Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Ricorda la storia  |      
Autore: Laura Schiller    06/09/2015    3 recensioni
La madre adottiva di Masaya non sa cosa fare con lui.
Genere: Horror, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Profondo Blu
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Link alla storia originale.

--

 

Kaede:

ho lasciato il bambino da solo per dieci minuti per andare a prendere il latte al negozio. Quando sono tornata l’ho trovato inginocchiato sul tappeto del soggiorno, che fissava il corpicino morto del nostro canarino.

Il suo collo è torto, alcune piume gialle sono sparpagliate sul pavimento. Lui non sta piangendo, non è spaventato, o qualunque cosa ti aspetteresti da un bambino di otto anni. Semplicemente guarda fisso, come se la morte di Chi fosse una scena di un film vagamente interessante. Poi alza gli occhi verso di me, e per un attimo avrei giurato che i suoi occhi marroni brillassero di blu.

Sbatto gli occhi. Sono di nuovo marroni, e pieni di sorpresa nel vedermi, come se non mi avesse sentito entrare.

“Kaede-san, voglio dire, mamma, io…” si mette velocemente in piedi, quasi calpesta l’uccellino e barcolla, i suoi occhi sono pieni di lacrime. “Chi-chan! Cos’è successo?”

“Non lo so, non ero qui!” l’agitazione rende la mia voce più acuta di quello che pensavo. “Come puoi non aver notato niente, tu sei stato in casa tutto il tempo…”

Ho trattenuto il respiro. Quando mio marito ed io abbiamo deciso di adottare Masaya-kun, gli assistenti sociali ci hanno avvisato circa la sua storia medica inusuale: vuoti di memoria, che potevano durare da due minuti fino a svariate ore. Azioni che dichiarava di non ricordare, come riempire un taccuino con simboli che nessuno riusciva a decifrare, o fuggire per nascondersi al planetario. Mio marito ed io abbiamo deciso che non ci importava; sembrava un bambino così sveglio, dolce e sensibile che abbiamo pensato che la sua disabilità ce lo avrebbe solo fatto amare di più.

Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere.

“Masaya-kun, dimmi che non hai…”


Profondo Blu:

L’orrore negli occhi di quella donna sarebbe comico, se non fosse così ipocrita. Sia lei che il suo compagno possiedono uno di quei veicoli a carburante, vivono in una costosa casa signorile di periferia che potrebbe ospitare il triplo della gente, e regolarmente buttano i loro rifiuti di plastica nella spazzatura della città. Stanno contribuendo alla morte dell’intero pianeta - il mio pianeta! - e lei è qui, mentre mi guarda come se io, che ho estinto una sola forma di vita inferiore, fossi un mostro. Il cinguettio di quella creatura mi infastidiva. Inoltre, cos’altro potrei usare per i miei esperimenti in questo posto?

Comunque, l’ultima cosa di cui ho bisogno è di essere trascinato in un’altra valutazione psichiatrica, quindi mi ritiro e permetto al mio corpo ospite di riprendere coscienza. Non è l’esistenza più dignitosa, nascondermi nella mente di un moccioso umano, ma è meglio che venire scoperto, esaminato e pungolato come una curiosità scientifica.

Inoltre, mi sono dimenticato quanto faticosa può essere un’esistenza corporale.


Masaya:

Ho avuto un vuoto di memoria di nuovo, vero? Che è successo ai compiti di biologia che stavo facendo? Perché Chi-chan è stesa sul pavimento con la testa messa in quel modo, e non si muove? E perché Kaede-san mi fissa?

“Masaya-kun, dimmi che non hai…”

Il suo viso è pallido, come quello di Komura-sensei quando ha guardato il taccuino che, così hanno detto, io ho scritto.

“Non ho fatto niente, Kaede-san, lo giuro! Non avrei mai potuto…”

Voglio dirle che io voglio bene a Chi-chan: il suo canto, il modo in cui dorme con la sua testina sotto l’ala, il modo allegro con cui vola in circolo quando la lasciamo uscire dalla gabbia. Non avrei mai potuto farle del male. Voglio spiegare tutto questo, ma sto piangendo, e la mia gola fa troppo male per parlare.

E se non mi credesse? E se mi mandassero di nuovo via?

So come funzionano le cose. Ogni volta che succede una cosa del genere, per prima cosa dicono che sto mentendo. Qualche volta mi colpiscono, e qualche volta fanno finta di essere gentili, ma ancora non mi credono. Poi iniziano a spaventarsi, e quando si spaventano, mi mandano via. In un’altra casa adottiva o in un altro orfanotrofio, con nuove regole e punizioni che non riesco a ricordare.

Lo odio quando succede, lo odio! Li odio quando non mi credono!

Perché ci sto provando, va bene? Ho rifatto il letto oggi, e ho finito quasi tutti i compiti, anche se è venerdì e tutti i bambini mi prenderebbero in giro, se lo sapessero. Sto cercando di essere buono. Quindi perché nessuno di loro mi vuole?

Kaede-san – non riesco ad abituarmi a chiamarla mamma – prende due fazzoletti di carta dalla scatola sul tavolino, li piega e li usa per raccogliere il corpo di Chi-chan. È un po’ meno pallida ora, ma non mi guarda.

“Certo che no”, dice alla fine. “Sei un bravo bambino, Masaya-kun. Adesso troviamo una scatola per seppellire Chi, va bene? Preghiamo per lei.”

È gentile ascoltare una cosa del genere, ma non mi fa sentire molto meglio.

Perché se io non ho ucciso Chi-chan, chi è stato?

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Laura Schiller