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Autore: zellnh    18/09/2015    7 recensioni
Dean deve lavorare nove mesi come meccanico in un villaggio invernale, con una serie di persone che sembrano uscite da un libro demenziale e un ragazzo che molesta suo fratello.
E no, non gli sta bene. Almeno finché non incontra Cas.
[pre slash • Destiel • Sabriel mentions • 12.3k]
Genere: Comico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Hold My Hand - Destiel Project'
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Sono tornata dopo quasi due mesi in un fandom completamente diverso, ma che mi sta a cuore. E tra l'altro, l'ispirazione con gli One Direction è leggermente scemata, perciò okay.

Siccome oggi è il Destiel Day (in quanto a precisione, non fate complimenti), ho deciso di postare questa storia che tra parentesi sono dell'idea che non dovrebbe essere pubblicata, un po' per vari motivi; ho cambiato idea una ventina di volte sui personaggi, ambientazione, tipo di scrittura, trama, e alla fine l'unica cosa che è rimasta come doveva è l'essere AU e farla come unica one shot.

Doveva uscire una cosina di massimo 2/2.5k e invece sono arrivata circa a 35k, finché ho avuto pietà di me, del pc, dell'editor di EFP che non avrebbe mai retto una cifra simile, e anche vostra che dovreste leggerla. Dovreste, per carità.

Come sempre non ne sono soddisfatta, perché il mio modo di vivere le cose mi piace sinché non devo metterle su carta/Word; lì diventa tutto più confuso e molto meno importante, e il risultato è che alla fine mi sento come se fossi stata sull'orlo della depressione per non essere riuscita a comprarmi un paio di scarpe. Ci sono decisamente troppi perché forse, e il tutto non mi piace nemmeno un po'.

È nata come storia circa il 24 Maggio, quando mi son resa conto che quasi metà della mia vacanza era finita e che stare in compagnia a volte non è poi così brutto. È pieno di esperienze personali, alcune battute sono reali (quindi capirò anche se non faranno ridere come hanno fatto ridere me - anche perché molte son mie, e si sa che io rido da sola), e se perciò vi sembreranno senza senso, sappiate solo che questa scrittrice si è fatta tante lacrime quante risate in quel periodo. Sì, anche in aereo.

 

 

Hold my hand

"This life don't last forever, 
so tell me what we're waitin for. 
Better off being together, 
than being miserable alone.
"

(Akon and M.J. - Hold my hand)

 

Disclaimer!

 

 

« Quanti anni ha? »

« Puoi darmi del tu, bellezza »

« Quanti anni hai? »

« Trenta, compiuti da qualche mese »

« Come ti senti in questo momento? »

« Bene. Benissimo, sopratutto con lei davanti a me »

« Perché non mi dici la verità? »

« Adoro la sua camicia, lo sa? »

*

« È una cazzata »

« Dean... »

« Tutto questo è un'enormissima stronzata! Plateale, pure. Mi spieghi perché siamo qui? »

« Qui dove? Siamo in macchina, Dean, e questa si chiama strada »

« Tu non sei mio fratello, okay? Tu sei stato adottato, oppure hai preso il tuo umorismo del cazzo da papà » sbotta Dean; e sì, è incazzato nero. « Mi stai mandando in un manicomio, perché credi che io sia pazzo, vero? Non la voglio fare questa cosa. Non voglio, e tu mi hai... mi stai costringendo, e mi son fidato di te, e- »

« Perché non ti calmi, eh? Non è un manicomio, è un villaggio invernale. Lavori e nel frattempo puoi divertirti, e conoscere nuove persone »

« Io non ho bisogno di conoscere nessuno! E mi stai trattando come un bambino piccolo ed autistico, mentre non abbiamo bisogno di ricordare che sei tu il minore, e in quanto ad autismo non mi esprimo, Sammy ».

Sam sorride e tamburella le dita nel volante: « Mi stai insultando per dissuadermi? Dean, chi è tra noi due che a): ha bisogno dello psicologo e b): la notte vuole il fratello minore e autistico nel letto perché non riesce a dormire? Io ti voglio bene, e son felice che anche tu ne voglia a me ma sai, tra le lenzuola cominci ad essere di troppo e l'unica cosa che desidero è vederti sereno. E se spedirti in un villaggio a Miami può aiutarti, be'... così sia »

« Ma Miami, Sammy... Florida; sai cosa significa? Che siamo a Settembre e ci sono già 35°. Io sono del Kansas; ho bisogno della pioggia, ti prego... ».

Sam ha deciso che non vuole bambini, ha già Dean.


Dean ricorda che aveva quasi quattro anni, quando avevo chiesto a Mary di dargli un fratellino, e ricorda anche la sua felicità quando lei le aveva preso la manina e l'aveva appoggiata nella propria pancia, annunciando che presto in casa sarebbero stati un po' più stretti.

Sammy era davvero carino; occhioni verdi - che più tardi avrebbero conquistato mille pollastre - e un caschetto di capelli castani, e un tratto di furbizia sempre incastrato tra le labbra. Era carino e anche simpatico.

Ripensando a quello, Dean non capisce com'è che si sia tirato su così bastardo. 

« Siamo arrivati, vero? » mugugna, guardando la spiaggia farsi sempre più vicina, e ad un tratto è tutto talmente affollato, pieno, che vorrebbe solamente scappare.

« Trattieni l'entusiasmo per dopo, mi raccomando » sogghigna Sam, e questo è davvero da stronzi.

« Quella dottoressa non sono nemmeno certo che avesse davvero la laurea, Sam. Lo ha fatto solo perché ho apprezzato i suoi vestiti. Si è voluta vendicare, ne sono sicuro. Se la chiamano Abaddon un motivo ci sarà » piagnucola Dean, ma il fratello lo ignora e lui non può fare altro che arrendersi.

*

Quando arrivano alla hall dell'hotel in cui Dean dovrà passare i prossimi nove mesi (stai già sperando che qualcuno ti ammazzi, Dean, questo non è sicuramente lo spirito giusto), fanno giusto in tempo a notare un improbabile abuso di giallo, che un ragazzo li travolge -letteralmente -, facendogli cadere di mano le valigie.

« Samandriel, ti ho detto di non correre nella hall. Spaventi i turisti » grida una voce. « Scusate, il ragazzino c'è solo da qualche mese e ancora non capisce che se continuerà a fuggire in quel modo rischierà di far saltare qualche dente a sé e agli altri. Comunque » riprende, « avete prenotato una stanza o no? Perché qui siamo pieni e non- »

« No, lui è Dean Winchester, quello che doveva- ».

Gli occhi dell'uomo si fanno un po' meno severi, e forse quello che si vede è un sorriso; piccolo, ma c'è.

« Ah sì, vi stavamo aspettando, Josie mi ha detto di te. Io sono Bobby, e tu sei Sam, vero? »

« Sì. L'ho accompagnato per essere sicuro che venisse qui, perché stava praticamente piangendo all'idea di- » ma Sam non riesce a terminare perché ops, Dean si stava stiracchiando dopo il lungo viaggio e diamine, gli è arrivato un pugno nello stomaco.

« È lui il novellino? Cavolo, Josie li sceglie proprio bene. Come ti chiami, pasticcino? » e non per essere scortesi, ma devono abbassare la testa per poter vedere chi ha parlato.

« E questo è Gabriel » spiega Bobby, e Dean capisce sin troppo bene perché abbia sospirato: Gabriel dà l'aria di essere un pervertito in piena regola, e a giudicare da come sta leccando quel Calippo mentre guarda suo fratello, è anche pericoloso.

« So... sono Sam. B-buonasera...? » e Dean ha deciso che ama Gabriel, perché è grazie a lui se adesso Sam sembra un pomodoro, e non c'èniente di meglio, che vedere Sam in quello stato. Sta per ghignare apertamente, quando Gabriel sente l'evidente bisogno di aggiungere altro: « Non fare troppo il formale, quando riuscirò ad entrare nelle tue mutande avrai ben altro modo di balbettare ».

Sam lascia cadere le chiavi della macchina e sta quasi per implodere, mentre Bobby sembra trattenersi dal riempire di schiaffi la faccia impertinente del più basso.

« Okay. Cioè no, non è okay. Io non... le mie mutande sono abbastanza piene, non- » Dean quasi si strozza con la sua stessa saliva, e gli occhi di Gabriel si accendono: « Ma sul serio? Dovresti farmi vedere, un giorno » conviene, e ci pensa Dean a disilluderlo.

« Se vuoi conquistarlo devi prima invitarlo a cena. In Kansas. Sono io il... novellino. Dean Winchester. Lei è mia sorella Samantha » spiega imbarazzato, e può vedere un po' di delusione negli occhi del ragazzo, ma non lo dice ad alta voce.

« Oh. Piacere di averti conosciuto, ma devo scappare in cucina. Noi ci vediamo a cena, Dean. A presto, Sam » sorride, andando via a passo svelto.

« Credo andrò via » sillaba lui inebetito, e Dean si riscuote dal suo divertimento: « Di già? Non puoi aspettare a domani mattina? Dormi con me, non penso sia un problema, no? » 

« Dean... »

« Non dirmelo in quel tono, cazzo. Fai sempre così; sei egoista, e non è vero che t'importa di me. Vai sempre via, lo hai sempre fatto, anche quando eri più piccolo. Tu stai bene, senza me in mezzo ai piedi, vero? » sente la rabbia pulsare e le parole uscire senza filtro. Sa che sta dicendo una cosa non vera, sa che lo sta ferendo, ma non gli importa. Ha solo voglia di sfogarsi, e per una volta può ascoltare, anche se c'è Bobby davanti. 

« Mi dispiace. Scusa » mormora Sam, ma poi non dice nient'altro e abbassa lo sguardo colpevole anche se probabilmente colpe non ne ha. 

Quello sguardo fa male a Dean. Uno di quei dolori che ti fanno stringere i denti e aspettare che passi, perché quasi sicuramente non puoi risolverla in nessun'altro modo.

« Allora... se devi andare, vai » cerca di chiuderla lì, ma Sam sussulta e lo guarda dritto negli occhi, e Dean sa perché.


È un pomeriggio rovente di luglio, Dean ha appena finito di cambiare le ruote ad una macchina e ha disdetto un appuntamento con Lisa, per poter accompagnare Sam dal dentista.

Okay, forse può sembrare una scusa (e infatti Lisa non l'ha presa proprio bene), ma non è colpa sua se Sam non ha la patente - e in compenso una gengiva gonfia. 

E poi non è che gli pesi più di tanto; Lisa è carina, ma Sam viene prima di tutto.

È sempre stato così, perciò non capisce davvero quella lettera timbrata Stanford dentro la cassetta. Sicuramente è uno sbaglio, almeno sinché non legge anche l'indirizzo e allora sì, la lettera è giusta, quel che ha fatto Sam un po' meno. 

Quel pomeriggio diventa un po' commedia: grida, grida sopra le grida, qualche momento di completo silenzio, seguito da un abbraccio mancato, lacrime e anche un paio di pugni. 

Sam sbotta un tu non riesci a rassegnarti al fatto che io stia crescendo, e Dean vede John in quello sguardo pieno di rimproveri mai sputati fuori. 

Fa' del tuo meglio, Dean, ma sappi che non sarà mai abbastanza.

« Allora vai. Se devi andare, vai »


Sam era andato, quello lo ricordavano piuttosto bene entrambi. Dean ricorda anche di aver passato cinque anni nella più completa solitudine chiedendosi dove diamine avesse sbagliato, pieno di frustrazione, sensi di colpa e preoccupazioni.

Poi, proprio quando era arrivato a patti con se stesso (Sam è grande ed è felice, devi esserlo anche tu), il campanello aveva suonato e ciao Sammy, come va?

Dean aveva ingoiato quel grosso vaffanculo e ma tu non stavi crescendo? e si era fatto da parte, lasciandolo entrare.

Come si dice in questi casi, bentornato.

« Castiel ha trovato per te un lavoro come meccanico, » dice Bobby riscuotendolo dal torpore, « potrai cominciare da domani stesso. Sono sicuro che qui ti troverai bene, Dean »

« Sicuro » commenta lui, distogliendo lo sguardo dal fratello. « Be', Sammy, stammi bene. Ci vediamo a... uh, Giugno? Per allora avrò messo la testa a posto, promesso » aggiunge, e vorrebbe davvero girarsi verso di lui, ma poi ricorda quanto poco ci abbia messo a fare le valigie e andarsene in una stupida università; addio, il danno è fatto.


« Perché qui è tutto giallo? » sputa fuori Dean senza riuscire a trattenersi.

« A quanto pare è il colore preferito di Death »

Dean si ferma nel corridoio, certo di aver sentito male perché dai, chi è che si chiama Death? « Di chi? »

« Non fare quella faccia, ragazzo, e cammina. È il proprietario di questo hotel, e anche se il cognome non è proprio carino, lui è una brava persona »

« Esattamente dov'è che farò sfoggio delle mie doti da meccanico? » 

Ad un tratto è un po' più entusiasta; okay, quello non è proprio il Kansas, e non vedrà una bella pioggia come si deve per mesi, ma un'officina è un'officina e lui ama le officine. L'odore del grasso, dell'olio e della benzina lo rilassano perciò va bene, cerchiamo di resistere.

« Te lo farà vedere domani mattina Castiel, mentre andrà al chiosco dove lavora lui. Non è molto lontano da lì, né da qui. Imparerai la strada in fretta. Chi lavora qui ha diritto a vitto e alloggio; si mangia dentro le cucine in teoria, in pratica Gabriel e Balthazar riescono a sporcare tutto il pavimento della sala, cosa che non fanno i clienti. Le camere dei dipendenti sono tutte al primo piano, ho pensato di metterci anche a te, anche se non lo sei. Sono dei bravi ragazzi, e nonostante tutto credo che sia una buona idea »

« Nonostante tutto? ».

Bobby sembra esitare: « Josie mi ha detto che non ami molto le persone, quindi- »

« Josie avrebbe dovuto farsi i fatti suoi » conviene. 

All'improvviso Bobby lo afferra per le spalle e lo scrolla: « Senti, io non so cosa ti aspettassi dalla vita, ma se pensavi che fosse tutto armonia e felicità hai proprio un'immaginazione degna di uno scrittore di fantascienza. Josie? Josie è una psicologa che ti vuole aiutare e lo sta facendo - lo ha fatto. Hai un problema? Per me puoi anche metterti nell'angolino e continuare a piangerti addosso aspettando che tuo fratello venga a consolarti, ma sei un uomo: tira fuori le palle e risolvilo »

Finisce così come ha cominciato, perché probabilmente è quel tipo d'uomo che ti dice le cose in faccia e poi è tutto come prima, anche se non lo è affatto.

Per la prima volta nella sua vita, Dean non sa ribattere. Ha passato una vita intera a schivare i brutti momenti, e non è sicuro di voler smettere ora.

« Io non so quanto costi questo hotel » deglutisce, cercando di non abbassare troppo lo sguardo, « ma non credo davvero di potermi permettere tutto questo nemmeno lavorando- »

« Tuo fratello ha pagato per i prossimi nove mesi, credevo lo sapessi »

Fantastico.


La camera di Dean è la 67 (cosa che gli ricorda che ha lasciato Baby nelle mani di quell'ingrato di Sam) con vista sul mare, tanto di letto matrimoniale, due comodini, lampade e altro ancora.

Bene; e i giornalini porno con cui condividere una camera matrimoniale dove sono?

Si trattiene dallo sbuffare come una ragazzina triste e si butta sul letto - di traverso, visto che è abbastanza grande. Improvvisamente, la cosa più difficile da fare è prepararsi per conoscere i suoi compagni.

Lui non vuole tutto quello, no. Stava bene nel bar, ad ubriacarsi e poi farsi la cameriera. Era anche diventata una cosa fissa, visto che c'era solo lei (anche il barman in realtà, ma no, grazie). 

E davvero non capisce Sam; ha passato una vita intera a crescerlo, e probabilmente l'ha fatto male. Forse è anche per colpa sua se alla fine non si è laureato ma insomma, portarlo a Miami è davvero troppo.

« Ehi, la cena è pronta! »

Dean non urla, ma c'è quasi. Il fatto è che ha chiuso gli occhi per dieci, venti minuti - massimo mezz'ora, poi li ha riaperti e c'è qualcuno con la faccia esattamente sopra la sua e- « Chi cazzo sei tu? » 

« Mi chiamo Kevin e sono uno dei camerieri. Bobby mi ha detto di venire a chiamarti »

« Bobby non ti ha mai detto che si bussa, Kevin? ».

Ma Kevin non sembra prendersela; anzi, sorride e tende una mano: « Ero sicuro che non stessi facendo niente di scandaloso, dato che ho ascoltato prima di entrare. Se ti stessi masturbando l'avrei sentito, tranquillo »

« Ti sei messo a spiare nella porta per sentire se mi stavo masturbando? »

« Ehi amico, così mi fai passare per un maniaco » Kevin si acciglia e no, Dean Winchester, non è lui quello strano. Evidentemente sei tu.

Sorride e stringe i denti: « Dopo Samanqualcosa, Gabriel e te, c'è di peggio? »

« Oh sì » e la faccia di Kevin è davvero maniaca ora, « c'è, e si chiama Balthazar ».


Come ben presto Dean scopre, a Balthazar piace fare scherzi. Lo intuisce dal fatto che quasi rischia di spezzarsi l'osso del collo scivolando in un'area del pavimento accuratamente bagnata, e no, non è per nulla divertente.

« Dovevi vedere la tua faccia » sghignazza, evidentemente felice. « Andiamo, siediti perché ho fame; aspettavamo il nuovo arrivato »

Ad un certo punto sente le guance rosse: « Non... importava, potevate anche mangiare senza di me »

« Be', alcuni volevano effettivamente cominciare » dice l'unica ragazza del gruppo (Dean riesce a leggere Anna nel cartellino appuntato nel petto) con un'occhiataccia verso Balthazar, « ma io e Castiel abbiamo immaginato che ti potesse far piacere » conclude, e niente, Dean semplicemente implode come un ragazzino di dodici anni a cui le amiche della madre fanno i complimenti.

« B-bene » balbetta, « dove devo sedermi? »

« Oh, puoi metterti tra me e Cas, se vuoi » Gabriel lo spinge in un posto accanto all'unico ragazzo che ancora non è riuscito a vedere in faccia, ma che sembra più interessato a seguire il notiziario delle ventitré.

« Ti ho detto di smetterla di chiamarmi in quel modo » scandisce dopo qualche secondo e che voce bassa ha?

Dean pensa al periodo in cui Sam si ostinava a chiamarlo DeDe persino davanti a Lisa, e sospira: « Non ti piacciono i nomignoli? »

« Sono semplicemente inutili » risponde, voltandosi finalmente verso lui, incastrando inevitabilmente il proprio sguardo con quello di Dean e- « Mare » biascica inebetito.

« Mare cosa? »

« Mi... mi piacciono- mi piace. Il mare. Mi piace il mare » sussulta riscuotendosi sotto lo sguardo perplesso degli altri.

Castiel continua a guardarlo: « Piace anche a me ».


Più tardi, Dean scopre che Samandriel (soprannominato spesso Alfie per via di un errore precendente nel cartellino) è il fattorino, e che Kevin e Anna servono ai tavoli ciò che Gabriel e Balthazar cucinano.

« Sul serio? Voi due siete gli chef? »

« Sì, uomo di poca fede. Credevi che il mio lavoro fosse fare il clown? » sbuffa Gabriel, affogando in un dolce alla vaniglia.

« Non farti sentire da Sam, ha paura di quei cosi almeno quanto del dolce che ti stai divorando » ride Dean, vedendo la smorfia disgustata che campeggia nella faccia di Anna.

« Chi è Sam? » s'incuriosisce Kevin, e Dean preferirebbe non vedere mai più un'espressione così pervertita nella faccia di Gabriel mentre si parla di suo fratello.

« È il fratellino di Dean. Culetto da urlo e bocca da pom- »

« Cristo, Gabriel, sono ancora qui » piagnucola Dean.

« E allora? Mica sto parlando di te. Non sei il mio tipo, Dean-o » e perlomeno, si è limitato ad un occhiolino.

Dimenticato l'argomento Sam, Balthazar si rivela un ottimo raccontatore di eventi altamente improbabili ma comunque divertenti, che volente o nolente portano Dean a non sentirsi più lo stomaco e una gran voglia di vomitare, per una volta sensazione dettata non dall'alcol.


« Come ti senti in questo momento? »

« Bene. Benissimo, sopratutto con lei davanti a me »

« Perché non mi dici la verità? »

« Adoro la sua camicia, lo sa? »

« Dean »

« Non lo so. Non riesco a sentire nulla »


« Oh Balth, sei uno spasso per tutti » 

Dean sente indistintamente la voce di Gabriel e qualche risata sguaiata, il che lo porta a chiudere gli occhi e cercare di isolarsi, perché la dose di socializzazione per quella sera è già troppa.

« Stai bene? » la domanda gli arriva ad un soffio dall'orecchio e c'è una mano nella sua spalla. Non capisce di chi è, ma sa che va bene.

Quando schiude le palpebre c'è Castiel con il naso attaccato al suo, e se Dean ha sobbalzato, ne aveva tutte le ragioni del mondo. Spazio personale - ti prego.

« Castiel! Quante volte ti ho detto che non si flirta con le persone a tavola aka i tuoi amici? »

Dean riesce a notare gli occhi di Castiel raffreddarsi, e forse gli fa un po' paura. « Io non flirto »

Lo dice con calma, anche se questo per Gabriel diventa il pass gratuito per continuare: « Sì che lo fai. Lo hai appena fatto »

« No, non l'ho fatto. Gli ho solo chiesto se stava bene, perché mi sembrava che effettivamente non fosse così »

« E se ti avesse risposto di no cosa avresti fatto? L'infermiera notturna? »

Dean non capisce bene quello scambio di battute, ma una campanella d'allarme comincia a suonare nella sua testa. La stessa campanella che gli fa sudare prepotentemente il petto e le mani.

« Non penso che a Dean servisse, ma in qualunque caso sono piuttosto sicuro di essere un uomo, quindi non potrei essere un'infermiera »

Esasperante

« Gabriel sta scherzando, vero Gabriel? » ringhia Anna.

« No, Gabriel non sta scherzando, questo mi sembra più che evidente » ribatte Castiel, e ora non è più tanto calmo. Dean non capisce; perché diavolo stanno litigando?

« Ragazzi, non vi sembra di esagerare? State spaventando Dean »

Grazie, Kevin, per aver detto una cosa imbarazzantissima

« Oh, no. Continuate pure » mormora, e non ha detto proprio la frase giusta, perché Kevin e Samandriel lo guardano come se avesse appena ammesso di aver stuprato un gatto, quindi non può che zittirsi e sperare che la tortura finisca presto.

« In realtà sì, stavo scherzando, perché tu non flirti. Hai cose più importanti da fare che quello, vero? »

« Piantala, Gabriel » stavolta Anna è secca, e Gabriel sembra considerare buona l'idea di zittirsi.

« Come ben sai, le mie priorità sono altre. E non perdo tempo a cercare di sedurre un perfetto estraneo con delle battute mediocri che non hanno senso » chiarisce Castiel. « Se non vi dispiace, io avrei finito »

E prima che chiunque abbia tempo di capire le sue dannate frasi grammaticalmente perfette, Castiel si è volatilizzato.

*

Quando Dean apre gli occhi, sa già che la giornata non è cominciata bene.

Non è pessimista, anzi; però, c'è qualcosa che non va.

Innanzitutto, non è a casa sua, nel suo letto, con la testa nel suo cuscino; seconda cosa, la sveglia che aveva impostato per le sei spaccatenon ha suonato e sono le otto meno un quarto; terzo, il giorno prima era stato uno schifo e lui ovviamente continua a pensarci, perché rendersi la vita un po' più semplice è chiedere troppo.

Prima che abbia il tempo di lamentarsi, un rumore di nocche contro la porta lo fa tendere, memore della prima e ultima persona che abbia fatto irruzione nella sua camera.

« Chi è? » sbuffa, la voce ancora impastata dal sonno.

« Sono Anna, Dean. Puoi aprirmi per favore? »

Quando Dean socchiude la porta, Anna è lì davanti a lui, già vestita di tutto punto per lavorare.

Carina, si ritrova a pensare, anche se Anna è quel tipo di ragazza che lui non toccherebbe mai, perché indubbiamente finirebbe con lo spezzarla tra le sue mani, e rovinarla come ha fatto con la maggior parte delle cose che son passate in mezzo alla sua vita.

« Ti ho portato la colazione » esordisce lei, « con tutte le cose possibili. Alle otto e dieci Castiel ha detto che ti aspetta all'entrata dell'hotel, e... ti avrei svegliato prima, ma ho pensato di non disturbarti visto come ieri... be', si è conlusa la serata » 

« Anna, cosa- »

« Vorrei solo che capissi che non siamo sempre così, sopratutto Castiel » lo interrompe lei, « e vorrei - vorremmo che niente ti facesse sentire a disagio. Gabriel non si scuserà mai con te, perciò accetta questo anche da parte sua ».

In quel momento, Dean capisce che Anna è una ragazza insicura. 

Lo vede dagli occhi perennemente lucidi, il corpo che trema, e la voce inspiegabilmente intimorita. Non sa come sia finita lì, ma ha l'impressione che più o meno sia una storia simile alla sua.

« Grazie, Anna »


Alle otto e dieci precise Dean riesce ad essere dov'è Castiel, con i calzini uguali e la maglietta al rovescio giusto.

« Buongiorno, Dean. Vorrei scusarmi per ieri notte, ti ho immotivatamente offeso e non succederà mai più, è una promessa »

La prima cosa che Dean pensa è che cazzo stai dicendo?, la seconda - non meno importante, però - è più del tipo togliti quel palo che hai nel culo e parla come un normale uomo, avremo la stessa età, la terza invece sarebbe Cristo, che patto demoniaco hai fatto per quegli occhi?

« Offeso? » chiede invece confuso. Perché Dean è come dell'idea che Castiel non saprebbe offendere qualcuno nemmeno volendo.

Eppure l'altro annuisce gravemente, e Dean si sta trattenendo sul serio dal ridergli in faccia.

« Come avrai ben capito, Gabriel stava evidentemente alludendo al fatto che io stessi cercando un approccio... uhm, sessuale con te, mentre io posso assicurarti che le mie intenzioni erano pulite »

« Per approccio sessuale intendi scoparmi? In tal caso non mi hai offeso, anzi- cioè, no! Non intendevo che puoi scoparmi, assolutamente! Intendevo che non c'è nulla di male, perché io non ho nulla contro i gay, ho un fratello che secondo me dovrebbe cambiare sesso, e in tal caso non so se sarebbe gay o altro ma non m'importerebbe, e sto dicendo- intendo se tu sei... be', altrimenti il discorso è risolto » conclude, senza fiato.

« Stai per avere un'ipossia[1], Dean »

« Be', comunque sappi che non mi hai offeso, okay? Sul serio, non mi offendo facilmente, e tu... va bene così. Anche quel tuo tono da critico tuttofare, e il fatto che non accetti nomignoli, e non hai approcci sessuali, è... » 

« Non ti sforzare troppo, ho capito. Ora andiamo, e cerca di ricordare la strada » e Dean può giurare di averlo visto sorridere.


Rufus ha sicuramente qualche rotella fuori posto, ma Dean ha il buon senso di assecondarlo, perché è un grande amico di Bobby e be', ha come l'impressione che per una cosa del genere potrebbe farlo a pezzi e nasconderlo dentro il bagagliaio di qualche auto che si trova lì per essere riportata in vita.

E poi, a quanto pare Castiel ha avuto l'ottima idea di raccomandarlo come miglior meccanico dell'anno senza nemmeno sapere se lo è davvero, e lui - senza un motivo preciso - non vuole fargli fare brutta figura.

« Winchester, secondo te le persone hanno paura di me perché son nero? » 

« Uhm, probabile ma- no, non lo so in realtà » o forse è perché sei alto quasi due metri e hai una voce da gangster? 

A Rufus non sembra importare la risposta (a Rufus non sembra importare niente), ma continua a scolarsi la sua MargieKugel[2]  in tutta tranquillità.

« Sai, me ne sono andato da casa quand'ero un ragazzino. Non mi ricordo nemmeno perché son finito qui, però ho incontrato Bobby, quindi non è male. Ho vissuto nella zona facendo la fame, finché ho notato che in questo posto non c'era un maledetto meccanico. Bobby mi diceva che era una follia, ma ormai avevo firmato il contratto d'affitto per questo buco. Credo che i padroni mi abbiano riso alle spalle per mesi » sbuffa scuotendo la testa.

« Che figli di puttana » commenta Dean amareggiato.

« No, avevano ragione, ragazzo. Non ne valeva assolutamente la pena, il primo anno è stato più perdite che guadagno. Poi dal secondo è andata meglio, e me lo sono comprato, alla faccia loro » brontola divertito, alzandosi. « Erano bei tempi quelli, quando i soldi li usavi per offrire una cena alle ragazze e non per le medicine »

Rufus sta per andarsene, e Dean si morde forte il labbro. È da esattamente dieci ore che ha una domanda sulla punta della lingua, e per una volta che vorrebbe essere indiscreto, c'è qualcosa che gli dice di farsi gli affari suoi.

Poi però Rufus è fuori dalla porta e- « Frequenti l'hotel dove sta Bobby? » molto maturo, Dean, davvero.

« Mi capita, anche se Bobby lo frequento fuori da lì. Perché? »

« Puoi dirmi qualcosa su Anna? E Castiel, magari? » tenta, perché ormai tanto la figura di merda l'ha già fatta, quindi chiudere in bellezza è la cosa migliore da fare.

« Esattamente, cosa vuoi sapere? Se stanno assieme? » Rufus ha l'aria di saperla lunga, e quel sopracciglio alzato disturba Dean più della domanda stessa.

« A me non piace Anna » cade dalle nuvole, e ormai il sopracciglio dell'altro è sotto i capelli ma chi se ne frega, sta dicendo la verità e non ha nemmeno voglia di ridacchiare, quindi. « Stanno davvero insieme? » 

« Davvero ti interessa? Comunque, » riprende, senza neanche lasciargli il tempo di rispondere, « non stanno insieme, ma credo che qualunque cosa tu voglia sapere dovresti chiederla a loro »

Dean si lascia scappare un verso contrariato. Non vuole chiederlo direttamente perché non è sicuro che Castiel o Anna siano disposti ad aprirsi ad una persona che conoscono da- cavolo, sono quasi ventiquattro ore!

Il tutto raggiunge un livello di imbarazzo quasi illegale.

Dean soffia qualcosa sulle labbra che potrebbe essere un odioso, ma lo dice talmente piano che Rufus finge di non sentirlo.

Poi gli viene un'idea: « Va bene, niente sulla vita privata degli altri. Puoi darmi un indicazione, però ».

*

Quando Dean arriva alla spiaggia, è quasi deserta.

Non sa perché ha chiesto a Rufus dove si trovasse il chiosco di Castiel; sa solo che quel ragazzo è un personaggio strano, che si è mostrato silenzioso, preoccupato poi incazzato e infine mortificato nel giro di qualche ora e che indiscutibilmente gli fa venire un gran mal di testa solo a ripensarlo.

È per quello che quando sente un Dean! sorpreso e incredulo chiamarlo, si gira e- « Non ci posso credere! » scoppia a ridere; Castiel - lo stesso Castiel che fino a poche ore prima aveva un jeans e una maglietta - indossa bermuda neri rifiniti in strisce verde acido e gialle, una maglia arancione fosforescente e le infradito... « Rosa? Sul serio? »

Castiel sospira in una smorfia indispettita: « Non è rosa, è fucsia » precisa, e Dean è felice di riuscire a fargli cambiare espressione; sembra un po' più umano, e meno alieno.

Dean cerca di rimanere serio, convinto che Castiel possa ucciderlo in qualsiasi maniera: « Comunque, questi vestiti sono davvero... »

« ... orribili » completa Castiel per lui, « ma come dipendente di questo posto sono obbligato a mettere capi di questo colore. Per questo motivo ho una sacca con il cambio »

Castiel è terribilmente serio mentre lo spiega, e Dean sente il suo ghigno affievolire in un semplice sorriso sincero; adora quel chiosco almeno quanto Dean adora le officine, e odia quei vestiti come Dean odia la tuta da meccanico. Però per fare quello che fa la deve mettere, perciò arriva alla mattina che non vede l'ora di poterla indossare.

« Una granita alla fragola, Clarence » qualcuno li interrompe, e Dean constata che quel qualcuno è nello specifico una ragazza bionda, che gli dedica uno sguardo disinteressato per poi tornare a Castiel.

« Ciao, Meg »

« Clarence? Mi son perso qualcosa? »

« Clarence. L'angelo senza ali[3] » sbuffa Meg, e Dean è quasi tentato dal chiederle cos'abbia bevuto, poi ci ripensa.

« Non ho mai avuto l'onore di incontrarlo, mi spiace » sorride, e Castiel inclina la testa: « Non credo tu possa incontrarlo, Dean. Il nome non mi ha mai detto niente, ma credo sia il personaggio di un film »

Dean aggrotta le sopracciglia, aspettando una risata che però non arriva. 

Forse serve davvero, un manicomio.


« Allora, tu e Meg... »

Lascia in sospeso perché dopotutto, nemmeno quelli sono affari suoi, ma Castiel sta ripulendo il bancone e i vasetti delle caramelle e non sembra badare a lui.

Bene, pensa, il mio interesse inizia e finisce qui. Non ho intenzione di chiederglielo un'altra volta

« Meg è una mia cliente abituale, ed è simpatica, anche se un po' strana » spiega all'improvviso, facendo sussultare Dean.

« Lei è strana, eh? Amico, dovresti rivedere la tua definizione di strano. E comunque, credo dovresti darle il tuo numero, sai? »

« Non do il mio numero a degli sconosciuti, Dean »

« Sconosc- cosa?! Ehi, non penserai che stia spendendo giornalmente dei soldi solo perché fai delle buone granite, vero? »

Castiel lo guarda in un modo così impietosito, che Dean non pò fare a meno di sentirsi un po' sporco. Dannato ragazzino con gli occhi azzurri; chi è che non approfitterebbe di una situazione del genere?

Castiel, gli sussurra una vocina che somiglia alla sua coscienza, e a quel punto non può insistere.

« Da quando Meg viene qui, l'unica cosa che mi ha chiesto è una granita alla fragola, perciò immagino che sia quella, l'unica cosa che davvero le importa. Pertanto, non ho intenzione di dire niente, dato che non è una ragazza con cui uscirei »

« Nessuno ti sta dicendo di sposarla, Cas, ma- »

« Cas? »

E okay, questo lo sta facendo arrossire, perché quell'abbrevviativo gli è uscito senza nemmeno pensare.

« È un problema? »

« No, anche se trovo non capisco il motivo del trovare dei nomignoli privi di senso »

« Sono carini » si difende Dean, per poi diventare ancora più rosso; la cosa sta andando sul personale, e diventando zona bollente - sopratutto nel suo viso -.

« Sono inutili, Dean, ma puoi chiamarmi come preferisci. Comunque, » lo anticipa, « deduco che i tuoi rapporti con le persone siano piuttosto superficiali. Personalmente, non ho intenzione di perdere tempo uscendo con ragazze per sfruttarle e trarne una serata di semplice sesso che, a mio parere, senza amore è privo di valore »

Dean rimane qualche secondo senza parole, stordito, poi ridacchia per cercare di alleviare la tensione che si è evidentemente creata: « Sei maledettamente uguale a mio fratello, sai? Anche lui dice tutte queste cose, e crede in Dio e roba simile. Credevo non esistesse un altro come lui, davvero »

« Devo a Dio parecchie cose, il minimo che posso fare è credere in Lui e ringraziarLo per quello che fa per me. Per me e per le persone a cui tengo »

« Per me non ha mai fatto molto, quindi scusa, ma non condivido »

« Forse non Gli hai mai chiesto nulla, o forse quello che hai chiesto non era il Suo piano per te »

« Piano? È così che funziona? Mi mette al mondo e poi giochiamo a fare Katniss?[4] »

Castiel non risponde, forse perché non ha capito o forse perché non sa cosa dire. Abbassa solamente lo sguardo e sospira, e Dean vorrebbe prenderlo a pugni, perché sta facendo di nuovo lo sguardo del giorno prima, lo sguardo del so tutto io e tu sei povero da tutti i punti di vista, e non lo sopporta.

Ha passato tutta la vita a combattere per sé, per suo fratello, per chiunque capitasse a tiro perché ehi!, Dean Winchester è Super Mario e tutti sono Peach, e tutto ciò che ha ottenuto in cambio è un guscio di tartaruga in faccia[5].

Quindi no, non accetta consigli da uno che sembra appena u scito da una serie TV e che affida a Dio la sua vita.

« Dio ha creato solo cose belle, Dean. Siamo noi che abbiamo rovinato tutto, e adesso ne paghiamo le conseguenze » riprende Castiel, e pare che non gliene freghi nulla del fatto che Dean abbia alzato la voce; la sua è sempre dannatamente bassa.

« Io non- »

« Credo dovresti venire in Chiesa con me, Dean »

*

Il week-end passa incredibilmente veloce per essere un posto noioso e troppo lontano da casa; Rufus sembra meno spaventoso, Gabriel e Anna continuano a litigare per via di Castiel, e Balthazar non sembra trovare più poi così divertente mettergli cordicelle nelle porte per rompergli qualche osso.

Da parte sua, Dean continua a pensare che quello stronzo di suo fratello non si è ancora fatto sentire, e forse potrebbe essere disposto a chiamarlo, solo per prenderlo a parolacce e magari dopo dirgli che sì, insomma, Miami non è così male - se non si contano quei gradi di troppo che gli fanno sudare anche i boxer, okay.

Comunque, Sam non è orgoglioso e risolve tutto, chiamandolo giusto mentre sta chiudendo l'officina l'ultima volta per quella settimana.

« Dean! »

« Sì, Sam, mi chiamo così. Ciao »

« Credevo non mi rispondessi, in realtà »

« E io credevo fossi meno stupido, ma sapevo di non dovermi fare troppe illusioni » borbotta Dean, ed è fin troppo gentile, per i suoi standard.

« Sei ancora arrabbiato per quello che- »

« Non ho intenzione di parlare di questo, Sam »

« Non hai mai intenzione di parlare di qualunque cosa con me, Dean. Lo fai per ripicca, o forse no, perché credi che Josie dica cazzate e- »

« Non penso che Josie dica cazzate. È una psicologa, immagino che questo valga » chiarisce, sbattendo la serranda forse un po' troppo violentemente.

« Davvero, sei ubriaco e quindi non pensi davvero tutto quello che stai dicendo o è perché in realtà sei scappato da lì e mi stai solo facendo contento? »

« Io non scappo, Sammy. Quello lo fai tu » ed è troppo tardi, può mordersi mille volte la lingua, ma ormai lo ha detto.

Si aspetta che Sam gli chiuda il telefono in faccia, che gli urli addosso o che dica uno stupido mi dispiace, ma Sam non fa niente di tutto quello. 

« Vorrei poter tornare indietro e sistemare le cose, ma... non so, forse non avremmo risolto nulla ugualmente »

« Forse. Immagino » commenta Dean, ed è più freddo di quanto vorrebbe essere.

« Ti voglio bene, Dean. Lo sai » mormora Sam, e per un attimo Dean ci crede, ci crede per davvero. Ma poi rivede quel ragazzino che gli ha voltato le spalle prima di sparire per cinque anni e « Ho da fare, Sam. Ci sentiamo ».


« Va tutto bene? »

« Benissimo, perché non dovrebbe? »

Non vorrebbe trattare Cas - sì, proprio Cas - male, anche perché è seduto nella sua sedia, con il mento nel suo bancone, e chissà perché l'altro ha messo un cartello con scritto chiuso ed è lì, che lo guarda e forse Dean è un po' a disagio.

« Non hai nulla da fare? » borbotta, alzandosi di qualche centimetro per poterlo spiare per qualche attimo, nascondo subito dopo il viso tra le braccia.

« È Sabato, Dean. Faccio la mezza giornata »

« E allora perché sei ancora qui? » 

« Perché ci sei tu » dice semplicemente, e Castiel non accenna nemmeno a tentare di aggiustare quello che ha detto.

Insomma, forse se suona un po' come dichiarazione d'amore è tutta colpa di Dean che pensa subito male e arrossisce come una ragazzina di dodici anni, ma Cas non batte ciglio ed evidentemente non serve.

Sta per dirgli qualcosa che somiglia a se ti disturbo vado via, ma poi Cas sorride e sembra sincero, quindi 'fanculo.

« A me la puoi fare, una granita alla fragola? ».


« Ho un annuncio da darti » 

« Negli ultimi nove mesi non sono andato a letto con nessuno perciò no, Gabriel, non posso essere incinta[6] »

« Molto spiritoso, Dean-o, ma devi ascoltarmi » squittisce Gabriel eccitato, sbattendogli un cuscino in faccia.

« È Domenica, Gabriel. Ho lavorato tutta la settimana, ho bisogno di dormire. Sul serio » è sicuro di aver assunto un tono convincente, ma « Se non te lo dico ora non so quando potrò ».

Dean è a tanto così dal buttarlo fuori dalla camera a calci, e lo farebbe se non fosse che in meno di dieci secondi sul suo letto c'è anche Balthazar.

« Carini; volete fare un pigiama-party o andate via insieme? » bofonchia, dando un'occhiata alla sveglia; le sette.

Cristo.

« Vi odio, davvero » dichiara.

« Credo tu piaccia ad Anna » sfiata Gabriel, e Dean scoppia a ridere, ma lui e Balthazar sono così seri.

« Oh, andiamo, credo di aver già superato la fase mi ha detto la mia amichetta del cuore che le piaci » alza un sopracciglio, anche se lo rende solo più stupido. « E poi, stiamo parlando di Anna »

« Lei non è poi così innocente » conviene Gabriel, « è cintura nera di karate! »

Dean non resiste, e inarca un sopracciglio: « Davvero? »

« Oh sì; una volta ha ucciso un'ape con una mossa pazzesca » ghigna, e Dean non sa se crederci o no, perché Gabriel ha perennemente quel ghigno in faccia - come lo sopportino è ancora un mistero -, ma Balthazar annuisce serio: « È vero » e decide di crederci.

« Comunque », sospira Balth, alzandosi dal letto e sistemandosi accuratamente le pieghe della divisa da cuoco. « Vedi di non farla soffrire, altrimenti te la dovrai vedere con noi » intima con uno sguardo minaccioso.

« Guardate che io non ho intenzione di- » comincia, ma a quel punto sta parlando con una porta chiusa.

Maledizione.


Okay, è ovvio che ci sia qualcosa che non va.

E Dean non lo pensa perché quando è entrato in sala pranzo Balth non ha attentato alla sua vita, o perché Kevin e Samandriel non l'hanno degnato di uno sguardo, no; lo pensa perché c'è Castiel al suo fianco - come sempre - che continua a sospirare innervosito, e Cas non è mai nervoso.

Be', perlomeno non quando c'è Dean vicino a lui.

Lo stesso Dean che in una settimana non è ancora riuscito a catalogare bene Cas in una scala che va da conoscenti ad amici. Insomma, non ci sono mille sfumature tra un punto e l'altro, ma sono abbastanza per metterlo in confusione.

In qualunque caso, Dean non ha mai fatto le cose a metà, perciò prende coraggio - seriamente? - e « Cas, è successo qualcosa? » 

« Dato che me lo stai chiedendo: sì, è successo » conferma lui, e Dean sta tremando e non sa perché.

In realtà, forse il motivo è sempre quello, lo stesso che lo porta a non avvicinarsi a nessuno perché succede sempre qualcosa che in un attimo riesce a distruggere quello che ha creato in un'intera vita.

« Non so esattamente cosa- » 

« Onestamente, non ho nulla contro il fatto che tu e Anna usciate insieme. È vero, trovo strano che tu ti sia innamorato di lei così velocemente, ma non sono affari miei, solo vostri. Sappi però, che Anna ha passato una vita piena di brutte esperienze. È una ragazza parecchio fragile, e se le farai del male, io non esiterò a farne a te » 

Non ha preso fiato per dirlo, e prima che Dean possa realizzare tutto il papiro, Castiel non c'è più.

« Perché sparisce sempre così in fretta? » 


All'improvviso, è successo il caos; dopo quel non è un litigio ma una discussione Cas non gli ha più rivolto la parola, perciò Dean ha ritenuto necessario non passare più al chiosco dopo aver finito di lavorare.  Un peccato, perché le granite di Castiel son davvero buone, e a Dean mancano parecchio.

Per di più, si sente un po' come se fosse tornato a scuola, e ora capisce Sam quando tornava a casa piangendo perché i compagni di classe non gli parlavano; è terribilmente demoralizzante e allo stesso tempo incredibile perché cazzo, hanno trent'anni e non dieci.

Insomma, se a Castiel piace Anna può dirlo chiaramente senza troppi problemi.

«  Posso parlarti? » 

Anna è lì davanti a lui, e lo guarda colpevole. « Potete farlo tutti, anche se nessuno si spreca » sbotta secco, attirando - finalmente, ciao anche a te! - l'attenzione degli altri.

Almeno Kevin ha la decenza di arrossire e sentirsi in colpa.

« Credo ci sia stato un malinteso e-»

« Anna, onestamente io... sì insomma, non mi interessi in quel senso. Mi dispiace » aggiunge precipitosamente, « ma è passato tanto da quando facevo lo stronzo e forse prima ti avrei anche portata a letto senza problemi, ma tu sei una buona amica e io non- »

« Non mi piaci, Dean ».

Oh. Questo è piuttosto imbarazzante.

Anna sospira, mettendosi le mani in faccia: « Gabe continuava a chiedermi se mi piaceva qualcuno - effettivamente aveva ragione, ma gli ho detto che era uno con cui non avevo speranza, e immagino abbiano subito pensato a te, per via di... uh, non importa. Comunque, non sei tu, Dean, davvero »

« Grazie al cielo » commenta Dean e « scusa » aggiunge imbarazzato.

« Nessun problema » 

Anna è pratica, ed ecco perché a Dean sta simpatica. La guarda fare qualche passo indietro per allontanarsi ed esita, indeciso.

« Credo dovresti parlargli, comunque » dice alla fine.

Anna sorride e annuisce, e Dean sa che non lo farà mai.


« Sei uno stupido! »

Lo ha urlato e ha fatto cambiare idea ad un gruppo di ragazze che si stavano evidentemente dirigendo lì, ma non gli importa.

E Castiel non è un dannato umano, no. Perché se lo fosse stato, avrebbe afferrato Dean (e Dean è sicuro che in quel caso sarebbe fottuto) e minimo gli avrebbe tirato un pugno.

Invece no, lui si limita ad inarcare un sopracciglio e « Sei arrabbiato » constata, tranquillo, continuando a lucidare le macchine del caffè come se il fatto che Dean lo trovi stupido sia un problema suo e solo suo.

In effetti lo è, dice una vocina nella sua testa.

« No, io non sono arrabbiato. Sono... allibito dal tuo comportamento » esclama, a bocca aperta. « Non abbiamo più due anni, sai? Se ti piace Anna, va' da lei e diglielo, credo stia aspettando solo quello! Ma non comportarti come un completo idiota per una gelosia che non ha senso. A me non piace Anna e io non piaccio a lei, va bene? È stato tutto un malinteso, credo che... be', ad Anna piaci tu » enfatizza, sbuffando.

Il concetto è piuttosto semplice, da livello elementare, eppure Castiel sta aggrottando le sopracciglia, come se tutto ciò sfuggisse dalla sua portata.

« Anna? »

Cas all'improvviso sorride e scuote la testa (se non fosse lui, Dean direbbe che lo sta prendenodo per il culo, ma Castiel non fa certe cose): « A me non piace Anna, Dean » e sicuramente ha di nuovo quell'espressione ebete nel viso, perché la curiosità di Castiel aumenta.

« Perché eri convinto mi piacesse Anna? »

« Oh, non lo so. Insomma, eri così geloso e- »

« La mia non è gelosia, ma pura constatazione: tu fai del male a lei, ed io- »

« Quella parte l'ho già capita, grazie » lo interrompe Dean, con un sorrisetto sarcastico, concedendosi finalmente di sedersi in uno degli sgabelli. « Ma allora chi ti piace? » chiede infine e cazzo, mai che si faccia i fatti suoi.

« Non deve necessariamente esserci qualcuno, Dean. La mia vita va bene così com'è; ho un lavoro, degli amici e una grande fede. Penso di avere tutto quello che un uomo vorrebbe »

« E una moglie? Dei figli? E la tua famiglia dov'è? »

La raffica di domande che Dean sta facendo sembrano infastidire più se stesso che Castiel, anche se all'improvviso sembra meno a suo agio di quanto voglia far credere.

« I miei genitori ed io non ci parliamo da qualche anno, dopo... dopo alcuni eventi. Immagino che sia stata colpa mia. Michael, mio fratello, lo sento di rado. Lavora molto e non lo voglio disturbare per nessun motivo. Ma sai, nel frattempo mi son fatto un'altra famiglia, esattamente qui, dove ci siete tutti voi »

È in quel tutti voi che Cas pronuncia così piano, che Dean riesce a vedere mille cose; cose che nemmeno credeva che un uomo potesse provare. E il fatto che ci abbia messo di mezzo anche lui lo fa sussultare.

« Noi? Senza offesa, Cas, ma non credo che ti convenga. Non sono la migliore persona per essere un tuo famigliare. Ho già responsabilità di Sam e guarda cosa ho combinato »

« Io credo invece che tu sia un brav'uomo Dean » ribatte Castiel.

« E sentiamo, cos'è che te lo fa credere? »

« Lo leggo nei tuoi occhi » dichiara, e Dean rimane a bocca aperta e poi sospira, maledicendosi perché quello è Cas, e si sa che razza di risposte riserva Cas.


« Allora, come tutti sappiamo, domani è il giorno del Ringraziamento, quindi- »

« Il Ringraziamento è lontano, Gabe »

E ovviamente, Dean deve aver parlato a sproposito, perché Gabriel lo sta guardando con un misto di pietà e indignazione che fa paura a tutti; a tutti meno che lui, troppo impegnato a non ciondolare la testa e rendere evidente il suo sonno.

Li ha fatti alzare tutti dal letto alle cinque e mezza, mentre fuori era ancora buio, facendo sì che nel corridoio ci fosse un mini branco di zombie che cercavano di trascinarsi nelle poltrone della sala, e lui il giorno prima ha fatto la giornata intera e gli sono capitati due coglioni di nome Ed e Harry che continuavano ad insistere di essere Ghostfacers e che il loro camioncino era stato infestato dai fantasmi.

Prima di scoprire che il problema era una - molto - rumorosa marmitta.

« Ora Dean, non pretendo che tu conosca la Giornata della Marmotta[7], ma almeno sapere le feste più importanti... »

E se Gabriel spera di intaccare la sua coscienza si sbaglia di grosso; personalmente, non si è mai occupato del giorno del Ringraziamento perché non ha nessun Dio da ringraziare, e qui finisce la storia, punto.

« Non so, non c'è Halloween prima del Thanksgiving? » butta lì Kevin, e Dean lo ringrazia mentalmente per il supporto calendariesco.

« Halloween è passato da quasi un mese, razza di- »

« Basta così, Gabriel » interviene Castiel, decisamente sveglio. Dean lo guarda senza parole; Castiel lavora anche la domenica, sotto il sole e senza potersi sedere, con al massimo un gelato o un panino come pranzo, eppure non sembra per niente stanco.

« Comunque, noi domani abbiamo il giorno libero e lo dedicheremo a quello » termina Gabriel, e dalla faccia non sembra disposto ad altre opzioni.

« È una festa senza senso » insiste Dean, ma Gabriel lo guarda malissimo: « Qui il Ringraziamento si è festeggiato tutti gli anni senza eccezioni, e tu domani alzerai il culo dal letto alle sei e ci aiuterai, altrimenti non ti lascio cibo per tutto il giorno » sibila, e Dean arretra istintivamente.

« Qui siamo tutti angioletti fedeli al Signore, tranne te e quello lì » dice allegro Balthazar, indicando Dean e Kevin ad alternanza.

E c'è un modo per dire no ad un angelo del Signore?


Effettivamente, il giorno dopo sono tutti indaffarati, compreso Kevin NonSonoNemmenoCredente.

Nonostante tutto, Dean non riesce proprio a trovare un buon motivo per essere felice di essere sveglio dalle sei nel suo unico giorno libero, e si sente in dovere di lamentarsi con Castiel.

« Credevo non ti piacessero questi tipi di feste e che almeno tu ti coalizzassi con me » 

Castiel lo guarda lagnarsi e sorride solamente: « È una festa pagana, non vado matto per queste cose, è vero. Ma » sospira, dirigendosi verso le cucine, « è sempre meglio dell'idea di Balthazar di vestirci da Little Trees[8] per Halloween ».

Dean non può fare a meno di pensare che Castiel è sì strano, ma certe volte ha fottutamente ragione. Si immagina come sarebbe uscire di casa vestito da pino, e improvvisamente è grato a Cas per aver impedito che l'idea dilagasse troppo.

Non fa in tempo a decidere che le cucine sono la sua prossima destinazione, che Anna gli mette in mano tovaglie e sottotovaglie. « Puoi apparecchiare, per piacere? Siamo in dodici »

« Woho, è gran festa » borbotta Dean; doveva essere una cosa intima, ma è quasi sicuro che alla fine si ritroverà in mezzo a persone sconosciute.

« Siamo sempre tra noi » Anna lo rassicura, e lui ha come l'impressione che sappia leggere il pensiero, « solo che ci sono in più Rufus e Bobby, Ellen e Jo e tuo fratello » conclude.

Dean ci mette parecchio a connettere cosa Anna ha appena detto, e le informazioni arrivano al cervello tutte insieme e troppovelocemente.

« Sam? »

« Sì, Dean, si chiama così » annuisce Castiel, e Dean non sa se è serio o meno, ma stavolta non c'è proprio modo di farci battutine sopra, la faccenda è maledettamente surreale e va risolta in fretta.

« Questo è impossibile. Sam detesta il Ringraziamento »

Lo dice con sicurezza, perché conosce suo fratello, e sa quanto abbia sempre odiato non avere genitori con cui passare le festività.

Lui non ha mai contato nella sua vita di Sam, e questo lo sa. Non serve nessuno che glielo faccia notare, o che dica frasi inutili come non è così o Sam ti vuole bene, ma non sa come dirtelo, no.

Sam aveva- ha bisogno di una mamma e di un papà, e non importa che Dean si sia fatto in quattro per crescerlo, per tirarlo su come si deve, per potergli pagare quella maledetta università; non sarà mai ciò che Sam vorrebbe.

« Non ne sarei così sicura » sorride Anna. « A me è sembrato felicissimo, almeno quanto Gabe che sta cantando Five Little Turkeys[9] »


« Dovresti tagliarti quei capelli, Sam »

Dean odia i bentornato almeno quanto gli addii, quindi questo è il massimo che sa fare, e se a Sam non va bene si può anche arrangiare, perché non ha intenzione di sforzarsi più di così.

« A me personalmente, piacciono anche così, Sammy » cinguetta Gabriel, e se Dean gli ha ringhiato contro a quel soprannome, non è perché è protetivo, ma perché non deve pronunciarlo punto e basta.

« Ora basta » intima Balthazar, e per una volta è serio, « il pranzo è pronto, quindi prendete posto e mangiamo ».


Dean ricorda benissimo di aver cercato disperatamente un posto comodo e poco visibile, perciò non capisce perché improvvisamente si ritrova capotavola, con Sam e Castiel affianco.

Nota anche Jo, che lo sta guardando interessata ma ehi, non esce con chi potrebbe essere la sorellina da accompagnare a scuola, grazie.

« Allora » esordisce Cas, « tu sei Sam, eh? Dean mi ha parlato tanto di te ».

Sam cerca lo sguardo di Dean, che fissa l'intera sala tranne lui: « Spero bene »

« No, Sam. Ho detto che sei uno stronzo, che poi non si allontana così tanto dalla verità » sbotta, e ha così tanta voglia di affogarlo in quel dannato purè di patate ma no, non ne vale la pena, perché il purè è buono e non lo sprecherebbe per una cosa che potrebbe fare a maninude.

« Sei ancora arrabbiato dall'ultima volta che ci siamo sentiti, vero? » 

Sam appoggia le posate nel piatto, segno che vuole davvero avere quella conversazione a tavola e di chi cazzo è figlio questo qui?

« Non voglio parlarne »

« Nemmeno io, ma visto che non riesci a superlarlo, credo che- »

« Vaffanculo »

E si alza, lo fa solo per non prendere a pugni quella faccia che piace a tutti, Gabriel compreso, a quanto pare. 

« Non ha detto davvero che sei uno stronzo, è solo un po' arrabbiato. Lo fa sempre, ma poi gli passa »

« Gli passa solo con te, Cas »

« In che senso? »

« Niente, sei ancora troppo disinteressato per capire »

Dean riesce a sentire tutto quanto anche da dietro quel muro, ma non ha voglia di correggerli. Non sa neanche se avrebbe comunque ragione, perché non capisce più un cazzo, e forse non ne ha più voglia, forse non è poi così importante capire tutto.

« Dobbiamo parlare »

« Te ne accorgi ora? Dov'eri quando io avevo bisogno di parlare con te? »

Sam è diverso dall'ultima volta che l'ha visto, quasi due mesi prima. Dean è quasi tentato di chiedergli cos'abbia, perché infondo niente gli impedirà mai di sentirsi responsabile per lui.

Perché se gli succedesse qualunque cosa, Dean si sentirebbe di nuovo quel ragazzino che anni prima lo ha fatto allontanare da casa senza nemmeno provare a fermarlo. Lo stesso ragazzino che è tornato, perché era già grande, ma era ancora piccolo.

« Tu non hai mai avuto bisogno di parlare con me, Dean. Tu hai sempre sentito la necessità di scaricare tutta la tua rabbia e le tue frustrazioni, e lo hai fatto su di me perché non avevi nessun altro. Non mi hai mai fatto i complimenti per un bel voto a scuola, non ti sei nemmeno mai fermato per dirmi un ti voglio bene come si deve- »

« L'ho fatto perché crescessi forte, e sai cosa? Ne ero quasi sicuro, che sarebbe andata a finire così! Lo sapevo, perché sei tu fatto in quel modo, e ogni maledetta cosa che ho fatto per proteggerti, per cercare di farti capire quanto il mondo sia cattivo e bastardo, e possa ferirti, con te è stata sbagliata! E quando te ne sei andato all'università- l'unica cosa che riesci a ricordare di quel giorno è che ti ho gridato contro, ma non che mi son fatto il culo giorno e notte per pagartela, per renderti felice, perché non importa quanto tu sia lontano, quanto io ci stia male; l'importante è che stia bene tu »

Dean sente la gola in fiamme, avverte il suo stomaco contrarsi più e più volte per lo sforzo di parlare, mentre i polmoni assaggiano un po' d'aria. « Avevi bisogno di sentirtelo dire, Sam? Era necessario tutto questo? Eccolo. Ancora una volta: come tu desideri ».

Non importa se Sam sta piangendo, e se per una volta non c'entrano le ginocchia sbucciate. Dean vorrebbe avere il coraggio di fare un passo avanti - quel passo che nessuno dei due ha mai fatto, perché sei un uomo e devi dimostrarlo - e stringerlo forte, far sparire quelle rughe che gli solcano il viso e chiedergli scusa, perché gli ha fatto male e ne è consapevole.

Bruci tutto quel che tocchi, Dean.

Ma poi lo guarda, e si rende conto che Sam non è più Sammy. I capelli più lunghi non nascondono anni e anni passati a cercare di dimenticare, di passarci su, di metterci una pietra sopra. 

Non puoi costruire un grattacielo senza fondamenta.



 « Whoopie Pies[10] per te. Gabriel stava per finirli tutti, ma ne ho rubati alcuni »

Dean si volta di scatto, e quello che vede è prima un vassoio con una dozzina di dolcetti, poi un sorriso enorme che non gli ha mai visto prima d'allora. Non in quell'ordine preciso, comunque.

« Tu che rubi, Cas? Sicuro che non andrai all'Inferno? » scherza, facendogli automaticamente posto vicino a sé e allungando svelto la mano, trovandosi ad acchiappare il vuoto e lamentandosi con un grosso eeeeeehi.

« Se è un peccato, allora sarebbe meglio riportarli indietro, no? » chiede, e ha sul viso un'espressione nuova, qualcosa che Dean interpreta come furbizia o- sta' buono, Dean.

« Stai facendo dell'ironia, vero? » borbotta, e finalmente riesce a mettere in bocca quel dannato dolce. « Gabe è brafo » aggiunge poi, rischiando di soffocare, « ma 'on di- 'glielo mai ».

« Devi chiarire con Sam, Dean »

Dean non era preparato a questo, e Castiel lo fa evidentemente apposta, perché un attimo prima stanno ingurgitando Whoopie Pies e quello dopo stanno parlando di Sam, e non è assolutamente corretto.

« Non ho niente da dirgli, Cas. Non ho nemmeno capito perché è qui. Chi diavolo l'ha invitato? » sbotta.

« Io »

« Cristo, dimmi che scherzi »

« L'ho fatto per- »

« Non dire che l'hai fatto per me o giuro che ti prendo a calci in culo! » lo avverte Dean, e per la seconda volta in poche ore si ritrova in piedi.

Non puoi scappare da te stesso, Dean.

« Credevo ti facesse piacere parlare con tuo fratello. Tu che puoi »

Castiel ha lo sguardo basso e Dean sa che ha esagerato, e se si fosse trattato di chiunque altro l'avrebbe preso a pugni, ma- 

ma è Cas, sussurra una vocina, e chissà perché non è nemmeno più fastidiosa.

« Come hai avuto il numero di Sam? » chiede sospettoso, e fa bene, perché Castiel sembra improvvisamente imbarazzato.

« Io... potrei aver sbirciato nei fascicoli dei dipendenti, tra i tuoi numeri di emergenza » e forse son quegli occhi troppo blu, forse è quel labbro che sta davvero tremando all'idea di aver fatto di nuovo qualcosa di sbagliato, ma Dean non può trattenersi dal ridacchiare come una dodicenne a cui hanno fatto un complimento e risedersi affianco a lui.

« Posso... posso provare a parlare con Sam » sospira dopo qualche minuto di silenzio, « ma non credo che- ».

« Devi farlo solo se lo ritieni necessario, Dean »

« Mi sembrava che tu lo avessi già ritenuto necessario per me » sbotta Dean, forse un po' più duro del previsto.

« Dean, preferirei che non mi usassi come capro espiatorio per decisioni che hai già preso inconsciamente » e il suo tono è maledettamente calmo, ma meglio non rischiare la sorte.

« Okay, okay, hai vinto tu. Mi faccio una doccia e poi ci parlo, giuro » 

Peccato che Sam abbia ragione: Dean non sa parlare, e quello che aveva da dire gliel'ha detto- urlato, grazie tante. Ed è quasi sicuro che Sam non voglia più nemmeno vederlo, perché non è più maturo di lui, e cinque anni di università non sembrano averlo istruito poi così tanto-

Se non fosse che quando Dean entra nella sua stanza, Sam è seduto nel suo letto. Sul bordo, come se volesse scappare.

Di nuovo.

« Sam »

« Ora parlo io » e forse non se lo aspettava. Forse non se lo era mai aspettato, e adesso che suo fratello è lì, vorrebbe solo finirla con tutto quello e tornare alla normalità.

« Non m'interessa, se non riesci a dirmi quello che provi. La verità è che quello che facevi per me mi bastava, ma ero io che non bastavo più »

« Sam, io non- »

« No, aspetta! » lo interrompe Sam. « È vero! Ho passato anni a cercare di rincorrere qualcosa che era evidente che non si sarebbe mai realizzato, e mi sono arrabbiato con te prima perché me lo volevi impedire, poi perché son tornato, e adesso perché non me l'hai impedito abbastanza. Sono- ero incazzato con il mondo e non sapevo il motivo, e poi mi sono accorto che era perché non sentivo di meritare tutto quello che avevo: te »

« Stai diventando di nuovo Samantha » lo avverte Dean, ma sembra importare più a lui che a Sam, perché è fatto così e non cambierà mai.

« Sono stanco di tutto questo, voglio solo mio fratello come qualche anno fa. Avrei voluto dirti tutto questo il giorno stesso che son rientrato, ma non c'è stata la giusta occasione, o forse non ho avuto il coraggio io, quindi non- ough! Mi stai davvero abbracciando, Dean? » 

« Zitto, Sam »


Quando Dean esce da quella camera con suo fratello affianco, è tutto un po' diverso.

Può anche arrivare a patti con il fatto che ha abbracciato suo fratello quando erano anni che nemmeno ne sopportava l'idea, si è preso la sua dose di colpe e probabilmente ci saranno da chiarire altre cose, ma per quella giornata ne hanno avute abbastanza.

E non sa se è frutto dei suoi ormoni da ragazzina che lo rendono particolarmente malleabile o qualche altro aggettivo poco virile; sta di fatto che Cas aveva maledettamente ragione, e che Dean lo bacerebbe fino a togliergli il fiato. Ipoteticamente.

« State bene, tu e Cas » dice Sam quando si siedono a tavola, e purtroppo per lui non riesce a cambiare posto dal pranzo.

« Cos- non ci provare » 

« Che cosa? »

« Prima di tutto, lui è Castiel. Nessun abrevviativo o nomignolo, per te. Secondo, io e lui non- assolutamente! » protesta, e se è diventato rosso, potrebbe essere detato dal vino.

« Intendevo che sembrate molto affiatati » specifica Sam, anche se Dean non capisce quel sottile filo di ironia nei suoi occhi. « Di solito ci metti di più, a fidarti delle persone »

« Sì, ma lui è... è diverso, non so spiegartelo, credo solo che- »

« Ciao, Dean »

« Cristo, Cas » e cazzo, sembra un ninja. Perfetto.

« Mi piacerebbe che evitassi di pronunciare il nome del Signore ogni volta che mi vedi » mormora Castiel, e non sembra nemmeno troppo scherzoso.

« Dean ama essere blasfemo quando ci sei tu, vero Dean? » e Gabriel dovrebbe stare zitto, perché ogni volta che apre bocca combina una marea di casini.

« E tu Sammy, da che parte stai? » sibila Dean. È evidente che Sam non conosce il regolamento universale che prevede qualcosa comedifendi tuo fratello in qualunque momento, visto che sta ridendo e non sembra avere intenzione di smettere.

« Figli di puttana » sbotta. « Eri più simpatico quando parlavi della bocca di Sam » 

Dean non maschera un sorriso, sopratutto perché Gabriel non ha pudore e ghigna come un maniaco, e Sammy sembra aver perso tutta la voglia di ridere.

« Cosa- non si parla alle spalle! » protesta.

« Se vuoi ne parliamo anche adesso, crostatina » i suoi occhi lampano di furbizia e mentre Sam arrossisce come mai è arrossito in vita sua - nemmeno con Jessica, la prima cotta -, Dean decide che Gabe è il suo nuovo idolo.

« E quando Gabe dà come soprannome un dolce, è finita » singhiozza Balthazar, evidentemente ubriaco. « Sei legato a lui per sempre. Non puoi scegliere o meno, è così e basta »

« E, lasciatelo dire, a me non sembra un buon affare » commenta Kevin, rubando la bottiglia dalle mani di Gabriel e buttandola nella spazzatura.

« Che ragazzino stronzo » 

« Dobbiamo giocare al gioco della bottiglia o possiamo andarcene a letto? Domani dovrei lavorare »

« Puntuale, ragazzo, se non vuoi che ti lasci con il culo in strada » e anche se Rufus ha bevuto come una spugna, è più sobrio che mai.

Fantastico.

*

« Potete accendere l'aria condizionata? Perché fa così caldo? »

« Siamo a fine Maggio, volevi che piovesse? »

« L'ultima volta che sono andato a letto era ancora Natale » borbotta Dean. Il suo cellulare segna le 02:17 PM del 05/25 perciò sì, è Maggio,davvero.

« Tra una settimana saremo di nuovo tutti a casa nostra » sospira Anna, e tutti notano il labbro ripetutamente morsicato, sopratutto Balthazar che: « No no no, Anna, avevi promesso. Almeno quest'anno! » la ammonisce, anche se non la guarda in faccia, e Dean non capisce.

Sono passati quasi sei mesi e non riesce a togliersi quel peso di dosso, perché aveva considerato che ci sarebbe stato più tempo a disposizione per dire qualcosa, per fare qualcosa. Invece si è ritrovato a meno di una settimana senza accorgersene, e non riesce a capire cosa non vada.

Arrivato a Maggio, Samandriel sorride di più; Kevin non viene più torturato da Gabriel che è troppo impegnato a finire le sue torte; Anna guarda Balthazar ed in qualche modo smette di tremare, e lui e Cas...

« Dov'è Castiel? »

« È andato a Messa. Ha detto che aveva bisogno di parlare con Dio nella Sua casa »

Castiel non è cambiato e Dean è finalmente riuscito ad inserirlo in una categoria tutta sua chiamata Angolo Cas, nome che non è disposto a far uscire dalla sua bocca per... be', probabilmente per sempre, ma che sembra funzionare. Più o meno.

Comunque, quando Cas rientra, Balthazar ha un urgente questione da risolvere, e il tutto finisce con il fatto che si debbano preparare il pranzo da soli e che nessuno conosca bene tutti i fornelli.

« Tutto bene, Dean? »

Dean sobbalza, imprecando. « Perché nessuno di voi avvisa, prima di balzarmi alle spalle di sorpresa? Vuoi che mi venga un fottuto infarto? » ringhia, lasciando Castiel perplesso e con una mano a mezz'aria, e Dean sa dove stava andando quella mano.

E se ultimamente Dean sta fottutamente bene con la mano di Castiel sulla spalla, non significa proprio nulla.

« Il fatto che utilizzi parole di educazione discutibile in un'interrogativa dove potevi farne a meno, mi fa pensare che sei arrabbiato per qualche motivo, anche se non capisco qual è, né se il responsabile sono io » ribatte Castiel, ed è talmente tranquillo che a Dean viene voglia di spaccargli la faccia, solo per sapere se in mezzo ai pugni quell'espressione rimarrebbe uguale.

« In un mondo che tu non conosci, le chiamano mestruazioni » ridacchia Gabriel.

« Per quanto non abbia studiato scienze, sono abbastanza sicuro che è anatomicamente impossibile che Dean possa avere le mestruaz- »

« Io ci rinuncio » si arrende Kevin, « è peggio di Spock![11] »

« Non credo di conoscere- »

« Non dire una parola, Cas »

*

« Dean-o, sei ufficialmente invitato al nostro Momento Sbronza dell'anno. Sii fiero di te stesso »

« Okay »

Gabriel continua a guardarlo come se fosse un alieno, e ha un'espressione così simile a quella di Castiel che potrebbero essere parenti, per qualche verso.

« Non mi chiedi nemmeno cos'è? »

« Cos'è? » alza gli occhi al cielo, ed è ovvio che ci sia qualcosa che non va. Ma a Dean, Gabriel piace proprio perché non fa domande scomode, quindi: « È una cosa che facciamo ogni anno prima di andarcene; ultimo Sabato, dopo cena si va al pub e ci ubriachiamo. Quest'anno è anche più bello, abbiamo un sacco di giorni per riprenderci! »

« E Castiel cosa fa nel mentre? » ghigna Dean, e forse si sente un po' stronzo nel criticarlo, ma-

« Castiel beve con noi » precisa l'altro, e allo sguardo di Dean si sente in dovere di precisare: « Non è che si ubriaca, più che altro beve qualche birra. Però stiamo insieme, ed è divertente vedere Jo che prova a convincerlo»

Gabriel è evidentemente eccitato all'idea, anche se per qualche strano motivo, Dean non lo è affatto.

« Jo? Quella bionda del Ringraziamento? »

Gabriel annuisce serio: « Lei. Sai, anche un paio di giorni fa mi ha chiesto come stavi. Potresti darle il tuo numero »

« Non ho tempo per queste cose » taglia corto Dean, trovando finalmente la voglia di alzarsi dalla sedia senza nemmeno guardarlo in faccia; Gabriel è un coglione, Dean non ha dubbi, ma è maledettamente bravo a capire gli altri e no, lui non ha voglia di essere psicoanalizzato. Josie basta e avanza per sempre, più o meno.

« Credo che Castiel- »

« Castiel non c'entra nulla! » e se questo l'ha detto un po' troppo ad alta voce, facendolo sentire anche al diretto interessato appena rientrato a casa- all'hotel, non importa,  perché forse è tutta una bugia e Cas per una volta potrebbe capire cosa prova, e magari informare anche lui. E se quegli occhi lo hanno guardato un po' troppo in fondo, a Dean non è dispiaciuto. 


« Dean »

Odia quando dice il suo nome. Quando lo pronuncia in quel modo, come se stesse accadendo qualcosa di irrecuperabilmente terribile.

« Dean, che succede? »

« Dovresti avvisare prima di entrare, sei inquietante »

« Dean »

Non risponde. Non ci riesce, è quasi sicuro che aprendo la bocca gli uscirebbe tutto tranne che parole.

« Dovresti andare in quel pub, Dean. È l'ultimo giorno »

« Non state morendo, okay? » e stavolta cazzo, la voce trema troppo.

Ma poi è Castiel a bloccarlo, e Dean ricorda il primo giorno che l'ha incontrato, e il mare è ancora tutto lì.

« Che succede? » ripete, e forse dovrebbe davvero dirgli la verità.

« Lo dici come se fosse l'ultima volta che possiamo farlo, ma- »

« Effettivamente è l'ultima » insiste Castiel, e se Dean lo conosce abbstanza, sta mentalmente contando i giorni. Strano.

« Non lo è » sbotta Dean. « Non lo è; possiamo fare anche l'anno prossimo, okay? Magari senza Gabriel. Anzi no, va bene anche Gabriel, non importa » straparla e non sembra essere mai abbastanza.

« Sì. Sono solo tre mesi, e poi se vuoi puoi tornare, lo sai » e lo dice con quel tono rassicuramente, che lo infastidisce perché non sta dicendo non piangere Dean, va tutto bene, sei tu troppo ragazzina per affrontarlo, ma lo sta dicendo comunque.

« Grazie, vuoi anche rimboccarmi le coperte e raccontarmi la fiaba della buonanotte? » sbuffa, giusto prima di girarsi verso la finestra e rimanerci davanti - come un idiota, ma questo non lo dirà mai ad alta voce -.

Continua a sentire lo sguardo di Castiel perforargli la nuca, e si ritrova a pensare a qualcosa che va dal vai a fare in culo fino a ti prego non andare via ti prego non ce la faccio.

« Se vuoi ci trovi lì, probabilmente sino alle tre. Sai, a Gabriel piace tirarla per le lunghe e... okay, allora »

E Dean sa che non è tutto okay.


« L'avevo detto che era un'idea di merda- andiamo, non riesco a trascinarti, Gabe! »

« In realtà no Dean, dato che sei venuto ugualmente »

Forse Dean non è sicuro di averlo detto ad alta voce, ma sicuramente lo ha pensato. Se poi si aggiunge che la serata è finita con lui e Castiel a battibeccare e portare Gabriel fino al suo letto be', è ancora peggio.

« Non ho sonno » mormora a quel punto Castiel, e se si trattasse di qualche anno prima, magari con una ragazza, saprebbe già come passare parte della notte. Ma quello è Cas, il suo Cas - forse questa parte l'ha superata e deve lavorare sulle altre, sì -, e l'unica cosa che riesce a vedere sono quei dannati occhi che ogni tanto glielo fanno venire duro, e Dean sa che non è niente di romantico ma ehi, non lo controlla lui.

Insomma, se ora si ritrova in terrazzo a guardare le stelle fianco a fianco con Cas e lo trova fottutamente bello, e se sta quasi desiderando di non andare più via, potrebbe anche essere grazie all'amico, ma preferisce tenerselo per sé.

« Tra tre giorni andremo via » constata Castiel, e Dean fa un mezzo cenno.

« Lo so »

« Ne sei felice? » 

« Mi manca Baby. E Sam. Okay, forse più Sam che Baby » ammette, e allo sguardo perduto - e anche leggermente scocciato, per qualche motivo - di Cas scoppia  ridere.

« Baby è la mia macchina » spiega, e può vedere la ruga che si è formata sulla fronte dell'altro sparire lentamente.

« Mi mancherà vederti al chiosco. Mi mancherà vederti e basta »

Non lo sta guardando in faccia, e Dean non capisce, perché Castiel non lo ha mai fatto. E questo potrebbe voler dire mille cose, e lui vorrebbe che gliele spiegasse tutte e mille, in caso, perché Dean non è bravo a capire queste cose e non imparerà, un po' come Castiel non imparerà mai a capire quando qualcuno lo ama. Ma sa che è l'unica occasione di essere così, come in quel momento, mentre ha il respiro accelerato e un sasso in gola.

Castiel ora lo sta guardando e Dean lo ricordava più lontano, e sta già pensando di fare una cazzata e buttarsi tra le sue braccia, labbra, qualunque cosa sia, ma poi le finestre sbattono e sono di nuovo in confini opposti e-

« Si son chiuse le finestre, Dean »

« Quindi? »

« Si aprono solo da dentro »

*

È Martedì pomeriggio e Dean non ha mai respirato in vita sua un'aria più tesa di quella. Persino Balthazar sembra serio, e tutto quello non è normale.

Getta un'occhiata in direzione di Castiel e lo trova intento in una chiacchierata con Meg, e all'improvviso tutto ha meno importanza.

In realtà non è colpa di Castiel se il giorno dopo essere stati esiliati in una terrazza, Dean si è svegliato e si è ritrovato ogni fottuto centimetro di pelle dell'altro addosso. In qualunque caso, non ne hanno nemmeno riparlato, nemmeno di quello che stava succedendo qualche minuto prima, quindi è okay, 'fanculo.

« Abbiamo una regola, qui all'Hotel » dice Gabriel ad un tratto, e ha un'aria così solenne che nemmeno Balthazar lo ignora.

« Parli del tuffo in piscina? Quello che si fa al nuovo arrivato? » interviene Anna con entusiasmo - troppo, Dean non si farà mai buttare in piscina.

« Il nuovo arrivato ero io, l'anno scorso, ed è stato terribile » rabbrividisce Kevin. « Mi hanno buttato e non sapevo nuotare » 

« Non ti butteremo in piscina, Dean-o » lo tranquillizza Gabriel. « Comunque; la regola è che quando si parte non si piange »

« Nessuno ha mai seguito questa regola » gli sussurra Anna all'orecchio. « Piangono tutti quando vanno via »

« Anche Gabriel? »

« Personalmente non l'ho mai visto, ma Balth dice che fino all'anno scorso frignava eccome »

Dean è sicuro di non voler frignare, ma non è sicuro di essere in grado di non farlo.

« Senti, se vuoi puoi piangere, okay? Significa che sei stato bene qui, e per noi è tanto »

Dean sta per ridere, poi si accorge che Balth è maledettamente serio, e quel nodo in gola torna prepotente.

« Non mi vedrete mai piangere, intesi? » dichiara, prima di alzarsi, superare Castiel e Meg e dirigersi verso la sua camera.

No che non piangerà, adesso lo sa.

*

Non si capisce bene come - e sopratutto dove - Gabriel abbia trovato una pannocchia di mais in argento.

In qualunque caso, Dean gliela strappa di mano e ghigna.

«  A te cosa sembra, eh Cas? » ridacchia, mettendogliela sotto il naso.

« Una pannocchia » aggrotta le sopracciglia vedendo le guance di Dean sgonfiarsi e Anna e Balthazar ridere divertiti, quasi certo di aver dato la risposta sbagliata.

« Non è una pannocchia? Perché a me è l'unica cosa che mi viene in mente e- »

« Questa è una pannocchia, Cas. Ed è per quello che non dovevi dirlo » e non importa quanto alzi gli occhi al cielo, le sopracciglia di Castiel sono ancora più vicine e probabilmente lo rimarranno per sempre.

« Ragazzo, dove hai trovato quella roba? Mettila via, sembra qualcosa di osceno! »

Dean ama Bobby, è deciso. Lo fa sembrare meno pervertito di quello che è, e comunque si sta allontanando contrariato (forse dalla sua immaturità) ma borbottando qualcosa come non è sensibilità, è che abbiamo dei clienti che guardano.

Castiel sembra capire dopo, da come i suoi occhi si granano e un oh! lascia la sua bocca: « Ti ricorda un pene, vero? » e Dean vorrebbe sotterrarsi, perché non doveva dirlo ad alta voce, ma solo capire la battuta, che diamine.

« Gli assomiglia » si difende comunque, stizzito.

« Hai visto, Cas? Non è così perfetto come dicevi. Se il suo pene è così perde qualche punto, no? »

Gabriel gli sta sorridendo maniacalmente (e Dean legge un vendetta grande così sulla sua fronte), e lui non sa se arrossire, informarli di come sia davvero il suo pene (che è piaciuto a tutte le donne con cui è stato, grazie tante), oppure prenderlo a calci in culo, ma: « Hai detto a Gabriel che sono perfetto? » e adesso, è il turno di Cas di arrossire.


« È tutto pronto, Dean? »

« Sì, Sammy. Andiamo »

Dean è grato che per una volta Sam non faccia domande, anche se è strano e sa che a casa sarà bombardato, ma non importa.

« Hai salutato tutti? »

« No » deglutisce Dean, guardandosi attorno nervoso. « Io non- »

« Dean »

Si guardano in silenzio e Sam mormora un vado a salutare Gabriel, anche se Dean lo sente appena.

« Grazie- grazie di tutto » deglutisce.

Avrebbe mille altre cose da dire, vorrebbe almeno assicurarsi di rivederlo qualche volta.

« Se non fossi tu, direi che stai per piangere » mormora Cas, facendogli bruciare la gola e gli occhi e no, Dean, trattieni i tuoi piagnistei per dopo.

« Non dire cazzate » borbotta, abbassando gli occhi.

« Avrò altri mille momenti per rinfacciartelo » e quello è davvero un occhiolino, carico di promesse che a Dean possono andare più che bene.

« Ti aspetto » ed è quasi una preghiera, ma se è vero che Castiel è un angelo, sicuramente non c'è bisogno di nient'altro.

« Ci sarò » annuisce, e Dean si ritrova stretto in una abbraccio, quello per cui ha supplicato per mesi e mesi, e che ora come ora è troppo stordito per godersi.

Sente Gabe e Balth ridacchiare, ma non gli importa, anzi, stringe più forte scava le dita nella camicia di Cas e va bene, va benissimo così.


« Ora se vuoi puoi anche piangere, sei solo con me e Baby »

« Vaffanculo, Sammy »

« Coglione »

« Stronzo[12] »


[1] L'ipossia è una condizione patologica determinata da carenza di ossigeno nell'intero organismo o in una sua regione. (Wikipedia)
[2] La MargieKugel Beer non è una marca realmente esistente, ma inventata dall'Art Department di Supernatural. Prende nome dalla mamma di uno scenografo della serie, Jerry Wanek, e una birra del Wisconsin, la Linekugel.
[3] Clarence è protagonista de La vita è meravigliosa (1946), un angelo pur non avendo ali. Meg usa questo soprannome per Castiel in diversi episodi.
[4] Riferimento ad Hunger Games; Katniss affronta dei giochi mortali. Una volta dentro, questi vengono diretti da persone esterne con lo scopo di mettere in difficoltà i partecipanti.
[5] Nel videogioco Super Mario, tra i personaggi cattivi ci sono i Koopa, tartarughe i cui gusci sono dannosi.
[6] Secondo quanto dice la Bibbia, Gabriel è l'angelo dell'Annunciazione. Il resto è automatico, no?
[7] Il Giorno della Marmotta (in inglese Groundhog Day) è una festa celebrata negli Stati Uniti e nel Canada il 2 Febbraio, e si basa sul comportamento di un esemplare di marmotta americana, Marmota monax, al suo risveglio. (Wikipedia)
[8] Meglio conosciuti come Arbre Magique, i famosi deodoranti per macchine.
[9] Five Little Turkeys è una filastrocca/canzoncina molto famosa in America durante il periodo del Rigraziamento. Su Internet se ne trovano molte versioni.
[10] Le Whoopie Pies sono delle tortine tipiche del Ringraziemento.
[11] Spock è il protagonista della serie TV e in seguito film Star Trek (1966); metà umano e metà vulcaniano, le sue azioni e discussioni non sono quasi mai dettate dall'istinto, ma dalla logica.
[12] Nella serie doppiata, bitch viene interpretato come puttana. Avendo anche il significato di stronzo, ho preferito tradurlo così.

 

 

Note d'autore: Mi son giusto resa conto che sono più lunghe le note della storia in sé. 

Be' comunque, non c'è molto da dire, se non che la scena della pannocchia è - purtroppo - vera.

La pannocchia in sé è questa:

e io potrei essermi fatta sfuggire a tavola davanti ad una decina di persone che era oscena. Sinché un bambino di undici anni mi ha fatto fare una figura peggio di quella che Cas ha fatto fare a Dean. Grazie mille, davvero.

Perciò niente, se volete recensire fatelo(anche per dirmi che fa schifo, davvero), o datemi un segno qualunque (sì, anche un angelo va bene).

Happy Destiel Gay Day!

   
 
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