quindi piangi. Io sono qui per questo.- le ultime parole le sussurrò, mentre mi afferrava le mani per tirarmi su e abbracciarmi: e allora scoppiai.
Più lui mi stringeva forte, e più io intensificavo il pianto, tanto che lasciai unire anche i singhiozzi.
Eppure più piangevo e più mi sentivo leggera in qualche modo, e riuscii a ricambiare la stretta con la sua stessa forza ed intensità; forse aveva ragione, forse potevo permettermi di lasciarmi andare una volta tanto. E forse, questo era il modo giusto per iniziare a lasciarmi alle spalle la Emma debole e iniziare il percorso per tornare quella che ero sempre stata.
Un giorno le lacrime si sarebbero consumate, come anche il dolore, per lasciare spazio alla serenità e la pace interiore: l'unico modo per esaurirle, era proprio lasciarle andare.
L'abbraccio si fece più dolce man mano che io mi calmavo, e quando sentii l'impulso irrefrenabile di baciarlo non mi trattenni, e lo feci con un'intensità tale che mi tolse il respiro.
-Lo vedi? Ora stai meglio... dico bene, tesoro?- sussurrò sulle mie labbra, ed io annuii con un sorriso: ultimamente aveva sempre ragione, sarebbe arrivato a montarsi la testa di questo passo.
-Vado a lavarmi la faccia e controllare i bambini... se ancora dormono mi fai fare un tour della casa, ok?
-Certo, ti aspetto qui. E non correre per le scale o ti fai male!- si raccomandò, neanche fossi una bambina! Decisi quindi di ignorarlo, e senza rendermene conto corsi su per le scale.

 

-Sei pazzo! Te l'ho già detto ieri sera, ma non posso non ripeterlo. Tu hai problemi seri! Una piscina?! Sei impazzito?!- esclamai incredula, ferma davanti alla grossa piscina in giardino che di certo non aveva fatto parte dell'arredamento iniziale: l'aveva scavata lui. Lui e Robin. L'unica mia consolazione era che anche Regina aveva un fidanzato pazzo, e non solo io.
Già ero rimasta piuttosto meravigliata dalla grandezza di quella casa, a cui non mancava niente: la cucina e la sala da pranzo erano deliziose, e i bagni eleganti – soprattutto quello in camera nostra; leggermente eccessivo per via dell'enorme vasca idromassaggio, ma non potevo lamentarmene sapendo che l'avrei amata da impazzire. La nostra camera da letto era bellissima, con quel letto matrimoniale enorme in cui avremmo potuto fare grandi cose – oltre al fatto che fosse comodissimo per dormire –, la vista sul giardino, e l'enorme armadio come quelli che avevo sempre sognato fin da bambina. Anche le camere dei bambini erano meravigliose, mancava solo qualche dettaglio – ma avremmo portato tutto il necessario dalla mia vecchia casa –, come anche il salottino sul piano in cui sapevo già avremmo passato le migliori serate in famiglia.
La piscina però era troppo: ricordavo perfettamente la chiamata in cui aveva scherzato sul fatto che avremmo dovuto averne una anche noi, e il cretino l'aveva fatto davvero!
-Cos'hai da ridere Jones! Non fa ridere!- esclamai esasperata, mentre quello soffocava dalle risate: se gli fosse venuto il singhiozzo, avrei goduto.
-Scusa, ma la tua espressione... non ce la faccio- disse senza smettere, e allora mi venne un'idea: in fondo era lui che aveva voluto quella piscina.
Senza rifletterci troppo mi avvicinai a lui, con un sorriso, poi senza che se l'aspettasse lo spinsi in acqua, scoppiando a ridere a mia volta.
Fece un gran tonfo, e mi sedetti sul bordo divertita a godermi la scena di lui che sputava acqua stravolto.
-Questa me la paghi Swan!- esclamò, guardandomi con aria truce, ma guadagnò solo di farmi ridere ancora di più per via del ciuffo bagnato ricadutogli sulla fronte.
-Sono le 8 e mezza del mattino, è fredda! Te ne rendi conto?! Hai tentato di uccidermi!- si lamentò, mentre raggiungeva il bordo piscina a nuoto, con un'espressione piuttosto infreddolita.
-Non esagerare tesoro... dammi la mano che ti tiro su e andiamo ad asciugarti...- sorrisi porgendogli la mia mano, che afferrò anche se con disappunto.
E prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai anch'io nella fredda acqua mattutina, a urlare e ridere allo stesso tempo.
-Sei uno stronzo!- gridai schizzandolo in faccia, ma quello ignorò le mie proteste e mi afferrò i fianchi per poi baciarmi con passione; dopo un attimo di esitazione ricambiai anch'io, decidendo di non prendermela. In fondo me l'ero cercata, ero stata ingenua a sperare che non si vendicasse.
Dopo poco mi sciolsi ulteriormente, e gli circondai le spalle e avvolsi le gambe intorno alla sua vita: dimenticai perfino che l'acqua fosse fredda, con quell'ondata di calore che mi travolse all'istante.


 

***


 

La torta di mele di Regina continuava a essere la migliore, e le ero davvero grata per averne portate due: una per la cena, e una in regalo per il viaggio.
Io per ringraziare tutti, invece, avevo preparato un dolce con fragole, yogurt e cannella davvero ben riuscito, tanto da rimanere stupita di me stessa.
Certo, avevo anche passato l'intero pomeriggio a prepararla essendo tornati dalle spese dopo pranzo: avevamo comprato dei vestiti per Lily ed Henry, e dei costumi da bagno per noi oltre ad altri oggetti e rifornimenti di cibo e bevande che ci sarebbero potuti tornare utili per quella specie di crociera. Killian era stato molto premuroso, mi aveva offerto un enorme gelato al cioccolato e cocco, ma anche gli antidepressivi avevano fatto la loro parte ed ero stata piuttosto bene. Avevo perfino acquistato un paio di indumenti intimi che sicuramente mi avrebbe visto addosso soltanto lui, ma ovviamente l'avevo tenuto all'oscuro: un po' per fargli una sorpresa, un po' per non dargli false speranze.
Lo desideravo molto, l'avevo desiderato anche quella mattina nella piscina fredda, ma per qualche ragione mi sentivo bloccata e non avevo idea di quanto ci sarebbe voluto perché fossi stata pronta a tornare ai nostri momenti d'intimità. Lui non mi aveva dato fretta, non mi aveva spinta a fare nulla, ma era chiaro che anch'egli mi desiderasse, e avrei fatto il possibile perché succedesse presto.
Dopo aver pranzato con pizza e limonata, avevamo ripreso la macchina ed eravamo tornati a casa per sistemare le ultime cose e poi dedicarci alla cena.
Killian aveva preparato una bella frittura mista, approfittando del giardino per friggere il pesce senza che questo facesse puzzare tutta casa, ed io ero stata circa tre ore a rifinire la mia torta: dopo mezzo chilo di farina sparso per terra, e la faccia piena di panna – che il mio uomo aveva ripulito senza esitazione – mi ero finalmente detta soddisfatta del risultato.
Gli invitati avevano apprezzato tutto, dall'antipasto al dessert, e ci avevano riempiti di complimenti, soprattutto Regina con un “Quando ti ho conosciuta non sapevi neanche friggere un uovo, e ora sei riuscita a farmi prendere una terza fetta della tua torta!”. Ci eravamo fatti tutti una risata, e avevamo concluso la serata con un bel bicchiere di vino: me l'ero concesso anch'io, avevo deciso di non prendere tranquillanti prima di andare a dormire dato che la notte precedente non avevano fatto il minimo effetto. Se gli incubi avessero deciso di tormentarmi, l'avrebbero fatto con o senza medicine.
Verso le 21.30 avevamo salutato tutti, ricordandogli che li avremmo aspettati all'alba dato che si erano offerti di aiutarci a trasportare i bagagli fino alla nave, ma Regina e Robin erano rimasti con Roland per darci una mano a lavare le stoviglie. Con la nuova lavastoviglie che ci avevano regalato, tra l'altro, regalo davvero utile!
-E con questa siamo a posto!- esordì l'uomo, asciugandosi le mani e buttandosi di peso sul divano, beccandosi un rimprovero da parte della sua ragazza.
-Grazie, siete stati gentilissimi... non c'era bisogno!- sorrisi, porgendogli un bicchiere d'acqua fresca.
-Figurati, era il minimo! Come stai, non ti sei stancata troppo?
-Oh sto bene grazie, non ti preoccupare. Sto meglio di lei...- aggiunsi, alludendo a Regina che si era sistemata su una poltrona con gli occhi chiusi.
-Scusa Swan, ma non sei tu qui ad avere 10 chili in eccesso sulla pancia!- borbottò aprendo gli occhi e fulminandomi.
-La smetterai di lamentarti prima o poi?
-Senti tesoro, tu dovresti conoscere lo stato d'animo di una donna incinta e frustrata. Se non la smetti, non mi importa se sei depressa, ma mi alzo e ti do' un pugno. Chiaro?
-Scusate vostra altezza- mi inchinai, per poi inevitabilmente scoppiare a ridere. Anche Killian rise, e mi raggiunse da dietro prendendomi i fianchi e stampandomi un bacio sulla guancia, per poi costringermi a seguirlo sulla poltrona, in braccio a lui.
-Ho mangiato troppi dolci... dovete mettervici anche voi due a farmi venire il diabete?- commentò nuovamente la donna, causando l'ennesima risata. Stava proprio tornando tutto alla normalità, ma soprattutto apprezzavo moltissimo il fatto che nei miei confronti fosse la solita, e non cercasse di essere delicata, cosa che invece i miei genitori non riuscivano a evitare.
Ero contenta che l'hotel, venendo a conoscenza dell'accaduto, aveva offerto ai due i giorni rimanenti della loro vacanza senza ulteriori spese, e perfino altri due in regalo. Mi sarebbe dispiaciuto se per colpa mia fossero rimasti a casa invece di godersi l'estate, e prima di sapere la novità gli avevo anche proposto di unirsi a noi: Regina ovviamente aveva declinato, presumendo che con una gravidanza in corso avrebbe potuto soffrire di mal di mare, nonostante di solito non fosse così.
-Regina, verresti su con me che devo finire di fare le valigie? Lasciamo gli uomini qui a oziare...- proposi, alzandomi dalle gambe del mio uomo, non senza avergli prima stampato un bacio sulle labbra.
Quella si mostrò d'accordo, così mi seguì e salimmo in camera, dov'ero piena di vestiti sul letto: un po' di roba l'avevo portata io, un po' i miei genitori, non avendo il tempo materiale di fare le cose con calma e ordine.
La ma amica cercò di non commentare il casino, anche se il sopracciglio alzato la tradì un po'. Ovviamente dopo aver scelto cosa portare con me, tutto il resto sarebbe finito sparso nell'armadio, e l'avrei sistemato soltanto al nostro ritorno.
-Allora... quindi hai deciso di partire. Sei sicura?- mi domandò, sedendosi sul letto e guardandomi fissa negli occhi: a volte faceva paura, sembrava quasi potesse leggermi dentro.
Faceva la dura, si comportava normalmente, ma in fondo si preoccupava per me anche lei: ero felice lo mostrasse solo quando non avevamo altri intorno.
-Sono sicura. Meglio che rimanere qui un mese di vacanza...
-Dico davvero, ci hai pensato bene? Lo so che vuoi essere forte, ma non vorrei stessi affrettando troppo le cose. Potreste venire con coi al mare, in hotel...
-No. Cioé, grazie per la proposta ma no... so a cosa vado incontro. E stavolta non si tratta di essere forte, mi sono resa conto da me che al momento non posso esserlo... non da sola. Ma sognavo da tanto questa vacanza, e anche Killian e i bambini. Più che farmi male, secondo me potrebbe farmi bene.
-E sei sicura che un viaggio in mare possa farti bene. Danno temporali nei prossimi due giorni. Non per spaventarti, non vi succederebbe nulla ma psicologicamente...
-Regina! Sei tenera a preoccuparti così per me, ma sono sicura. Voglio partire.- sorrisi, divertita da tutta quella preoccupazione che finora non aveva mai mostrato, non fino a questo punto.
-Non sono tenera. È solo colpa degli ormoni, mi hanno ammorbidita...- spiegò nel tentativo di tagliare corto, ma non le bastò per spegnere il mio sorriso. Regina Mills in preda agli ormoni non era per niente male; mostrava piuttosto che sarebbe stata una mamma molto dolce e premurosa.
-Non mi importa dei temporali, va bene? E neanche di... maremoti o quant'altro. Mi fido di Killian, non ci farebbe mai rischiare se non fosse sicuro... non navigheremo in mare troppo aperto, e la notte staremo fermi nei vari porti... è una cosa tranquilla. E poi mi porta a New York, e al mare... perfino alle Bahamas! E a Miami!
Ero così eccitata all'idea di tutto, che non avrei rinunciato a quel viaggio a costo di vomitare tutto il tempo, o dormire due ore per notte in una cabina da sola per non svegliare nessuno. Probabilmente avrei iniziato questa notte stessa, per far abituare Killian, e quando avrei smesso di avere incubi sarei tornata da lui.
-Beh, capisco, mmetto che non rinuncerei neanch'io. Se l'anno prossimo decidete di rifarlo, magari ci aggreghiamo anche noi...
-Sarebbe fantastico! Mi dispiace non veniate ora...
-Non dispiacerti, passerei giornate intere a vomitare, e non sarebbe piacevole per nessuno. Credimi, l'hotel al mare che ci ha offerto il tuo fidanzato è senz'altro una bella alternativa...
-Ok, ok! Comunque non è il mio fidanzato Regina, non ufficialmente.
-E' solo questione di tempo ora che vivete insieme.
-Dici? Non ne sarei tanto sicura... oppure sai qualcosa?- mi sorse il dubbio, e la guardai con attenzione. Che l'uomo avesse espresso l'intenzione di chiedermi di sposarlo?
-Frena, non so nulla... davvero. È solo che credevo... beh, se il signorino ci mette tanto, perché non gliela fai tu la proposta?
-Cosa?- boccheggiai, stupita da quella proposta: più stupita del fatto che non mi sembrasse una cattiva idea, che della cosa in sé.
-Perché no?
Già, perché no? Vivevamo nel ventunesimo secolo ormai, non c'era nessuna regola secondo la quale doveva essere l'uomo a chiedere la mano alla propria donna. Certo, era ancora l'usanza più comune, ma... perché no?
Era qualcosa a cui non avevo mai pensato, e ora mi diedi della stupida: negli ultimi tre giorni avevo dato di matto parecchie volte, e lui era ancora lì a convincermi che non mi avrebbe mai lasciata andare. Certo, era stato difficile da credere fino a che non mi aveva mostrato la casa; non perché dubitassi di lui, ma perché in tutta sincerità io stessa non avrei scelto la me attuale come compagna di vita. Killian invece aveva comprato una casa, e l'aveva fatta intestare ad entrambi con l'aiuto dei miei: avrei solo dovuto porre una firma per ufficializzare completamente la cosa, ma ormai era nostra. Era il regalo più bello che avessi mai ricevuto, e non per la casa in sé: per ciò che rappresentava, per la promessa di una vita insieme, una vita che sarebbe stata meravigliosa. Ciò mi spingeva a cercare di tornare in me il prima possibile, per non essere di peso alla mia famiglia e soprattutto a lui, che in quei tre mesi si era occupato dei bambini e di tutto il resto: non aveva decisamente bisogno di un'altra bambina capricciosa a complicargli la vita.
Cosa avrebbe potuto esserci di meglio di una proposta di matrimonio per dimostrargli che anch'io volevo passare la mia vita insieme a lui? Sarebbe stato molto da me prendere un'iniziativa del genere, e non avrebbe potuto dirmi di no – o almeno era ciò che speravo.
-Sai che c'è Regina? Mi piace l'idea.
-Beh, certo, viene da me!
-Aspetta!- mi bloccai, puntandole un dito contro -Non vorrai dirmi che anche tu vuoi chiedere a Robin di sposarti?
-Non hai perso la perspicacia, complimenti! Già, è quel che farò... quindi se siete disposti ad aspettare finché non mi rimetterò in forma per indossare un abito bianco come Dio comanda, allora non mi dispiacerebbe neanche l'idea di un matrimonio doppio.
-Condivideresti il tuo giorno speciale?
-Tu no? Siamo amiche da anni Swan, e anche quei due... ti pare un'idea tanto assurda?
-No, è un'idea bellissima! Ti adoro Regina, sei l'amica migliore del mondo!- esclamai, e mi slanciai in avanti per abbracciarla forte; ci pensò la sua bambina ad opporsi, tirando un calcio che percepii anch'io.
Io e la donna ci guardammo un attimo perplesse, poi scoppiammo a ridere divertite e felici, per quella decisione che aveva ulteriormente contribuito a migliorare il mio umore.
A cosa diavolo mi servivano gli antidepressivi? La miglior medicina erano il mio quasi fidanzato, i miei bambini, e la mia migliore amica, oltre a tutte le altre persone care che amavo e che mi amavano.
Ora mancavano solo due dettagli: finire le valigie, e passare la notte a rimuginare su come fare una proposta di matrimonio degna di essere chiamata tale.


 

La felicità è una forma di coraggio.
(cit. Holbrook Jackson)



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco qui anche il terzultimo capitolo, manca sempre meno... e mi fa strano. xD
Comunque, alla fine Emma gli ha dato del pazzo... solo perché era troppo felice e le dispiaceva avesse fatto tutto da solo xD Quindi l'idea di risollevarle il morale ha decisamente funzionato, anche se poi ha avuto una notte di incubi. Non si rende conto che è presto per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e si sente un peso, ma Killian come sempre le ha fatto capire che non gli importa quanto ci vorrà, ma la sua spalla sarà sempre lì per lei.
La casa le è piaciuta... e alla fine, la piscina è stata testata subito da entrambi xD
Ovviamente ci volevano le spese finali prima del viaggio, e la preparazione della cena per tutti... e beh, alla fine Regina ha dato a Emma un consiglio che ha apprezzato molto xD Anche se Regina non sa che anche Robin ha intenzione di chiederle di sposarlo...
Come sempre grazie a tutti, a presto :*
 
   
 
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