Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: rainicornsan    14/09/2015    1 recensioni
"Ho pensato... Vorresti crescere mia figlia con me?".
John sputò tutto sul tappeto.
[parent!lock]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author: rainicornsan.

Fandom: Sherlock BBC.

Disclaimer: nulla mi appartiene e non ci guadagno sopra.

Pairings and main characters: Sherlock Holmes/John Watson, Julie, menzione e/o lieve comparsa di personaggi secondari.

Genere: fluff, (lieve) comico, generale, slice of life.

A/N: dedico questa OS a Ishimaru, la persona cucciolosa a cui faccio da beta (lei lo nega, ma è davvero una teneronaaa *bwahahah, I like to tease* e nasconde il suo mushy side dietro le fanfiction u.u

Tanti auguri, cara! <3 (Also, ho messo nella storia un indizio che riconoscerai solo tu, ahah)

 

 

Like a lullaby

A Ishimaru.

 

La bocca di John prese una esilarante forma a ‘o’:

“Non- non stai scherzando. Oh, Elizabeth!”.

 

Sherlock lo scrutò divertito mentre vacillava appena, chiedendosi se il Capitano Watson si stesse facendo prendere da svenimento.

 “Mrs. Hudson lo sa già, ed è d’accordo.

Ha anche detto che era ora, con la tua età che avanza, e che non siamo più due bambini.”.

“Quella donna!
Quante volte le dovrò ripetere che noi due non stiamo insie- aspetta, sta forse insinuando che io sto invecchiando? Che io sono vecchio?!”.

Al suo tono lievemente isterico, Sherlock cercò con tutte le sue forze di non assumere la faccia di chi sta trattenendo una risata –con scarsi risultati, dall’espressione di John-, gli appoggiò una mano sulla spalla e lo guidò lentamente a sedersi sulla sua poltrona.

Si ritirò in cucina a preparare il tea, considerando che fosse meglio lasciargli metabolizzare la notizia.

Dopo la loro relazione, Janine era rimasta incinta. Janine non aveva detto niente, portando avanti la gravidanza. Janine aveva partorito. Mycroft, che lo aveva saputo all’istante (ovviamente), aveva sottratto il bebè dalla lista d’adozione, messo suo fratello al corrente di tutto e mostrato la bambina alla loro padrona di casa.

Sleale, Mycroft, sleale. Logicamente, Mrs. Hudson se ne era innamorata e aveva ordinato immediatamente a Sherlock di tenerla. Chi era lui per disubbidire?

Ma c’era John. Sherlock era sicuro che non sarebbe stato un problema e che po’ di tempo per farlo pensare sarebbe bastato.

E con ‘un problema’ lui indicava il suo possibile desiderio di lasciare Baker Street. Perché non avrebbe mai chiesto a lui di andarsene, questo se lo sentiva.

Anche se non lo dava a vedere, voleva una famiglia. E ormai era chiaro come il sole che sarebbe rimasto nel loro appartamento con lui fino alla fine dei suoi giorni.

Come al solito, ignorò la vocina insicura dentro di sé che si chiedeva se John volesse davvero una famiglia con lui, se John non fosse triste, se John, John, John… John.

John era sempre il primo dei suoi pensieri. Anche in quel momento, lo stava più o meno anteponendo a sua figlia- oh, figlia. Avere una figlia faceva di lui un padre?

La vocina da, triste e portatrice di domande scomode, prese il volto di Mycroft, diventando irriverente: Certo che sì, idiota.

Sherlock aprì la bocca, offeso, ma la voce del suo coinquilino lo fermò dall’ingaggiare una lotta contro il suo Palazzo Mentale: “Sherlock! È da un quarto d’ora che sei in cucina, va tutto bene?”.

Oh, già, il tea.

Sherlock afferrò le tazze –non si era neanche accorto di averle preparate- e ritornò in soggiorno.

Lo guardò bere, lo sguardo oltre alla finestra.

“Ho pensato… Vorresti crescere mia figlia con me?”.

John sputò tutto sul tappeto.

 

*

 

“Non porteremo Julie sulla scena del crimine, Sherlock!”.

“Ma John, è nostra figlia! Come potrebbero non piacerle?

E noi la proteggeremmo, lo sai.”.

La bambina rimase seduta sul tappeto per tutto il dibattito, spostando gli occhi chiari fra i suoi papà.

“Sherlock, hai almeno un vago ricordo di quello sarebbe potuto succedere ad ognuna delle mie ex fidanzate? Di quello che è successo alle mie ex fidanzate?
Non ti ricordi, forse, della volta che abbiamo presentato Lestrade a Molly?
Grazie al cielo, c’era lui. Ma Molly o le mie ex non avevano quattro anni!

E se rimanesse viva, ma con uno shock?”.

Una vocina li interruppe: “Posso farvi vedere quello che ho disegnato mentre ero da Mrs. Hudson?”.

L’espressione di John si rivolse a lei, ammorbidendosi: “Certo, tesoro.”.

Tornò a sedersi sulla poltrona, prendendo Julie Harriet Holmes-Watson in braccio.
Sherlock si avvicinò a loro e si appoggiò al bracciolo della poltrona.

Il disegno lo lasciò senza parole: “Ma come sei stata brava!
Abbiamo un’artista, in casa. Oh, aspetta, un’artista. Ti prego di tenere in considerazione che ti aspetterà una vita di stenti, se non proc- ahia, John!”.

“È bellissimo, Julie!

Fammi vedere un po’ meglio: quelli siamo io e papà, quella sei tu…

Oh, c’è anche la signora Hudson!”.

Le soffiò un bacio fra i ricci scuri, voltandosi verso Sherlock.

Lui, però, non rispecchiava la sua espressione ‘sono-tremendamente-orgoglioso-di-nostra-figlia-e-ti-amo-da-morire-nonostante-tu-sia-un-idiota’, ma una piuttosto dubbiosa.

Indicò un punto del disegno: “Cos’è quello?”.

“Questo è un ranocchio verde. Io ne ho sezionato uno a scuola, ma Lucy si è messa a strillare e lo ha detto alla maestra! Però forse aveva ragione, era davvero orribile.”.

Mentre John si voltava, incredulo, verso la figlia e –arrabbiato- verso Sherlock (“Avevamo già discusso sul farla assistere ai tuoi esperimenti! Non vogliamo una futura assassina psicopatica in casa!”), la sua noncurante dolce metà aprì  bocca:

“Chiaramente, deve rappresentare lo zio Mycroft.”.

Sherlock!”.

 

*

 

Il ragazzo spalancò gli enormi occhi castani, passandoli da Sherlock a John e Julie.

In quel momento, John provò un’immensa pena per lui.

Sembrava così innocuo e dolce, anche un po’ spaesato.

Aveva suonato alla porta venti minuti prima, e lui aveva provato a far sgattaiolare Julie fuori di casa prima che Sherlock se ne accorgesse, ma lui se ne era accorto.

Venti minuti di interrogatorio.

Interruppe la terrorizzante analisi del soggetto e l’affilato discorso di Sherlock: “Basta così. Direi che la chiacchierata con il genitore più adorabile di Julie sia durata abbastanza, Matthew.”.

Julie gli lanciò un’occhiata grata, afferrando con poca grazia il polso del ragazzino e trascinandolo verso l’anticamera.

Sherlock aprì la bocca di nuovo, posando uno sguardo offesissimo e tradito su John, ma venne fermato da una sua occhiata fulminante.

“Julie, fai la brava! Dove andate?”.

La voce arrivò lievemente soffocata e un po’ scocciata: “Certo, papà.  Da Jim a prendere il gelato, papà!”.

“Bene, divertitevi! E salutatemi James, l’ho visto un po’ scosso, ultimamente!”.

Non arrivò nessuna risposta, se non quella della porta che sbatteva.

John si voltò verso Sherlock, prevenendo qualunque cosa potesse venire da lui:

“Non fare l’offeso.

Ho interrotto la tua scenetta perché Matthew è un bravo ragazzo, e si vede benissimo.

Piace a Julie, e questo è tutto.”.

Iniziò a dirigersi in cucina per preparare il tea, ma si accorse che Sherlock era bloccato in mezzo alla stanza e stava fissando il vuoto.

Si dibatté per qualche secondo sull’indecisione fra il lasciarlo raffreddare e l’andarlo a consolare, ma alla fine vinse l’apprensione.

Ritornò dietro di lui, abbracciandogli il petto e appoggiando il mento sulla sua spalla:

“Non fare così, su.

Non possiamo tenerla sempre con noi.

Il mondo non è sicuro, ma quello che vediamo noi ogni giorno non è tutto il mondo.

È solo una parte oscura e insanguinata, che ogni tanto lambisce quella più pura e innocente. Le cose accadono anche quando noi non ci siamo.”.

Sherlock voltò la faccia, appoggiando una guancia contro la sua e arricciando il naso in una maniera buffa.

“Che c’è? Cosa pensi?”.

“Non è drogato e non ha relazioni con la criminalità, ad una prima occhiata.

Oh, e trovo la tua parlata da scrittore molto… sexy.”.

John scoppiò a ridere, incorniciandogli la mascella con una mano e avvicinandosi per baciarlo.

“Mm.”.

“Perché tu e il tuo blogger sexy non ve ne andate un po’ di sopra nella vostra camera da letto?” gli sussurrò all’orecchio.

Oh, John adorava vedere gli occhi di Sherlock inumidirsi e annerirsi in quel modo così pieno di aspettative.

 

 

 

 

 

“Vorrei chiamarla Julie.”.

“Oh, capisco. È per Janine, vero?”.

“No, John, non essere sciocco. È per te. Solo per te.”.

“Sherlock…”.

“Sì?”.

“Ti amo.”.

“Vorrei che fossi tu a scegliere il secondo nome.”.

“… Sono un idiota. Mi dispiace.”.

“John, aspetta! Fermo!

Ti amo anche io.

Non l’ho detto perché pensavo che fosse ovvio, dato che è sempre stato cos-”.

 

 

Le favole della buonanotte non lo scrivono mai, ma la storia finì con un bacio lungo, colmo di quel contatto fisico così desiderato e aspettato dai protagonisti.

Chissà, forse non era la fine della storia, ma solo l’inizio.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: rainicornsan