Le parole corrono veloci nella mia mente mentre ignoro di proposito le persone che continuano a camminarmi attorno. Tutto sembra così tranquillo, così normale da far paura. Ma tremo stringendo le maniche della felpa nera che indosso. 

Respiro profondamente cercando di riprendere la calma. Non c’è nessuna ragione per doversi preoccupare.

Stringo tra le mani la vecchia copia de "La Nave di Teseo". Ho passato molte ore della mia vita a sfogliare quelle pagine ingiallite, reduci da incessanti letture. Istintivamente sfioro la copertina ruvida soffermandomi su ogni lettera del nome Straka. Un cognome così inusuale, ricordo di aver pensato la prima volta. 

Osservo l'orologio stretto al polso. Le 15:37. Il nostro appuntamento era fissato per le 15:15. Da quanto ho capito Jen non è mai in ritardo. Mai. Il che mi fa preoccupare. Comincio ad immaginare quel bastardo di Moody prenderla e portarla via da me. Solo il pensiero mi fa tremare di rabbia. 

Dopotutto l’avevo fatto anch'io… più di una volta. Ma questo è diverso. C’è un legame ora, qualcosa che, pur essendo basato su semplici parole, mi da l’impressione di essere indistruttibile. Ma ormai ho da lungo tempo capito che nulla lo è. 

Poi improvvisamente noto una ragazza guardarsi attorno spaesata, come alla ricerca di qualcosa o qualcuno. I suoi capelli biondo cenere cadono morbidi sulla schiena mentre un paio di occhiali dalla montatura scura nascondono degli occhi dal colore ancora indefinito. La piccola tracolla di pelle pende sopra un ingombrante cardigan grigio che a sua volta nasconde un vestito bluastro a fiori. Con un semplice gesto della mano abbassa l'altrettanto ingombrante sciarpa primaverile. 

Appena guarda in mia direzione capisco che è lei, la ragazza che ho imparato a conoscere tramite la sua scrittura dolce e raffinata. Jen si avvicina lentamente, quasi impaurita. Appoggiato sul suo braccio noto una copia di Coriolis a capo di una piccola pila di altri libri. Li stringe come se tutto ciò a cui credeva stesse per sgretolarsi tranne quei pesanti libri. 

A questo punto mi sento incredibilmente in imbarazzo, avrei potuto indossare qualcosa di migliore che una semplice felpa nera e una maglietta grigia e anonima. E se il mio aspetto leggermente trasandato, a causa di notti passate a rileggere le stesse vecchie note appuntate ai lati del nostro libro, non sia quello che si era immaginata? E se si sentisse tradita dalla persona che si ritrova davanti? Mi alzo in piedi tenendo stretto il libro ed evitando che qualche documento scappi via. Appena lo vede sorride e si avvicina senza più un filo di esitazione. Sta addirittura sorridendo mentre i suoi occhi color ambra mi osservano cercando di assimilare più dettagli possibile.

«Eric?» mi chiede. La sua voce è così dolce e carica di nervosismo, morbida però come il canto di un usignolo.

È qui. È reale. Un profondo sollievo si impossessa del mio corpo lasciandomi dentro solo un filo d’ansia.

«Jen?» ribatto quasi senza respirare. 

Avevo cercato di evitare questo momento come la peste senza rendermi conto che stavo evitando la cosa che più desideravo al mondo.  



///Specifico di non aver ancora finito di leggere il stupenderrimo mattone da cui è tratta questa fanfic, quindi questa scena è stata completamente inventata, come anche l'aspetto fisico di Jen e lo stile cupo e misterioso di Eric (Siamo sinceri, chi non si è immaginato Eric vestito in questo modo durante la lettura?)... Comunque spero vi sia piaciuto c: Peace Out///